M5S, Di Maio lascia, ora corsa alla successione

Come anticipato ieri, Luigi Di Maio ha lasciato il ruolo di capo politico del Movimento 5 Stelle occasione della presentazione dei facilitatori regionali, al Tempio di Adriano. Il Ministro degli esteri ha sottolineato la necessità per il M5S di rifondarsi perché è finita un’era. Ora inizierà un percorso verso gli stati generali di marzo che sarà gestito da Vito Crimi, il membro più anziano del comitato di garanzia grillino. E si è tolto diversi sassolini dalle scarpe: “Ho lavorato per far crescere il Movimento e proteggerlo dagli approfittatori e dalle trappole lungo il percorso, anche prendendo scelte dure e a volte incomprensibili. La storia ci dice che alcuni la nostra fiducia l'hanno tradita ma per uno che ci ha tradito almeno dieci quella fiducia l'hanno ripagata”. E continua: “Abbiamo tanti nemici, qualcuno che resiste e che ci fa la guerra. Ma nessuna forza politica è mai stata sconfitta dall'esterno. I peggiori nemici sono quelli che al nostro interno lavorano non per il gruppo ma per la loro visibilità. C'è chi è stato nelle retrovie e, senza prendersi responsabilità è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle" ha accusato Di Maio.

E poi una chiosa sul governo, che a detta sua non rischia, anzi: “Noi dobbiamo pretendere il sacrosanto diritto di essere valutati almeno alla fine dei cinque anni di legislatura. Io penso che il governo debba andare avanti, perché alla fine” della legislatura “i risultati si vedranno ma dobbiamo avere il tempo di mettere a posto il disordine fatto da chi ha governato per trent'anni prima". Diverse le reazioni degli esponenti grillini. Se il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, fedelissimo di Luigi Di Maio invoca unità: “Adesso la cosa importante è restare uniti per scegliere la strada per il futuro”, la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco, afferma: “Ora più collegialità”, perché “l’uomo solo al comando non è nelle corde del Movimento e Di Maio, concentrando più funzioni, ha creato qualche problema”. 

Cdm, prevista la nomina dei nuovi vertici delle agenzie fiscali

Nel Consiglio dei ministri previsto per questa sera, il Governo procederà alla nomina dei direttori delle tre agenzie fiscali, Entrate, Dogane e Monopoli e Demanio, scadute lo scorso 9 dicembre. I nomi scelti per questo primo giro di nomine sono Ernesto Maria Ruffini all’Agenzia delle Entrate, Antonio Agostini alle Dogane e Marcello Minenna al Demanio. Per Ruffini si tratta di un ritorno alle Entrate dopo aver ricoperto lo stesso ruolo sotto i governi Renzi e Gentiloni e ed essere stato allontanato dall'esecutivo gialloverde. A suo favore si è speso il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, il PD e i renziani. Proprio con Renzi il legame è molto stretto già a partire dalla prima Leopolda del 2010. Poi, con Renzi al Governo, Ruffini è stato nominato amministratore delegato di Equitalia nel 2015 e infine direttore delle Agenzia delle Entrate nel 2017. 

Inizialmente, il nome di Ruffini ha trovato la contrarietà di Luigi Di Maio che puntava sull’attuale direttore, il generale Antonio Maggiore, nominato dal Governo Conte I. L’Agenzia delle Entrate ha un’importanza capitale per i destini dell’esecutivo a partire dalla lotta all’evasione - uno dei punti fondamentali dell’azione del premier Conte degli ultimi mesi – fino ad arrivare alla questione della tassazione soprattutto per PD e IV che, nell’ultima legge di bilancio, hanno lavorato, rispettivamente per disinnescare i 23 miliardi di aumenti Iva e per abbassare la sugar e la plastic tax.

Al Demanio andrà Marcello Minenna, in quota Movimento Cinque Stelle (è stato assessore al bilancio nella giunta Raggi a Roma), espressione dell’ala dura dei grillini, è oggi alla Consob. Al Demanio dovrà affrontare un tema importante quale la riforma del catasto. Il nuovo direttore delle Dogane sarà invece Antonio Agostini, un funzionario di Palazzo Chigi indicato dal premier, Giuseppe Conte. Viene dal Cipe, ha esperienze pregresse come segretario generale del Ministro dell’ambiente quando al dicastero sedeva Gian Luca Galletti nel Governo Renzi ed è ben visto anche dai grillini. Tra le questioni più importanti, sicuramente dovrà gestire la transizione e i nuovi assetti derivanti dalla Brexit.

Si tratta di una prima infornata di nomi che però faranno da preludio alle prossime nomine che si terranno tra marzo e aprile anche se in tutto il 2020 ce ne saranno circa 400. Con annessi tutti i problemi di coordinamento. Per fare qualche esempio, andranno rinnovati i vertici dell’Agcom, del Garante della privacy (il centrodestra vorrebbe proporre Ignazio La Russa di FdI, mentre circola il nome di Raffaele Squitieri, presidente emerito della Corte dei Conti) e delle maggiori partecipate italiane (Enel, Eni, Poste, Terna e Leonardo) per le quali il si dovrebbe arrivare ad una quadra in primavera.

Regionali, ultimi roventi giorni di campagna elettorale 

Mancano ormai pochi giorni alle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria e il livello dello scontro continua ad alzarsi. Dopo il caso della citofonata di Salvini per cercare uno spacciatore, non sono tardate ad arrivare le reazioni del mondo politico e diplomatico. L'ambasciatore della Tunisia, Moez Sinaoui, ha scritto alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati per esprimere la sua “costernazione” dopo aver appreso dell’ “increscioso episodio” che ha avuto come protagonista Matteo Salvini. Non ha tardato ad arrivare la risposta del segretario della Lega che, in risposta alla notizia del danneggiamento dell'auto della residente che lo aveva ha accompagnato in giro-denuncia al Pilastro di Bologna, ha difeso, su Facebook, la sua azione e si è detto pronto a tornare al Pilastro. Nel centrosinistra, il governatore uscente Stefano Bonaccini ha criticato l’azione di Salvini ("Io ovviamente non l'avrei mai fatto") ma il suo focus è subito tornato sulle questioni regionali, coerentemente con l’impostazione della sua campagna di comunicazione. In particolare, è tornato a criticare la paventata riforma della sanità proposta dalla Lega: “Sappiate che il modello sanitario lombardo […] è per metà privato. Ma finché ci sarò io il sistema sanitario resterà a maggioranza pubblico” ha affermato in un comizio a Piacenza. 

Alla Camera

La Commissione Affari Costituzionali in sede riunita con la Bilancio continuerà l’esame del decreto proroga termini. In sede riunita con la Cultura, discuterà la risoluzione sul contrasto di fenomeni di odio e razzismo antisemita, nonché iniziative dedicate al ricordo delle persecuzioni subite dal popolo ebraico. Alle 12 in Commissione Antimafia verranno rese le comunicazioni del Presidente in materia di formazione delle liste elettorali per la Regione Calabria e l’Emilia-Romagna.

 



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