Gli azzurri campioni d’Europa da Mattarella e Draghi. Roma in festa

La nazionale di calcio campione d'Europa e Berrettini sono tornati in Italia e le istituzioni fanno quadrato per celebrare gli sportivi. È al Quirinale l'appuntamento più atteso. Sergio Mattarella ha sofferto, esultato, ed accompagnato con dedizione i ragazzi di Mancini nell'impresa di Londra: “Questo non è giorno di discorsi ma di applausi e ringraziamenti. Complimenti! Ieri sera avete meritato di vincere ben al di là dei rigori perché avete avuto due pesanti handicap: giocare in casa degli avversari in uno stadio come Wembley e il gol a freddo che avrebbe messo in ginocchio chiunque. Siete stati accompagnati e circondati dall'affetto degli italiani e li avete ricambiati rendendo onore allo sport”. “Così come ha fatto Matteo Berrettini”. Il capo dello Stato ha ricordato Astori, ringraziato Mancini e Vialli. La Nazionale giunge poi a palazzo Chigi. Draghi esce dalla sede del governo e attende gli uomini di Mancini in piazza Colonna. Un omaggio insolito che tradisce il suo spirito di grande appassionato di calcio. I successi di Londra “sono straordinari: ci avete fatto emozionare, commuovere, gioire, abbracciare”. Il premier ha il volto disteso e sorridente, quando rimarca: “Avete rafforzato in tutti noi il senso di appartenenza all'Italia e ci avete messo al centro dell'Europa”. “Io sono sempre stato orgoglioso di essere italiano ma questa volta abbiamo festeggiato insieme le vostre vittorie e quello di cui ci avete resi orgogliosi è di essere uniti in questa celebrazione in nome dell'Italia”. 

Sulla riforma della Giustizia Draghi chiama i leader, Conte compreso

Mario Draghi richiama la maggioranza all'unità e chiede di non avere defezioni su quelle riforme che devono essere portate avanti, senza se e senza ma, a partire dalla riforma Cartabia della Giustizia che deve viaggiare veloce senza intoppi. Non è un “va approvata così com'è”, piuttosto un “non perdiamo tempo per piazzare bandierine” che ostacolerebbero un percorso eccezionale come quello del Recovery Fund. La tabella di marcia è fitta e la riforma del processo penale, che in Consiglio dei ministri ha incassato l'unanimità, deve fare il suo iter parlamentare, ma non essere sommersa da emendamenti che la soffocherebbero. Ecco allora l'incontro di martedì con il segretario del Pd Enrico Letta e con Antonio Tajani, coordinatore e vicepresidente di Forza Italia. Mercoledì il confronto positivo con il leader della Lega Matteo Salvini. Il nodo giustizia deve essere sciolto, è l’imperativo. Il problema restano i 5 Stelle che, dopo la contrarietà di Giuseppe Conte soprattutto sulla prescrizione, rischiano di trasformarsi in una mina vagante, cosa che il premier vuole evitare nel modo più assoluto. Ecco perché Draghi ha chiesto un incontro al leader in pectore del M5S Giuseppe Conte

Si tratta sulla data del voto per le amministrative, ipotesi 26/9 o 3/10

Si tratta sulla data del voto dei 1304 comuni italiani chiamati a rinnovare i vertici amministrativi in autunno. La scelta potrebbe cadere sull'ultima domenica di settembre, il 26, o in alternativa sulla prima di ottobre, il 3. Anche su questo la maggioranza è però già divisa: il Pd spinge per anticipare le urne mettendo al riparo le elezioni dal rischio Covid mentre il leader della Lega Matteo Salvini punta tutto sul 10 ottobre. L'ultima parola ufficialmente spetta a Luciana Lamorgese che porterà la proposta in Cdm; il tempo stringe e in molti si aspettano una scelta nell'arco della prossima settimana-dieci giorni. A disposizione c’è un arco temporale ristretto: la finestra elettorale va dal 15 settembre al 15 ottobre; anticipare l'apertura delle urne viene giudicata “un'idea ragionevole” dal Nazareno che spiega questo orientamento come una scelta dettata dalla prudenza visto l’aumento dei contagi. Salvini invece ha stoppato qualsiasi ipotesi di anticipo. Il sindaco di Milano Sala, i candidati sindaci per il centrosinistra a Bologna e Torino Lepore e Lo Russo, ma anche Damilano, candidato del centrodestra a Torino, si sono detti a favore, anche perché c’è da fare i conti con i ballottaggi, che altrimenti rischiano di essere fissati a fine ottobre. 

