Draghi ai partiti: le riforme sono la priorità, pronta la fiducia sul concorrenza

Giovedì sera Mario Draghi ha convocato un Cdm d’urgenza nel quale ha annunciato che sulla riforma della concorrenza non sono ammessi ritardi, essendo uno dei pilastri del Pnrr. Quindi sì, la mediazione è importante, ma il treno del Next Generation Eu lo è altrettanto se non di più, dunque ritardi non sono ammessi. Si va verso la fiducia sul provvedimento, annuncia il Premier: tempistica fissata entro fine mese, con o senza accordi fra le parti sulle ultime tematiche in ballo. “Nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari'”, puntualizza il presidente del Consiglio, rimarcando tuttavia come “'il mancato rispetto di questa tempistica metterebbe a rischio, insostenibilmente, il raggiungimento di un obiettivo fondamentale del Pnrr, punto principale del programma di Governo”. Annuiscono tutti i ministri, d'accordo col premier. 

Draghi ha incontrato Marin: “Subito Finlandia e Svezia nella Nato”

L'Europa e gli Stati Uniti spingono per un veloce ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia che martedì, per mano dei rispettivi ambasciatori, hanno consegnato al segretario generale dell'Alleanza Jens Stoltenberg le domande formali di adesione. Ma l'opposizione di Ankara ha bloccato il primo via libera nella riunione degli ambasciatori Nato e il presidente Recep Tayyip Erdogan ha messo in chiaro quali sono le sue condizioni: o i Paesi scandinavi daranno finalmente l'ok all'estradizione di “30 terroristi” o la Turchia “non potrà dire di sì”. Intanto, Mario Draghi ha ricevuto a Palazzo Chigi la prima ministra finlandese Sanna Marin, auspicando un iter “celere”. Il premier garantisce l'appoggio dell'Italia a Finlandia e Svezia e definisce la domanda di adesione “una chiara risposta all'invasione russa dell'Ucraina e alla minaccia che rappresenta per la pace in Europa”. Pur impegnato alla ripresa dei canali diplomatici con Mosca, il premier non sfuma le responsabilità: “Siamo d'accordo per rendere le procedure per le adesioni più celeri: dobbiamo sostenere i Paesi nel periodo di transizione”. Marin ringrazia e garantisce: “Daremo un grande contributo alla sicurezza. Abbiamo un esercito forte e moderno e già collaboriamo con la Nato. La Finlandia sarà un partner affidabile dell'Alleanza”. A sostegno dei due Paesi si schierano anche Boris Johnson e i vertici delle istituzioni europee. 

Draghi alla Camera e al Senato rilancia l’azione italiana sulla Guerra in Ucraina

Camera e Senato hanno approvato “a larghissima maggioranza” una risoluzione che impegna “a sostenere dal punto di vista umanitario, finanziario e militare l'Ucraina, a tenere alta la pressione sulla Russia, anche attraverso sanzioni, e a ricercare una soluzione negoziale” e il Governo intende andare avanti in questa direzione. L'informativa di Mario Draghi alle Camere è molto chiara: la rotta su cui si è mossa, e continuerà a muoversi, l'Italia nel conflitto tra Mosca e Kiev è stata già tracciata dal Parlamento. Ma il M5S, dopo aver evocato la crisi di governo per lo scippo della presidenza della Commissione Esteri del Senato, continua a chiedere al presidente del Consiglio di tornare in Aula prima del Consiglio europeo straordinario di fine mese “per avere un mandato forte e trasversale da parte di tutte le forze politiche”. Per Draghi Il supporto difensivo a Kiev non è in discussione: “Ne va non solo della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all'Unione Europea”. La necessità è di “raggiungere prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati”, un obiettivo per cui il premier si è speso personalmente anche durante l'incontro con Joe Biden a Washington. 

