La Meloni rilancia la collaborazione con la Direzione Nazionale Antimafia

Lunedì Giorgia Meloni ha fatto visita alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. La presidente del Consiglio arriva a via Giulia, nel cuore di Roma, nel tardo pomeriggio, con lei il sottosegretario Alfredo Mantovano e il Guardasigilli Carlo Nordio. È stata accolta dal Procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo che ha esteso l'invito non solo ai suoi colleghi della Dna ma anche ai capi delle 26 procure italiane. Tra loro non manca chi ha espresso anche pubblicamente dubbi sulla principale riforma della Giustizia allo studio dell'esecutivo, ossia la separazione delle carriere dei magistrati. E lo stesso Melillo non ha nascosto perplessità su alcuni provvedimenti del Governo, come il decreto rave. Nessuno dimentica i momenti di attrito con le toghe, prima in estate in coincidenza con i casi Delmastro e Santanché poi sulle pronunce di Catania sui migranti. “Quand'anche non fossimo d'accordo questo non diventi uno scontro tra poteri”, ha detto Meloni dopo un’introduzione di Melillo e gli interventi di una dozzina di procuratori in un clima “di grande dialogo”. “Collaborare” è la via unica per contrastare crimine organizzato e terrorismo, è il messaggio della premier ai Pm. 

Giorgetti difende la manovra in Commissione Bilancio

Quella per il 2024 è una manovra “prudente”, austera sì ma “espansiva nei confronti dei redditi medio-bassi” e che mira a garantire la sostenibilità del debito. Il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti difende la legge di bilancio dalle critiche, apre anche a possibili modifiche e ammette che il Pil quest'anno potrebbe crescere un po' meno del previsto. Paventa rischi per la crescita anche l'Upb, che avanza diversi rilievi, a partire dalla frammentarietà delle misure e dalla “trappola” del cuneo fiscale per i redditi che superano anche di poco i 35mila euro. Se c'è una critica che proprio non piace al titolare del Mef è quella che arriva dal mondo del lavoro: “I sindacati hanno la totale legittimità a scioperare”, ma dire che il Governo che non abbia “a cura gli interessi dei dipendenti con minor reddito”, questo proprio no, dice in audizione, “i due terzi dell'intera manovra” vanno ai redditi medio bassi.

Giorgetti ha replicato a chi dice che la manovra ha “trascurato le imprese”; la stoccata è a Confindustria, che ha lamentato un miliardo in meno: la manovra, spiega, va letta in combinato disposto con il Pnrr e “ulteriori risorse” arriveranno con il RepowerEu. Rassicura anche sulla sanità: le risorse a disposizione del SSN “continueranno a crescere nel tempo” e in manovra s’interviene anche per ridurre l'annoso problema delle liste d'attesa. Giorgetti respinge le critiche sulle pensioni, difende la tassa sugli extraprofitti delle banche e la scelta di rialzare l'Iva sui prodotti per l'infanzia e gli assorbenti. Giorgetti ha, poi, ribadito la sua preoccupazione per il Superbonus, una “emorragia” che continua a intaccare la finanza pubblica. 

Meloni riunisce la maggioranza su patto di stabilità, Mes e balneari

Martedì c’è stato un doppio vertice di maggioranza. Giorgia Meloni ha riunito Antonio Tajani e Matteo SalviniGiancarlo GiorgettiRaffaele Fitto, oltre ai rappresentanti politici, affrontando le diverse tematiche in due differenti riunioni. L'incontro è stato un’occasione di confronto per discutere delle diverse iniziative dell'agenda di Governo, col titolare del Mef che in particolare ha riferito sullo stato della trattativa europea sulle nuove regole del Patto di stabilità, una partita questa cui Meloni ha legato il destino della ratifica del trattato del Mes. In occasione dell'ultimo Consiglio Ue la premier ha infatti ribadito che il Governo italiano sta facendo “una trattativa sui nuovi vincoli del Patto, e chiaramente se oggi approvassimo un trattato che riporta ai vecchi parametri del Patto di Stabilità non faremo una cosa utile per una trattativa che noi stiamo conducendo”. A spingere per la ratifica, oltre all'opposizione che tornerà alla carica dalla prossima settimana quando il dossier tornerà d'attualità alla Camera, è ovviamente anche il presidente dell'Eurogruppo Paschal Donohoe, che il mese scorso con una lettera a Charles Michel ha rimarcato “l'importanza di finalizzare la riforma del Mes; attendiamo con impazienza la ratifica del Trattato Mes in Italia”. Nel corso del vertice si è affrontato anche il nodo balneari. Al tavolo per analizzare il dossier presenti anche per FdI il capodelegazione al Parlamento europeo Carlo Fidanza, oltre a Maurizio Gasparri e Maurizio Lupi (Nm). 

