Il Governo è al lavoro sull’agenda 2020-2023

Il Governo si darà poche settimane di lavoro per elaborare l'agenda 2020-2023. È questo il punto di partenza del confronto avviato al tavolo di Palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte con i capi delegazione della maggioranza, Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Teresa Bellanova. “Remiamo tutti nella stessa direzione in piena convergenza e con un percorso comune”, dichiara al termine del primo incontro una nota, anche se non c’è tempo per entrare nel merito di temi divisivi come le modifiche chieste dal Pd a quota 100 e reddito di cittadinanza né di confrontarsi su dossier come quello della prescrizione o della revoca della concessione ad Autostrade. Il primo incontro era convocato per darsi un metodo di lavoro e in effetti, racconta Conte, “non si è riusciti a fare molto altro”, perché, nel corso della riunione, è arrivata la notizia dei primi due casi di Coronavirus accertati in Italia.  

Il metodo comunque è stabilito: il premier elaborerà un calendario d’incontri di gruppi di lavoro sui diversi temi, per individuare gli obiettivi di legislatura e le priorità da mettere in campo già quest'anno “per rispondere alle urgenze del Paese e rilanciare l'azione dell'esecutivo”, come ad esempio l'annunciata riforma del fisco con il taglio dell'Irpef. Giuseppe Conte ha invitato a non chiamarla una verifica e bacchettato il Pd che nei giorni scorsi aveva invocato un “tagliando” su reddito di cittadinanza e quota 100: “Invito tutti a cambiare lessico”. Sulle due misure, che il Pd vuole cambiare e il M5S difende a spada tratta, non c’è tempo di soffermarsi, così come non c’è il tempo di affrontare, in una riunione che si sarebbe dovuta tenere subito dopo il vertice dei capi delegazione, il dossier dell'ex Ilva, nonostante si sia alla vigilia della scadenza del termine per la presentazione della memoria difensiva di Arcelor Mittal in Tribunale a Milano. Tutto rinviato alle prossime ore: priorità all'emergenza Coronavirus, che verrà affrontata in una riunione del Consiglio dei ministri questa mattina.

Lamorgese, pronti cambi ai decreti sicurezza di Salvini. M5S frena

Ci sono anche i decreti sicurezza tra i nodi da sciogliere nella verifica di Governo. La ministra dell'Interno Luciana Lamorgese è pronta con una bozza di provvedimento per superare i due dl Salvini. Il Pd spinge per dare un segnale netto di discontinuità rispetto alle misure del leader leghista. “Io li chiamo dl propaganda”, ha detto oggi il segretario dem Nicola Zingaretti. Ma è arrivato l’altolà del sottosegretario all'Interno M5S, Carlo Sibilia: “Se qualcuno vuole fare fughe in avanti o mettere in discussione quello che era un accordo di Governo allora se ne prende le responsabilità”. Il premier Giuseppe Conte dovrà trovare la quadra insieme agli alleati. Lamorgese ha ipotizzato che il pacchetto, già annunciato per la fine dell'anno scorso e poi entro gennaio 2020, possa finalmente approdare in Consiglio dei ministri la prossima settimana. 

Sono diverse le opzioni sul tavolo, da quella minimal che si limita ad accogliere i rilievi segnalati dal capo dello Stato Sergio Mattarella a un intervento più ampio che rivisita in modo complessivo il dossier immigrazione. Gli uffici legislativi del Viminale hanno lavorato a una bozza di testo che sostanzialmente reintroduce, definendo le fattispecie, il permesso di soggiorno per motivi umanitari cancellato dal primo decreto Salvini, elimina la multa di un milione di euro per le navi ong ripristinando la precedente sanzione da 10mila a 50mila euro e interviene poi sull'articolo che ha tolto la causa di non punibilità per la “particolare tenuità del fatto” alle ipotesi di resistenza, oltraggio, violenza e minaccia a pubblica ufficiale ripristinando la discrezionalità del Magistrato. 

Nel caso si approdi poi a una riforma complessiva della materia, sul tavolo c’è anche la regolarizzazione dei lavoratori stranieri, come da ordine del giorno sottoscritto dal Governo nello scorso dicembre. Bisognerà tuttavia valutare la fattibilità politica delle nuove misure che dovranno comportare un accordo tra Pd, che chiede una svolta radicale, e M5S, che è invece cauto. Intanto, Lamorgese è alle prese con la netta ripresa degli sbarchi, decuplicati in questi primi 30 giorni del 2020: 1.272 a gennaio contro i 155 dello stesso mese del 2019. Oggi al Viminale è attesa una delegazione dalla Costa d'Avorio per siglare un'intesa su cooperazione, riammissioni e sicurezza, mentre è ancora in mare la Open Arms con 282 migranti soccorsi a bordo. 

