Missione lampo di Meloni in Tunisia

Una visita lampo per discutere di relazioni bilaterali e collaborazione energetica, di contrasto all'immigrazione clandestina e del negoziato in fase di stallo tra Tunisi e Fmi. La missione di Giorgia Meloni in Tunisia dura appena cinque ore ma permette alla premier di confermare al presidente della Repubblica Kais Saied, “il sostegno dell'Italia”, che “nel pieno rispetto della sovranità tunisina” sottolinea la premier, si traduce anche negli “sforzi che un Paese amico come l'Italia sta facendo per cercare di arrivare a una positiva conclusione dell'accordo” col Fmi, che resta “fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa”. L'obiettivo resta quello di sbloccare il prestito da 1,9 miliardi che potrebbe scongiurare il default economico. Saied ha rinnovato il suo rifiuto “di ogni diktat” del Fmi, osservando che “chi fornisce ricette già pronte è come un medico che scrive una ricetta prima di diagnosticare una malattia”. Il terreno di scontro riguarda le riforme richieste a Tunisi per accedere al prestito. Per la Meloni “la stabilizzazione del quadro politico in Tunisia è indispensabile anche per l'Italia” e questo perché c'è il rischio di dover fare i conti con un'ondata di migranti ancor più consistente di quella attuale se la situazione dovesse precipitare. 

Meloni è preoccupata per la stabilità della Libia e soprattutto per gli sbarchi

Un possibile aumento degli sbarchi in estate preoccupa il Governo e Giorgia Meloni l’ha detto chiaramente al premier ad interim del governo di unità nazionale della Libia Abdul Hamid Dbeibah, esprimendo “apprezzamento” per gli “sforzi” di Tripoli ma invitando a rafforzare l’impegno. Un mese fa la premier ha ricevuto il generale Khalifa Haftar, l'uomo della Cirenaica, e quattro mesi dopo il viaggio a Tripoli ha avuto il secondo faccia a faccia con Dbeibah. “La stabilizzazione della Libia e del suo quadro politico è una priorità per l'Italia, per la sicurezza nazionale e per la diversificazione energetica”, ha ribadito Meloni al leader libico, con cui si è discusso “dell'importanza di indire le elezioni libiche presidenziali e parlamentari il prima possibile, anche con la mediazione dell’Onu”. Questo è “il primo Governo italiano che coopera non solo con la Libia, ma anche con l'intera regione”, secondo Dbeibah. All'incontro hanno partecipato anche i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il Ministro per il Made in Italy Adolfo Urso e gli omologhi libici. Sono stati firmati quattro documenti: un accordo tra l'ad di Eni Claudio Descalzi e la Noc (National Oil Corporation) su iniziative di riduzione delle emissioni, una Dichiarazione d'intenti in materia di rafforzamento della cooperazione per la sicurezza, un memorandum d'intesa tra Telecom Sparkle e l'Ente per le poste e telecomunicazioni libiche in vista della costruzione di un cavo dati sottomarino e un accordo sulla costruzione d’impianti per il trattamento acque reflue urbane. 

Domenica Von der Leyen, Meloni e Rutte saranno a Tunisi

Di nuovo in Tunisia, ma questa volta con al suo fianco Ursula von der Leyen e Mark RutteGiorgia Meloni domenica tornerà nel Paese nordafricano. L'obiettivo è arrivare a un'intesa con la Tunisia che da un lato sblocchi i sostegni finanziari europei e del Fmi e dall'altro preveda il rigoroso impegno del Paese nordafricano su riforme e stabilità del Mediterraneo. La strategia di Roma è giungere a un compromesso il prima possibile: il dossier tunisino da settimane preoccupa il Governo e se il Paese tornasse nel caos l'allarme flussi migratori sarebbe una naturale conseguenza. La missione di domenica prossima è stata concordata da von der Leyen, Meloni e Rutte a margine del summit della Comunità politica europea del primo giugno in Moldavia. Per tutti una Tunisia stabile è necessaria e, allo stesso tempo, un accordo con il Paese nordafricano farebbe da pivot a quella strategia della dimensione esterna della migrazione che, a Bruxelles, finora ha stentato a decollare. È difficile che già domenica si arrivi a un accordo. Ma dagli Stati Unitil'Fmi, che finora non aveva dato segnali di apertura di fronte alle resistenze alle riforme di Saied, ha sottolineato di essere “un forte partner della Tunisia. Il nostro impegno continua ed è pronto a sostenerla nei suoi sforzi di riforma economica”, ha spiegato il direttore del dipartimento comunicazione Julie Kozack