Conte e Grillo siglano pace. Garante: adesso pensiamo al 2050

Dopo aver definito concordemente la nuova struttura di regole del M5S, Beppe Grillo e Giuseppe Conte hanno certificato pubblicamente la ritrovata unità d'intenti. Il garante e l'ex premier, dopo i duri botta e risposta delle passate settimane, si mostrano entrambi sorridenti al tavolo del ristorante “Il Bolognese da Sauro” di Marina di Bibbona. Il faccia a faccia era atteso da giorni dopo l'annuncio dell'accordo trovato tra i due e comunicato da Vito Crimi ai parlamentari in assemblea domenica scorsa. Grillo, che ha associato alla foto la scritta “E adesso pensiamo al 2050”, ha definito con Conte gli ultimi dettagli per dare avvio alle votazioni sul nuovo Statuto che porterà l'avvocato pugliese alla presidenza del Movimento. La prossima tappa adesso è la pubblicazione sul sito del M5S dello Statuto rivisto e corretto dopo la mediazione dei sette saggi; poi, 15 giorni dopo, si potrà procedere con la votazione da parte degli attivisti. Comunque sia, Conte avrà piena agibilità politica e avrà ampi poteri non solo nella comunicazione ma anche nella composizione dell'organigramma, composto certamente dai vicepresidenti (parrebbero tre) e dal Consiglio Nazionale. Per la vicepresidenza l'ex premier dovrà tenere conto delle varie anime del Movimento. Un nome potrebbe essere quello di Luigi Di Maio. Ci sarà, anche una quota femminile e qui i profili in gara vanno da Chiara Appendino a Lucia Azzolina, fino a Paola Taverna.

Governo e Cts sono al lavoro sul green pass all'italiana

Con l'aumento dei casi e dopo la mossa di Emanuel Macron in Francia, nel nostro Paese prende corpo il dibattito sull'utilizzo del green pass per frenare la diffusione delle varianti. La discussione è arrivata sul tavolo del Governo che con il Cts ha avviato la fase di studio; la riunione della cabina di regia è prevista a giorni e una decisione potrebbe arrivare la prossima settimana. La direzione sembra essere quella di un green pass all'italiana, quindi limitato solo ad alcune situazioni. Il sì all'ipotesi di adottare anche in Italia il modello esteso, come in Francia, è arrivato da Walter Ricciardi: “È assolutamente giusto portare questo modello in Italia. Bisogna fronteggiare questa quarta ondata, che è minacciosa perché la variante Delta è contagiosissima”. Sulla stessa lunghezza Renzi: “D'accordo con Macron, chi è vaccinato entra dove gli pare e chi non lo è deve avere delle regole diverse”. “La decisione” sul green pass “verrà presa nella cabina di regia”, ha dichiarato la ministra Mariastella Gelmini: “È chiaro che guardiamo con preoccupazione la diffusione della variante Delta”. Per quanto riguarda il modello francese, la Gelmini ha ribadito che “noi non inseguiamo modelli stranieri, troveremo una via italiana”.  Contraria Meloni: “Mentre in Italia si guarda a Macron come modello, la Germania dice no al Green Pass”, “La coercizione non è la via per guadagnare la fiducia dei cittadini”. Di introdurre l'obbligo del green pass per entrare in bar e ristoranti “ne parleremo se e quando ce ne sarà la necessità”, dice il leader della Lega Matteo Salvini, “Noi vogliamo garantire un'estate in salute e al lavoro”. 

