Draghi chiede a Putin di sbloccare i porti per scongiurare una crisi alimentare

Cercare una soluzione “condivisa” alla drammatica crisi alimentare che rischia di esplodere a causa della guerra in Ucraina: questo il messaggio che il presidente del Consiglio Mario Draghi recapita al Cremlino in una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, la cui posizione però resta rigida: è “Kiev che blocca porti e negoziati”, “la Russia è pronta a contribuire per superare la crisi alimentare a condizione che le sanzioni occidentali siano revocate”. Il colloquio è stato voluto dal premier italiano che durante una conferenza stampa convocata a strettissimo giro a palazzo Chigi ha spiegato che “la crisi alimentare che si sta avvicinando, e che in alcuni Paesi dell'Africa è già presente, avrà proporzioni gigantesche e conseguenze terribili. Dobbiamo vedere se è possibile una cooperazione tra Russia e Ucraina sullo sblocco dei porti” del Mar Nero “dove sono depositati enormi quantitativi di grano”. Ma alla domanda dei cronisti che chiedono se nel corso del colloquio abbia percepito nelle parole del capo del Cremlino la possibilità di uno spiraglio di pace, la risposta di Draghi è netta: “No”. 

Draghi, che nelle scorse settimane a più riprese ha messo sul tavolo la richiesta di uno sblocco dei porti ucraini per consentire alle navi cariche di grano di rifornire il resto del mondo, fa sapere che sul tema sentirà anche il presidente ucraino Volodimir Zelensky e aggiunge che al Consiglio europeo straordinario di Bruxelles farà un'informativa sui tentativi per frenare la crisi alimentare e sbloccare i depositi di grano depositati nei porti del Mar Nero. “Ma, attenzione, è un tentativo che potrebbe finire nel nulla ma che mi sento di fare, senza alcuna certezza che possa andare a buon termine. La gravità della situazione ci impone di rischiare e provare cose che possono anche non riuscire. Proverò dunque a telefonare a Zelensky e vedrò se c’è una corrispondente disponibilità”. Ma Mosca non cede e ribadisce: la Russia è pronta a contribuire a superare la crisi alimentare a condizione che le sanzioni occidentali siano revocate. Il Cremlino ha poi fatto sapere che Putin ha informato Draghi “del lavoro in corso per stabilire una vita pacifica nelle città liberate del Donbass. Ha parlato in dettaglio delle misure adottate per garantire la sicurezza della navigazione, compresa l'apertura quotidiana di corridoi umanitari per l'uscita di navi civili dai porti del Mare di Azov e del Mar Nero e che la parte Ucraina sta impedendo”, ha aggiunto il servizio stampa del Cremlino. 

Garofoli in Cdm fa il punto sugli obiettivi del Pnrr

Dei 45 obiettivi che l'Italia deve raggiungere entro fine giugno per assolvere ai compiti del Pnrr la gran parte sarà portata a casa già entro la prossima settimana.  Nella relazione presentata ai componenti del Governo dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli il calendario è scandito: dalla scuola 4.0 ai progetti per le connessioni 5G all'efficientamento energetico di teatri e musei. I gradini gia' scalati sono 18: “Entro la prossima settimana saranno raggiunti 5 obiettivi del ministero della Salute, 4 del Ministero della Cultura, 2 del Ministero dello Sviluppo Economico e uno del Ministero dell'Istruzione, per un complessivo quindi di 30”; per gli altri 15 è già pronta un’indicazione degli step temporali di attuazione. Per Mario Draghi “Anche per tutti gli altri obiettivi intermedi siamo a un ottimo punto, ben prima del 30 giugno” raggiungeremo quelli previsti. Nell'elenco dei 15 “in coda” la relazione inserisce l'accordo quadro su Roma Caput mundi: entro fine giugno, viene spiegato, “il Sindaco, in qualità di Commissario per le celebrazioni del Giubileo del 2025, procederà alla sottoscrizione dei relativi accordi per i sei progetti di Caput Mundi-Next Generation EU: Patrimonio culturale di Roma per Next Generation EU, Dalla Roma pagana alla Roma cristiana, La città condivisa, Mi tingo di verde, Roma 4.0, A mano tesa”.

Per ottenere i fondi del Recovery, l'Italia deve raggiungere 100 obiettivi entro fine 2022. Col traguardo di giugno verrà sbloccata la seconda rata dei fondi europei, pari a circa 24 miliardi, cui si aggiungerà un'ulteriore tranche a fine anno di 22 miliardi. Fra gli step contenuti nella relazione presentata da Garofoli ci sono anche “il decreto ministeriale per l'adozione del piano Scuola 4.0” per “la trasformazione di 100.000 classi in ambienti di apprendimento innovativi e la creazione di laboratori per le nuove professioni digitali in tutte le scuole del II ciclo” e il “decreto per l'assegnazione delle risorse per migliorare l'efficienza energetica nei luoghi della cultura (cinema, teatri, musei). A cinema e teatri sono destinati 200 milioni di euro e ai musei statali 100 milioni di euro”. Adottati anche i decreti ministeriali volti a favorire la mobilità dei ricercatori e la semplificazione della gestione dei fondi per la ricerca. “Nel corso del mese di giugno si procederà all'aggiudicazione degli ultimi appalti per progetti di connessioni internet veloci (banda ultra larga e 5G)”. 

Il Governo punta a chiudere la delega fiscale

Raggiunto il compromesso sulle concessioni balneari, Palazzo Chigi non vuole che si perda altro tempo sulla delega fiscale. Appena in mattinata dal Senato si erano conclusi i lavori sul “concorrenza” in Commissione Industria del Senato (il provvedimento lunedì andrà in Aula) il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Roberto Garofoli ha convocato una riunione serale con i rappresentanti dei partiti di maggioranza: “Dobbiamo chiudere la delega fiscale”, è stato il suo messaggio, un obiettivo che il premier Mario Draghi è convinto di poter portare a casa. E i partiti di maggioranza, al termine dell'incontro, mettono a verbale di aver raggiunto un'intesa politica anche su questo fronte e di essere pronti a ripartire con l'esame in Parlamento. 