Matteo Salvini ringrazia il capo del Governo “per le parole di pace” pronunciate, ma poi ribadisce: “Qualcuno in quest'aula parla di inviare altre armi, io no”. “Abbiamo già dato” dice Giuseppe Conte che chiede esplicitamente di “aggiornare la risoluzione”. Enrico Letta evoca “l’unità”, e anche Matteo Renzi esorta a “superare quell'atteggiamento di rissa permanente”. Giorgia Meloni attacca: la “maggioranza arlecchina” che sostiene il Governo è “zeppa di contraddizioni e ambiguità. Da parte di Fratelli d'Italia”, invece, c’è “la consueta chiarezza e coerenza” a “sostegno del popolo ucraino”.

Mattarella rilancia il sostegno all’Ucraina: non chiudiamo gli occhi

Non ci si può girare dall'altra parte pensando che la libertà sia divisibile perché l'Europa si fonda proprio su questo valore. Non ci si può dividere nell'Unione pensando di lasciare la guerra al di là dei confini geografici, bisogna sostenere l'Ucraina in nome del credo dell'Europa: libertà e democrazia. Nuovo appello di Sergio Mattarella all’unità dell'Unione europea e nuova condanna di un'invasione, quella russa, che vuole riportare indietro la storia. Il presidente della Repubblica prende spunto dalla lunga, lunghissima storia dell’università di Padova, 800 anni, per un accorato invito a non perdere di vista le ragioni ideali che ci sono dietro la necessità di sostenere l'Ucraina. E lo fa con accanto la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola che ribadisce: “Siamo qui, oggi, per riaffermare con forza quanto libertà di pensiero e conoscenza siano indispensabili per l'esistenza umana. Oggi celebriamo 800 anni di libertà di pensiero. Il Parlamento europeo si è sempre battuto per difendere la libertà di pensiero nel mondo. Questo è ciò che rende il nostro continente la stella polare delle democrazie liberali”. 

La Craxi è la Presidente della Commissione Esteri del Senato. Caos M5S

“L'attuale maggioranza di governo esiste solo sulla carta”. L’irritazione del leader M5S Giuseppe Conte trapela con evidenza dalle parole con cui evoca la crisi della maggioranza e dell’esecutivo. Il blitz di centrodestra e Italia Viva, che ha portato all’elezione della senatrice Fi Stefania Craxi a presidente della Commissione Esteri del Senato al posto di un rappresentante dei Cinque Stelle, non è stato affatto digerito del presidente del M5S ed è un fatto che inevitabilmente fa fibrillare la maggioranza ma che soprattutto apre un nuovo fronte interno all’interno del Movimento. L’unica nota positiva è che pare tenere invece l’asse col Pd, che fino alla fine ha sostenuto il candidato M5S Ettore Licheri, sconfitto dalla conta in Commissione. Alla fine, il candidato del M5S ha ottenuto 9 voti (M5S, Pd e Fabio Di Micco del Misto) conto gli 11 della Craxi, anche se va rilevata l’astensione, determinante, di Pier Ferdinando Casini e Mario Monti.

Berlusconi, Salvini e Meloni si vedono, ma il vertice non stempera la tensione

Dopo numerosi rinvii, Silvio Berlusconi è riuscito a far sedere allo stesso tavolo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma il vertice non è un successo. Al termine dell'appuntamento il presidente di FI e il segretario della Lega esprimono soddisfazione, ma a gelare tutti è la nota di FdI da cui emerge un netto malcontento, in primis per i continui rinvii legati alla riconferma del presidente della Sicilia Nello Musumeci. Secondo quanto si apprende Giorgia Meloni si aspettava di chiudere sul governatore uscente, ma alla fine il discorso è stato ancora una volta rimandato dagli alleati. Le tensioni accumulate dal post-Quirinale faticano a sciogliersi nel pomeriggio di Arcore, in cui Berlusconi si destreggia in colloqui separati prima con Matteo Salvini e poi con Giorgia Meloni. Il leader della Lega arriva 40 minuti prima della Meloni, e va via un'ora prima della presidente di Fdi. A conti fatti il vertice vero e proprio, con tutti i partecipanti al tavolo, dura un'ora. Oltre al caso Musumeci, a scatenare ulteriore tensione c’è stata anche la questione della legge elettorale con la chiusura totale di FdI a una sua modifica. A fine vertice Silvio Berlusconi ha ribadito l’unità del centrodestra alle prossime amministrative e soprattutto alle prossime politiche ma quello che sembra ancor più certo è che il vertice non è servito a distendere gli animi. 

