Nonostante la piccola pausa per le feste pasquali, la settimana che si sta chiudendo ha visto l’intensificarsi dello scontro politico fra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico, senza più confini: dall’enorme polverone suscitato dalla trasmissione Report sui vaccini, al fine vita, alla legge elettorale. Su quest’ultima ieri il Pd ha presentato la sua proposta, un fatto che potrebbe rilanciare la corsa per una riforma organica, come più volte sollecitato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del metodo di elezione dei rappresentati di Camera e Senato. Sul fronte parlamentare il Senato ha approvato il decreto per l’ abrogazione dei voucher ed ha iniziato il confronto in aula sul ddl concorrenza; la Camera ha approvato la proposta di legge sul testamento biologico.

Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato e le Commissioni non si riuniranno. Nell'arco di questa settimana, l’Aula di palazzo Madama ha discusso e approvato definitivamente con 140 voti favorevoli, 49 contrari e 31 astenuti, il decreto relativo all’abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti. Il disegno di legge di conversione prevede la soppressione della disciplina del lavoro accessorio, i cosiddetti voucher, e un regime transitorio per i buoni già richiesti fino al 17 marzo 2017, che potranno essere utilizzati fino al 31 dicembre prossimo nel rispetto delle disposizioni in materia di lavoro accessorio previste nelle norme abrogate dal decreto, come ha sottolineato una nota del Ministero del Lavoro.

L'altro punto su cui interviene il provvedimento è la disciplina in materia di responsabilità solidale tra committente e appaltatore in relazione ai trattamenti retributivi (comprensivi delle quote di TFR), ai contributi previdenziali e ai premi assicurativi dovuti ai lavoratori subordinati per il periodo di esecuzione del contratto di appalto. In particolare viene eliminata la possibilità, per i contratti collettivi, di derogare al principio della responsabilità solidale tra committente e appaltatore, nel caso in cui, attraverso la contrattazione collettiva, s'individuino metodi e procedure di controllo e di verifica della regolarità complessiva degli appalti. Viene inoltre eliminato il beneficio della preventiva escussione del patrimonio dell'appaltatore, in base al quale, attualmente, la possibilità di intentare l'azione esecutiva nei confronti del committente è esercitabile solo dopo l'infruttuosa escussione del patrimonio dell'appaltatore e degli eventuali subappaltatori.

Dopo mesi di attesa e numerosi rinvii ieri l’Aula di palazzo Madama ha ripreso l’esame del ddl Concorrenza. Nella seduta di ieri Luigi Marino (AP-CpE) e Salvatore Tomaselli (PD) hanno svolto l’intervento introduttivo, poi i lavori sono stati rinviati. L'esame del provvedimento dovrebbe riprendere nella prima settimana di maggio, prevedibilmente martedì 2 o mercoledì 3. Al momento sembra molto probabile che il Governo ponga la fiducia su un maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl con il quale saranno apportate limitate modifiche di drafting e di aggiornamento di date, che tuttavia in alcuni casi non saranno modifiche di poco conto: tra queste potrebbe esserci infatti quella relativa al superamento della maggior tutela nel settore elettrico, con la proroga dell’entrata in vigore posticipata al giugno 2019. Una volta approvato, il ddl passerà alla Camera per la terza e definitiva lettura.

Passando all’altro ramo del Parlamento, oggi l’Assemblea di Montecitorio tornerà a riunirsi a partire dalle 10 per la discussione generale della pdl di delega al Governo sull’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato d'insolvenza e della mozione relativa al funzionamento dei cosiddetti centri hotspot per i migranti. Le Commissioni invece non si riuniranno.

Questa settimana, la Camera ha approvato con 326 voti favorevoli, 37 contrari e 4 astenuti la pdl sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento. Nello specifico il provvedimento, che ora passa all’esame del Senato e che è stato il frutto di più di un anno di lavoro in Commissione Affari sociali e un esame approfondito in Aula, prevede misure per il consenso informato e stabilisce, anche in Italia, il diritto del paziente di rifiutare in tutto o in parte i trattamenti e di revocare il consenso. Con la nuova disciplina il medico, che in ogni momento potrà decidere di rifiutarsi di eseguire il trattamento, sarà tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciarvi, e sarà esente da responsabilità civile o penale. Per quanto riguarda i minori e gli incapaci la decisione sarà in capo a chi ne detiene la responsabilità genitoriale o curatoriale e solo in certi casi direttamente al giudice tutelare. Vengono poi previste le cosiddette Disposizioni anticipate di trattamento: ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere potrà esprimere le proprie convinzioni in materia di trattamenti sanitari, indicando un fiduciario che lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie. Il medico sarà tenuto al rispetto delle DAT, le quali possono essere disattese qualora sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione e capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita.

