L’Aula della Camera ha concluso il 29 novembre l’esame delle mozioni concernenti iniziative in materia di aggiudicazione e gestione degli appalti, con particolare riguardo alla tutela delle retribuzioni e alla sicurezza sui luoghi di lavoro (n. 1-00210 Chiara Braga - PD e Matteo Richetti - Az, n. 1-00211 Francesco Mari - AVS, n. 1-00213 Agostino Santillo – M5S, n. 1-00215 Walter Rizzetto - FdI, Andrea Giaccone - Lega, Chiara Tenerini – FI e Alessandro Colucci – NM-MAIE e n. 1-00218Franco Manes – Misto-Min. Ling). 

Parte di questo testo è disponibile solo per gli abbonati. Clicca qui per chiedere informazioni
{user_group 10}

L’Aula, previo parere favorevole del sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti Tullio Ferrante, ha approvato la mozione di maggioranza ed ha respinto tutte le altre. I presentatori delle mozioni di AVS e M5S non hanno accolto la riformulazione proposta dal Governo e quindi le rispettive mozioni sono state respinte.

La mozione di maggioranza impegna il Governo a:

  1. individuare, per la determinazione delle tariffe minime ovvero per l'individuazione dei contratti da applicare nell'ambito degli appalti pubblici, sistemi contrattuali di riferimento, a partire dai contratti collettivi nazionali di lavoro di maggiore applicazione;
  2. adottare ogni iniziativa utile per garantire che, nelle gare pubbliche al minor prezzo, i costi della manodopera e della sicurezza non siano compresi nell'importo assoggettato al ribasso;
  3. adottare iniziative normative che regolamentino ulteriormente l'applicazione del criterio del minor prezzo nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, al fine di garantire l'effettiva applicazione delle dovute tutele contrattuali a lavoratori e lavoratrici coinvolti;
  4. porre in essere iniziative di contrasto, con particolare riferimento all'ambito degli appalti pubblici, alle false cooperative che utilizzano la forma cooperativa in modo strumentale, senza rispettare le finalità mutualistiche, e in cui si verificano fenomeni di illegalità sotto le sembianze di evasione fiscale e contributiva, di contratti pirata, di somministrazione illecita e di caporalato, anche attraverso una riforma della vigilanza del sistema cooperativo, stante che le verifiche periodiche esercitate per la verifica dell'effettiva natura mutualistica delle stesse si sono dimostrate insufficienti.

Testo integrale della mozione approvata

   La Camera,

   premesso che:

    1) il rischio di basse retribuzioni e il fenomeno del lavoro povero in Italia si annidano soprattutto nell'ambito di modelli organizzativi del lavoro e gruppi di lavoratori specifici. Sono questioni che, oltretutto, sono dovute a debolezze strutturali del sistema economico italiano, mai corrette nei decenni precedenti, che vanno dalla carenza ultradecennale di investimenti in fattori essenziali per lo sviluppo, all'assenza di strumenti che favoriscano la capacità di innovazione di parte dell'apparato produttivo; si tratta di fragilità del sistema che hanno un impatto sull'andamento del mercato del lavoro e che, nel tempo, hanno anche favorito fenomeni di lavoro irregolare e sottopagato che, inevitabilmente, influiscono anche in termini di condizioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

    2) le misure necessarie per garantire una retribuzione equa sono state oggetto, in tempi recenti, di un approfondito studio a partire dai lavori svolti in Commissione lavoro pubblico e privato alla Camera dei deputati, attraverso un ampio ciclo di audizioni, che ha visto esprimersi autorevoli giuslavoristi, referenti del mondo delle imprese e delle associazioni di categoria sulla contrattazione collettiva e sull'opportunità o meno di introdurre una retribuzione minima per via legislativa;

    3) da ultimo, in materia, è stato emesso il documento approvato dal Cnel, «Elementi di riflessione sul salario minimo», che racchiude l'autorevole parere dell'organo consultivo di rilievo costituzionale sulla complessità delle cause che concorrono all'aggravarsi del problema del lavoro povero e sulle possibili iniziative di rimedio da adottare;

