Draghi al Parlamento UE rilancia l’orizzonte europeo e l’impegno sull’Ucraina

L'Italia sta con l'Ucraina, perché tra “chi invade e chi resiste non può esserci nessuna equivalenza”, ma “è pronta a impegnarsi” per una soluzione diplomatica. Mario Draghi è molto chiaro quando illustra alla plenaria del Parlamento Eu la strada che sta percorrendo l’Italia sulla guerra, tracciando quella che a suo avviso deve essere la rotta dell'Ue. È una “nuova Europa” quella cui guarda il Premier, più integrata, accogliente, capace di dare risposte alla crisi epocale portata dal conflitto, sul modello del Recovery Plan: “Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà”, dice il Presidente del Consiglio senza troppi giri di parole. A suo avviso c’è bisogno di un “federalismo pragmatico”, dall'economia, all'energia, alla sicurezza. E se ciò richiede l'inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, “lo si abbracci con coraggio”. Il suo appello è a superare il principio dell’unanimità e dei veti. Per rispondere ai cittadini, “per investimenti di lungo periodo in aree come la difesa, l'energia, la sicurezza alimentare e industriale” propone “prendiamo a modello il Next Generation Eu”; per “fornire ai Paesi” che ne hanno bisogno “nuovi finanziamenti per attenuare i rincari energetici” bisogna ampliare lo Sure. Il cavallo di battaglia resta il tetto al prezzo del gas, una proposta che “consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie” e, al contempo, di “diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin”. 

Draghi boccia il Superbonus alimentando la tensione con il M5S

È scontro tra Mario Draghi e il M5S dopo il via libera del Governo all'inceneritore di Roma: la tensione, dopo la formalizzazione della richiesta di intervento del Premier in Parlamento sul nodo degli armamenti all'Ucraina, sale alle stelle sul Superbonus, provocando uno scambio di accuse tra il partito di maggioranza relativa e il Presidente del Consiglio. Ferito per la “scorrettezza gravissima” compiuta dal Governo che ha dato “carta bianca" al sindaco di Roma per costruire un inceneritore, Giuseppe Conte è passato al contrattacco e ha chiesto di formalizzare in Parlamento la richiesta di chiamare Draghi in Aula sull'Ucraina. Il Premier prova a richiamare i partiti alla calma. E a Conte che gli ricorda che il M5S sta al Governo per realizzare la transizione ribatte: “Il nostro Governo fa del clima e della transizione i suoi pilastri più importanti. Ma non siamo d'accordo su tutto, sul bonus del 110% non lo siamo”. 

Conte passa all’offensiva contro Draghi: niente fiducia sul decreto aiuti

Il M5S tenta di uscire dall’angolo e Giuseppe Conte: “Dicono spesso che vogliamo far cadere il Governo. Io comincio a pensare che qualcuno voglia spingerci fuori dall'esecutivo. Se questa fosse l'intenzione ce lo dicano chiaramente. Chiedo rispetto per gli 11 milioni di cittadini che hanno votato il Movimento” batte i pugni sul tavolo l'ex premier e lancia il suo altolà al Governo: quella norma che contiene l’inceneritore “non è neppure lontanamente coniugabile con il concetto di fiducia. La fiducia semmai la chiediamo noi. Chiediamo fiducia e rispetto per i cittadini”. Rimane il fatto che Giuseppe Conte ha il dente avvelenato, non solo per il termovalorizzatore ma anche per l'attacco del Premier al Superbonus: “Mi ha meravigliato che proprio di fronte al Parlamento europeo abbia trovato modo di parlare male di una misura che sta facendo correre il Paese”. Enrico Letta cerca di sedare gli animi: “C'è bisogno di unità come non mai sul Governo. Credo che Draghi abbia detto le cose giuste a Strasburgo. L'Italia è il Paese che spinge di più per la pace ma c’è bisogno di una maggioranza unita e coesa”. Eppure, anche con il Pd Conte è critico: “Chi vuole lavorare con noi deve sapere che ci sono principi non negoziabili”. 

