Oggi al Senato

Nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana l’Assemblea del Senato non si riunirà per consentire alla Commissione di Bilancio di proseguire l’esame degli emendamenti alla Legge di Bilancio 2018. Ieri la Commissione Bilancio ha concluso il primo esame di tutti gli emendamenti, ovvero sono stati bocciati quelli con parere contrario e accantonati i nodi principali che saranno esaminati successivamente e che potrebbero essere approvati con riformulazioni di sintesi dei relatori. Ieri sera si è tenuta una riunione esecutivo-maggioranza per fare il punto e pianificare i lavori dei prossimi giorni.

Con la ripresa di oggi alle 9.30, la Commissione entrerà nel vivo dell’esame della manovra economica. Non solo inizieranno le votazioni sulle proposte di modifica accantonante ma entro la mattinata dovrebbero essere presentanti anche gli emendamenti Governo. C'è attesa soprattutto su pensioni, province, famiglia, Sanità e Agenzie fiscali; arriverà anche un nuovo ritocco alla proposta a prima firma Massimo Mucchetti (Pd) sulla web tax.

Oggi alla Camera

Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera non si riunirà. Nella seduta di ieri l’Aula di palazzo Montecitorio ha approvato la pdl per il distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e la sua aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia, la pdl, già approvata dal Senato, per la celebrazione dei centocinquanta anni dalla morte di Gioachino Rossini, la ratifica dell’accordo Italia-Francia relativo all'attuazione di un'autostrada ferroviaria, la pdl sul protocollo dei privilegi e delle immunità del Tribunale unificato dei brevetti, le ratifica del trattato sull'Ufficio del Consiglio d'Europa a Venezia, di quello sulla costruzione di un Impianto laser europeo a raggi X e della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla manipolazione di competizioni sportive.

Infine ha dato il via libera alle ratifiche dell’accordo RAMOGE tra Italia, Francia e Principato di Monaco relativo alla protezione dell'ambiente marino e costiero mediterraneo, all'accordo istitutivo del Fondo comune dei prodotti di base e alla ratifica di un emendamento allo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale.

Nella giornata di oggi nemmeno le Commissioni non si riuniranno. Ieri la Commissione Bilancio ha concluso l’esame, senza apportare nessuna modifica, del decreto fiscale. Il provvedimento, che è già stato approvato dal Senato, arriverà in Aula martedì prossimo. Al momento sembra molto probabile che il Governo sia intenzionato a porre la questione di fiducia così da avere la certezza che il decreto possa essere approvato definitivamente e quindi senza nessuna modifica.

In arrivo la lettera della Commissione Ue

È ufficiale: l'Italia è rimandata a maggio. La Commissione Ue ritiene che la legge di bilancio rischi di non ridurre a sufficienza il deficit e di violare la regola del debito. Presentando il pacchetto autunnale del Semestre europeo, Bruxelles ha spiegato, in relazione all’Italia, che la legge di bilancio presenta una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento e sottolineato che il persistere dell'elevato livello di debito pubblico è motivo di preoccupazione per tutta l'eurozona.

L'esecutivo europeo ha inviato ieri una lettera al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan chiedendo chiarimenti sulla manovra. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici chiedono al Governo italiano di garantire un via libera del Parlamento senza annacquare le misure chiave e portando avanti quelle cruciali per centrare una correzione strutturale dello 0,3% del Pil. Secondo Moscovici, in particolare, nella legge di bilancio c'è uno sforzo strutturale dell'Italia sul deficit di 0,1 punti percentuali di Pil, mentre per il 2018 servirebbe uno sforzo aggiuntivo di 0,3 punti.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si pronuncerà sul caso Berlusconi

A Strasburgo tutti gli occhi erano puntati sulla Corte europea dei diritti dell’uomo per la prima e unica udienza sul ricorso presentato a settembre 2013 da Silvio Berlusconi contro la decadenza dal suo mandato di senatore e la sua ineleggibilità, sancite in base alla legge Severino. Sono state ascoltate le parti sull'ineleggibilità del leader di Forza Italia come senatore nel 2013 e sul divieto di candidarsi a elezioni per sei anni a seguito della sua condanna a quattro anni di carcere per frode fiscale. Da parte del Governo è stata ribadita una linea: l'applicazione della legge Severino non ha violato i diritti dell'ex premier Silvio Berlusconi.

Dalla difesa la replica è di fatto un contrattacco: secondo Edward Fitzgerald l'incandidabilità di Berlusconi “è stata una decisione presa dai suoi avversari politici". Il legale dell'ex Cav si è lamentato davanti ai 17 giudici europei del fatto che la legge non fosse applicabile nel momento del reato e utilizzando tale norma si è esercitato un potere draconiano. Subito dopo l'udienza, i 17 magistrati della Grande Chambre si sono riuniti a porte chiuse per iniziare le loro deliberazioni: ma, precisa la Corte, la sentenza sarà pronunciata solo in un momento successivo. I tempi possono essere lunghi: la media, per sentenze di questo tipo, è fra i 6 e i 12 mesi. 

Alle prossime elezioni la sinistra si presenterà divisa

Ormai sembra certo che alle prossime elezioni ci saranno due colazioni di centro sinistra e non una unitaria. Insomma la sinistra correrà divisa: Matteo Renzi da un lato, con il Partito Democratico al centro di una coalizione dai confini ancora da definire. Pier Luigi Bersani dall'altro, con la lista unitaria della sinistra che potrebbe essere guidata da Pietro Grasso. La rottura ufficiale è arrivata a seguito del fallimento di un estremo tentativo d'incontro chiesto dal Pd con Mdp, SI e Possibile, per cercare un terreno comune per l’unità. Ma alla fine il verdetto della ex Dem Maria Cecilia Guerra è lapidario: “Non diamo la disponibilità a una trattativa perché le differenze sono di fondo”. Fine dei giochi, ognuno per la sua strada. Per rivedersi, ribadisce Bersani, in Parlamento dopo il voto.

L’effetto della presa di posizione di Mdp è immediato. Alla Camera viene rimandata in Commissione la proposta di legge, in discussione in Aula, per la reintroduzione dell’articolo 18. Ed ora le strade sembrano decisamente divise come ribadito dallo stesso Piero Fassino, che in questi giorni era stato incaricato di fare una mediazione con gli ex dem: “Ognuno farà la propria strada e se riusciremo a ottenere la fiducia e il consenso degli elettori dopo le elezioni vedremo di riallacciare, se sarà possibile, i fili di una collaborazione”.

Intanto però a sinistra del Pd nasce un “caso Grasso” dopo che ieri il portavoce del Presidente del Senato si è trovato costretto a ribadire che la seconda carica dello Stato non ha ancora sciolto pienamente la riserva su suo futuro politico e che al momento non è scontata la sua presenza il 3 dicembre alla fondazione del nuovo soggetto politico fondato da Mdp, SI e Possibile. Al contempo in Mdp si dà per scontato che Grasso sarà il leader del nuovo partito e c’è chi parla già del simbolo della lista che lo sosterrà: “Libertà e uguaglianza - sinistra con Grasso”.



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