Il governo Draghi accelera sui provvedimenti attuativi

Il governo Draghi è deciso a dare uno sprint sui provvedimenti attuativi. È quanto viene sottolineato nella terza relazione sul monitoraggio dei provvedimenti attuativi riferibili alle ultime due legislature che è stata illustrata in Cdm dal sottosegretario Garofoli. “Dal 13 febbraio 2021 a oggi sono stati adottati 237 provvedimenti attuativi con un andamento crescente che ha raggiunto il livello più alto con l'adozione di 70 provvedimenti nel mese di giugno”, si legge nel documento. Il “metodo” adottato da Draghi prevede “l'individuazione per ogni amministrazione di obiettivi quantitativi di riduzione dell'arretrato con l'assegnazione di target specifici di decreti da adottare, a partire dai mesi di giugno e luglio 2021”, si legge nel testo che, nel monitoraggio sui ministeri, tiene conto di alcuni parametri: dallo stock di provvedimenti attuativi assegnati all'urgenza dei provvedimenti stessi fino al cronoprogramma indicato dalle singole amministrazioni. Rispetto ai due precedenti esecutivi di questa legislatura si è registrata una forte accelerazione: nel mese di giugno sono stati adottati 70 provvedimenti, pari al 50,4% del target prefissato da Palazzo Chigi. “Non tutte le Amministrazioni hanno operato allo stesso modo”: hanno raggiunto i target assegnati il Ministero dell'Istruzione, dell’Università e del Turismo; tra i ministeri più indietro la Difesa, la Giustizia, e il Mite. Nella relazione si invitano tutti i ministeri a stare al passo con i target prefissati e si individuano i nuovi obiettivi per agosto e settembre: la riduzione di ulteriori 133 provvedimenti. 

Ok del Cdm ai vertici Rai- FdI sulle barricate

Via libera del Cdm alle nomine per i vertici della Rai: il Governo ha confermato per il Cda Carlo Fuortes, prossimo Ad, e Marinella Soldi alla presidenza. A tenere banco all'interno dei partiti sono però altre nomine, quelle arrivate dopo il voto del Parlamento: gli eletti sono stati Alessandro di Majo (M5S) e Igor De Biasio (Lega) al Senato, e Francesca Bria (Pd) e Simona Agnes (FI) alla Camera, la cui scelta, tuttavia, ha comportato l’esclusione dell’unico rappresentante dell'opposizione, ovvero il consigliere uscente in quota FdI Giampaolo Rossi. Lo scenario è ritenuto inaccettabile da Giorgia Meloni che va all'attacco parlando di “decisione scandalosa” e di “violazione senza precedenti delle più banali norme del pluralismo”; la presidente di FdI tira quindi in ballo il Capo dello Stato, affermando di essere dispiaciuta “che le massime cariche istituzionali, a partire dal presidente Mattarella, non abbiano ritenuto di intervenire per impedire che un vulnus del genere si creasse”. A conti fatti, è la considerazione della Meloni, “la crescita di FdI viene molto temuta, e questo per me basta per fare ancora meglio il mio lavoro”. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni torna ad essere il primo partito italiano. La crescita di qualche decimale (20,8%) spedisce al secondo posto la Lega di Matteo Salvini (20,2%). FdI sopravanza la terza forza politica nazionale (PD) di 1,9 punti. 

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Nell’area delle sinistre, i Verdi crescono (1,7%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,7% e al 2,5%. Nell’area centrista, +Europa rimane stabile (2%), così come Italia Viva (2,4%) e Azione che si ferma al 3,9%. Sostanzialmente stabile il Partito Democratico al 18,9% mentre il Movimento 5 Stelle sconta i dissapori tra Grillo e Conte e non si muove dal 14,6%. Nell’area del centrodestra, Forza Italia rimane al 6,8% così come Coraggio Italia, il nuovo partito di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, che si attesta all’1,2%.

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Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 74% nelle intenzioni di voto, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 35,8%. La coalizione del centrodestra unito, invece, raggiunge il 49%, mentre il rassemblement dei partiti di centro (Azione, IV e +Europa) si attesta all' 8,3% dei consensi.

 

 



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