Dal Consiglio Ue sì a un piano da migliaia di miliardi, ma restano le distanze

Restano le distanze tra i leader Ue sul Recovery Fund, il fondo di risposta europea alla crisi economica legata al coronavirus. Al termine del quarto vertice europeo in poche settimane, i 27 hanno concordato di affidare alla Commissione europea il mandato di presentare una proposta entro il 6 maggio (e non il 29 aprile come annunciato in questi giorni) che metta insieme un piano che contenga il Fondo per la ripresa e il bilancio pluriennale della Ue per il 2021-27. Dopo che l'esecutivo di Ursula von der Leyen avrà messo sul tavolo il suo piano (che secondo un documento interno dovrebbe essere composto da diversi strumenti finanziari per generare 2.000 miliardi di euro d’investimenti, prestiti e spese) saranno discusse le caratteristiche, le finalità, il finanziamento e le dimensioni del Fondo, e su gran parte di questi punti le posizioni dei governi restano distanti. 

L'Italia incassa politicamente la formula secondo cui la costituzione del Fondo deve essere considerato “necessario e urgente”, e il premier Giuseppe Conte parla di “grandi progressi”. Secondo il presidente del Consiglio, la dotazione del Recovery Fund dovrebbe essere di 1.500 miliardi e dovrebbe fornire agli Stati non solo prestiti ma anche finanziamenti a fondo perduto. Più realista il presidente francese Emmanuel Macron, che saluta come un passo avanti la richiesta di una risposta rapida e forte, ma aggiunge che “ci sono disaccordi che restano sui meccanismi. Servono trasferimenti di risorse verso i Paesi Ue più colpiti da questa crisi, non dei prestiti”, aggiunge. Sul punto la posizione francese si salda con quella italiana e spagnola: il fronte sud chiede che il Fondo finanzi non dei prestiti agli Stati ma dei trasferimenti a fondo perduto, ma il blocco nord (Olanda, Germania, Austria e Svezia) rimane contrario. Ursula von der Leyen assicura che si cercherà un punto di equilibrio, così come resta vaga la dimensione finanziaria del Recovery Fund anche se la stessa presidente della Commissione promette che si parla di “migliaia di miliardi e non di miliardi”; ma anche la cifra è ancora da negoziare e inoltre non sono ancora sul tavolo i tempi e la durata. Un Eurogruppo sarà convocato entro le prossime due settimane e i ministri delle Finanze cercheranno di avvicinare le posizioni. 

“Ci sono sensibilità diverse ma sono ottimista”, dice il presidente del Consiglio europeo Charles Michel che rassicura Conte che ha parlato della crisi in atto come di una vera “emergenza politica”. “Dimostreremo ai cittadini italiani che l'Europa c’è”, ha detto Michel. Palla dunque di nuovo all'Eurogruppo prima, alla Commissione poi e infine a un nuovo vertice dei leader che, se si trovasse un'intesa che oggi appare lontana, potrebbe essere convocato prima della data del Consiglio ordinario di fine giugno. Il vertice di ieri infine, ha dato il via libera, come previsto, alle prime tre gambe del pacchetto Ue di risposta alla pandemia: sì dunque alla linea di prestiti del Mes agli Stati che ne faranno richiesta (240 miliardi), al fondo SURE contro la disoccupazione (100 miliardi) e ai prestiti alle imprese garantiti dalla Bei (200 miliardi); tutti questi strumenti saranno operativi dal primo giugno.

Lega-FdI contro l’accordo europeo, FI si smarca sul Mes

“Un buco nell'acqua”, il premier “ladro di futuro”: Giorgia Meloni e Matteo Salvini vanno all'attacco di Giuseppe Conte nel giorno in cui il presidente del Consiglio incassa un primo via libera dell'Ue ai Recovery fund. Spetterà ora alla Commissione europea presentare una proposta entro il prossimo 6 maggio: la decisione fa esultare il Governo italiano e le forze di maggioranza, ma acuisce lo scontro con Lega e Fratelli d'Italia. Dalla linea dura si smarca, in parte, Forza Italia, con Silvio Berlusconi che ribadisce il suo sì all'utilizzo del Mes per le spese sanitarie, seppur precisando che non si tratta in alcun modo di un appoggio esterno all'esecutivo. Intanto alla Camera si vota la fiducia posta dal Governo sul decreto Cura Italia, e il centrodestra ritrova l’unità nel criticare aspramente non solo il provvedimento ma soprattutto l'atteggiamento del governo e di Conte, che, a loro dire, prima ha sbandierato la volontà di collaborare con le opposizioni, per poi fare marcia indietro e chiudere a ogni ipotesi di dialogo. Scontato, dunque, il no alla fiducia di Lega, FdI e Forza Italia. 

“Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge. Le promesse del governo di non usare il Mes? Gli impegni, gli attacchi, le promesse di Conte? Erano solo fake news. Ladri. Ladri di futuro, di democrazia, di libertà. Noi ci siamo e non ci arrendiamo”, è il commento a caldo di Matteo Salvini sull'esito del Consiglio europeo. Per poi aggiungere: “Approvato il Mes, una drammatica ipoteca sul futuro dell'Italia e dei nostri figli. Di tutto il resto, come il Recovery Fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles”. Anche Giorgia Meloni non risparmia stoccate al premier e concorda con Salvini su quale sia il vero risultato del vertice europeo: “Mentre il Fondo per la ripresa viene declinato al futuro e con contorni ancora tutti da definire, l'unica cosa certa è che tra pochi giorni sarà operativo il Mes con le sue condizionalità tutt'altro che light”. Scetticismo sui risultati del summit Ue arriva da Forza Italia, anche se con toni meno accesi rispetto agli alleati: per Silvio Berlusconi “l'uso del Meccanismo europeo di stabilità, l'attuazione del fondo Sure e degli altri nuovi strumenti, come, per esempio, il Recovery Fund, devono aiutare quei Paesi che, come l'Italia, risentono maggiormente della pandemia del Coronavirus. Riteniamo che l'Europa debba dimostrare solidarietà nel proprio interesse”. 

Dalle prime stime del Def il Pil crollerà a -8%

Pil in caduta libera, con perdite per 126 miliardi e chiusura a fine anno, se tutto andrà bene, a -8%, debito che schizza al 155,7% del Pil e un indebitamento a due cifre, attorno al 10,4%, compreso l'extradeficit fino a 55 miliardi che servirà per finanziare le nuove misure anti-virus. Si compone di cifre “mai viste prima” il nuovo quadro macroeconomico tratteggiato nel Documento di Economia e Finanza, che il Governo ha messo a punto non senza intoppi sia per la complessità dell'elaborazione delle stime in un contesto più che mai incerto sia per le difficoltà nel ricomporre le spinte della maggioranza. Il virus avrà effetti a lungo sull'economia, che si esauriranno nel primo trimestre del prossimo anno: nel frattempo bisognerà continuare con il distanziamento sociale e i protocolli di sicurezza per evitare il riaccendersi di nuovi focolai. Il nuovo scenario presuppone dunque un rimbalzo nel secondo semestre dell'anno, con l'epidemia sotto controllo e la ripartenza graduale di tutte le attività

E mette in conto per il 2021 un recupero della crescita al 4,7% e l'eliminazione definitiva delle clausole di salvaguardia sull'Iva, complice la sospensione delle regole del Patto di stabilità nell'emergenza che si presume non sarà riattivato già dal prossimo anno. Superata l'emergenza il quadro sarà rivisto: intanto il Governo lavora a misure per attenuare i danni economici del virus e mette in conto semplificazioni strutturali e riforma delle tasse che contribuiranno a mantenere la credibilità sui mercati e a riportare (in 10 anni) il debito alla media europea. Le riunioni si susseguono da giorni e nelle ultime ore rispuntano tensioni tra i partiti davanti alle scelte da fare per distribuire i circa 3 punti aggiuntivi di scostamento dagli obiettivi di deficit che il Parlamento voterà all'inizio della prossima settimana. 

Previsti 55 miliardi in deficit per decreto aprile

Per chiudere il Def è necessario prima trovare un'intesa di massima sugli interventi del decreto aprile tra sanità, ammortizzatori, aiuti alle imprese e alle famiglie. Sui titoli tutti d'accordo ma sulle singole misure emergono le differenze: il M5S spinge per ottenere il massimo sul fronte del reddito di emergenza, nuova costola del reddito di cittadinanza da destinare alle fasce più deboli della popolazione. Ma c’è il rischio di sovrapposizione con altri strumenti, dagli indennizzi per chi ha lavoro atipico o saltuario fino al nuovo sussidio in arrivo per colf e badanti, avvisano gli alleati. Il nuovo Rem, nelle intenzioni pentastellate sarà comunque un assegno temporaneo, “vicino ai 500 euro” ribadisce il viceministro all'Economia Laura Castelli negando tensioni con il ministro Roberto Gualtieri. Ma la riunione notturna, racconta più di un partecipante, è stata parecchio agitata anche per la richiesta del ministro della Famiglia Elena Bonetti di inserire nell'elenco anche l'assegno per i figli, indipendentemente dal reddito familiare, misura più adatta “alla legge di Bilancio”, fa notare qualcuno, ma sulla quale Italia viva annuncia battaglia. 