    4) quanto emerso ha condotto ad un'inconfutabile conclusione, ossia la necessità di privilegiare l'individuazione del trattamento economico minimo in coerenza con la tradizione del sistema italiano di relazioni industriali, fondato sulla contrattazione collettiva, che copre più del 90 per cento dei lavoratori. Di contro, sul ricorso a misure di altra natura è stato prospettato il rischio concreto di effetti distorsivi e controproducenti, senza garantire, oltretutto, una retribuzione di base, proporzionata e sufficiente, come prevede all'articolo 36 la Carta costituzionale;

    5) sicché bisogna valorizzare e privilegiare la contrattazione collettiva, poiché si fonda sul contributo di quelle forze sociali che rappresentano, con le ovvie responsabilità connesse, gli interessi della domanda e dell'offerta di lavoro e sono portatrici di istanze economiche e sociali;

    6) ciò premesso, nell'ambito dell'ampio dibattito svolto sono state messe in evidenza diverse aree di criticità su cui intervenire, in relazione alla stessa contrattazione collettiva, a partire dai ritardi nei rinnovi contrattuali e dal numero eccessivo di contratti collettivi nazionali di lavoro a determinati modelli organizzativi del lavoro, come le gare pubbliche, con specifico riferimento al massimo ribasso e al lavoro nelle cooperative, a gruppi di lavoratori più esposti al problema delle retribuzioni insufficienti (area del lavoro autonomo fittizio, della parasubordinazione, del lavoro temporaneo, del lavoro a tempo parziale involontario);

    7) pertanto, anche in continuità con i provvedimenti già assunti dal Governo Meloni, a partire dal decreto-legge «lavoro» (decreto-legge n. 48 del 2023), volti a migliorare le condizioni di lavoro di lavoratori e lavoratrici, si ritiene necessario avviare iniziative a sostegno di retribuzioni eque e del lavoro regolare attraverso il rafforzamento della contrattazione collettiva, nonché misure volte a escludere specifici fenomeni distorsivi che si verificano, soprattutto, nell'ambito di determinati sistemi di organizzazione del lavoro,

impegna il Governo:

1) ad individuare, per la determinazione delle tariffe minime ovvero per l'individuazione dei contratti da applicare nell'ambito degli appalti pubblici, sistemi contrattuali di riferimento, a partire dai contratti collettivi nazionali di lavoro di maggiore applicazione;

2) ad adottare ogni iniziativa utile per garantire che, nelle gare pubbliche al minor prezzo, i costi della manodopera e della sicurezza non siano compresi nell'importo assoggettato al ribasso;

3) ad adottare iniziative normative che regolamentino ulteriormente l'applicazione del criterio del minor prezzo nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, al fine di garantire l'effettiva applicazione delle dovute tutele contrattuali a lavoratori e lavoratrici coinvolti;

4) a porre in essere iniziative di contrasto, con particolare riferimento all'ambito degli appalti pubblici, alle false cooperative che utilizzano la forma cooperativa in modo strumentale, senza rispettare le finalità mutualistiche, e in cui si verificano fenomeni di illegalità sotto le sembianze di evasione fiscale e contributiva, di contratti pirata, di somministrazione illecita e di caporalato, anche attraverso una riforma della vigilanza del sistema cooperativo, stante che le verifiche periodiche esercitate per la verifica dell'effettiva natura mutualistica delle stesse si sono dimostrate insufficienti. 
(1-00215) «RizzettoGiacconeTeneriniAlessandro ColucciMattiaNisiniTassinariSchifoneCaparviBattilocchioCoppoGiagoniMalagolaZinziMascarettiBofVolpiMontemagniZurzoloPizzimentiBenvenuti GostoliFotiIaiaLampisMilaniFabrizio RossiRotelliRachele Silvestri».



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social