Mattarella è in visita a Parigi. È distensione fra Italia e Francia

La visita di Sergio Mattarella a Parigi e l'incontro di oggi all’Eliseo con Emanuel Macron rappresentano il coronamento della distensione tra Italia e Francia dopo mesi di tensione. L’occasione è l'inaugurazione “congiunta” della mostra “Napoli a Paris” al Louvre con le Opere del museo di Capodimonte, operazione che non è stata portata avanti dal capo dello Stato ma dal Governo che parteciperà con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. A differenza di quanto avvenne nel novembre scorso quando, a seguito di una dura polemica tra il governo francese e quello italiano sul soccorso ai migranti, ci fu necessità di una telefonata distensiva da parte dell'inquilino del Colle al suo omologo francese, stavolta Macron e Meloni hanno già avuto modo di chiarirsi nel corso di un incontro di 45 minuti a margine del G7 in Giappone. Anche la visita del capo della diplomazia francese Catherine Colonna a Roma la scorsa settimana ha aiutato a dissipare gli equivoci. Non a caso sui giornali francesi già si parla di una visita di Giorgia Meloni in Francia, probabilmente a giugno. 

Intesa Meloni-Scholz sul Piano d'azione Italia-Germania

Italia e Germania sono pronte a stringere un Piano d'azione. L'annuncio l’hanno dato Giorgia Meloni e Olaf Scholz dopo l'incontro a Palazzo Chigi, in cui è stato confermato il perfetto allineamento sull'Ucraina ed è stato evidenziato l'interesse comune al piano di hub energetico su cui lavora l'esecutivo italiano; restano distanze sul nuovo Patto di stabilità (la premier spinge sulla flessibilità, il cancelliere tedesco non ne ha fatto proprio cenno nelle dichiarazioni congiunte) e in parte anche sul dossier migranti: Scholz ha sottolineato l'importanza di soluzioni a livello europeo, ma evidenziando che il suo Paese ha accolto “un milione di ucraini e 240 mila altri rifugiati”. Soprattutto sui temi su cui ci sono punti di vista diversi, sarà utile il Piano d'azione, che prevede fra l'altro consultazioni regolari su dossier strategici in cinque campi: crescita, competitività e occupazione; politica estera e di sicurezza; agenda verde e protezione climatica; Europa e stato di diritto; cultura e società civile. “L'Italia è per noi è un partner importante e un amico affidabile” dice Scholz, che parlando alla stampa a Palazzo Chigi esordisce con una dichiarazione di solidarietà all'Emilia Romagna colpita dall'alluvione. Solida è l'intesa sul sostegno dell’Ucraina e deciso è anche l'impegno a portare avanti il progetto SoutH2 corridor, che collegherà in futuro i flussi di idrogeno verde di Italia, Germania e Austria. C'è poi l'accordo Ita-Lufthansa, una “testimonianza di quanto gli interessi nazionali” di Roma e Berlino “possano essere convergenti anche sul piano strategico”, nota Meloni dopo il bilaterale. 

Il Cdm vara il decreto sulle procedure di infrazione e sulle pre-infrazioni

Il Cdm ha approvato un decreto-legge per l'attuazione di obblighi derivanti da attività dell'Ue e da procedure d’infrazione e pre-infrazione. Il decreto contiene una serie di disposizioni la cui approvazione si rende necessaria a fronte di Atti normativi dell'Ue o di sentenze della Corte di giustizia dell'Ue ovvero dell'avvio di procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia. In particolare, il provvedimento mira ad agevolare la chiusura di 8 procedure d’infrazione, di 7 casi di pre-infrazione, e di un caso di aiuto di Stato, nonché ad adeguare l'ordinamento nazionale a 4 regolamenti e una direttiva. Le procedure d’infrazione sono relative a diverse materie, dall'agevolazione in materia d'imposta di registro per l'acquisto della cosiddetta prima casa alle misure di tutela nei procedimenti penali e nel procedimento di esecuzione del mandato di arresto europeo, dalla disciplina del personale volontario e a tempo determinato del Corpo nazionale dei VdF alle misure per il miglioramento della qualità dell'aria e della prevenzione dei rischi connessi all'esposizione alle radiazioni ionizzanti. Quanto alle procedure di pre-infrazione, si agevola la chiusura dei casi aperti dalla Commissione europea in relazione alle disposizioni in materia di garanzia dei depositi bancari, cumulo dei periodi di assicurazione maturati presso organizzazioni internazionali, pubblicità nel settore sanitario, rilascio dei passaporti e verifica dell'efficienza degli investimenti nella rete di distribuzione del gas

