Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia per la nomina dei Giovani alfieri, ha rivolto un nuovo appello alla responsabilità per il bene del Paese, indirizzato a tutti ma soprattutto alle forze politiche. Il Capo dello Stato ha dichiarato “Avete mostrato di essere protagonisti come cittadini, dimostrando di sentire la corresponsabilità per le sorti comuni del nostro Paese e facendo comprendere che occorre essere protagonisti e costruire il futuro, senza chiudersi nelle proprie dimensioni individuali, magari con egoismo”. Un chiaro messaggio a tutti i leader politici.

Dalla Direzione Partito Democratico arriva la decisione unanime di stare all'opposizione come “forza di minoranza parlamentare”. L’assemblea ha preso atto della sconfitta elettorale e che i vincitori di queste elezioni sono il Movimento 5 Stelle e la Lega, partiti giudicati estremisti e con i quali il Pd non ha nessuna intenzione di scendere a patti. Quindi no ad alleanze one to one con queste forze politiche ma grande attenzione ad altre ipotesi di unità nazionale prospettate dall’appello del Presidente Sergio Mattarella.

La Direzione, la prima senza Matteo Renzi, si è aperta con la lettura da parte di Matteo Orfini della lettera del segretario dimissionario: “Caro presidente, preso atto dei risultati elettorali, rassegno le mie dimissioni. Ti prego di convocare l'Assemblea, in quella sede ne spiegherò le ragioni”. Per il momento sarà Maurizio Martina il traghettatore che guiderà il Partito Democratico nell’era post-Renzi fino alla prossima Assemblea nazionale prevista verso metà aprile.

L'incertezza politica dell'Italia fa tremare l'UE. A testimoniarlo è il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che al termine dell'Ecofin, ha dichiarato: “Nel presentare la situazione dell'Eurozona, il commissario Moscovici ha citato l'Italia come elemento d’incertezza e tutti, all'Eurogruppo e all'Ecofin, mi hanno chiesto cosa succederà”. Ai ministri dell'Economia Ue Padoan ha risposto con un “non lo so”. Secondo il Ministro, il Pd deve “prendere atto dei risultati delle elezioni e collocarsi all'opposizione perché è dovere dei partiti che hanno vinto offrire una soluzione di governo al Paese”.

A dieci giorni esatti dalle elezioni del 4 marzo, sono iniziati i primi contatti tra le forze politiche. Dopo aver ricevuto il mandato dagli alleati Berlusconi e Meloni al vertice di palazzo Grazioli, il leader della Lega Matteo Salvini ha telefonato a Luigi Di Maio, oltre che al segretario reggente del Pd Maurizio Martina e al leader di LeU Pietro Grasso.

Ma, politicamente, è la telefonata con l'altro vincitore delle elezioni ad avere un ruolo di primo piano: Di Maio ha messo in chiaro con Salvini che dal momento che “il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica del paese con il 32% dei voti” i pentastellati vogliono che sia loro assegnata Presidenza della Camera.

La conseguenza di questo primo colloquio potrebbe essere quella di avere un presidente leghista al Senato, e il nome in pole sarebbe quello di Roberto Calderoli. Per la Camera, per il M5S, oltre al nome di Roberto Fico indiscrezioni indicano quello di Riccardo Fraccaro.

Nel centrodestra la tensione è alle stelle. Berlusconi è intenzionato a non farsi mettere nell’angolo e nel colloquio con Salvini, avrebbe rivendicato una delle due Camere. In chiaro lo ha detto anche Giorgia Meloni: se il leader del Carroccio vuole fare il premier, “non può prendersi anche il Senato”.

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Settimana Politica 10 - 16 marzo 2018



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