La sintesi sarà lasciata a una riunione del premier Giuseppe Conte e di Gualtieri con i capidelegazione prima del Cdm, rimandato più volte e previsto per questa mattina alle 10.00. Un punto di caduta si trova intanto su un altro dei cavalli di battaglia dei renziani, il rinvio di sugar e plastic tax (costo circa 200 milioni) che quindi dovrebbero scattare non da luglio ma dal prossimo anno. Boccata di ossigeno per le imprese che dovrebbero anche vedersi sbloccare vecchi crediti della P.a. ancora non pagati per 12 miliardi. Altri 10 miliardi arriveranno sotto forma di ristori diretti per 8 miliardi per le attività più piccole, con meno di 10 dipendenti, e altri 2 miliardi di aiuti per gli affitti e le bollette. A sanità e protezione civile dovrebbero andare altri 4-5 miliardi mentre il pacchetto più consistente sarà quello dei sostegni a lavoro e reddito: ci sarà il rifinanziamento di Cig e cassa in deroga per altre 9 settimane con 13 miliardi, 7 miliardi andranno all'aumento a 800 euro dell’indennità per gli autonomi, mezzo miliardo servirà per la proroga dei congedi speciali e del bonus babysitter per le famiglie con i figli ancora a casa da scuola mentre circa 1,3 miliardi andranno al rafforzamento della Naspi e al sussidio per colf e badanti. Infine 1 miliardo servirà per il reddito di emergenza.

Sulla strada verso la Fase 2 il governo prende tempo

Non è detto che arrivi entro questo fine settimana il Dpcm per dare il via libera ad alcuni comparti prima della data del 4 maggio. Nelle prossime ore si dovrebbe tornare a riunire la cabina di regia sulla fase due, alla presenza del premier Giuseppe Conte, delle Regioni e dei Comuni, e un nuovo incontro dovrebbe esserci pure con le parti sociali. Per il presidente del Consiglio la fine del lockdown arriverà il 4 maggio ma edilizia, manifatturiero e attività commerciali collegate potrebbero partire prima e la platea potrebbe anche allargarsi. Il fatto però è che occorrerà tradurre in concreto il lavoro portato avanti dalle varie task force, ovvero dal comitato tecnico-scientifico e da quello economico guidato da Colao, e tener presente le osservazioni che arriveranno dalle altre parti. Ecco il motivo per cui potrebbe essere necessario ancora un po' di tempo: il dpcm potrebbe slittare all'inizio della prossima settimana. Le Regioni premono: in primis il governatore del Veneto Luca Zaia che ha già decretato la fine del lockdown suscitando non poca irritazione nell'esecutivo: il rischio è che passi il messaggio sbagliato, che proprio in vista del 25 aprile e del 1° maggio ci sia un “liberi tutti”, ed è proprio quello che il presidente del Consiglio non vuole. Da qui la cautela, anche se l'obiettivo di Conte è quello di rimettere in moto il Paese, riaccendere i motori. 

Pure il mondo del calcio vorrebbe uscire dalla quarantena. È vero che la stagione 2019/2020 potrà spingersi fino al 2 agosto ma l'esecutivo ancora non ha deciso il da farsi, è diviso. Al momento l'orientamento è quello di far tornare dal 4 maggio i calciatori ad allenarsi da soli e poi sulla base dei dati epidemiologici si deciderà se dare il via libera alla ripresa dell’attività. “Dipenderà dal numero dei contagi. Soltanto se ci sarà un trend decrescente dei contagi allora il tema verrà preso in considerazione”, spiega un esponente dell'esecutivo. Gli scienziati, non è un mistero, frenano. E lo stesso ministro dello Sport Vincenzo Spadafora mantiene i dubbi sull’eventualità di dare l'ok. Ma c’è chi vorrebbe accelerare come ad esempio Matteo Renzi.

Insomma il tema delle riaperture trova posizioni e sensibilità diverse nei rosso-gialli. Dietro le quinte le forze della maggioranza si stanno confrontando anche sulla destinazione delle risorse da mettere in campo. I Cinquestelle puntano sulle misure sociali, Italia viva a salvaguardare le aziende. Molte imprese infatti stanno chiedendo di essere non solo aiutate dal punto di vista economico ma anche supportate dal punto di vista sanitario. Le regole per la sanificazione delle fabbriche che ripartiranno saranno ferree e i lavoratori dovranno prendere delle precauzioni obbligatoriamente. E’ previsto l'uso della mascherina anche sui mezzi di trasporto. Ecco, la preoccupazione maggiore del Governo è organizzare la mobilità; sono in arrivo regole per bus, metro, treni, aerei: si prevedono, secondo una bozza del Mit, biglietti elettronici, posti distanziati, misurazione della temperatura nelle stazioni, tariffe differenziate nelle diverse fasce, e sistemi conta persone. Obbligatoria anche la misura del distanziamento sociale. Nella prossima settimana, invece, il premier approfondirà il tema dei bar, dei ristoranti e del turismo. “Il motto sarà fare vacanza in Italia”, ha spiegato. 

 



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