Centrosinistra si spacca su bipolarismo, Renzi e Calenda pensano a terza via

Archiviato il tripolarismo, questa almeno la lettura data delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria dopo la debacle M5S, adesso il rischio è che ne nasca un altro. Se Nicola Zingaretti, infatti, punta tutto sul ritrovato bipolarismo e continua il pressing sugli alleati pentastellati, non tutti coloro che hanno sostenuto Stefano Bonaccini sono dello stesso avviso. Ed è qui che si inizia ad immaginare una terza via. Carlo Calenda lo dice chiaro. “Dopo questo voto speravamo di recuperare il Pd ma temo che sia irrecuperabile, ha capito il messaggio emiliano al contrario”, dice tranchant. “Se il bipolarismo che arriva è populisti contro sovranisti noi dobbiamo costruire un terzo polo che sia fondato sull'idea del buon governo, un polo che diventi centrale per il voto dei popolari, dei liberal-democratici e dei socialdemocratici riformisti”.  

La stessa lettura, bollata come “ingenerosa” da Zingaretti, viene data da Italia Viva: “Questi del Pd sono surreali: in Emilia si vincono le elezioni senza il M5S, con un candidato dal profilo fortemente riformista come Bonaccini e loro pensano ad allearsi in modo strutturale con i Cinquestelle. Se la strada è quella dell’alleanza tra populisti noi non ci stiamo di certo”, è la linea dettata da Davide Faraone. I renziani bocciano senza appello anche la possibilità, pur ventilata al Nazareno, di affidare a Giuseppe Conte il ruolo di federatore del campo alternativo al centrodestra: “Lo spazio che vediamo è quello del riformismo”, insiste il capogruppo di Iv al Senato, “Va costruito un polo alternativo ai populisti e ai sovranisti”. Il polo del buon governo contro il populismo, insomma, rischia di essere affollato. I numeri del dopo regionali servono ai leader per fare i primi calcoli e improntare strategie future. Secondo un sondaggio Emg Acqua se si votasse oggi la Lega sarebbe il primo partito con il 30,1%, seguito dal Pd al 21,2% (in crescita di oltre un punto) e dal M5S al 14,3% (ancora in calo dello 0,9%). Andando poi a guardare i possibili terzopolisti, Italia viva si attesta al 5,1%, Azione al 2,7% e +Europa all'1,8%. 

Il proporzionale consente diversi scenari ed è troppo presto per chiudere la porta a possibili alleanze. Renzi non intende farlo: “Calenda cerca di giocare una qualche partita perché vede noi sopra il 5 e lui è molto sotto. Quindi propone il terzo polo. Tutti insieme faremmo il 10”, ragiona con i suoi. L’Ex Sindaco di Firenze non esclude, quindi, l'ipotesi terza via, ma lancia la sua opa: “Questa partita è di Italia Viva". Un'anticipazione dell'operazione renziana si avrà sabato e domenica con la prima assemblea nazionale del suo partito. Per dare la direzione di marcia, viene spiegato, Renzi annuncerà la collocazione europea di Italia viva nel gruppo Renew Europe, nel quale è confluito anche La République en marche, guidato dal Presidente francese Emmanuel Macron. L'ex premier poi insisterà sulla natura garantista di Iv, tenendo il punto contro la riforma Bonafede sulla prescrizione.  

Salvini ha convocato il consiglio federale della Lega per riorganizzare il partito

Appuntamento alle 13.00 in via Bellerio a Milano. I dirigenti della Lega si ritrovano oggi per fare un’analisi del voto delle Regionali in Calabria ed Emilia-Romagna. La riunione del consiglio federale, massimo organo esecutivo del partito, servirà ad avviare un confronto sull'esito delle due consultazioni, risultate sotto le aspettative della vigilia: nel primo caso, per la percentuale non altissima del risultato di lista (12,3%), dietro a Forza Italia (12,6%) spinta dalla vittoria della candidata azzurra Jole Santelli; nel secondo, per la sconfitta della leghista Lucia Borgonzoni, nonostante l'ottima percentuale ottenuta dal partito che ha sfiorato il 32%. Nella riunione, convocata da Matteo Salvini, si procederà quindi a un’esamina cercando di identificare cosa non ha funzionato e cosa sì, territorio per territorio e Comune per Comune. Per esempio in Emilia-Romagna, come da anni avviene già in Lombardia, la Lega fatica a intercettare voti nella città capoluogo di provincia, mentre raccoglie ampi consensi nei paesi e nelle periferie. 

L’appuntamento servirà al segretario leghista anche ad avviare la riorganizzazione del partito. In primo luogo, il leader del Carroccio dovrà dare corpo al passaggio dalla vecchia Lega Nord alla nuova Lega Salvini premier, con il commissariamento degli attuali segretari e la nomina di commissari regionali. Poi, come concordato nell'incontro con il suo vice Giancarlo Giorgetti, il capo di via Bellerio riorganizzerà il partito scegliendo alcune aree tematiche su cui vuole puntare (rapporto con le imprese, agricoltura, sicurezza, immigrazione) e nominando dei responsabili di dipartimento che creino un collegamento tra il territorio, il partito, e le attività parlamentari. Ai nuovi responsabili dovrebbe quindi essere affidato il compito di lavorare all'organizzazione degli Stati generali del mondo produttivo e dell'Agricoltura, attesi tra fine febbraio e marzo. Con la sconfitta in Emilia-Romagna la spallata che Salvini voleva lanciare al governo Conte è fallita e il capo della Lega deve prepararsi all’eventualità di rimanere più a lungo all'opposizione e prepararsi a un orizzonte temporale diverso da quello che si attendeva, che potrebbe arrivare quantomeno al 2021.



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