Il caso Diciotti scuote la maggioranza. Il M5S prende tempo

Il caso Diciotti è il vero nodo politico del M5S. Toccherà a Luigi Di Maio indovinare la combinazioni per portare a casa una soluzione che non irriti il proprio elettorato a pochi mesi dalle europee, riuscendo nell'impresa di non creare una frattura con l'alleato Matteo Salvini, che sarebbe molto probabilmente fatale al Governo. Dopo riunioni, ragionamenti e vertici, nel mondo pentastellato non sembra esserci una linea definita sul voto da esprimere in giunta, al Senato, sull'autorizzazione a procedere contro il ministro dell'Interno. A togliere un po' di pressione dai parlamentari pentastellati ci ha pensato proprio Matteo Salvini, che ha assicurato che “non ci sono pericoli per il Governo”. Ma nel Carroccio non tutti la pensano così e sono molti, nello stato maggiore del leader leghista, che hanno paventato l’ipotesi di una crisi di Governo nel caso in cui il M5S non difendesse Salvini in Senato.

È scontro di cifre sulla Tav. Toninelli replica a Salvini

Sulla Tav prosegue lo scontro all’interno della maggioranza. Le posizioni rimangono estremamente distanti e il tempo per prendere una decisione, se mantenere o modificare l’opera, o come vorrebbe il M5S, dichiarare la Torino – Lione non necessaria, è quasi finito. Teoricamente entro febbraio il Governo dovrebbe prendere una decisione definitiva. Dal Ministero dei trasporti assicurano che nei prossimi giorni l'analisi costi-benefici sarà condivisa con la Francia e con l'Ue, poi il Governo deciderà. Ma la Lega già mette in discussione l’esito dell’analisi del ministero tant’è che oggi Matteo Salvini andrà a Chiomonte a far visita agli agenti che sorvegliano il cantiere. Il muro contro muro è durissimo. Temporeggiare, alla fine, potrebbe essere l'unica scelta. La Lega ha fatto trapelare il suo contro-dossier per giustificare la necessità di portare avanti l’opera e per sottolineare che la mancata realizzazione porterebbe con sé un danno che supera i 20 miliardi di euro, numeri che però non hanno convinto il ministro Danilo Toninelli.

Zingaretti vince il congresso nei circoli del PD ma non raggiunge il 50%

Dopo giorni di polemiche sono arrivati i risultati, anche se non ancora ufficiali, dei circoli del Partito Democratico per l’elezione del prossimo segretario. Polemiche e ricorsi a parte, Nicola Zingaretti è in testa con il 47,95% seguito da Maurizio Martina al 36,53% e Roberto Giachetti all'11,23%. Saranno loro gli sfidanti alle primarie. Ottengono un risultato assai più modesto Francesco Boccia (2,91%), Maria Saladino (0,71%) e Dario Corallo (0,67%). Dunque Zingaretti vince ma non supera il 50%. Intanto Carlo Calenda va avanti con il suo progetto per le europee. "Io tiro dritto". Anche se sono diversi i no ricevuti, da Enrico Letta a Emma Bonino fino a Massimo D'Alema. Quest’ultimo in una intervista ha dichiarato: “Spero che il Congresso dia a Zingaretti la forza di aprire un nuovo corso politico. Credo che se c'è una svolta nel Pd si possa riaprire anche una prospettiva di dialogo a sinistra”. Parole che hanno scatenato il fuoco di fila dei renziani.

Berlusconi rilancia: Governo di centrodestra con i fuoriusciti del M5S

È ancora stallo nel confronto a distanza all'interno del centrodestra tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. L'ex premier alla luce delle fibrillazioni interne alla maggioranza gialloverde rilancia un suo vecchio pallino, proponendo come soluzione alla crisi del Paese, un nuovo Governo del centrodestra con l'appoggio di alcuni parlamentari fuoriusciti dal Movimento Cinque Stelle. Insomma, nel disegno del Cavaliere c’è la fine del Contratto di Governo e la decisione della Lega di rompere con i pentastellati. Lo scenario tuttavia è smentito fermamente da Matteo Salvini che in più di una occasione ha ribadito l’intenzione di non volere generare una crisi di Governo.

Tensione nel M5S sull’ulteriore finanziamento a Rousseau

Diventa un caso dentro il M5S la costituzione del Comitato che dovrà gestire la rendicontazione degli stipendi e dei rimborsi dei parlamentari del Movimento. La creazione dell'organo anti rimborsopoli rischia di creare una nuova rivolta tra i pentastellati: il Comitato, presieduto da Luigi Di Maio e dai capigruppo di Camera e Senato Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, prevede infatti che allo scioglimento dello stesso i fondi che dovessero avanzare dovrebbero essere devoluti all'Associazione Rousseau. Una possibilità che ha fatto scattare le forti polemiche dell’ala interna al movimento più vicina a Roberto Fico.

I Sondaggi della Settimana 26 gennaio - 1 febbraio 2019

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Nell’area delle sinistre, gli ex di Liberi e Uguali, formati da Mdp e Sinistra Italiana, nonostante la scissione, raggiungono il 2,6%, mentre in quella di centro, il partito di Più Europa, fresco di congresso, è dato al 2,9%. Torna a calare il Partito Democratico. I dem, logorati dalle polemiche interne sul congresso per l’elezione del nuovo segretario, si attestano al 17,2% nelle intenzioni di voto perdendo lo 0,6% rispetto alla settimana scorsa.Nei sondaggi pubblicati dall'Istituto SWG, dopo diverse settimane di calo, la Lega di Matteo Salvini torna a crescere a gran ritmo. Guadagna lo 1,1% e si porta al 31,5% dei consensi. Insegue ancora il Movimento 5 Stelle che perde lo 0,7% dimostrando di non riuscire ad arrestare il calo degli ultimi mesi. Il partito guidato da Luigi Di Maio si attesta al 24,9%. Nonostante l’approvazione del reddito di cittadinanza, i pentastellati, rimangono in difficoltà e non riescono a recupere lo svantaggio accumulato rispetto all’alleato leghista. Il partito guidato da Matteo Salvini è stabilmente il primo partito del Paese e la distanza dal M5S è di 7,7 punti percentuali.

Nel centro destra, cresce di poco Fratelli d’Italia che si attesta al 4,5% mentre consolida la sua posizione Forza Italia. Il partito di Berlusconi oggi è dato all’8,1%.

Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 57,5% delle preferenze di voto. Quella di centro destra il 45,2%, quella di centro sinistra il 22,7%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 24,9%.

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Settimana Politica 26 gennaio - 1 febbraio 2019



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