Via libera al Patto Ue sui migranti con il sì dell'Italia. Ora si va all’eurocamera

È un accordo storico quello raggiunto tra gli stati membri sul Patto Ue Migrazione e Asilo: i Ministri degli Interni dei 27 hanno raggiunto un'intesa sul pacchetto di riforma del sistema e delle procedure di asilo, con il sì dell'Italia, il no di Polonia e Ungheria e quattro astenuti. Dopo quasi tre anni di lavoro il Consiglio Ue ha approvato la sua posizione negoziale su due regolamenti chiave del Patto, che ora servirà per avviare il trilogo con il Parlamento. Le nuove norme prevedono un meccanismo di solidarietà obbligatoria, che non significa ricollocamenti obbligatori, ma una quota di compensazione di 20mila euro a migrante da corrispondere in caso uno Stato non li accetti. Vengono poi introdotte procedure più snelle per le richieste di asilo, i rimpatri e un tetto per le quote di accoglienza in ogni Stato. L'Italia, che nella lunga giornata aveva assunto una posizione critica su diversi fronti, è riuscita a ottenere un buon compromesso che va incontro alle sue richieste. Soddisfazione anche sul punto che aveva bloccato i lavori nel pomeriggio e l'intera intesa, ovvero la definizione di Paese terzo sicuro. “Per quanto riguarda le procedure di frontiere, su cui l'Italia, a livello nazionale, ha precorso i tempi europei con le misure introdotte dal Decreto Cutro, siamo riusciti ad ottenere la creazione di un sistema efficace di controllo europeo delle frontiere esterne” ribadisce Piantedosi, che ha infine elogiato la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi. 

Asse Tajani-Weber, ricucito lo strappo tra Ppe e Fi. Tensione con la Lega

I nostri comuni valori cristiani sono alla base dell'identità europea: Antonio Tajani e Manfred Weber usano le stesse parole per sancire la definitiva ricucitura tra il Ppe FI, archiviando lo strappo di febbraio generato delle critiche di Berlusconi a Zelensky. “Grazie Antonio, per il tuo servizio nel Ppe, alla guida di FI che è il pilastro solido che noi abbiamo in Italia”, esordisce il dirigente tedesco, tra gli applausi. Ma la sintonia tra i due va oltre: l'obiettivo comune è riproporre “il modello italiano” anche in Ue. La prospettiva è condivisa da tutti. Tuttavia, tra Fi e Lega, scoppiano scintille. Tajani è netto nel segnare i confini politici dell'intera operazione: “La possibile alleanza può essere fatta tra conservatoriliberali e popolari. Non è possibile fare un'alleanza con il gruppo di ID. La Lega è molto diversa da Afd e deciderà cosa fare, se rimanere in quella famiglia politica o meno. Rispetto la volontà di quel partito e toccherà a loro decidere cosa fare. Siamo alleati in Italia, e le questioni europee riguardano le famiglie europee”. Anche Weber punta un paletto contro ogni deriva euroscettica: “Il Ppe combatte per un'Europa più forte. Chiunque sarà nostro alleato in futuro dev'essere convinto di voler partecipare a un progetto comune di rafforzamento dell'Europa”. 

Sulle riforme istituzionali spunta l’ipotesi del premier indicato

Prosegue il lavoro della Ministra Maria Elisabetta Casellati sulle riforme costituzionali, e con il passare delle settimane, l'obiettivo sembra farsi sempre più chiaro: “Sarà un premierato all'italiana”. Ma ad allungare ancora la corsa arriva Giuliano Amato che propone: “Davanti a un primo ministro che ha la legittimazione popolare diretta, la figura del capo dello Stato perderebbe la sua autorevolezza” e afferma che sul premierato starebbe prevalendo una “linea più morbida”, che va verso “la possibilità di indicare nella scheda il leader che si vuole come presidente del Consiglio, con in più la fiducia parlamentare solo a lui e non anche ai ministri”. Indicazione del premier, dunque, e non elezione diretta: per il costituzionalista “sarebbe una riforma probabilmente condivisa da buona parte del centrosinistra, e che non andrebbe così al referendum”. La Ministra per le Riforme istituzionali, di fronte a questa ipotesi, non chiude né apre: “L'indicazione di una persona così autorevole come Amato va comunque tenuta in considerazione. Ritengo però che il coinvolgimento del popolo restituisca quella centralità alla sovranità popolare prevista dalla Costituzione”. Casellati continuerà ad ascoltare. Poi, però, arriverà il momento di decidere e, a oggi, le linea non sembra arretrare. “Restiamo dell'idea di un'elezione diretta”, non c'è una “ricetta precostituita”, sottolinea Casellati, ma il “perimetro” è stato individuato. 

