Conte propone all’Ue di utilizzare i 500 mld del Mes per i Paesi colpiti

Il premier Giuseppe Conte ha chiesto all'Ue di usare “tutta la potenza di fuoco” del Fondo salva-Stati da 500 miliardi di euro per affrontare la crisi economica del continente, non solo per l'Italia, ma per tutti i Paesi colpiti dal coronavirus. “La politica monetaria da sola non può risolvere tutti i problemi. Dobbiamo fare lo stesso sul fronte di bilancio e, come oh detto, il tempismo è essenziale. La strada da seguire è aprire le linee di credito del Mes a tutti gli Stati membri per aiutarli a combattere le conseguenze dell'epidemia Covid-19”. Il passo fatto dall'Italia arriva dopo la mossa a sorpresa della Bce; l'Europa guarda sollevata alla reazione positiva dei mercati, ma è un sollievo più che temporaneo: tutti, dai Governi alle Istituzioni comunitarie, sono consapevoli che Christine Lagarde ha soltanto comprato un po' più tempo per decidere i prossimi passi e mettere a punto una strategia credibile ed efficace attesa non solo dalle Borse.  

“Gli strumenti ci sono e li useremo tutti”, dice il responsabile dell'euro Valdis Dombrovskis, rassicurando chi teme che l'Ue brancoli nel buio. Intanto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ribadisce che all'Italia sarà concessa “massima flessibilità” sulla spesa e sugli aiuti di Stato e che le saranno lasciati 11 miliardi di euro di fondi strutturali che avrebbe dovuto restituire a Bruxelles perché inutilizzati. La situazione in questi giorni cambia così rapidamente che la Ue non riesce nemmeno a fissare i propri appuntamenti: già un Ecofin, previsto per oggi, è saltato. Grazie alla mossa di Francoforte i Ministri non avevano più urgenza di lanciare un nuovo segnale per rassicurare i mercati e hanno deciso di prendersi più tempo per disegnare la strategia che porterà al riparo l'economia europea.  

Al momento, il Mes sarebbe lo strumento più semplice da utilizzare: è già pronto a intervenire ed ha una capacità residua di 410 miliardi di euro. L'impiego del Mes ha però un limite politico: se uno Stato chiedesse il suo aiuto, esso arriverebbe vincolato a condizioni stringenti. Comunque sia il dibattito sul Mes per ora non è nemmeno iniziato ufficialmente. I dubbi sono molti, e altrettanti sono quelli sull'idea lanciata da Francia, Italia e Portogallo di creare i corona bond, che farebbero nascere gli eurobond cui finora la Germania si è sempre opposta. Angela Merkel è infatti la più fredda sull'idea, consapevole che mettere in comune i debiti non avrebbe l'ok del Bundestag. La riflessione dell'Ue proseguirà nei prossimi giorni, in vista dell'Eurogruppo e di un nuovo vertice Ue la prossima settimana. In quell'occasione la Commissione dovrebbe proporre di attivare la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, che sospenderà gli aggiustamenti di bilancio. Ma anche su questo punto le posizioni non sono unitarie, perché c’è chi vorrebbe attivarla subito e chi discuterne in sede di Ecofin prima del via libera. 

Allarme contagi a Milano, Fontana chiede una nuova stretta

Attilio Fontana torna ad indossare la mascherina nel giorno in cui chiede di nuovo al Governo misure più rigide per contrastare l'avanzata del coronavirus in Lombardia, dove ora anche Milano trema: 634 nuovi positivi in un solo giorno in tutta la provincia, il doppio del giorno precedente. In serata, il governatore parla al telefono con il premier Giuseppe Conte e avanza precise richieste: “Massiccio utilizzo dell'Esercito come presidio, insieme alle forze dell'ordine, per garantire il ferreo rispetto delle regole vigenti, partendo dalle corsette e dalle passeggiate. Chiusura degli studi professionali e degli uffici pubblici, salvo per le attività indifferibili. Fermo dei cantieri e, ancora, un'ulteriore limitazione delle attività commerciali”. Fontana definisce la telefonata “cordiale e costruttiva, un colloquio nel quale ho ancora una volta rappresentato al presidente del Consiglio la situazione sempre più grave che sta vivendo la Lombardia. Ci aggiorneremo per capire in quale direzione il Governo vorrà muoversi”. 

Misure più severe il governatore le aveva già sollecitate in mattinata, accanto al vicepresidente della Croce Rossa Cinese Sun Shuopeng che, prima del quotidiano briefing con la stampa, gli ha espresso il suo stupore per tutta la “gente che vede in giro”. Con modi fermi Shuopeng ha dato un consiglio agli italiani: “Bisogna fermare tutte le attività economiche, tutti devono stare a casa, tutti devono dare il loro contributo”. Fontana di questo è convinto. Dopo lo choc delle immagini dei camion militari che portano via le bare da Bergamo, in serata il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al sindaco Giorgio Gori incoraggiando tutta la cittadinanza a “tenere duro”. La soluzione di lasciare agli imprenditori cosa tenere aperto fu il frutto di un compromesso con Confindustria ma ora, mentre i numeri dei malati e dei morti salgono e quello dei medici e dei posti in ospedale scendono con la stessa rapidità, non basta più. E non basta fermare i runner, non basta chiudere i negozi, ridurre gli orari di apertura, occorre fare di più: stop a trasporti e fabbriche, lasciando libero il corridoio per la filiera alimentare. Se per questo ci vorranno i militari, allora occorre allargare l'operazione Strade Sicure a tutta la regione, spiega Fontana, serve l'Esercito

Mattarella chiama Salvini, Meloni e Berlusconi. Parola d’ordine unità

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scende in campo contattando personalmente i leader delle opposizioni, dopo le tensioni registrate nelle ultime ore sui contenuti del decreto Cura Italia. Il Capo dello Stato ha telefonato a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, chiedendo unità in un momento difficilissimo per l'Italia, i suoi cittadini, le imprese a tutti i livelli. C'è stato l'invito a collaborare il più possibile, ribadito anche al Governo, che ha la responsabilità di guidare il Paese nell'emergenza e nella lotta alla diffusione del coronavirus. Mattarella ha avuto colloqui pure con i presidenti di Senato e Camera Elisabetta Casellati e Roberto Fico, ai quali è affidato il compito di gestire il Parlamento l'iter delle leggi varate dall'esecutivo garantendo la necessaria dialettica tra maggioranza e minoranza. 

