Grandi sfide tra i leader di partito nei collegi uninominali

Finita l’era del Porcellum caratterizzata dall’assenza in Parlamento dei principali leader politici e dalle famose liste bloccate, per la prima volta si andrà a votare con il Rosatellum. Tra mille difetti, la nuova legge elettorale avrà l’effetto di riportare i big dei partiti all’interno della competizione e molto probabilmente in Parlamento: saranno infatti tutti candidati, dividendosi tra Camera e Senato e tra listini proporzionali e collegi uninominali. Si annunciano quindi grandi sfide che forse avranno l’effetto di proporre agli elettori uno vero e proprio confronto politico diventato di fatto molto sterile negli anni del Porcellum.

Unica eccezione l'assenza di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, che non è candidabile per via la legge Severino. Il primo a lanciare la sfida è stato il segretario del Pd Matteo Renzi che, augurandosi una sentenza favorevole per il Cavaliere da parte della Corte di Strasburgo, ha auspicato un duello elettorale nel collegio Milano 1 per il Senato.

L'altro atteso confronto è fra Matteo Salvini e la presidente della Camera ed esponente di LeU Laura Boldrini. Entrambi, che si sono sfidati pubblicamente. Per lei potrebbe profilarsi anche la sfida nel collegio di Pesaro contro Marco Minniti del Pd o ancora potrebbe essere protagonista di una sfida a tre in Lombardia, nel collegio Milano 1, dove dovrebbero correre sia Salvini che Emma Bonino, leader di +Europa. Il premier Paolo Gentiloni correrà per la Camera nel collegio uninominale Roma 1, dove dovrebbe vedersela con l'ex presidente di Legambiente Rossella Muroni di Leu, mentre il centrodestra dovrebbe schierare il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa.

Il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio sarà candidato nel collegio proporzionale Campania 1 come capolista per la Camera (ma dovrebbe correre anche in un collegio uninominale): a sfidarlo il Pd dovrebbe schierare Annalisa Allocca, giovane ricercatrice dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare. Il leader di Leu Pietro Grasso correrà nell'uninominale a Roma e a Palermo, mentre la leader di FdI Giorgia Meloni molto probabilmente sceglierà Roma, la sua città. Per l'ex segretario Pd ed esponente di punta di LeU Pierluigi Bersani la sfida potrebbe essere a Bologna contro l’ex segretario dei Ds Piero Fassino. Sempre a Bologna potrebbe profilarsi il confronto tra Pier Ferdinando Casini per il centro sinistra e l'ex governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani. In Puglia correrà l'ex premier e ministro degli esteri Massimo D'Alema, vero capofila di LeU, contro la Sottosegretaria allo sviluppo economico Teresa Bellanova; ma circola anche il nome di un ex dalemiano come Nicola Latorre.

Il M5S fa il punto sulle liste

I nomi dei candidati del Movimento 5 Stelle ai collegi uninominali insieme con quelli dei listini proporzionali sono praticamente pronti, ma verranno annunciati soltanto lunedì prossimo, termine di scadenza per la deposizione delle liste. Il candidato premier pentastellato Luigi Di Maio ci ha messo mano in prima persona, con l’obiettivo di costruire una squadra competitiva nella sfida più difficile, quella che si gioca nei territori dove, tradizionalmente, gli altri partiti hanno radici più profonde.

La scelta dei vertici Cinque Stelle è caduta su personalità conosciute o con un proprio seguito a livello locale: oltre a industriali nelle Regioni del Nord, dei quali ha già parlato Di Maio, ci saranno sportivi, professori e forse qualche magistrato. Si parla di due nomi grossi, che “faranno tremare i polsi” agli altri partiti, anche se il candidato premier ha chiarito che non ci saranno nè il pm Nino Di Matteo, né Raffaele Cantone e neppure Piercamillo Davigo tra quei nomi.

Quel che è certo è che ci saranno il docente dell'università di Pretoria (Sudafrica) Lorenzo Fioramonti, l'ex direttore della Padania Gianluigi Paragone e il presidente del Forum disabili Vincenzo Zoccano oltre al giornalista Emilio Carelli, candidato a Roma.

Ieri Di Maio ha ribadito anche che “Il nostro ministro dell'Economia deve dialogare con l'Europa” e chiarito da dove arriveranno i fondi necessari per finanziare il programma economico dei pentastellati: 40 miliardi dai tagli alle agevolazioni fiscali a banche e multinazionali, 33 miliardi dalla spesa pubblica e 1,5 miliardi dall'abolizione di grandi opere come la Tav e il Mose. L’obiettivo sarebbe quello di portare il rapporto debito/Pil da 132% a 90%.

Renzi prova a chiudere con alleati e minoranze Pd

Dopo giorni di trattative intense, Matteo Renzi sta cercando di chiudere gli accordi sulle liste con gli alleati. Al momento l'offerta che arriva dal Nazareno prevede cinque seggi sicuri a Emma Bonino e la sua +Europa, tre o quattro a Civica popolare, tre a Insieme.

Nella sede del Partito Democratico le riunioni sulle liste vanno avanti senza sosta; da giorni ormai il segretario è al lavoro assieme a Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Maurizio Martina, Francesco Bonifazi ed Ettore Rosato.

Ma se da un lato il rapporto con gli alleati sembra avere trovato un suo stile di confronto le maggiori frizioni sono con le minoranze interne al partito: gli orlandiani sono arrivati a minacciare di non candidarsi se non raggiungeranno l’obiettivo di un numero di seggi che rispecchi il risultato ottenuto al congresso, ovvero il 20%.

Al momento i numeri richiesti non sarebbero rispettati visto e considerato che l’andamento dei sondaggi non è incoraggiante e il numero dei seggi sicuri o contendibili si fa di giorno in giorno più ristretto, anche se al Nazareno stimano che nelle prossime settimane ci sarà un’inversione di tendenza e il Partito Democratico tornerà a crescere.

Dall’entourage di Renzi fanno notare che, in un’ottica di spartizione dei seggi, bisognerà tenere in considerazione il meccanismo delle pluricandidature: i big del partito saranno capilista in più posti e quando sceglieranno libereranno seggi; ma questo è un ragionamento che si potrà fare solo dopo il voto. Comunque sia, la dead line è fissata alle 10.30 di domani, quando si riunirà la Direzione nazionale. Oggi Renzi e Orlando torneranno a vedersi nella speranza di chiudere l'accordo con le minoranze.



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