Conte pensa a un decreto e a dei Commissari per l’attuazione del Recovery plan

Il Recovery plan avrà i suoi “soggetti attuatori”: sei o forse più figure incaricate di garantire che i tempi siano rispettati ed evitare il rischio che l'Italia perda i fondi europei per ritardi e freni burocratici. Giuseppe Conte ha iniziato a coltivare l'idea dopo aver letto un dato: se i 209 miliardi venissero spesi secondo gli standard di spesa per investimenti che storicamente si registrano in Italia, rischieremmo di perdere “il 60% delle risorse”, visto che i singoli progetti del Recovery saranno vincolati a precisi cronoprogrammi. “Non ce lo potremmo permettere” neanche se in ballo ci fossero pochi euro: ora in gioco c’è una cifra monstre e la credibilità del Paese”. Perciò il premier davanti alla platea di Confindustria tratteggia i contorni del piano che ha in mente e che sarà tradotto in norma, probabilmente con un decreto, nei prossimi mesi: “Ci doteremo di uno strumento normativo ad hoc, una struttura dedicata con norme specifiche e soggetti attuatori che ci garantisca trasparenza e tempi certi”. Ogni processo, nelle intenzioni di Conte, sarà verificabile anche dai singoli cittadini attraverso “una piattaforma digitale per controllare lo stato di avanzamento delle opere”. Il progetto, anche se non ha ancora contorni definiti, non cozza, sottolineano fonti di Governo, con il lavoro che sta svolgendo il Ciae, la cabina di regia dei Ministri coordinata da Enzo Amendola. I soggetti attuatori evocati da Conte entrerebbero in campo dopo l'approvazione da parte dell'Ue del Recovery plan italiano e un decreto servirebbe ad attribuire loro poteri e raggio di azione. 

Braccio ferro tra Pd e M5S su decreto sicurezza. Il Cdm slitta a lunedì

Braccio di ferro tra Pd e M5S sul decreto sicurezza, su cui i pentastellati avrebbero chiesto una riflessione supplementare, affrontando il tema in un Consiglio dei ministri diverso da quello dedicato al varo della nota di aggiornamento al Def. Ma il Pd avrebbe tenuto il punto: la modifica dei decreti Salvini va portata sul tavolo del prossimo Cdm; di qui la decisione, assunta in una riunione dei capi delegazione, di convocare un unico Cdm lunedì alle 21.00. L’opportunità del rinvio, secondo fonti di governo Dem, sarebbe dettata anche dal fatto che domenica sera le urne sono aperte per il voto dei ballottaggi e del primo turno delle comunali in Sicilia e Sardegna. Lo scontro viene negato da diverse fonti di Governo, ma le stesse fonti ammettono che in maggioranza il decreto sicurezza è un tema ancora divisivo: una parte del M5S è contraria al ripristino della protezione umanitaria ed è decisa ad attenersi alle mere raccomandazioni del Quirinale per la modifica dei decreti di Salvini; di qui il tentativo di rallentare i tempi di approvazione del provvedimento in Cdm. 

Sul Nadef il Governo è ancora al lavoro. Gualtieri punta alla riforma fiscale

Il percorso della Nadef, ovvero la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, si fa quest'anno più tortuoso: se due anni fa i Ministri pentastellati si affacciavano al balcone di palazzo Chigi al grido di “abbiamo abolito la povertà” ora il Governo tira un sospiro di sollievo per una contrazione del Pil al -9%, una sola cifra anziché due, e guarda con preoccupazione al percorso del rientro dal debito che si allunga considerevolmente. Questa è la cornice e per riempirla il calendario sarà serratissimo visto che il 15 ottobre bisogna presentare il progetto di bilancio, il 30 la manovra vera e propria alla luce del lavoro sul Pnrr; poi bisognerà capire cosa fare con i soldi del Recovery fund, che comunque arriverebbero a metà 2021, e se usare o meno le nuove linee di credito Mes. Stando alla tabellina della Nadef, il rapporto Deficit/Pil è stimato al 10,8% nel 2020 ma scenderà al 7% programmatico nel 2021 con un'espansione di 1,3 punti rispetto al tendenziale, poi al 4,7% programmatico nel 2022, al 3% programmatico nel 2023. Il Pil è atteso al -9% nel 2020, con un rimbalzo al +6% nel 2021. Il rapporto Debito/Pil è stimato al 158% nel 2020, in discesa già nel 2021 e per il prossimo triennio. Calcolatrice alla mano, per l'anno venturo il Governo prevede una manovra economica con 21-22 miliardi in deficit, su un totale di almeno 40 miliardi. Oltre alle cosiddette spese indifferibili, servono circa 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale partito a luglio, mentre di più potrebbe costare il prolungamento degli ammortizzatori sociali e del sostegno al reddito per chi è stato maggiormente colpito dalla pandemia, e anche il 2021 ne vedrà gli effetti. Un capitolo fondamentale, su cui sono già partite le discussioni, è quello della riforma del fisco: è un piano complesso, hanno ribadito più volte premier e Ministro dell'Economia, ed entro fine anno dovrebbe arrivare una legge delega ad hoc per avviarlo. 

