Meloni ottiene la fiducia anche al Senato. Centrodestra compatto

Dopo il via libera di martedì della Camera, ieri, con 115 voti favorevoli, 79 voti contrari e 5 astenuti, il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha incassato la fiducia del Senato. Se si esclude quello del presidente Ignazio La Russa, che non vota, tutti i senatori della coalizione di centrodestra hanno votato sì, 62 di Fratelli d'Italia, 29 della Lega, 18 di Forza Italia e 6 di Noi moderati. Compatto anche il voto delle opposizioni: hanno votato contro i 9 di Azione-Italia viva, i 28 del Movimento 5 stelle, i 37 del Partito Democratico (Tatiana Rojc risulta nell'elenco dei senatori che non hanno partecipato al voto), i 3 del Gruppo Misto e i 2 del Gruppo Per le Autonomie. I cinque senatori che si sono astenuti sono Mario Monti e Elena Cattaneo e tre del gruppo Per le Autonomie. I quattro senatori a vita, Giorgio NapolitanoCarlo RubbiaLiliana Segre Renzo Piano non hanno risposto alla chiama così come Celestino Magni del Misto. Con il voto del Senato il Governo guidato da Giorgia Meloni ha concluso il suo iter di formazione ed è ufficialmente in carica. Entro la fine della settimana è prevista la nomina dei viceministri e dei sottosegretari, e dalla settimana prossima si formeranno le Commissioni permanenti che dovranno eleggere i nuovi Uffici a partire dai Presidenti. Una volta completati questi ultimi passaggi possiamo dire che la XIX legislatura sia definitivamente partita e pronta per rimettere tutte le attività a pieno regime.

In Senato Meloni ribadisce il supporto a Kiev e parla anche di fisco ed energia

Torna sulla guerra in Ucraina, si sofferma sul dossier energia, apre alla proposta avanzata dalla Lega sull'innalzamento del tetto al contante, boccia ancora una volta la gestione della pandemia. Nella replica tenuta nell'Aula del Senato prima di incassare la fiducia, Giorgia Meloni prende la parola per rispondere in primis alle critiche arrivate alla sua relazione programmatica: “È stato detto da alcuni che gli italiani si aspettavano da me risposte concrete. Non sono d'accordo, io ritengo che senza una visione anche le risposte concrete che si danno rischiano di non essere efficaci. A maggior ragione quando hai risorse limitate devi scegliere una strada. Quindi ho fatto la scelta di disegnare l'Italia che vorremmo costruire, dove vorremmo andare, per poi far calare da quella visione i provvedimenti necessari a ottenerla”. Italia che, ricorda il presidente del Consiglio, vive uno dei momenti più complicati della sua storia; del resto, il dibattito a palazzo Madama “ha fatto emergere lo stato reale nel quale versa e da questo racconto emerge una realtà che ci aiuta a fare una grande operazione di verità sull'Italia che ereditiamo anche da coloro che ne denunciano le condizioni. È un bene che gli italiani sappiano qual è la condizione che affrontiamo oggi e che ereditiamo”. 

Condizione determinata delle conseguenze della guerra in Ucraina e da quel tema energia che resta “una delle nostre grandi priorità”. Per contrastare la situazione serve “contrastare la speculazione” e, in attesa di risposte concrete da Bruxelles sul price cap, valutare la separazione tra il costo del gas e quello delle altre fonti energetiche. “Noi siamo pronti, se anche qui non sarà l'Europa a dare delle risposte, a lavorare a un disaccoppiamento crescente”, annuncia ribadendo che per far fronte all'emergenza legata al caro bollette serve “lavorare con molta puntualità e interventi ben calibrati per aiutare nell'immediato le imprese e le famiglie” recuperando le risorse “nelle pieghe del bilancio”, ma principalmente dagli extraprofitti, “con una norma che io credo vada riscritta”, e dall'extragettito che lo Stato ricava dall'aumento dei costi dell'energia. Al fianco di quelle che definisce “misure immediate”, precisa che c'è necessità di trovare soluzioni strutturali, misure nel medio termine che “liberino l'Italia da una dipendenza energetica che è inaccettabile”, e il riferimento è alla ripresa delle estrazioni di gas nazionale