La Commissione va avanti con la procedura d'infrazione sui balneari

Sui balneari ancora non ci siamo e Bruxelles tira dritto sulla procedura d’infrazione. La Commissione Ue ha emesso il parere motivato contro l'Italia, il secondo passo nella procedura aperta nel dicembre 2020 con una lettera di messa in mora. Ora, se il Governo non fornirà risposte convincenti o non si adeguerà alla normativa europea entro due mesi, l'esecutivo Ue potrebbe decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea che potrebbe portare a una sanzione pecuniaria. Il Governo sostiene che la direttiva Ue del 2006 sulla liberalizzazione dei servizi e delle concessioni balneari, la cosiddetta Bolkestein, non va applicata all'Italia in quanto il bene spiagge non è scarso, essendo il 67% della costa privo di strutture. I calcoli su cui si è basata la mappatura delle coste fornita dal Governo, tuttavia, non convincono la Commissione Ue, perchè escluderebbero aree di minore accessibilità per condizioni naturali, come quelle rocciose, e altre aree, come quelle militari, che potenzialmente potrebbero ospitare strutture turistico-ricettive. L'annosa questione mette ora il Governo alle strette. Il governo Meloni, che ha prorogato la messa a gara delle concessioni demaniali al dicembre 2024 nonostante la sentenza del Consiglio di Stato imponesse l'avvio dei bandi dal 1° gennaio 2024, si dice pronto “a dare risposte immediate alla Commissione Ue. Stiamo già lavorando da mesi nella direzione auspicata dalla Commissione”, ha affermato il ministro Matteo Salvini

Il decreto migranti va a rilento per l’ostruzionismo. Si va verso la fiducia

Prosegue a rilento l'esame del decreto migranti in Commissione Affari costituzionali della Camera. Lo scontro tra maggioranza e opposizione sul protocollo Italia-Albania non accenna a stemperarsi e i deputati vanno avanti con l'ostruzionismo su ogni emendamento ed è stata già annunciata la fiducia. I gruppi di minoranza insistono nel chiedere che venga trasferita al Parlamento l'intesa, raggiunta tra la premier Giorgia Meloni e il primo Ministro d'Albania Edi Rama, per la costruzione di due centri gestiti dall'Italia nello stato extra-Ue che aspira a entrare nell'Ue, e che venga varato un ddl di ratifica. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana, dopo diverse insistenze e una lettera delle opposizioni, ha annunciato che chiederà dettagli al Governo. “La nostra lettera è servita a ottenere i dettagli di un accordo che, secondo noi, richiede la ratifica da parte del Parlamento. Il testo verrà trasmesso per conoscenza alle Camere”, ha spiegato la capogruppo Pd Chiara Braga al termine della riunione. Intanto il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni per il Governo e il relatore Francesco Michelotti (FdI) hanno detto “no” a tutte le richieste di modifica depositate in Commissione dalle opposizioni. Nel frattempo, è arrivata la notizia dello stop della Corte Suprema britannica all'invio di persone in centri di asilo in Ruanda voluto da Rishi Sunak mentre la Commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson ha fatto sapere che il protocollo siglato con gli albanesi “non viola il diritto Ue”. 

La maggioranza accelera sull’esame del premierato

La maggioranza accelera sulla riforma costituzionale. Martedì è prevista una riunione dell'ufficio di presidenza della Commissione Affari costituzionali del Senato che incardinerà il testo. Il relatore della riforma Casellati dovrebbe essere il presidente della Commissione Alberto Balboni. Il primo passo sarà quello di far partire un ciclo di audizioni, con l'obiettivo di restringere il campo e velocizzare il più possibile l'iter, mentre le opposizioni annunciano ostruzionismo. L'obiettivo della maggioranza e del Governo è quello di arrivare a una prima approvazione entro marzo, prima delle Europee. C’è ancora aperta la questione della cosiddetta “norma antiribaltone”: molti esponenti di FdI hanno espresso dubbi e potrebbero presentare emendamenti per modificare la misura secondo la quale “in caso di cessazione dalla carica del Presidente del Consiglio eletto, il Presidente della Repubblica può conferire l'incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare che è stato candidato in collegamento al Presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all'indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha ottenuto la fiducia”. Possibile, però, che la norma cambi nel secondo passaggio parlamentare. Le opposizioni ribadiscono la propria contrarietà al contenuto del ddl.