Conte annuncia la proroga dello stato d’emergenza, il centrodestra insorge

Come già avvenuto a luglio, quando il Governo decise di prorogare fino al 15 ottobre lo stato di emergenza da Covid-19, anche il nuovo annuncio del premier Giuseppe Conte di un'ulteriore proroga fino al 31 gennaio del 2021 provoca la dura reazione del centrodestra. “Ieri c’è stato un Consiglio dei ministri con un aggiornamento informativo e sul punto c’è stata una discussione. Allo stato la situazione continua ad essere critica, per quanto la curva dei contagi sia sotto controllo, ma la situazione richiede la massima attenzione dello Stato e dei cittadini. Perciò abbiamo convenuto che andremo in Parlamento a proporre la proroga dello stato di emergenza fino alla fine di gennaio 2021”, ha annunciato il premier Conte. La settimana prossima, il ministro della Salute Roberto Speranza illustrerà alla Camera e al Senato la situazione (e i contenuti del nuovo Dpcm), quindi seguiranno i voti sulle risoluzioni.  Per Antonio Tajani “la proroga dello stato di emergenza non può essere una decisione di routine. Il Parlamento deve essere centrale”. Durissima Giorgia Meloni: “Il Governo più opaco e meno trasparente della storia vorrebbe prorogare lo stato d'emergenza, non vuole che gli italiani vengano a conoscenza delle decisioni del comitato tecnico scientifico e non fornisce alcuno studio serio e certificato” e avverte: “Se la situazione è grave allora gli italiani devono essere allertati. Reputerei gravissimo, invece, se questa fosse solo l'ennesima trovata del Governo per tenere sotto scacco l'Italia e continuare a coprire i litigi tra Pd e M5S”. Per Matteo Salvini, Conte “venga in Parlamento e racconti, non sui giornali. Ci spieghi quello che vuole fare. Noi non sappiamo nulla”. 

Zingaretti rilancia le riforme costituzionali e presenta la proposta del PD

Davanti ai distinguo e agli stop degli alleati sul fronte riforme, Nicola Zingaretti batte un colpo. A far scattare il segretario Pd è stata la frenata dei Cinque Stelle sul pacchetto di riforme presentato dai vertici del Nazareno, il cui cuore è il superamento del bicameralismo paritario accolto però dai Cinque Stelle come una fuga in avanti: le riforme vanno condivise, no agli annunci di parte, è l’altolà lanciato dal capogruppo pentastellato Davide Crippa. Di fronte a queste difficoltà Zingaretti non esita a evocare il più cupo degli scenari, la fine del Governo: “Io non credo che la maggioranza di governo possa andare avanti solo perché c’è il Presidente della Repubblica da eleggere. Non possiamo governare insieme con quattro idee diverse di Paese”. Con il pacchetto di riforme presentato al Nazareno, d'altra parte, i dem hanno giocato il loro all-in, consapevoli di essere, dopo le regionali, la forza motrice della maggioranza. Il PD “si assume la responsabilità di avviare un nuovo fronte riformatore” e dopo la vittoria del SI’ al referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari apre il capitolo del superamento del bicameralismo paritario e della sfiducia costruttiva. 

