Draghi apre il confronto politico sul Recovery

Mario Draghi è al lavoro per rafforzare la maggioranza: ieri ha avviato con M5S e Lega gli incontri con tutti i gruppi parlamentari sul Recovery plan, in vista del varo del piano da inviare a Bruxelles entro il 30 aprile. I partiti gli chiedono voce in capitolo, presentano proposte specifiche sui loro temi di bandiera e rivendicazioni sulle aperture e sul prossimo decreto con i sostegni alle imprese. Il premier annota e promette ascolto, sottolinea la politica espansiva del Governo e illustra le linee generali del piano. Sottotraccia emergono però sempre più numerosi i malumori e gli attriti, dentro e fuori i partiti della maggioranza. Matteo Salvini non si presenta all'incontro con il premier e tornano a circolare voci di dissidi, smentiti con forza da Giancarlo Giorgetti. Più collegialità viene invocata dal Pd, che mostra di non gradire le sortite leghiste, a partire da quelle contro Roberto Speranza. “Siamo un governo di unità, bisogna restare uniti, non farsi dispetti o alimentare polemiche”, dice Mario Draghi ai leghisti. Il premier è alle prese con il varo del Recovery plan: Portogallo, Francia, Spagna e Grecia sono già pronti a presentare i loro progetti la prossima settimana e l'Italia deve fare in fretta, per non perdere “il turno” nell'assegnazione della prima tranche di fondi a luglio (fino a 27 miliardi, per il nostro Paese). Ma i partiti e gli enti locali chiedono di poter dire la loro, anche con nuovi incontri sulla versione finale del testo, che dovrebbe essere in Consiglio dei ministri la prossima settimana e che il premier illustrerà alle Camere il 26 e 27 aprile.

Il Governo vara il Def e un nuovo scostamento di bilancio da 40 mdl

Il 2021 sarà l'anno del rimbalzo del Pil che crescerà al 4,5%, per salire ancora al 4,8 % nel 2022 e poi registrare il 2,6% nel 2023 e l’1,8% nel 2024. “Nello scenario programmatico già l'anno prossimo il Pil arriverebbe a sfiorare il livello del 2019”, spiega il ministro dell'Economia Daniele Franco nella premessa al Def, parlando di tassi di incremento mai sperimentati nell'ultimo decennio. “Potrebbe andare meglio se l'andamento della pandemia consentisse la totale rimozione delle restrizioni nella seconda metà dell'anno”. Ma potrebbe andare anche peggio in caso di limitata efficacia dei vaccini Covid-19 contro le varianti del virus: la crescita del Pil, secondo le previsioni del Governo, si fermerebbe al 2,7% quest'anno. In ogni caso la politica di bilancio resta espansiva anche per l'anno prossimo, contando sull'effetto choc del Recovery plan che arriverà a valere, tra fondi Ue e il complementare decennale varato dal governo, 237 miliardi di euro, destinati a “un piano di rilancio, di uno shock positivo di investimenti pubblici e incentivi agli investimenti privati, alla ricerca e sviluppo, alla digitalizzazione e all'innovazione, senza precedenti nella storia recente”. Nel frattempo il Governo, in un Cdm durato circa 45 minuti, ha varato, oltre al Def, la nuova richiesta di scostamento di bilancio da 40 miliardi di euro destinati al nuovo decreto che sarà varato entro fine mese. Complessivamente dunque il rapporto deficit/Pil schizza per il 2021 all’11,8%, un livello molto elevato “dovuto alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del Pil”, spiega Franco. Si scenderà, nelle previsioni del Mef, al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024. A partire dal 2025, il rapporto deficit/Pil tornerà a scendere sotto il 3%. Il rapporto debito/Pil è stimato al 159,8% nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024. 

FdI annuncia una mozione di sfiducia per Speranza

Dopo due settimane di polemiche sul Ministro della Salute Roberto Speranza, la Lega abbassa il suo pressing ma a surriscaldare l'atmosfera ci si mette Fratelli d'Italia, con l'annunciata mozione di sfiducia individuale nei confronti del Ministro della Salute. “La leggeremo”, dicono i salviniani. Ma per la Lega è a dir poco difficile sostenere l'iniziativa: fonti del centrosinistra la interpretano come un tentativo di Giorgia Meloni di mettere in difficoltà Salvini, dopo gli screzi sul Copasir. Secondo il tam tam dei corridoi di palazzo, nella Lega in queste ore l'atmosfera sarebbe appesantita da una diversità di vedute su come stare al governo, con il segretario su una linea più dura del suo capo delegazione Giorgetti. Da via Bellerio smentiscono qualsiasi tensione e anche ogni ipotesi di divergenza tra il segretario e Draghi: Salvini non è andato a Chigi perché doveva tornare a Milano per stare con i figli, spiegano. Ma gli alleati descrivono un clima sempre più nervoso in maggioranza: lo proverebbe la reazione veemente di Salvini all'incontro tra Enrico Letta e il fondatore di Open Arms

