L’Assemblea del Senato e le Commissioni oggi e per il resto della settimana non si riuniranno così da permettere ai parlamentari di proseguire la campagna elettorale per le elezioni amministrative che si terranno il prossimo 11 giugno e che coinvolgeranno 1.010 Comuni. Fra questi vi sono quattro capoluoghi di regione (Palermo, Genova, L’Aquila e Catanzaro), ma anche 21 di provincia con città politicamente molto rilevanti come Parma, Verona, Taranto e Padova.

Ieri la Commissione Bilancio ha iniziato l’esame della cosiddetta manovrina economica ovvero il decreto relativo alle disposizioni urgenti in materia finanziaria, alle iniziative a favore degli enti territoriali, agli ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e alle misure per lo sviluppo. Nella seduta è stato fissato alle 12 di venerdì 9 giugno il termine per la presentazione degli emendamenti. Al momento sono attese molte proposte di modifica, ma, considerato che il decreto dovrà essere approvato entro e non oltre il 23 giugno, non sembra ipotizzabile che il provvedimento possa essere modificato, anzi sembra più che certo che il Governo ponga la questione di fiducia non appena il decreto varcherà le porte dell’Aula di Palazzo Madama.

Per quanto riguarda l’altro ramo del Parlamento, l’ Assemblea della Camera tornerà a riunirsi a partire dalle 13.30 per l’inizio delle votazione sulla nuova legge elettorale. A poche ore dall'inizio delle votazioni il patto granitico tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord , così com'è stato definito da moltissimi commentatori, sembra scricchiolare. Oggi, infatti, il modello tedesco all'italiana affronterà il difficile passaggio del voto degli emendamenti: sono circa 215 le proposte di modifica presentate dai partiti e a spaventare sono i voti segreti.

I mal di pancia riguardano in particolare le proposte del M5S. Il partito di Grillo insiste per inserire le preferenze nelle liste circoscrizionali, prevedere la possibilità del voto disgiunto e adottare dei correttivi di governabilità. Dal canto suo Grillo si è detto molto soddisfatto del lavoro svolto dai suoi parlamentari e questo perché “l’obiettivo prioritario è quello di andare a votare il prima possibile” ma al contempo ha poi avvertito gli altri contraenti del patto: “Noi trattiamo idee con gli altri partiti, come con chiunque, se sono idee giuste le portiamo avanti. Abbiamo la nostra autonomia e il nostro modo di vedere le cose”. Anche in casa di Forza Italia aumentano le preoccupazioni sulla tenuta del patto. Il capogruppo Renato Brunetta ieri sera ha ribadito che “questo accordo istituzionale quadripartito è una grande occasione per avere una legge elettorale condivisa. Il testo che è uscito dalla Commissione deve essere confermato in Aula. Succedessero cose strane o diverse, evidentemente cadrebbe l'accordo e a questo punto non si farebbe più alcuna legge elettorale e si andrebbe a votare, alla scadenza naturale della legislatura, con le due leggi elettorali venute fuori dalle altrettante sentenze della Corte costituzionale”.

A complicare il tutto ci sono i piccoli partiti fortemente contrari all’accordo sulla legge elettorale per via dello sbarramento al 5% che a oggi li escluderebbe dal Parlamento. Ieri il presidente di Alternativa Popolare Angelino Alfano ha annunciato la presentazione da parte di Ap di una pregiudiziale d'incostituzionalità rispetto alla nuova legge elettorale approvata dalla commissione Affari Costituzionali alla Camera. Le criticità rilevate dal partito di Alfano sono la mancata ridefinizione dei collegi elettorali, ancora disegnati sull'ultimo censimento del 1991, e la possibilità di mancata elezione per i candidati vincitori nel proprio collegio ma il cui partito non raggiunge il 5% a livello nazionale.

Ieri, dopo giorni di silenzio, è tornato a parlare l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scagliandosi direttamente contro il patto a quattro: “Vedremo i risultati di questa grande intesa di quattro leader di partito che agiscono solo calcolando le proprie convenienze. È semplicemente abnorme che il giuoco e il patto extra-costituzionale sulla data del voto sia quasi diventato un corollario dell'accordo tra partiti sulla nuova legge elettorale”. L'ex Capo dello Stato è da sempre un fortissimo sostenitore della stabilità e della necessità di arrivare alla scadenza naturale della legislatura e non le manda a dire ai partiti: “È semplicemente paradossale discutere se possa sprigionare incertezza politica attorno all'Italia di più l'andare a elezioni anticipate in autunno o all'inizio del prossimo anno”. Queste parole molto dure sono state condivise da molti, come dall’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi che ieri è intervenuto rilanciando con forza il parere di Napolitano. La replica è arrivata direttamente dal segretario del Partito Democratico Matteo Renzi che ha ribadito la necessità di non collegare la legge elettorale dalla possibilità di andare al voto a settembre : secondo l’ex premier non c’è fretta di andare al voto ma “c’è fretta di abbassare le tasse”, parole che suonano più come uno slogan che come una presa di posizione politica.

