Draghi a Putin: “La chiamo per parlare di pace”

Mercoledì il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto una telefonata di un’ora con il presidente russo Vladimir Putin, un confronto sull'andamento della trattativa tra Russia e Ucraina per la fine del conflitto. “Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace”, ha esordito Draghi, che ormai da qualche settimana non aveva più avuto un contatto diretto con il leader del Cremlino. Il presidente del Consiglio, viene riferito, ha sottolineato l'importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale. Draghi ha anche ribadito la disponibilità del Governo italiano a contribuire al processo di pace, ma in presenza di “chiari segni di de-escalation” da parte della Russia. Quello che chiede l'Occidente è un segnale concreto di volontà di dialogo, che al momento non si vede. Sul tavolo anche la questione del gas, il Presidente russo ha “descritto” come dovrebbe funzionare il sistema dei pagamenti del gas russo in rubli e ha assicurato che il nuovo sistema di pagamento non dovrebbe comportare un “peggioramento delle condizioni contrattuali per gli importatori europei” e che comunque ci saranno “colloqui tecnici”. 

Draghi rassicura, ma la giravolta di Putin sul gas preoccupa

“Tutti desideriamo uno spiraglio di luce, ma tutti dobbiamo stare con i piedi per terra”. Anche se le parti sembrano “un po' avvicinate” i tempi non sono “ancora maturi” per una soluzione del conflitto in Ucraina e Mario Draghi non smette di predicare cautela. C’è ancora “scetticismo” sulle reali intenzioni di Mosca, dice davanti alla stampa estera mentre riferisce della sua telefonata con Vladimir Putin e della richiesta arrivata da Mosca, così come da Kiev a inizio settimana, che l'Italia faccia da garante per facilitare il processo di pace. Lo scetticismo non può che aumentare davanti alla nuova giravolta di Mosca, che a Draghi, e anche a Scholz, aveva garantito le forniture di gas e i pagamenti in euro, salvo poi il giorno dopo firmare un decreto che fa scattare da subito i pagamenti in rubli, pena lo stop alle forniture. La firma del decreto e le nuove affermazioni di Putin fanno agitano le cancellerie europee: la Commissione Ue lavora a un’interpretazione degli effetti concreti delle decisioni di Putin e Draghi ne parla al telefono con il cancelliere tedesco Olaf ScholzPalazzo Chigi precisa che Roma si atterrà alla linea stabilita dalla Commissione. Si va verso la bella stagione e gli stoccaggi vanno avanti già a ritmo sostenuto; eventuali interruzioni, come assicura anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, non sarebbero un problema nell'immediato ma se uno stop dovesse protrarsi a lungo in autunno ci sarebbero delle difficoltà. 

L’aumento delle spese militari sarà graduale sino al 2028 

L'ultimatum di Mario Draghi sembra avere avuto effetto: l'avvertimento che un no all'aumento delle spese militari avrebbe fatto venire meno il patto di maggioranza ha riportato la calma tra i partiti che sostengono il governo e ora il M5S sembra aver digerito la necessità di portare gli investimenti in difesa al 2% del Pil. La condizione, voluta da Giuseppe Conte, è che l'adeguamento avvenga con gradualità, cioè entro il 2028 e non già nel 2024, che del resto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha assicurato ma che, dicono dal PD ma anche da FI, era già un dato acquisito da tempo. Fatto sta che, alla fine, il no all'aumento delle spese diventa un “ok, purché sia fatto con calma”. La crisi è scongiurata, ma quel che sembra certo è che tra M5S e Palazzo Chigi il clima sia pessimo. 

Ancora polemiche dopo l’accordo sull’aumento delle spese militari 

La tensione tra il Governo e il M5S, aggravata dalle preoccupazioni del PD che intravedeva una crisi dell'esecutivo, si allenta nel giorno in cui il presidente del Consiglio Mario Draghi annuncia che nel Def “non è previsto che ci sia nessuna indicazione specifica di spese militari”. Il premier dalla stampa estera ha confermato il raggiungimento di un punto di caduta, cioè quello di spalmare fino al 2028 l'aumento delle spese militari fino al 2% del Pil. Sono le ricostruzioni che non tornano: per Draghi “Ci siamo visti con il presidente Conte il quale chiedeva un allargamento, un allungamento dell'obiettivo al 2030. Io ho detto no, si fa quel che il ministro della Difesa Guerini ha proposto e deciso per il 2028. Successivamente è uscito un comunicato che diceva che quella era proprio la richiesta di coloro che volevano ridurre le spese militari, quindi non c'è disaccordo”. La lettura del M5S è diversa: “Riteniamo un bene che ci sia ora convergenza sulle nostre posizioni, ma narrazioni di comodo non possono distorcere la realtà”, si legge in una nota “il dietrofront del Governo, del ministro Guerini e del premier Draghi, a fronte della nostra determinazione”. Conte intanto rilancia: “Prima ci danno degli irresponsabili, poi ci danno ragione”, perché “finora solo il M5S aveva detto pubblicamente di andare oltre il termine del 2024, anche rimandando tutto al 2028 o al 2030. Ora, finalmente, le parole del ministro Guerini e quelle del presidente Draghi rappresentano un'apertura”. Con Letta “c'è un aspetto politico: dobbiamo rispettarci a vicenda”, aggiunge Conte, che è salito al Quirinale da Sergio Mattarella, “Un colloquio informativo, come avvengono usualmente tra il capo dello Stato e i capi di partito”, fanno sapere dal Colle, ma che probabilmente è servito a confermare la volontà del M5S ad arrivare a fine legislatura.