Sull'Ucraina la premier controbatte a chi le ha detto “che non ho citato la parola pace”: “Non so se qualcuno ritiene che questo significhi che la guerra mi diverte. No. Ovviamente penso, spero e lavoro, per quello che possiamo fare, per giungere a una pace giusta, però dobbiamo capirci su come ci si arriva”. Quella in atto, ricorda, “è una guerra di aggressione che noi non possiamo accettare”, e “l'unica possibilità di favorire un negoziato nei conflitti è che ci sia un equilibrio tra le forze in campo. Se uno dei due vince non serve alcun negoziato, a meno che non mi si voglia dire che la pace si ottiene con la resa dell'Ucraina, e questo non me lo potete chiedere”. Insomma, la pace “si ottiene sostenendo l'Ucraina, consentendole di difendersi”, perchè “non decidiamo solo il suo destino, decidiamo anche quello dell'Italia”. Il messaggio sembra rivolto anche agli alleati del centrodestra, con cui però c'è unità di vedute sull'innalzamento al tetto del contante (a 10mila euro), proposta già avanzata dalla Lega con un progetto di legge depositato alla Camera. Sul tema, è opinione del premier, c'è stata negli ultimi anni una discussione “ideologica”: “Lo dirò con chiarezza: non c'è correlazione tra intensità del limite del contante e diffusione dell'economia sommersa”, dichiara prima di citare i richiami della Banca centrale europea ai governi di sinistra “sul tema del limite all'utilizzo del denaro contante, che secondo la Bce penalizza proprio i più poveri”. Per questo, “confermo che metteremo mano al tetto al contante”. 

Sempre in tema fiscale assume l'impegno nell'arco della legislatura di arrivare “progressivamente” a un taglio del cuneo fiscale “di almeno 5 punti, due terzi lato lavoratore, un terzo lato azienda, per i redditi più bassi, fino a 35mila euro”. Un altro argomento su cui Meloni tira dritto è quello riguardante la gestione dell'emergenza Covid: “Abbiamo sempre riconosciuto il valore della scienza e per questo non la scambiamo mai con la religione. Quello che non abbiamo condiviso di quello che si è fatto in passato è proprio che non ci fossero in alcuni casi evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che si prendevano”. Rivolgendosi all'opposizione, infine, chiede che non si facciano “dibattiti ideologici” e di “valutare i provvedimenti nel merito, e votarli o meno solo sulla base che ne valutiate l'utilità per questa Nazione”. 

Berlusconi torna a parlare al Senato e avverte: Meloni premier grazie a me

Dopo nove anni, Silvio Berlusconi entra a palazzo Madama da senatore, leader e soprattutto padre fondatore di quel centrodestra che ha portato a palazzo Chigi la prima donna premier. Giorgia Meloni. Il leader azzurro si prende la scena, interviene in dichiarazioni di voto sulla fiducia al Governo e non nasconde la sua “grande soddisfazione” per la rivincita incassata e si commuove quando da nonno, affettuoso e attento, condivide con l'emiciclo la sua felicità per la nascita del 17° nipotino. Anche il presidente del Senato gli concede un trattamento speciale: “Do molto volentieri la parola al senatore Silvio Berlusconi. Bentornato”. L'intervento del Cav parte dal lontano 1994, ma il messaggio che invia alla “signora Meloni” risuona forte e chiaro nell'aula: “Se oggi per la prima volta alla guida del governo del Paese, per decisione degli elettori, c'è un’esponente che viene dalla storia della destra italiana, questo è possibile perché 28 anni fa è nata una coalizione plurale, nella quale la destra e il centro insieme hanno saputo esprimere un progetto democratico di governo per la Nazione”, scandisce l'ex premier, “una coalizione cui ho dato vita 28 anni fa e che da allora a oggi ha scritto pagine fondamentali nella storia della Repubblica realizzando una democrazia compiuta”. 

