Conte a ultima mediazione sul Mes, ma rimane il nodo risoluzione

La strategia non cambia: dialogo fermo in Europa e riduzione al minimo di una propaganda che rischia di essere autolesionista. A Palazzo Chigi le bocce restano ferme dopo le parole di netta chiusura del presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno sul Mes, parole che Luigi Di Maio accoglie con gelido silenzio, così come anche i vertici del Pd, ma che non sorprendono il Governo più di tanto: i margini di negoziato sono sull'intero pacchetto di riforme e andranno percorsi dal premier Giuseppe Conte al prossimo Eurosummit. Ma per il capo del Governo il problema è duplice: alla trincea dell'Eurogruppo si somma quella di un M5S che, sul Mes, rischia di andare in ordine sparso. Le parole di Centeno, di certo, non agevolano la distensione tanto che al Quirinale si assiste al continuo scontro Pd-M5S con preoccupazione, avendo ben presente un obiettivo per il Colle fondamentale: l'approvazione della manovra 2020, che dovrebbe prescindere dalle fibrillazioni della maggioranza, senza quindi incrociare pericolosamente gli sforzi sul fondo salva Stati. 

Il presidente Sergio Mattarella avrà modo di incontrare Conte e buona parte dei Ministri la settimana prossima, nell'usuale pranzo prima del Consiglio Ue. Saranno le ore della verità sulla tenuta della maggioranza: se alle comunicazioni di Conte alle Camere seguirà una risoluzione unitaria di maggioranza il Governo, almeno fino a Natale, sarà salvo. Proprio sulla risoluzione sul Mes, in queste ore, si succedono le riunioni nel M5S. In serata i parlamentari competenti in materia vedono a Palazzo Chigi la sottosegretaria agli Affari Ue Laura Agea, deputata a stilare assieme ai capigruppo la risoluzione; una riunione simile, sempre con Agea, avverrà oggi al Senato. Il Movimento naviga a vista, sospeso tra la linea barricadiera sposata da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e quella di chi, anche tra i membri del Governo, auspicherebbe toni più moderati. 

“Non possiamo fare certi post mentre stiamo al Governo”, protesta un parlamentare del M5S indicando i titoli che si succedono in queste ore sul blog delle Stelle; “A forza di tirare la corda, quella si spezza”, incalzano diversi deputati in Transatlantico mentre Giorgio Trizzino sembra quasi avvertire Di Maio: “E’ bene sia chiaro a tutti, non esiste alternativa al governo giallo-rosso e il Presidente Conte ha la fiducia di tutti i parlamentari del Movimento”. Sotterraneamente, il ministro per i Rapporti del Parlamento Federico D'Incà cerca di smussare gli angoli provando a spingere per una risoluzione unitaria di sostegno a Conte. Da Reggio Emilia, dove si trovava con Graziano Delrio, il presidente della Camera Roberto Fico mette in campo una moral suasion che piacerebbe anche all'ultimo Beppe Grillo: “Per il bene del Paese il Governo deve andare avanti”. Lo spettro del voto, nei corridoi del Parlamento, tuttavia comincia a muoversi, spaventando i parlamentari pentastellati.

Sulla legge elettorale la Maggioranza sceglie il proporzionale

La maggioranza ha deciso: se una riforma della legge elettorale ci deve essere sarà in chiave proporzionale. Lo ha confermato il Ministro per le riforme Federico D'Incà al termine del vertice con le forze di governo spiegando che “entro la fine dell'anno” la maggioranza produrrà un testo definitivo e che si privilegia un “proporzionale con un meccanismo antiframmentazione”. Essa però si trova ora davanti ad un doppio bivio: il primo è quello sul tipo di proporzionale, per cercare o meno di allargare il consenso anche a qualche partito di opposizione; il secondo riguarda invece l'eventuale voto anticipato in primavera che farebbe saltare la riforma con il taglio dei parlamentari e non obbligherebbe a una nuova legge elettorale. Questi i punti centrali del confronto al vertice serale di maggioranza al quale il ministro Federico D'Incà si è presentato con delle simulazioni di diversi sistemi elettorali e in cui si è confermato l'impegno a presentare un testo entro il 20 dicembre. 

