Mattarella sprona il Governo ad usare rapidamente i fondi europei

L'Italia deve farsi trovare preparata all'appuntamento con l'Europa dopo il fortissimo lavoro diplomatico fatto per convincere Bruxelles della necessità di finanziare la ripresa. Per questo servono risposte concrete e in tempi rapidi. Ne è convinto il presidente Giuseppe Conte, impegnato negli Stati Generali, e ne è convinto il capo dello Stato Sergio Mattarella, che al Colle ha ricevuto i rappresentanti del governo, come tradizione alla vigilia di un vertice europeo. Un summit che non sarà risolutivo, ma rappresenterà piuttosto una tappa in vista dell'appuntamento di luglio. Un tema affrontato dallo stesso Conte durante l'ora e un quarto di colloquio al Colle al quale hanno partecipato i ministri Luigi di MaioRoberto Gualtieri e Vincenzo Amendola, e il sottosegretario Riccardo Fraccaro.

Proprio durante la sua introduzione Conte ha posto il problema dell'utilizzo dei fondi europei. La posizione del premier ha trovato d'accordo il capo dello Stato ed è suonata alle orecchie di molti anche come un messaggio da parte della sua coalizione di governo. Se infatti dal Recovery fund potrebbe arrivare una pioggia di miliardi per l'Italia, i tempi, com’è noto, saranno piuttosto lunghi. Ammesso che tutto vada come si sono augurati sia il commissario all'Economia Paolo Gentiloni, che la cancelliera tedesca Angela Merkel per rendere realmente disponibili i fondi del Next Generation Eu si dovranno aspettare i primi mesi del 2021. In mezzo c’è solo il Mes sanitario (con i suoi 36 miliardi quasi a tasso zero già disponibili) e le resistenze all'interno del M5S nei confronti dei quali continua il fortissimo pressing del Partito Democratico e di Italia Viva.

Romano Prodi e il Partito Democratico in pressing su Conte

È di nuovo pressing sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte, stretto fra l'incalzante “fare presto” del PD, che riprende proprio l'avvertimento di Romano Prodi, e il fronte comune che vede Fdi-Lega-Fi unite in appoggio alla richiesta della senatrice Emma Bonino di votare le risoluzioni sull'uso dei fondi europei. Mesimpresemigrantiscuola sono alcuni dei temi sui quali i Dem non intendono più aspettare e le parole del Professore sembrano manna scesa dal cielo: “La velocità con cui noi mettiamo in atto le misure prese è essenziale. Se non ci saranno nuove ricadute, le misure di politica economica messe già in atto nel mondo sono di una dimensione e natura tale che veramente non hanno precedenti. Per cui, se facciamo presto, possiamo anche fare in modo che la tragedia sia limitata”. Il Professore parla in audizione davanti ai membri della commissione Politiche Ue alla Camera. Ma le dichiarazioni che contano sono quelle per superare la crisi. Secondo Prodi, il piano Colao “è giusto”, ma vanno scelte “tre o quattro” priorità cui dare la precedenza, e questa “è una scelta politica”, a cominciare dall'uso delle risorse messe a disposizione dal fondo Salva Stati che tanto divide la maggioranza. Per l’ex presidente del Consiglio “Dobbiamo fare subito il discorso su come allochiamo questi fondi del Mes: sulla medicina di base? Per i piccoli ospedali? Per i grandi ospedali? Sulla ricerca? Io sono estremamente favorevole al Mes. Se i nostri piani verranno bocciati, la riallocazione dei fondi per la sanità dopo la pandemia la dobbiamo fare in ogni caso”. 

Conte accelera sui dossier Alitalia e Autostrade

Sabato c’è stata una riunione di Governo sull'ex Ilva; Giuseppe Conte ha spiegato che il piano di Arcelor Mittal è da respingere, ha ribadito che l'investitore pubblico sarà Invitalia, ma probabilmente sarà necessario un nuovo passaggio con il colosso franco-indiano. Conte ha spiegato che la proposta di Aspi è inapplicabile, ma è probabile che anche sulla vicenda Autostrade occorrerà un confronto non solo con i Ministri cui ha chiesto “di chiudere, perché occorre mettere fine alle incertezze”. Comunque nella maggioranza resta un clima di fibrillazione perché su Alitalia M5S e Pd devono trovare un'intesa, con i dem che nei giorni scorsi non hanno nascosto le perplessità su un piano di nazionalizzazione. “Tutto quello che era necessario lo abbiamo fatto", ha detto Paola De Micheli, “ho presentato al premier le linee guida sul piano industriale”. Ma è soprattutto sulla vicenda Autostrade che il quadro è ancora complicato: l'idea prevalente è quella di mettere in minoranza i Benetton, con una parte dei Cinque Stelle che però ancora chiede la revoca della concessione ad Aspi, irritando il Pd e IV. 

