È scontro totale tra Lega-M5S

Dopo una settimana di riunioni e vertici di maggioranza, sulla Tav la tensione rimane alle stelle e gli orientamenti dei due alleati di Governo restano fortemente contrapposti. Per Matteo Salvini però le cose non sono così semplici: “Conto di continuare a fare il ministro con questa formazione a meno che i no diventino troppi” e sulla Tav affonda: “Se qualcuno mi dice che non servono i treni, anch’io vado fino in fondo”. Immediata la replica di Luigi Di Maio: “Abbiamo solo chiesto la sospensione dei bandi per un'opera vecchia di 20 anni, lo abbiamo chiesto perché previsto dal contratto di Governo siglato tra M5S e Lega. E cosa fa Salvini? Oltre a forzare una violazione del contratto minaccia pure di far cadere il governo?”. Uno scambio di battute che lascia presagire una imminente crisi di Governo?

Conte si schiera contro la Tav

Dopo settimane di discussione, il premier chiarisce “dobbiamo proseguire alla luce di ciò che è emerso: credo sia d'obbligo procedere a una interlocuzione con i partner, Francia e Ue, per condividere i forti dubbi e le perplessità emerse sulla base dell'analisi costi-benefici”. Il punto, spiega il premier, è che la decisione non può basarsi su “schemi o ragioni di mera tattica ma io stesso ho espresso forti dubbi e perplessità sulla convenienza di quest'opera. Non sono affatto convinto che questo progetto sia quello di cui l'Italia ha bisogno”. Anzi, lo dice chiaramente: “È un progetto realizzato anni fa, se dovessimo cantierizzarlo oggi mi batterei perché non lo fosse”.

In pochi giorni si giocherà il futuro del Governo

Se il Governo dovesse superare la questione Tav sicuramente dovrà fare i conti con un calendario parlamentare molto impegnativo. Mercoledì 20 è previsto il voto del Senato sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Diciotti, il 21 il voto sulla mozione di sfiducia presentata dal Partito Democratico contro il ministro Toninelli e il 22 l’arrivo in aula del disegno di legge per il salario minimo. Questo trittico d’interessi contrapposti potrebbe spianare la strada a un’intesa tra Lega e M5S: d’altronde la posta in gioco è molto alta.

Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito Democratico

Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito Democratico. La partecipazione è stata molto alta. Alla fine i votanti sono stati oltre il 1.600.000. Sebbene i risultati non siano ancora definitivi, Nicola Zingaretti ha ottenuto una vittoria netta con oltre 66% dei consensi. Maurizio Martina ha raccolto il 22% dei voti mentre Roberto Giachetti il 13%. Contrariamente alle attese, le primarie hanno dimostrato che il Pd è ancora in grado di coinvolgere un gran numero di cittadini e soprattutto che, nonostante le forti divisioni interne, il Governatore del Lazio ha vinto con una maggioranza solida che supera ampiamente il 50%. Quella di Nicola Zingaretti non sarà una segreteria a sovranità limitata: secondo i numeri delle primarie, gli spetterà una fetta consistente dell'Assemblea Nazionale, tra i 600 e i 650 seggi. I seggi conquistati da Martina sono invece 200 mentre quelli di Giachetti 150.

L’Ocse taglia le stime di crescita dell’Italia: è recessione

L'Ocse nel suo ultimo aggiornamento sull'economia globale ha tagliato le stime dell'Italia. Prevede, infatti, una nuova recessione con calo del Pil a -0,2% rispetto al +0,9% indicato a novembre. Si tratta della revisione più significativa tra i Paesi sviluppati che ci porta a essere l'unico Paese dell'Eurozona in recessione. L’Ocse ha rivisto anche le stime sul 2020: la crescita dovrebbe arrivare al +0,5% anche se al momento non è escluso un ulteriore taglio. Matteo Salvini ha già parlato della possibilità di una correzione a patto però che non sia recessiva. Giuseppe Conte ha reagito difendendo le scelte del suo Governo: “Siamo consapevoli della congiuntura sfavorevole, dobbiamo puntare su export e sostegno a domanda interna”. Quindi avanti tutta con il reddito di cittadinanza.

I Sondaggi della Settimana 2 - 8 marzo 2019

Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini stabilizza il proprio consenso rispetto alla settimana scorsa e si attesta al 33,4% delle intenzioni di voto. Insegue il Movimento 5 Stelle che, rispetto a sette giorni fa, perde mezzo punto percentuale. Il partito guidato da Luigi Di Maio si attesta al 22,1% delle intenzioni di voto scontando molto probabilmente le tensioni sulla realizzazione della TAV che sta scontentando l’ala movimentista del M5S. La Lega di Matteo Salvini si conferma stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal M5S cresce fino a 11,3 punti percentuali.

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Nell’area delle sinistre, l’elezione di Nicola Zingaretti come segretario del PD incide negativamente sul risultato degli ex di Liberi e Uguali, formati da Mdp e Sinistra Italiana che perdono lo 0,6% attestandosi al 2,4%, e su Potere al popolo che scende al 2%. Nell’area centrista, +Europa, rimane pressoché stabile al 3%. Cresce prepotentemente il Partito Democratico. I dem, sfruttando l’onda lunga delle primarie vinte da Zingaretti, guadagnano 1,3 punti e si attestano al 19,8% a circa due punti dal M5S. Nel centrodestra, rimane stabile Fratelli d’Italia con il 4,4%, così come Forza Italia. Il partito di Berlusconi oggi è dato all’8,8% nelle intenzioni di voto degli italiani.

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Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 55,5% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 46,6%, quella di centro sinistra il 25,2%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 22,1%.

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Settimana Politica 2 - 8 marzo 2019



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