Insomma, Berlusconi non molla, la sua è una rivendicazione dopo le fibrillazioni per ottenere “pari dignità” di trattamento, che oggi risuona come l'ennesimo avvertimento, condito da quel “la situazione è difficile ma noi comunque diamo convintamente la nostra fiducia”. L'uomo di Arcore è famoso per saper giocare su più tavoli e se da una parte si congratula con Meloni augurandole “cinque anni di lavoro”, dall'altra apre il tavolo delle trattative. Il sottogoverno, che dovrebbe essere varato nel fine settimana deve avere un’impronta in maggioranza azzurra; stesso discorso per le presidenze delle Commissioni di Camera e Senato; Forza Italia, dunque, non accetterà un altro braccio di ferro al ribasso e per favorire il confronto il Cav sfodera, nella solennità del momento e del luogo, rassicurazioni in politica estera: “Forza Italia lavorerà al suo fianco con impegno e con lealtà, per realizzare il programma sul quale abbiamo avuto la fiducia degli italiani. Lo faremo da liberali, da cristiani, da garantisti e soprattutto lo faremo da europeisti e da atlantici”. Insomma, possiamo dire che Silvio Berlusconi è tornato. 

Nel M5S è tornata la pace tra Conte e Grillo

I tempi degli scontri, quando la leadership di Giuseppe Conte era appena agli inizi, sembrano lontanissimi, le polemiche sulle presunte telefonate di Mario Draghi a Beppe Grillo, per chiederne la rimozione da presidente, pure. Le tensioni sulla regola del doppio mandato, altrettanto. Il M5S torna all'opposizione nel segno della parola unità. Il fondatore Grillo scende a Roma e lo dice chiaramente: “Siamo più uniti che mai e non c'è alcuno spazio per correnti e correntine”. Abbraccia Conte tra gli applausi di tutti i parlamentari riuniti in assemblea al Senato. Catechizza gli eletti sulle basi identitarie, spiegando che “Se siete qui è grazie alla regola dei due mandati” e chiudendo a chi spera ancora in qualche deroga. Insomma, vuole sancire una pax definitiva, dopo i contrasti e le scissioni. Almeno l'intenzione appare questa e ha un obiettivo ben preciso: proporsi come prima forza di opposizione per continuare a crescere nei consensi e affermarsi nei prossimi appuntamenti elettorali. Il disegno se lo lascia scappare lo stesso Grillo con una battuta ai cronisti: il governo durerà? “Io spero a lungo”. 

Molti si interrogano sull'auspicio di lunga vita al nascente esecutivo Meloni, ma sarà lui stesso a chiarirlo a suoi poco dopo. “Se il governo dura il Movimento può crescere sempre di più”, è il ragionamento di Grillo, che più di ogni altro sa quanto l'opposizione possa pagare in termini di voti. Sarà per questo che il leader dei cinque stelle Giuseppe Conte torna a ribadire “un'opposizione implacabile e intransigente”, parlando di un “bel confronto” con il garante e di “un'occasione per compattare la squadra”. L'ex premier non interviene alla congiunta di deputati e senatori, lascia spazio al fondatore, ma nel Salone della Giustizia torna a dettare le sue condizioni al Governo e ai potenziali alleati di opposizione: il reddito di cittadinanza “si può migliorare insieme” ma senza cancellarlo per “furore ideologico”, dice no a nuovi invii di armi all'Ucraina, attacca la maggioranza sull'aumento del tetto al contante. Quanto al Pd, “se vorrà condividere le nostre battaglie sa dove trovarci”. In alternativa, ognuno va per la sua strada. Insomma, il campo largo pare archiviato anche se le elezioni regionali in Lazio e Lombardia sono alle porte.



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