Infine si prevede la disciplina della cosiddetta pianificazione condivisa delle cure. Il personale sanitario è tenuto ad attenersi a quanto stabilito nella pianificazione delle cure qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o d'incapacità. La pianificazione può essere aggiornata al progressivo evolversi della malattia su richiesta del paziente o su suggerimento del medico. La proposta di legge stabilisce che le norme si applichino anche alledichiarazioni già presentate e depositate; è fatto obbligo per il Ministero della Salute di presentare una relazione annuale al Parlamento sull’applicazione della norma.

Il Partito democratico rompe gli indugi e in Parlamento presenta la sua legge elettoralecollegi uninominali, armonizzazione delle soglie di sbarramento tra Camera e Senato e premio alla lista. Sono questi i punti cardine della nuova proposta presentata ieri in commissione Affari costituzionali della Camera dal capogruppo Pd Emanuele Fiano, che potrebbe gettare le basi per una discussione e che di sicuro contribuisce a mettere da parte definitivamente il Mattarellum senza però rinunciare ad alcuni effetti maggioritari.

La proposta potrebbe rappresentare l’ennesimo tentativo di coinvolgere Forza Italia, anche se, com'è noto, sui collegi uninominali e sull'adattamento al rialzo delle soglie di sbarramento (alla Camera sono al 3% e al Senato all'8%) la strada è molto stretta. La discussione che si aprirà sul premio di maggioranza alla coalizione sarà la misura di quanto maggioritario o proporzionale sarà il prossimo sistema elettorale; prevedendo i collegi uninominali scomparirebbero i capilista bloccati, il che potrebbe trovare il favore degli orlandiani e degli ex di Mdp. La proposta Fiano infatti si trova a metà strada tra quelle depositata alla Camera da Gianni Cuperlo e al Senato da Vannino Chiti e quella di Renato Brunetta.

Com'era prevedibile la nuova proposta del Partito Democratico non piace al Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio ha rilevato con sarcasmo: “Ne cambiano una al mese, non so quale sia la proposta di oggi. Potrebbe essere l'uscita estemporanea della giornata. Dibattere della proposta Pd di questo mese vuol dire alimentare una schizofrenia senza senso”. Ma a essere contrari sono anche gli stessi alleati di Governo del Pd: Alternativa Popolare, che non vuole soglie troppo alte e soprattutto premi di lista e collegi, è già sul piede di guerra e tramite suoi diversi esponenti ha già parlato di rischio di ingovernabilità.

Il testo definitivo della manovrina correttiva non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, tra qualche protesta dell'opposizione e malgrado le rassicurazioni arrivate ieri dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Tuttavia, gli interventi di quello che si annuncia un maxidecreto da 68 articoli (quasi una legge di bilancio vera e propria) sembrano ormai in gran parte delineati. Nella manovra, che dovrà recuperare 3,2 miliardi, ci saranno le maximulte per chi viaggia sui mezzi pubblici senza biglietto e l'aumento della tassa sulla fortuna che riguarderà anche il Lotto e il prelievo erariale unico sulle slot.

Salgono accise sulle sigarette: il riordino della tassazione sui tabacchi farà incassare allo Stato 83 milioni nel 2017 e 125 milioni a regime dal 2018. Ma viene dato anche il via libera alle nozze fra Ferrovie dello Stato e Anas, all'aumento di capitale di Invitalia necessario alla garanzia pubblica per Alitalia, la garanzia da 97 milioni per la RyderCup di golf e, a sorpresa, anche nuove norme per la costruzione di impianti sportivi, leggasi per lo stadio della Roma. Nella manovra trova anche spazio lo stop alle tasse sulle trivelle: niente Imu-Tasi e nemmeno Ici sulle piattaforme off shore che ricadono nel cosiddetto ''mare territoriale''.

 



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