Il doppio turno nazionale, proposto dal Pd, sembra infatti archiviato, vista la contrarietà di M5S, Iv e Leu. Infatti alla riunione con i capigruppo in serata D'Incà ha portato una serie di proiezioni dei soli sistemi proporzionali riconducibili a due principali varianti: con soglia nazionale (al 4 e al 5%) o con soglia circoscrizionale, cioè il cosiddetto sistema spagnolo. Quest'ultimo garantisce ai partiti in bilico nel raggiungimento di una soglia nazionale (appunto 4-5%) di poter eleggere dei parlamentari almeno nelle grandi circoscrizioni urbane, garantendo un diritto di tribuna, specie in Senato. Il Partito Democratico preferisce un sistema con soglia unica nazionale, ma tra i Dem c’è anche chi, come Andrea Orlando, guarda con favore al sistema spagnolo: garantendo i partiti più piccoli, favorisce le alleanze anche negli Enti locali. A questo primo bivio se ne accoppia un secondo, sul contenuto della legge: voto di preferenza, brevi listini bloccati o ancora collegi uninominali come il modello in vigore per il Senato fino al 2006. 

L'altra scelta di fondo, di natura squisitamente politica, è la velocità con cui procedere con la riforma elettorale. Infatti mandarla avanti rapidamente per taluni rischia di accelerare la fine della legislatura, mentre c’è chi paventa un pericolo simmetricamente opposto: se per una qualsiasi ragione essa dovesse invece cadere a breve, prima di avere la nuova legge, si voterebbe con il Rosatellum, un vantaggio per la Lega di Matteo Salvini che, se Pd e M5S non si alleano, potrebbe vincere quasi tutti i collegi uninominali. Il tema dei tempi si intreccia con quello dell’eventuale richiesta di referendum sul taglio dei parlamentari che va presentata entro il 12 gennaio: se verranno raccolte le 65 firme necessarie in Senato (ad oggi hanno firmato in 52 senatori), l'entrata in vigore del taglio dei parlamentari slitterà a dopo lo svolgimento del referendum (aprile-maggio). Ma ciò potrebbe indurre qualche partito a far cadere la legislatura prima per poter rieleggere un Parlamento con 945 eletti anziché 600. 

Al Senato 

Nella giornata di oggi l’Aula del Senato non si riunirà. I lavori riprenderanno lunedì 9 dicembre con la discussione sulla legge di bilancio 2020. Per quanto riguarda le Commissioni, la Istruzione esaminerà il decreto per il reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti. La Territorio svolgerà diverse audizioni sul decreto, approvato la settimana scorsa dalla Camera, per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici. 

Per quanto riguarda l’esame della legge di bilancio 2020, ieri la Commissione Bilancio, dopo una breve seduta nel pomeriggio nella quale il Governo ha depositato il suo emendamento unico con una ventina di proposte di modifica, è stata di nuovo sospesa e riprenderà i lavori soltanto domani mattina con l'obiettivo, pero, di chiudere in una giornata o poco più l'intero esame delle modifiche. La giornata di stop di domani sarà quindi dedicata alle riunioni tra maggioranza e Governo ma anche con le opposizioni, per cercare di arrivare in Commissione venerdì a chiudere con uno sprint e mandare il testo in Aula il 9 dicembre.

L’Aula della Camera 

Dopo che nella giornata di ieri è stato approvato il decreto per il reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti, l’Assemblea della Camera proseguirà il confronto sul decreto fiscale. Ieri sera, dopo che il provvedimento è ritornato dalla Commissione, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà ha posto la questione di fiducia. Secondo quanto è stato deciso l’Aula di Montecitorio tornerà a riunirsi alle 18.00 per le dichiarazioni di voto e voto di fiducia. Il voto finale sul decreto è invece previsto domani, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 17. Dopo il voto, la seduta proseguirà in notturna con la discussione generale sul decreto Clima. 

Le Commissioni della Camera

La Commissione Giustizia svolgerà diverse audizioni sulla pdl relativa al contrasto della contraffazione e del contrabbando, nonché sulla delega per l'adozione di un Testo unico in materia di tutela dei prodotti nazionali e l'istituzione del marchio 100% Made in Italy. La Commissione Ambiente esaminerà il cosiddetto decreto clima. La Trasporti esaminerà le risoluzioni sulla sicurezza stradale e ascolterà l'Amministratore delegato di Trenitalia ing. Orazio Iacono sull'offerta di servizi ferroviari. La Agricoltura, con la Lavoro, ascolterà la Ministra del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo sul fenomeno del cosiddetto "caporalato" in agricoltura. 

 



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