Meloni interviene sui controlli alle frontiere tra Italia e Slovenia

Lo spazio Schengen è “una conquista straordinaria da preservare” e lungo il confine fra Italia e Slovenia sarà “ripristinato il regime ordinario appena le condizioni lo permetteranno”. Giorgia Meloni assicura di condividere la linea con il Primo Ministro slovacco Robert Golob, che la invita a ricambiare presto la visita, magari a Nova Gorica, che con la dirimpettaia Gorizia condivide il titolo di Capitale europea della Cultura 2025. Dal 21 ottobre, poco dopo l'esplosione del conflitto in MO, per attraversare i confini bisogna superare i controlli, ripristinati dall'Italia per ragioni di sicurezza “a causa della congiuntura internazionale e per la crescente pressione migratoria sui nostri confini”, ricorda Giorgia Meloni. “Siamo consapevoli delle difficoltà per le nostre comunità transfrontaliere” spiega la premier, assicurando di essere allineata con Golob nella convinzione che “per difendere lo spazio della libera circolazione interna ai confini europei è fondamentale continuare a lavorare sulla dimensione esterna”. Dal bilaterale arrivano il riscontro di “un confronto costruttivo sulle minoranze” e un impulso alla cooperazione in settori strategici.

Meloni è in missione in Croazia. Oggi avrà un bilaterale con Plenkovic

Un doppio appuntamento per parlare con altri leader europei dell’agenda strategica dell’Ue, delle priorità in particolare in campo economico e del tema dei migranti, ma anche dell’allargamento dell’Unione e dei temi legati ai Balcani occidentali. Giovedì la premier Giorgia Meloni è a Zagabria con un’agenda fitta: prima la cena organizzata dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel alla quale hanno preso parte anche i rappresentanti di Croazia, Polonia, e Malta, oggi il bilaterale con il primo ministro croato Andrej Plenkovic. Le priorità italiane riguardano autonomia strategica aperta, migrazioni e allargamento dell’Ue. Per l’Italia l’autonomia strategica aperta va costruita su due versanti complementari: quello interno e quello esterno. Sul fronte migranti, per il Governo italiano la prossima agenda strategica dovrà proseguire nel processo di attuazione dell’approccio multidimensionale. L’obiettivo resta quello di una soluzione strutturale. In particolare, sul fronte della dimensione esterna, la priorità è dare attuazione al Memorandum d’intesa Ue-Tunisia e sostenere gli sforzi della Commissione nel replicare simili partenariati con altri Paesi africani come EgittoCosta d’AvorioGuineaSenegalGambia e Mauritania. Per l’Italia è anche importante lavorare a soluzioni innovative come quella prevista dall’accordo Italia-Albania

Lo sciopero sfida il Governo, Cgil e Uil pronte al ricorso

A poche ore dallo sciopero di Cgil e Uil contro la manovra, non si placano le polemiche. Dopo la precettazione per il settore dei trasporti firmata dal vicepremier e Ministro Matteo Salvini, i due leader sindacali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri attaccano e fanno muro a difesa del diritto allo sciopero. Il governo assicura di non volerlo toccare: “È fondamentale e va assolutamente ribadito e confermato, nessuno l’ha messo in discussione”, rimarca la Ministra del Lavoro Marina Calderone. La linea è “condivisa” dal Governo, ribadisce Salvini sottolineando di aver “solo rispettato la legge” e garantito il diritto allo sciopero “ma senza bloccare tutto”. Non la vedono così Cgil e Uil, pronte a impugnare il provvedimento: “Stiamo lavorando per presentare il ricorso contro la precettazione. Oggi lo sciopero scatterà per 8 ore o intero turno di lavoro a livello nazionale per il pubblico impiego, la scuola, la sanità e gli addetti di Poste italiane. Per il settore dei trasporti dai bus ai treni, escluso quello aereo per cui i voli sono regolari e i vigili del fuoco, lo sciopero è di 4 ore, dalle 9.00 alle 13.00. Incrociano le braccia per 8 ore anche le regioni del Centro. Lo sciopero riguarda anche medici e infermieri sulla questione del taglio degli adeguamenti delle pensioni dei medici, tema che resta aperto e su cui il Governo sta lavorando per una soluzione. 