La Gelmini rincara la dose: Forza Italia stia con la Nato senza ambiguità

Mariastella Gelmini, Ministra per gli Affari Regionali, dopo le esplosive dichiarazioni a Sorrento seguite alla sostituzione del coordinatore della Lombardia con Licia Ronzulli non fa marcia indietro e non solo ribadisce la richiesta di un cambio di rotta, ma contesta la linea di FI che le appare appiattita sulla Lega, soprattutto dopo le parole, pur se poi addolcite, di Silvio Berlusconi sull'Ucraina: “Non potevo credere ai miei occhi quando ho letto quei resoconti”, dice la Gelmini al Corriere della Sera, “Siamo un movimento politico filo atlantista, europeista, siamo nel Ppe e ci siamo chiamati in passato Popolo della libertà”, per la quale gli ucraini stanno combattendo. Il tempo di Pratica di Mare purtroppo è finito e oggi ogni ambiguità di filoputinismo reca danno all'Italia e incrina la necessaria unità del Paese. Io sto dalla parte dell'Ucraina, dell'Ue e della Nato. Bene la precisazione, ma mi spiace non avere ancora sentito un sì forte e convinto all'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, né alla decisione di 40 Paesi democratici del mondo di sostenere anche militarmente gli ucraini”. 

Berlusconi torna a Napoli per la convention di Fi

Silvio Berlusconi venerdì torna a Napoli per la seconda tappa della convention di FI. All'ombra del Vesuvio proverà a far dimenticare le liti milanesi tra la Ministra Mariastella Gelmini e Licia Ronzulli, oltre che a mandare un messaggio agli alleati di centrodestra dopo il flop del vertice ad Arcore. La manifestazione si chiuderà sabato mattina con il discorso del Cavaliere. A Napoli stesso slogan di Roma “L'Italia del futuro”. Tra gli ospiti internazionali ci saranno Roberta Metsola presidente del Parlamento UE, Donald Tusk e Manfred Weber. Sette i confronti tematici previsti, dalle donne al Pnrr passando per turismo ed energia. Spazio anche al mondo delle imprese, da sempre nel dna di FI: sul palco gli Ad di Eni, Enel, Terna, Autostrade e Trenitalia. Il partito sarà in campo con quattro governatori (di Molise, Basilicata, Piemonte e Calabria) e tre Ministri Renato BrunettaMara Carfagna e Mariastella Gelmini. Toccherà a questi ultimi dar voce all'anima più moderata, da tempo in lotta con i cosiddetti falchi e provare a mettere a fuoco l'orizzonte del partito, in lieve risalita ma schiacciato tra le spinte populiste di Lega e Fratelli d'Italia. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWGFratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 22,9%, sopravanzando di più di un punto e mezzo il Partito Democratico (21,3%)Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 7,3 punti. 

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Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,4%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,3% e al 2,4%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa rimane costante (5,2%), così come Italia Viva (2,5%). Stabile invece il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 12,6%. Nell’area del centrodestra, la Lega non fa registrare differenze rispetto a sette giorni fa (15,6%) mentre Forza Italia perde quasi mezzo punto (7,6%). Italexit di Gianluigi Paragone, infine, si attesta al 2,4% mentre per la prima volta viene stimato il consenso degli ex M5S anti-Draghi di Alternativa (1%).

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Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 67,2%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,3%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 46,1%; infine, il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta al 7,7% dei consensi.



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