Italia Viva chiede un cambio di passo della maggioranza

Nonostante l’approvazione della manovra economica 2020, lo stato di salute dell'esecutivo non permette ottimismi. Matteo Renzi ha prima fatto sapere che il Governo può stare tranquillo fino a dopo le feste, poi, intervenendo in Aula nel corso delle dichiarazioni di voto, ha sottolineato che, nonostante il via libera da parte sua e del suo partito, Italia Viva chiede un cambio di passo al Governo. I punti critici della manovra, per i renziani, sono sempre la sugar tax e la plastic tax, e ha rilanciati la necessità di varare il provvedimento da 120 miliardi per sbloccare i cantieri.

Grillo tenta di ricompattare il M5S, ma le tensioni interne rimangono

Beppe Grillo rientra in campo come “anti-emorragico” del M5S. Il garante e co-fondatore è tornato a Roma per provare a serrare le fila, ma soprattutto per evitare che altri parlamentari possano abbandonare i gruppi penta stellati. È vitale scongiurare che altri vadano via sbattendo la porta, proprio come hanno fatto Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi, che si sono accomodati tra i banchi della Lega. Il segnale lanciato alle truppe è l’unità mentre sul piano politico ha rilanciato per sommi capi il discorso pronunciato a Napoli, in occasione di Italia a 5 stelle, quando indicò nell'alleanza con il centrosinistra il sentiero, contagiando il Pd con i temi cari al Movimento.

Boschi: non voteremo mai per quell'antisemita di Lannutti

Maria Elena Boschi, capogruppo e leader di Italia Viva, in un'intervista a Repubblica a proposito del grillino Elio Lannutti che vuole fare a tutti i costi il presidente della Commissione parlamentare Banche è molto chiara: “Noi siamo stati chiari fin dall'inizio: Lannutti per noi è involtabile, e non per il conflitto d’interessi con suo figlio, ma per le frasi vergognose dette sugli ebrei. Chi porta avanti pregiudizi squallidi antisemiti non avrà mai il nostro voto, qualunque attività faccia suo figlio. Mi chiedo come i 5 Stelle possano continuare a sostenere questa candidatura”.

Raccolte le firme per il referendum su taglio dei Parlamentari

Obiettivo raggiunto: il taglio dei parlamentari potrà essere sottoposto a Referendum. Con la sottoscrizione di 64 senatori, la legge di modifica costituzionale è stata bloccata fino a quando non si esprimeranno i cittadini italiani. Il taglia poltrone, non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale proprio per permettere di avanzare la richiesta di consultazione popolare, non entrerà quindi in vigore a gennaio 2020, ma dovrà aspettare l'esito del Referendum che orientativamente potrebbe tenersi a giugno del prossimo anno.

I tempi per la riforma elettorale si allungano: tutti rimandato a gennaio

A meno di non andare a spaccare la maggioranza per assicurarsi i voti di una forza di centrodestra, Lega in primis, gli alleati di Governo al momento faticano a trovare la quadra sulla legge elettorale. E sebbene i giallorossi si affrettino a dire che il confronto che si è svolto con le opposizioni ha offerto spunti di riflessione interessanti in realtà l'intesa è ancora lontana. Resta il no categorico dei renziani sul modello spagnolo, cui si aggiunge il no secco di Forza Italia e di FdI; questi ultimi sono totalmente contrari a qualsiasi ipotesi di proporzionale, mentre si registra un’apertura da parte dei leghisti, che viene accolta positivamente dai dem, ma purché si torni subito alle urne, è la conditio sine qua non.

Il Centrodestra ricorrerà alla Consulta per il mancato esame della manovra alla Camera

Ieri, in una conferenza stampa congiunta di tutto il centrodestra alla Camera, i capigruppo di Lega, FdI e FI hanno annunciato la presentazione di un ricorso alla Consulta in merito all'iter della legge di Bilancio, che a loro avviso ha subito una blindatura tale da ledere le prerogative del Parlamento e di risultare, pertanto, anticostituzionale. Un'iniziativa simile fu già assunta lo scorso anno dal Pd, in occasione dell'esame della legge di Bilancio del governo gialloverde, ma secondo il centrodestra essa presenta quest'anno profili ancor più chiari d’incostituzionalità.

I sondaggi della settimana

Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, il consenso della Lega di Matteo Salvini cala di quasi un punto percentuale rispetto alla scorsa settimana (32,2%), mentre rimane praticamente invariato quello del Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Luigi Di Maio si ferma infatti al 15,7%. La Lega si conferma il primo partito del Paese con una distanza dal secondo partito (PD) di 14,7 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 16,5 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre i Verdi rimangono stabili al 2,3% mentre l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno sale al 3,5%. Nell’area centrista, +Europa si ferma all’1,4%, mentre il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, viene dato al 5,1%, in crescita di qualche decimale rispetto alla scorsa settimana. In leggero affanno Azione, il partito fondato dall’ex ministro Carlo Calenda che scende al 3%. In calo anche il Partito Democratico. Rispetto alla scorsa rilevazione, i dem perdono qualche decimale fino al 17,5%. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia si conferma stabilmente come la seconda forza della coalizione arrivando vicino all’11% (10,7%), Forza Italia si riprende e si attesta al 5,7% mentre Cambiamo!, il partito del Governatore ligure Giovanni Toti, si ferma all’1% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 41,8% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 49,6%, quella di centrosinistra il 27,5%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 15,7%.

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Settimana Politica 14 - 20 dicembre 2019



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