Salvini si salva sul caso Diciotti grazie ai voti di Fi e FdI

Il Senato assolve Salvini per il caso Diciotti, ma la maggioranza di governo non basta e a blindare davvero il leader del Carroccio è il centrodestra. Il caso viene licenziato con 237 voti favorevoli e 61 contrari grazie all'asse che ha visto insieme, per la prima volta, Lega e M5S votare dalla stessa parte di Fi e FdI. Si certifica così che il titolare dell'Interno e vicepremier ha “agito per l'interesse e la sicurezza del Paese”. Interrogando però i numeri, il dato politico è un altro. Da soli Lega e M5S non sarebbero mai arrivati alla maggioranza assoluta di 161. Nelle fila del M5S gli assenti sono stati sette a cui si aggiungono i voti contrari di Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura.  

Il Senato salva Toninelli ma la maggioranza è sul filo 

A meno di ventiquattro ore dal salvataggio di Matteo Salvini su caso Diciotti, arriva anche bocciatura della doppia mozione di sfiducia nei confronti di Danilo Toninelli. Se la sfida è stata superata in qualche modo, la guerra dei numeri e la tenuta della maggioranza a Palazzo Madama diventa sempre più un nodo politico. A subire il pressing delle cifre è in particolare il M5S: il gruppo dei dissidenti, ufficialmente tre, se espulso, potrebbe far scendere la maggioranza a 162, ovvero a un solo voto in più di margine. 

Caos al Campidoglio: arrestato il presidente del Consiglio del M5S

Il presidente dell'Assemblea capitolina del M5S, Marcello De Vito, è stato arrestato per corruzione e traffico d’influenze illecite: per la Procura,  avrebbe messo a disposizione la sua funzione e sfruttato la sua rete di conoscenze per agevolare gli interessi di tre distinti gruppi imprenditoriali su tre differenti progetti urbanistici: la costruzione del nuovo stadio della Roma, la riqualificazione della zona legata agli ex mercati generali all'Ostiense e la realizzazione di un edificio in piazzale Ippolito Nievo. Dopo la notizia, Luigi Di Maio ha espulso De Vito dal Movimento senza passare dai probiviri e senza appello. Azione sostenuta dagli altri membri del Governo, da Barbara Lezzi a Riccardo Fraccaro, da Giulia Grillo a Danilo Toninelli da Elisabetta Trenta ad Alberto Bonisoli

Indagato anche il fedelissimo della Raggi

Nel giorno in cui Marcello De Vito annuncia dal carcere di essere pronto a chiarire tutto, il terremoto giudiziario apre un'altra faglia che stavolta arriva a toccare l'assessore allo Sport, Daniele Frongia, fedelissimo della sindaca Virginia Raggi. L'iscrizione nel registro degli indagati di Frongia è dovuta a una nomina, poi non concretizzata, per un posto di responsabile delle relazioni istituzionali della società Ampersand riconducibile all'imprenditore Parnasi. Sul punto, il costruttore avrebbe riferito di non aver mai ricevuto pressioni o richieste di favori da parte di Frongia: per questo non è da escludere che la posizione dell'assessore possa essere archiviata nei prossimi giorni. Per il momento, il braccio destro della sindaca si è autosospeso dal Movimento e ha rimesso le sue deleghe di Giunta alla Raggi.

Tria frena sulla flat tax, ma la Lega rilancia

Al momento di flat tax non se ne parla. Ne è sicuro il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che ha detto chiaramente che il tema verrà esaminato in vista della prossima legge di bilancio. Per ora insomma, è tutto allo studio e non c'è nulla di concreto; la misura non sarà inserita nel Def del prossimo 10 aprile con buona pace dei leghisti che della tassa piatta a due aliquote ne hanno fatto un cavallo di battaglia. 

Si chiude la questione del Congresso delle famiglie. Via il logo di Palazzo Chigi

Il premier Conte, dopo giorni di scontro politico, con il braccio di ferro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini che ha rischiato di incrinare maggiormente i rapporti M5S e Lega, ha negato il patrocinio della Presidenza del Consiglio, chiesto dal Ministro per la famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana, al discusso Congresso mondiale delle famiglie.

I Sondaggi della Settimana 16 - 22 marzo 2019

Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini continua a crescere mantenendo il trend della settimana scorsa e si attesta al 33,9% delle intenzioni di voto. Continua la discesa del Movimento 5 Stelle che, rispetto a sette giorni fa, perde quasi un punto percentuale. Il partito guidato da Luigi Di Maio, visibilmente in sofferenza, si attesta al 21% delle intenzioni di voto. Per la prima volta da due anni a questa parte, il M5S torna allo stesso livello del PD. La Lega di Matteo Salvini si conferma stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal secondo partito si attesta a 12,8 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, gli ex di Liberi e Uguali, formati da Mdp e Sinistra Italiana si attestano al 2,4%, e il partito Potere al popolo rimane pressoché invariato al 2%. Nell’area centrista, anche +Europa, ritorna al 3%, ancora lontano dal 4% necessario per superare la soglia di sbarramento delle Europee. Exploit del Partito Democratico. I dem, cavalcando l’ondata di entusiasmo della nuova segreteria Zingaretti, guadagnano altro terreno e superano il 21%. Il dato più importante è che il PD supera il M5S di un decimale. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia cresce al 4,4%, mentre Forza Italia perde qualcosa tornando all’8,6% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 54,9% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 46,9%, quella di centro sinistra il 26,5%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 21%.

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Settimana Politica 16 - 22 marzo 2019 



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