Dopo le polemiche il Senato ha approvato definitivamente il decreto Ucraina

Guardando i risultati del voto di fiducia al Senato, la maggioranza sembrerebbe essersi ricompattata dopo le forti fibrillazioni sull'aumento delle spese militari. Nel partito guidato da Giuseppe Conte alla fine si registrano solo 3 assenze non giustificate (Alberto Airola, Daniele Pesco e Gianluca Ferrara), mentre sono 8 i pentastellati autorizzati a non partecipare. Già ampiamente annunciato il voto contrario del presidente della commissione Esteri Vito Petrocelli che verrà sanzionato. Sono invece 5 le assenze ingiustificate tra le file di Lega e M5S, nessuna per PD e Italia Viva. I votanti sono 249. Dunque, se ci si limitasse all'analisi dell'esito del voto di fiducia a palazzo Madama (214 voti favorevoli, 35 contrari) e considerando i 25 non partecipanti al voto non giustificati, sembrerebbe che la maggioranza di Governo si sia ricompattata, ma se l’analisi si sposta sul piano politico, appare evidente che le tensioni verranno ricordate ed è facile immaginare che siano destinate a intensificarsi con la fine della legislatura.

Il 12 giugno si voterà per i 5 referendum e per le elezioni amministrative

Il Cdm ha deciso: il 12 giugno sarà Election day: si voterà infatti per i cinque quesiti referendari sulla giustizia proposti da Radicali e Lega e ammessi dalla Consulta, nonché per il primo turno delle amministrative, mentre il 26 giugno sono previsti i ballottaggi. Le elezioni amministrative, che coinvolgeranno 8,5 milioni di elettori, riguarderanno circa 950 Comuni tra cui 4 capoluoghi di regione (GenovaPalermoCatanzaro e L'Aquila) e 22 capoluoghi di provincia (Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo). Per i Comuni della Valle d'Aosta le urne sono anticipate al 15 maggio (ballottaggio il 29), per quelli del Trentino Alto Adige al 29 maggio. 

Per il post Figliuolo, Draghi ha scelto il generale Petroni

Con la firma del premier Mario Draghi al decreto, il maggior generale dell'Esercito Tommaso Petroni prende il posto del Commissario straordinario per l'emergenza Covid Francesco Figliuolo e guiderà, da venerdì 1 aprile, l’Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia. Sarà di fatto l'ultimo chilometro prima di lasciare poi le incombenze derivanti dal Covid in capo al ministero della Salute. La neonata struttura durerà solo nove mesi, fino al 31 dicembre 2022. L’Unità, di cui Petroni è nominato direttore, avrà un organico più snello. Sarà composta da una parte del personale della struttura di supporto alle attività del Commissario straordinario per l'emergenza Covid e da personale in servizio al Ministero della Salute. Le funzioni vicarie del Direttore dell'Unità sono attribuite a Giovanni Leonardi, dirigente del Ministero della Salute

Giuseppe Conte è stato confermato Presidente del M5S con il 94,1% dei voti

Dopo settimane di attesa, Giuseppe Conte è stato confermato come presidente del M5S con 55.618 voti, pari al 94,1% dei voti. “Sei favorevole all’elezione del professor Giuseppe Conte, indicato dal Garante, quale presidente del M5S, anche in ripetizione della deliberazione adottata in date 5/6 agosto 2021, al fine della conferma/convalida della delibera stessa nonché dell'attività svolta?”. Questo l'interrogativo posto agli iscritti al M5SLaura Bottici, con 40.060 preferenze pari al 67,8% dei voti, è stata eletta nel Comitato di garanzia, già composto da Roberto Fico e Virginia Raggi. Dopo il passo indietro di Luigi di Maio, il nuovo collegio dei probiviri sarà formato da Danilo ToninelliFabiana Dadone e Barbara Floridia

La Lega è sulle barricate, presenta 500 emendamenti su ius scholae

Come annunciato, sono oltre 700 gli emendamenti alla proposta di legge sullo ius scholae. E la Lega si prepara alla battaglia: sono poco meno di 500 le proposte di modifica presentate dal partito di Matteo Salvini in Commissione Affari costituzionali della Camera. Non che il cammino della pdl sulla cittadinanza si preannunciasse senza ostacoli, ma la contrarietà leghista è netta e non lascia margini di azione: “Siamo contrari al testo, non serve a nulla”, taglia corto il capogruppo in Commissione Igor Iezzi. Eppure il presidente della Commissione e relatore Giuseppe Brescia (M5S) non rinuncia a tentare una possibile mediazione, annunciando che nei prossimi giorni incontrerà “tutti i gruppi per definire possibili punti d’incontro sulle diverse richieste di modifica”. Ma il centrodestra appare compatto sul no, anche se gli altri partiti hanno presentato meno proposte di modifica (167 gli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia, 10 da Forza Italia, 5 da Coraggio Italia). Ciononostante, appare chiaro che sul testo il centrodestra è pronto a dare battaglia.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWGFratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 21,6%, sopravanzando di un’incollatura il Partito Democratico (21,1%)Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 5,6 punti. 

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Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,5%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,5% e al 2,6%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa rimane stabile (5,4%) mentre Italia Viva perde terreno (2,4%). Torna a crescere il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 13,4%. Nell’area del centrodestra, la Legaperde qualche decimale (16%) mentre Forza Italia rimane stabile (7,9%). Italexit di Gianluigi Paragone, infine, si attesta all’1,8%.

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Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 71,3%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 37,1%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 45,5%; infine il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta al 7,8% dei consensi.



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