I primi effetti del lavoro portato avanti da Quirinale si notano subito, nei toni usati da Matteo Salvini, che assicura di aver dato “la massima disponibilità a collaborare, ma senza far finta di nulla”. Il leader della Lega vuole essere ascoltato dal Governo e dal premier Giuseppe Conte sulle criticità del decreto: “Se mi chiama, sono pronto a portargli le nostre proposte anche stanotte”. Innanzitutto, vuole il 2020 anno bianco fiscale e in secondo luogo resta il no agli sconti di pena per i carcerati vicini al termine della detenzione: “Non ci sto, in nome del virus, a far passare indulti mascherati”. Sulla stessa lunghezza d'onda si sintonizza anche la presidente di FdI: “Al capo dello Stato ho ribadito lo spirito di collaborazione e responsabilità, confermando che il nostro lavoro continuerà in questa direzione”, spiega Meloni, augurandosi “che l'esecutivo abbia il nostro stesso atteggiamento”. Il centrodestra è compatto, come dimostra la disponibilità di Silvio Berlusconi, che garantisce l'apporto di FI in maniera assoluta, a patto che dal Governo vengano accolte “almeno alcune delle idee che avanziamo”. La prova del nove ci sarà la prossima settimana, quando a Palazzo Madama inizierà l'iter del decreto Cura Italia

No all’iter d'emergenza sui decreti, le Camere riprendono lavori

Il Parlamento lavorerà in modalità ordinaria. Archiviato il voto a distanza e messe da parte soluzioni emergenziali, come l'istituzione di una Commissione speciale o la previsione di un iter rapido in Commissione per poi consegnare all'Aula un testo bello e impacchettato pronto per il voto finale, il Parlamento si prepara a riprendere i lavori. “La Camera continua il suo lavoro. Si è appena conclusa la riunione dei Capigruppo che abbiamo svolto in teleconferenza definendo il programma delle prossime settimane. Il Parlamento svolgerà la sua attività e garantirà in pieno l'esercizio delle sue funzioni per dare pieno supporto al Paese in questa fase così delicata e complessa, contribuendo a migliorare i provvedimenti approvati dal Governo”, sottolinea il presidente di Montecitorio Roberto Fico. Anche il governo è pronto a fare la sua parte, con l'obiettivo di incassare in tempi rapidi l'ok al primo pacchetto di misure: “Mi auguro che nelle prossime ore ci sia sempre maggiormente da parte anche delle opposizioni, oltre che chiaramente del Governo e della maggioranza, un senso di responsabilità comune per il bene del nostro Paese”, è l'auspicio del ministro Federico D'Incà.  

Dunque, seppur con le dovute cautele sulla distanza di sicurezza e sulle modalità di voto in Assemblea, Camera e Senato bocciano qualsiasi ipotesi di iter straordinari dettati dall'emergenza coronavirus e sono pronti a riavviare l’attività parlamentare. Anzi, si prospetta un tour de force tra i due rami del Parlamento per approvare in via definitiva entro il mese di aprile il decretone, ovvero il maxi-provvedimento che accorpa i primi due decreti varati dal governo con il Cura Italia. Il che, appunto, comporta una stretta sui tempi, in quanto l'accorpamento anticipa di almeno 15 giorni la dead line entro cui l'intero pacchetto di misure sull'emergenza coronavirus va convertito in legge. Ma le opposizioni, sia al Senato, dove partirà l'esame del provvedimento, che alla Camera, hanno chiesto in Conferenza dei capigruppo ai presidenti Casellati e Fico e al Governo che venga garantito un esame approfondito di tutto il corposo pacchetto di misure e che sia dato spazio alle proposte di modifica del testo.  

Il Parlamento avrà a disposizione poco più di cinque settimane (con Pasqua di mezzo) per dare l'ok finale a tutte le misure. Il decretone sarà incardinato in Commissione Bilancio di palazzo Madama lunedì; niente ciclo di audizioni ma solo memorie scritte, resta in ballo solo quella del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, che potrebbe svolgersi in sede congiunta con la Bilancio di Montecitorio la prossima settimana. Calendario alla mano, dunque, se a palazzo Madama saranno rispettati i tempi, l'8 aprile il provvedimento approderà in Aula; ne consegue che prima del 10-13 aprile non sarà all'attenzione della Camera, che, a quel punto, avrà due settimane strette per l'esame e rinviare al Senato il testo per l'ok definitivo entro fine aprile. Resta da sciogliere il nodo sulla modalità di voto in Aula: salvo cambi di programma, infatti, in occasione del voto sul decretone, ma ancor prima il 31 marzo quando l'Assemblea di Montecitorio dovrà votare il decreto sul cuneo fiscale, non verrà bissata la formula delle presenze dimezzate, come avvenuto in occasione delle sedute di Camera e Senato sullo scostamento di bilancio. 



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