Quanto ai lavori delle Commissioni, la Giustizia esaminerà lo schema di decreto legislativo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace. Discuterà poi la delega al Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale e la pdl sul reato di tortura. La Commissione Finanze esaminerà la pdl sulla compensazione e certificazione dei crediti nei confronti delle Pubbliche amministrazioni, la risoluzione sulla designazione del soggetto beneficiario di polizza assicurativa sulla vita e quella per il rimborso dell'eccedenza IVA detraibile relativa a lavori di ristrutturazione di fabbricati in locazione destinati ad attività d'impresa. Infine si confronterà sulla Relazione della Commissione europea “Accelerare l'unione dei mercati dei capitali eliminando gli ostacoli nazionali ai flussi di capitale”. La Commissione Cultura proseguirà l’esame della pdl sui limiti al rinnovo dei mandati degli organi del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e delle Federazioni sportive nazionali.

La Commissione Lavoro ascolterà i rappresentanti dell’Alleanza delle cooperative italiane e del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del lavoro sulle pdl per la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo. La Affari sociali proseguirà l’esame degli emendamenti al ddl Lorenzin di delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché le disposizioni per l'aggiornamento dei LEA, il riordino delle professioni sanitarie e la dirigenza sanitaria del Ministero della salute. Si confronterà poi sulla pdl per l’istituzione e la disciplina del Registro nazionale e dei registri regionali dei tumori. La Commissione Agricoltura esaminerà lo schema di decreto ministeriale sul riparto dello stanziamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno 2016 relativo a contributi a Enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi. Infine, la Commissione politiche dell’Unione Europea proseguirà l’esame della Legge europea 2017.

Lo spettro delle elezioni anticipate in questi giorni dà sempre più spazio all’ipotesi di anticipare di fatto la Legge di Bilancio a luglio con un decreto per sterilizzare le clausole Iva ma anche per varare misure pro-crescita e di respiro sociale da spendere in campagna elettorale. Questa formula potrebbe mettere d'accordo le mutevoli necessità della politica e quelle dell'economia, cioè chi vuole tornare alle urne il prima possibile e chi come il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, che vuole blindare la legge di Bilancio e rassicurare i mercati mettendo la firma su un provvedimento significativo prima che si vada alle urne.

Con il possibile voto a fine settembre sembra difficile che dalle elezioni possa uscire vincitore un partito e pertanto la formazione di un Governo si annuncia una fase complessa e soprattutto lunga. In molti ritengono difficile che un nuovo Governo possa scrivere la Legge di Bilancio, che in base alle norme italiane ed europee va approvata entro il 15 ottobre e trasmessa alle Camere entro il 20, e questo anche nel caso in cui si scegliesse di derogare sui tempi. Comunque sia, vista l'incertezza dell'esito del voto, sembra prevalere l'orientamento di scongiurare preventivamente il rischio che il protrarsi delle trattative per la composizione del nuovo Governo possa rendere concreto lo spettro dell'esercizio provvisorio.

In ogni caso, al netto delle date possibili, quel che emerge è che la manovra anticipata per il 2018 limiterà l'aggiustamento del deficit al minimo sindacale dello 0,3% del rapporto deficit-pil, come annunciato daPadoan all'Ue, e conterrà la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per circa 6-7 mld, in parte con la maggiore flessibilità in parte sostituendole con nuovi rialzi dal 2019 in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Ma, neutralizzati i rialzi Iva per il 2018, sarebbero allo studio anche misure pro-crescita, possibilmente in favore dei giovani e del sud. Tra le ipotesi resta sul tavolo il progetto di ridurre il cuneo fiscale in modo selettivo, soprattutto in favore dei giovani per dare continuità all'intervento sulle decontribuzioni dell'ultimo triennio e alleggerire gli oneri finanziari per le casse dello stato.

 



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social