Di Battista: Rischiamo di diventare Udeur. Intanto spunta bozza anti-Rousseau

Il M5S, reduce dalla batosta alle Regionali, è alle prese con l'ennesima turbolenza. Questa volta è Alessandro Di Battista a far alzare la tensione: “Così facendo penso che si andrà verso una direzione di indebolimento del M5S e diventerà magari un partito come l'Udeur buono forse più per la gestione di poltrone e di carriere”, dice a Piazzapulita su La7. “Non è quello per il quale io ho combattuto”, rintuzza, etichettando l'alleanza strutturale con il Pd come “la morte nera”, con un riferimento a Star Wars. “Ci sono persone, come Nicola Morra, che sono state sempre contrarie al capo politico. Altre persone in questo momento spingono per la leadership collegiale perché c'è il pericolo che possa diventare io, questa è la verità”. Immediata la replica di Roberta Lombardi: “Molte delle cose che dice Alessandro sono legittime e condivisibili ma c'è un momento in cui bisogna fare uno scatto di crescita e bisogna chiedersi cosa si vuole fare da grandi: essere alternativi a tutti i partiti e forse non vincere sempre o fare una buona opposizione?”  

C’è fermento e tensione nel centrodestra. Tutti a Catania ma in ordine sparso

Il centrodestra nelle sue diverse anime è ricco di fibrillazioni più negative che positive. Quello che appare è che in realtà il matrimonio di convenienza ormai sia passato alla fase successiva: quella dei separati in casa. Tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni regna ancora il gelo: il leader del Carroccio non avrebbe ancora avuto modo di complimentarsi con l'alleata per l'elezione a presidente dei Conservatori e riformisti europei e non avrebbe concordato una riunione a tre per discutere dei risultati delle regionali. La Meloni comunque sarà a Catania con Antonio Tajani, al fianco di Salvini che sabato sarà a processo per il caso Gregoretti. È nel cuore dei partiti maggiormente in FI e nella Lega, che si starebbe consumando un vero e proprio travaglio interno. Nel gruppo azzurro di parlamentari c'è una certa fibrillazione: futuro incerto alla scadenza della legislatura, un progetto che non c'è e l’andare a rimorchio della Lega. È per questo che si guarda con attenzione a Mara Carfagna: la vicepresidente della Camera ha infatti visto Giovanni Toti, un colloquio interlocutorio indirizzato soprattutto ad analizzare i risultati delle regionali. Nella Lega non va di certo meglio. Mercoledì Matteo Salvini ha incontrato a Roma i consiglieri regionali eletti nella scorsa tornata elettorale. “Una bellissima riunione e un risultato che mi riempie d'orgoglio. Dai 46 eletti alla precedente tornata la Lega cresce moltissimo e conquista una squadra di ben 74 consiglieri”. E se è evidente che Salvini sia stato costretto a cambiare stile dando più ascolto al territorio, in Europa i leghisti vogliono di più. L'isolamento verso un gruppo troppo estremista come quello di Le Pen comincia a stare davvero stretto. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG, la Lega di Matteo Salvini fa registrare un drammatico calo rispetto all’ultima rilevazione di fine agosto (23,8%). Discorso diverso per il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Vito Crimi rimane praticamente immobile attestandosi al 16%. La Lega resta comunque il primo partito del Paese con una distanza dal secondo (PD) di 3,7 punti percentuali, mentre il gap rispetto al M5S si attesta a 7,8 punti.

 sondaggi-2-10-2020-1.png

Nell’area delle sinistre, situazione sostanzialmente stazionaria per i Verdi (1,9%) e l’alleanza tra Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno (3,5%). Nell’area centrista, +Europa raggiunge il 2,1%, Italia Viva si ferma al 3% mentre Azione arriva al 3,4% nelle intenzioni di voto. Il Partito Democratico pressoché conferma le stime della scorsa rilevazione (20,1%). Nell’area del centrodestra, Fratelli d’Italia recupera in parte il consenso perso dalla Lega (15,8%) ed è ad un passo dal diventare la terza forza nazionale (-0,2% dal M5S). Forza Italia perde mezzo punto (5,8%), mentre Cambiamo!, il partito di Giovanni Toti, riprende quota all’1,5%

 sondaggi-2-10-2020-2.png

Ad oggi, l’area di Governo raccoglie il 42,6% delle preferenze di voto. La coalizione di centrodestra il 46,9%, quella di centrosinistra il 28,7%. Il Movimento 5 Stelle è dato al 16%.



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social