Tre milioni e mezzo dal Venezuela, bufera sui 5 Stelle

Un finanziamento in contanti di 3 milioni e mezzo di euro dal Venezuela di Hugo Chavez al M5S, nel 2010, con il console a Milano a fare da intermediario per consegnare il denaro direttamente nelle mani di Gianroberto Casaleggio. Il presunto scoop del quotidiano conservatore spagnolo Abc, che pubblica un documento attributo all'intelligence chavista, è una mina che esplode nel dibattito politico italiano. L'indiscrezione viene denunciata come “fango su mio padre” da Davide Casaleggio e liquidata come fake news dal capo politico del Movimento Vito Crimi, ma anche da Caracas e dallo stesso console, mentre le opposizioni caricano a testa bassa i pentastellati accusati di relazioni pericolose con una dittatura. La vicenda risalirebbe al 2010, un anno dopo la nascita del M5S; secondo il documento classificato citato da Abc, l'attuale presidente Nicolas Maduro, allora ministro degli Esteri di Chavez, avrebbe spedito una valigetta con 3,5 milioni di euro al consolato a Milano indirizzati a Casaleggio padre, fondatore del Movimento con Beppe Grillo e creatore della piattaforma Rousseau. Da Madrid la direzione giornalistica di Abc ha confermato tutto, alimentando così il fuoco di fila delle opposizioni

Nel M5S c’è timore per la resa dei conti interna

Nel M5S c’è grande fibrillazione, con i gruppi parlamentari preoccupati per la resa dei conti tra Alessandro Di Battista e Beppe Grillo. Gli Stati generali M5S si terranno a settembre, non prima delle regionali. Poi c’è anche il timore, in seguito tramutatosi in realtà, che qualche procura possa aprire un fascicolo sul caso Venezuela. Nonostante il caos, l'obiettivo di tutte le anime pentastellate è quello di tenere unito il Movimento, ma difficilmente si arriverà a un organismo collegiale in tempi stretti. Conte in ogni modo, anche senza entrare nelle vicende M5S, punta a far sì che non ci siano scosse nel percorso della legislatura. È anche per questo che ha derubricato a “fake news” le indiscrezioni arrivate da Abc sull''affaire Maduro. Ma l'equilibrio della maggioranza resta precario e dopo gli Stati generali si traccerà un consuntivo sulle priorità, fermo restando che il Recovery plan sarà chiuso a settembre. Nel Cdm della prossima settimana potrebbe arrivare il decreto semplificazione, con lo sblocco delle infrastrutture, la riforma del Csm targata Alfonso Bonafede e le modifiche al decreto sicurezza, sulla scia delle richieste avanzate a suo tempo dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Tutti dossier molto delicati su cui il M5S dovrà trovare una quadra interna.

Scontro nel centrodestra sulle regionali e ancora nessuna intesa

Il Presidente Silvio Berlusconi è ancora in Provenza mentre a Roma il centrodestra si mostra unito pubblicamente contro il governo, ma poi nelle segrete stanze si divide. L'intesa nel vertice convocato per stabilire i candidati alle Regionali e delle comunali per le prossime elezioni non c'è. Matteo SalviniGiorgia Meloni e Antonio Tajani, dopo poco più di un'ora, abbandonano, defilandosi, gli uffici in Senato del leader del Carroccio. La motivazione ufficiale è impegni inderogabili con la promessa, poi disattesa, di rivedersi al termine della votazione a palazzo Madama. La riunione non si aggiorna e sulle prossime elezioni è ancora fumata nera. Le dichiarazioni del Cav quindi fanno pensare, anche se in diretta su Rete 4 ribadisce: “Al momento non vedo le condizioni per un governo liberale e garantista, se ci saranno le condizioni ne discuteremo con gli alleati”. 

Le distanze restano e i nodi non si sciolgono. Secondo fonti presenti al vertice le posizioni sono rimaste immutate, con Fdi FI che hanno difeso i rispettivi candidati rispondendo picche alla richiesta di cambiamento di Matteo Salvini. Indiscutibili quindi per Meloni i nomi di Francesco Acquaroli e Raffaele Fitto, rispettivamente per Marche e Puglia, e per Tajani quello di Stefano Caldoro, designato da Berlusconi per la Campania. Il leader della Lega è tornato a insistere, chiedendo un cambio di passo oltre che di cavalli. La sua via maestra è quella di proporre delle personalità lontane dalla politica, senza tessera del partito, quindi dei civici, senza nascondere quelle mire verso una regione del Sud che al momento manca alla Lega. Nessuna concessione, neanche quando il Capitano mette in dubbio la tenuta della coalizione contestando la poca affezione per il tema dell’Autonomia differenziata. L'unico accordo raggiunto è quello sulla manifestazione del 4 luglio.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini è in leggera flessione attestandosi al 26,9%. Discorso inverso invece per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi questa settimana viene stimato al 16,2% in crescita di quasi mezzo punto. La Lega resta il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 7,9 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 10,7 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,2%), mentre l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno ferma la propria corsa al 3,7%. Nell’area centrista, +Europa non si muove dal 2,3% dei consensi, così come Italia Viva (2,9%) e Azione, il partito di Carlo Calenda, che rimane al 3%. Stazionario anche il Partito Democratico che i sondaggi stimano al 19%. Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia, pur in leggero affanno, si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione (14,1%), Forza Italia riprende quota (6,1%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, non fa registrare grossi cambiamenti (1,3%).

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 41,8% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 48,4%, quella di centrosinistra il 27,9%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 16,2%.

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Settimana Politica 13 - 19 giugno 2020



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