Ora non resta che attendere la riformulazione del testo. La delega fiscale è in stallo da quando l'8 marzo la Commissione Finanze della Camera ha approvato la riforma del catasto con il voto contrario di Lega e FI. Una ventina di giorni fa Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno ottenuto da Palazzo Chigi una riscrittura del testo, rivendicando di aver “sventato una patrimoniale sulla casa” ma ora quell'intesa deve entrare in un accordo di maggioranza, con le richieste avanzate anche da altri partiti, ad esempio quella del Pd di dare priorità ai redditi medio-bassi se si tagliano le aliquote Irpef, o quella del M5S di mettere la tutela del bene casa al centro del riordino del sistema di deduzioni e detrazioni. L'obiettivo di Garofoli era proprio esporre il quadro dopo le interlocuzioni con i vari gruppi per accelerare il raggiungimento di un'intesa, necessaria a far ripartire l'iter in Commissione e arrivare al voto in Aula il 20 giugno. 

Trovato l’accordo sui balneari. Si sblocca il ddl concorrenza

All'ultima curva la maggioranza allontana lo spettro dello strappo con il Governo sul ddl Concorrenza. L'accordo raggiunto sulle concessioni balneari evita la fiducia che il premier Mario Draghi aveva annunciato in caso di mancata approvazione entro il 31 maggio. La Commissione Industria del Senato ha dato via libera al testo che, quindi, come previsto approderà in aula lunedì per poi passare alla Camera. Il Governo, con l’ennesima riformulazione dell'emendamento sulle concessioni, punta a trovare un punto di mediazione sull’ultima questione rimasta in sospeso: la quantificazione degli indennizzi agli imprenditori uscenti che dovessero perdere la titolarità degli stabilimenti balneari a seguito delle gare (da bandire entro il 2023). La fumata bianca arriva, ma di fatto ributta la palla nel campo del Governo: scompare infatti ogni riferimento alle modalità di calcolo degli indennizzi, che dovranno essere definite dai decreti delegati, i quali dovranno definire “criteri uniformi per la quantificazione dell'indennizzo da riconoscere al concessionario uscente posto a carico del concessionario subentrante”. 

“Abbiamo concluso un passaggio al Senato importantissimo per rispettare i tempi che ci siamo dati e continuare le riforme fondamentali per il nostro Paese come quella del fisco, degli appalti e del Csm” e l'intesa sui balneari “è frutto proprio di un grande lavoro di mediazione del Governo con le forze politiche. Ancora una volta siamo riusciti a trovare una via che ci permette di raggiungere gli obiettivi del Pnrr” esulta il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. L'accordo fa invece infuriare la leader di Fdi Giorgia Meloni: “È ridicolo e vergognoso”, perché “rimandare la questione degli indennizzi addirittura al Governo" significa "lasciare totalmente senza tutele i concessionari attuali, che si vedranno in buona parte espropriate le loro aziende a favore delle multinazionali straniere”. Il centrodestra finisce dunque per spaccarsi e quello di Governo si difende: “Per noi era fondamentale che venisse accolto, senza definizioni che ne limitassero la portata, il principio degli indennizzi per le imprese che dovessero perdere la concessione” dichiarano in una nota congiunta i capigruppo al Senato di Forza Italia e Lega Anna Maria Bernini Massimiliano Romeo. Soddisfatti per l'intesa si dicono invece i Cinque Stelle e il PD.

Mattarella vede il Tebboune. Firmato accordo su gas e idrogeno con l’Algeria

La visita di Stato del presidente della Repubblica Algerina Democratica e Popolare in Italia è "il segno di un'amicizia solida e di questo straordinariamente importante partenariato strategico che intercorre fra i nostri Paesi, con relazioni bilaterali che sono particolarmente forti". Dopo sei mesi dall'incontro ad Algeri, Sergio Mattarella ospita al Quirinale Abdelmadjid Tebboune in una due giorni che lo vedrà anche a Napoli per una visita a Capodimonte. Poche parole per definire relazioni iniziate molto prima della guerra in Ucraina, alimentate e rafforzate anche dal viaggio del premier Mario Draghi nella capitale della nazione africana per ridurre gli effetti del conflitto in termine di import del gas. L'Algeria era già il Paese che forniva all'Italia il 30% del fabbisogno nazionale di energia, oggi ne sostiene 9 miliardi di metri cubi in più tra il 2022 e 2023. 

“Noi siamo riconoscenti all'Algeria per l'ulteriore intensificazione di questa collaborazione” commenta Mattarella, ponendo l’accento anche su un interscambio che va oltre l'energia e “si estende naturalmente alla ricerca di cooperare insieme nel segno della transizione ecologica”. Su questa scia arriva da palazzo Chigi l'annuncio della firma del memorandum d'intesa per sviluppi di campi a gas e idrogeno verde in Algeria siglato tra il colosso di Sonatrach ed Eni. “Un ulteriore tassello nel rafforzamento della cooperazione energetica tra Italia e Algeria ed è in linea con la strategia Eni di diversificazione delle fonti energetiche in un'ottica di decarbonizzazione” riferisce una nota dell'azienda guidata da Claudio De Scalzi. Quello con il presidente Tebboune, ha commentato Draghi, è stato un “incontro eccellente” e “c'è stata una grande apertura da parte del presidente algerino a iniziare una collaborazione che sarà molto più estesa di quanto fatto in passato”. 



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