Il Cdm approva il disegno di legge contro la violenza sulle donne

Il Cdm ha approvato un disegno di legge per il contrasto alla violenza sulle donne e contro la violenza domestica. Con il provvedimento, il governo intende velocizzare le valutazioni preventive sui rischi che corrono le potenziali vittime di femminicidio o di reati di violenza contro le donne o in ambito domestico, rendere più efficaci le azioni di protezione preventiva, rafforzare le misure contro la reiterazione dei reati a danno delle donne e la recidiva e migliorare la tutela complessiva delle vittime di violenza. Il disegno di legge recepisce, tra l'altro, le istanze più urgenti emerse nell'ambito dell'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ma anche le osservazioni contenute nella relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e gli orientamenti della Procura generale della Corte di Cassazione in materia. Tre le misure spicca il rafforzamento dell'ammonimento con l’inclusione dei cosiddetti “reati-spia” (attuali e passate): percosse, lesione personale, violenza sessuale, violenza privata, minaccia grave, atti persecutori, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, violazione di domicilio, danneggiamento. Si prevede l'aggravamento di pena quando i reati di violenza domestica o contro le donne sono commessi da un soggetto ammonito, anche se la vittima è diversa da quella che ha effettuato la segnalazione per cui è stato adottato il provvedimento. Inoltre, si amplia la definizione dei reati di “violenza domestica”, comprendendo quelli avvenuti in presenza di minorenni. 

Meloni lancia il tavolo permanente sull'alluvione. Tensione con Salvini

Martedì a Palazzo Chigi c’è stato l’incontro tra il Governo, con la presidente Giorgia Meloni insieme ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, e i sindaci e presidenti di Regione e delle Province colpite dall'alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Rimane in stand by la nomina del Commissario che per gli amministratori locali rappresenta invece un’urgenza. Durante il vertice alcuni partecipanti hanno notato attriti tra componenti dell'esecutivo: in particolare, quando la premier ha annunciato il ruolo da “collettore” di Musumeci, a qualcuno è sembrato che sul punto altri ministri, tra cui Salvini, non fossero stati informati e per questo avrebbero dimostrato il loro disappunto. “Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni” ha replicato secco il Mit in una nota, “La riunione di oggi ha ribadito la compattezza dell'esecutivo”. In ogni caso, sarà un tavolo permanente che, in attesa della definizione della struttura commissariale, sarà coordinato dal ministro Musumeci”, le parole di Meloni. Gli amministratori locali alla fine ringraziano l'esecutivo per l'impegno, ma rimangono con diversi dubbi. “Preoccupato” si dice il sindaco di Bologna Lepore; “Non tocca a me stabilire chi debba essere” nominato Commissario per la ricostruzione, ha detto il presidente dell'E-R Stefano Bonaccini, mentre anche le risorse sono un punto spinoso. 

La Regione Lazio revoca, tra le polemiche, il patrocinio al Roma Pride 2023

Lo scontro sull'utero in affitto incendia anche il Roma Pride. La sfilata in programma il 10 giugno per le vie della Capitale è segnata dalla decisione della Regione Lazio di revocare il patrocinio all'evento. L'amministrazione regionale capitanata da Francesco Rocca, ribadendo in ogni caso “il proprio impegno sui diritti civili”, non può “né potrà mai, essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto”. La decisione sembrerebbe essere stata presa proprio contro la strumentalizzazione ideologica sulla gestazione per altri. Immediata la condanna delle opposizioni, Pd in testa; il sindaco Roberto Gualtieri ha assicurato il patrocinio del Campidoglio e sarà in piazza per il Pride, come previsto. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWG il 5 giugno, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 29,1%, davanti al PD (20,4%). Pressoché stabile il Movimento 5 Stelle al 16,1%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 8,7 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,6%, mentre Unione Popolare all’1,5%. Nell’area centrista, Azione è data al 3,8%, mentre Italia Viva al 2,7%Nella coalizione del centrodestra, la Lega scende al 9,0%, mentre Forza Italia sale al 7,0%. Italexit di Paragone, infine, è in lieve crescita al 2,2%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) cresce leggermente, passando dal 44,8% della scorsa settimana al 45,1% mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra si ferma al 26,4%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, si ferma al 6,5%. Fuori da ogni alleanza il M5S che si attesta al 16,1%.

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