Per le amministrative il Pd punta sulle primarie, a Roma Calenda si smarca

Il progetto del segretario dem Enrico Letta, che anche per le amministrative ha come prospettiva un'alleanza di centrosinistra con il M5S, a Roma non sembra destinato ad andare a buon fine. Come previsto, anche i Cinque Stelle faranno una loro corsa: “Per invitarmi a fare un passo indietro non sono mancate pressioni”, ha detto Virginia Raggi, ma “andiamo avanti con coraggio”. Le primarie, che Letta ha definito “la via maestra”, potrebbero invece essere la strada della coalizione a Bologna, dove il Pd punta sull'assessore alla Cultura Matteo Lepore, e a Torino, dove i dem pensano al capogruppo in Comune Stefano Lo Russo. Il ricorso ai gazebo non è escluso neanche a Napoli. Intanto è rottura definitiva fra il Pd e il leader di Azione Carlo Calenda. Resta il nodo candidati: a Roma per il Pd si è proposta Monica Cirinnà, mentre Roberto Gualtieri sarebbe disponibile ma non ha ancora sciolto la riserva. E ci sono gli indipendenti Tobia Zevi, Giovanni Caudo e Paolo Ciani, oltre a Federico Lobuono. Nel partito non si sono mai interrotte le telefonate al governatore Nicola Zingaretti, che i sondaggi darebbero come favorito per la vittoria. A Bologna il primo obiettivo del Pd è far convergere tutti sulla candidatura di Lepore. A Torino la situazione è più complessa: Iv sta alla finestra, mentre il M5S e il Pd sembrano orientati a correre insieme; le primarie non sono escluse ma i Cinque stelle non hanno ancora un loro nome da proporre e i dem per ora puntano su Lo Russo, che al Movimento è un po' indigesto. Su Milano il sindaco uscente Giuseppe Sala non ha problemi, anche Iv punterà su lui. Per Napoli M5S e Pd stanno tastando il terreno con il presidente della Camera Roberto Fico e con l'ex ministro Gaetano Manfredi, ma ancora non c’è un nome ufficiale in campo e per questo le primarie non sono escluse a priori. Italia Viva è pronta a schierare Gennaro Migliore. 

Le Regioni accelerano, due mesi per riaprire tutto

L'ipotesi di riaperture progressive a partire da maggio rilancia le speranze delle Regioni e da giovedì ha preso il via quello che può essere considerato il percorso verso “l'uscita dall'incubo” come ha auspicato lo stesso ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini. Sul tavolo ci saranno le proposte dei governatori, che spingono per la gran parte a riaperture progressive e alla revisione dei parametri per i colori. Ma si discuterà anche del tema scuole, con la speranza di poter rivedere in aula tutti gli studenti delle superiori, al 100%, un'ipotesi fortemente voluta dallo stesso premier Mario Draghi ma sulla quale peserà la curva dei contagi. Proprio a palazzo Chigi ieri si sono visti il portavoce del Comitato Tecnico Scientifico Silvio Brusaferro e il coordinatore Franco Locatelli, e oggi si va verso una nuova riunione, dopo l'ultimo aggiornamento dei dati del contagio, della cabina di regia sulla situazione epidemiologica. Il d-day per la liberazione, come l'ha chiamata il presidente della regione Veneto Luca Zaia, potrebbe essere l'11 giugno, quando allo stadio Olimpico di Roma torneranno per la prima volta gli spettatori sugli spalti per la gara d'esordio dell'Italia agli Europei contro la Turchia. Due mesi, dunque, nei quali mettere in atto una road map per rialzare le saracinesche di bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, palestre e tante altre attività che da mesi soffrono una crisi senza precedenti, anche dopo le proteste di ristoratori e partite iva, attori e maestranze dello spettacolo. Con ogni probabilità il primo passo sarà la riapertura dei servizi di ristorazione nelle zone gialle anche nella fascia serale, il che dovrebbe inevitabilmente essere accompagnato da uno slittamento di una-due ore del coprifuoco che, ad oggi, comincia alle 22.00. Ma da maggio potrebbero tornare in presenza anche tutti gli alunni delle scuole superiori anche se per l'Associazione nazionale presidi questa ipotesi resta “possibile ma improbabile”. 

Tensione in Copasir. Vito e Urso si dimettono. FdI in pressing ma Volpi va avanti

Continua il braccio di ferro sulla presidenza del Copasir. La guida del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica spetta per legge all'opposizione, ma il leghista Raffaele Volpi sin qui non ha ceduto al pressing messo in campo da Fratelli d'Italia. La partita si gioca soprattutto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini ma sullo scacchiere qualcosa si muove: il deputato di Forza Italia Elio Vito ha rassegnato le dimissioni dal Comitato nelle mani di Roberto Fico, mentre Adolfo Urso, unico membro FdI, ha rimesso il suo mandato con una lettera indirizzata a Elisabetta Casellati. Ora, è il ragionamento di FdI, tocca a Casellati fare una mossa, “innescare un moto proprio” che nelle speranze di Meloni e compagni porti i presidenti delle Camere ad una maggiore pressione sul presidente del Copasir. Matteo Salvini, però, tira dritto: “Il mio auspicio è che si dimettano tutti. Si azzera e si riparte da capo”, insiste il leader della Lega. Raffaele Volpi intanto sembra andare per la sua strada: “Il Comitato va avanti, non è collegato al presidente, come qualcuno vuole far passare”. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini crolla di quasi un punto attestandosi al 22%. Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il consenso del partito guidato da Giuseppe Conte rimane al 17,7%. La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 2,7 punti, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 4,3 punti.

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Nell’area delle sinistre, i Verdi guadagnano terreno (2,2%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 3% e all’1,5%. Nell’area centrista, +Europa si ferma all’1,5%, così come Italia Viva che rimane al 2,2%. Azione invece rimane stabile al 3,4%. In grande ripresa il Partito Democratico che si attesta al 19,3%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia non fa registrare grossi cambiamenti (17,3%), così come Forza Italia (6,7%) e Cambiamo!, che si ferma all’1%.

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Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 77,5% nelle intenzioni di voto, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 38,5%. La coalizione del centrodestra unito, invece, il 47%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta al 7,1% dei consensi.

 

 



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