Il divieto sulla carne coltivata è legge. Tensione davanti a Palazzo Chigi

L'Aula della Camera ha approvato definitivamente, con 159 voti favorevoli, 53 contrari e 34 astenuti, il disegno di legge contro la carne coltivata ma è scontro con le opposizioni, con tanto di rissa davanti a Palazzo Chigi tra il presidente di Coldiretti Ettore Prandini e Benedetto Della Vedova. Tutto comincia quando Della Vedova, insieme con una delegazione di +Europa guidata dal segretario Ricardo Magi, va davanti a Palazzo Chigi con dei cartelli per protestare contro il provvedimento. Dall'altra parte di via del Corso c'è un drappello di allevatori e agricoltori di Coldiretti che manifesta a sostegno del Governo e del ddl. Il presidente Ettore Prandini, appena vede i deputati, corre verso di loro e grida: “Delinquente e buffone!” cercando di strappargli il cartello dalle mani. Ad aiutarlo arrivano altri di Coldiretti che urlano. Si arriva alle mani, ma alcuni presenti, tra cui agenti della Digos, riescono a separarli facendo tornare Prandini al di là della strada. Lui, ripreso dalle telecamere, sorride, mentre parte il coro di “Buffoni! Buffoni!” verso i deputati. Della Vedova e Magi ribattono: “Davvero una bella confederazione democratica quella di Coldiretti!”. Ma poi, rientrati alla Camera, si sfogano con i cronisti spiegando che l'aggressione subita, che vanno subito a denunciare ai carabinieri, “è un pessimo segnale”, “un fatto gravissimo”, “eversivo”.

Il Cdm approva un nuovo pacchetto sicurezza 

Un miliardo e mezzo di euro per i rinnovi contrattuali del personale in divisa e un pacchetto di norme che introduce nuovi reati e ne aggrava le pene per altri: si va dalle truffe agli anziani alle rivolte nei Cpr, dalle aggressioni alle forze dell'ordine ai blocchi stradali, dal borseggio all'ampliamento delle garanzie per l'intelligence. Il giro di vite sulla sicurezza è contenuto in un disegno di legge approvato dal. Tra norme c'è quella sulle donne condannate in gravidanza o sono madri di figli fino a tre anni. Si introduce poi una norma per punire chi induce all'accattonaggio un minore di 16 anni. Un nuovo reato punisce chi organizza o partecipa una rivolta in un carcere o in un centro di accoglienza. Altro reato introdotto: “Detenzione di materiale con finalità di terrorismo”. C'è il contrasto alle occupazioni abusive e  sulle truffe agli anziani. Gli agenti di sicurezza sono autorizzati a detenere un'arma da fuoco privata diversa da quella d'ordinanza. Altro fenomeno ricorrente che il Governo vuole colpire è quello di blocchi stradali pesanti, tipo quelli organizzati dagli attivisti di Extinction Rebellion. Nel pacchetto trova posto anche un articolo che rafforza le prerogative dell'intelligence; in particolare, saranno coperti da garanzie funzionali gli infiltrati dell'intelligence (o loro fonti) al vertice di organizzazioni terroristiche. 

Schlein dice no all’invito di FdI ad Atreju

Il faccia a faccia fra la premier Giorgia Meloni e la segretaria Pd Elly Schlein non s'ha da fare, almeno non su un palco, non alla festa di FdI. Le occasioni di confronto fra le due leader non mancheranno, ma saranno quelle canoniche, formali, in Parlamento. Per adesso il mezzo invito fatto alla segretaria Pd a partecipare alla manifestazione di Fdi è caduto nel vuoto. Qualche giorno fa c'era stata una chiacchiera fra Schlein e il responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli. Poi è arrivato il “no, grazie” della leader dem: “Con FdI ci confrontiamo e discutiamo in Parlamento, a partire dalla manovra di bilancio”, hanno fatto sapere dal Pd. “Fugge dal confronto”, è stata la replica. Insomma, l'incontro nemmeno nato è già finito. L'appuntamento sarebbe stato per metà dicembre, a Roma, alla manifestazione di FdI Atreju, un evento che, negli anni, ha sempre visto sfilare leader anche degli altri schieramenti. Per adesso anche Giuseppe Conte sembra che non abbia grande voglia di partecipare perché le energie del Movimento sono concentrate sulle battaglie contro la manovra

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 13 novembre, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 29,1%, davanti al PD (19,7%). Tre punti percentuali in più per il Movimento 5 Stelle al 16,2%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 9,2 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,6%, mentre Unione Popolare all’1,1%. Nell’area centrista, Azione è data al 3,9%, mentre Italia Viva al 3,0%. Nella coalizione del centrodestra, Lega scende al 9,4% Forza Italia passa al 6,7%. Italexit di Paragone sale al 1,9%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) è al 45,2%, mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra, rimane stabile al 25,9%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, è stabile 6,9%; fuori da ogni alleanza, il M5S sale al 16,2%. 

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