In 20 si dimettono dalla Comm. Esteri del Senato. Petrocelli pronto alla Consulta

Vito Petrocelli resta presidente della commissione Esteri del Senato, che però perde i suoi componenti, tutti dimissionari, compresi i suoi colleghi 5 Stelle e pure Matteo Salvini. Ma il presidente, che condanna l'invio delle armi a Kiev ed è tanto filo-putiniano da essere chiamato ironicamente “compagno Petrov”, non molla: anzi, minaccia di ricorrere alla Corte costituzionale: “Su questo sentirò il mio legale di fiducia”, annuncia alla fine di una commissione. Orfana dei 20 senatori, la Commissione ha però una new entry, Emanuele Dessì, ex 5 Stelle passato dal Misto al nuovo gruppo Costituzione, ambiente e lavoro (Cal). Appena arrivato, Dessì non intende dimettersi. Una volta che tutte le richieste di dimissioni saranno sul tavolo di Elisabetta Casellati, la parola passerà alla Conferenza dei capigruppo e subito dopo tornerà alla Giunta del regolamento

Il centrodestra di Governo esulta: trovato l’accordo sul fisco. Ironia di Letta

Dopo mesi di tensioni sembra che l’intesa sulla delega fiscale sia arrivata, così almeno assicurano il leader della Lega Matteo Salvini e la delegazione del centrodestra di Governo dopo l'incontro con il premier Mario Draghi in cui si sarebbe raggiunto l’accordo. “No a nuove tasse su risparmi e casa”, esultano, annunciando che dalla delega fiscale salta il sistema duale e i riferimenti ai valori di mercato nella riforma del catasto. Un'esultanza che Enrico Letta bolla con ironia: “Noi già lo sapevamo mesi fa, che non ci saranno nuove tasse. Salvini lo ha scoperto oggi”. Matteo Salvini arriva a Chigi dopo aver incontrato il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e partecipato a una riunione del centrodestra di Governo proprio su catasto e delega fiscale, per mettere a punto la proposta da portare a Draghi. Proposta che a quanto pare è stata accolta, visto che il leader del Carroccio uscendo rivela: “Abbiamo probabilmente trovato la soluzione per evitare aumenti di tasse sulla casa, sui risparmi e sugli affitti. Una delega fiscale che conferma la flat tax e che non prevede nuove tasse”. Ora spetterà alla commissione Finanze della Camera organizzare i lavori per rispettare l'ok parlamentare entro il 30 giugno. 

Letta in pressing per una missione dei leader Ue in Ucraina

L'agenda di Mario Draghi, con la missione a Washington e gli appuntamenti europei, fotografa bene l'impegno a tutto campo del premier sul fronte internazionale. “L'Ucraina merita tutto il supporto che possiamo. L'Italia continuerà a fare la sua parte”, promette il Presidente del Consiglio annunciando l'aumento dei fondi a sostegno dei profughi a oltre 800 milioni. Intanto, Enrico Letta rivela che i presidenti o primi ministri di cinque Paesi europei (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) starebbero valutando una missione comune a Kiev, “un segno di leadership” e “la dimostrazione che non c’è alcuna subalternità agli Stati Uniti”, afferma il dem in un'intervista. Palazzo Chigi mette le mani avanti e chiarisce che l'unica tappa all'orizzonte, al momento, è quella del 10 maggio negli Usa e che per ora non esiste altro. L'eventuale missione a Kiev, su cui c’è sempre stato il più stretto riserbo, è in stand by. La missione cui si guarda ora è quella alla Casa Bianca, dove Draghi verrà ricevuto dal presidente Joe Biden

M5S e Lega alzano lo scontro sulla linea del Governo sulla guerra in Ucraina

La richiesta di M5S e Lega è che il Premier vada in Parlamento per illustrare la posizione del Governo sul conflitto in UcrainaMario Draghi il 10 maggio sarà negli Stati Uniti da Joe Biden e lo stesso Salvini si dice convinto che verrà in Aula subito dopo. Fonti parlamentari della maggioranza ipotizzano la data di mercoledì 18 maggio. Sta di fatto che la tensione sulla linea del Governo e della maggioranza sulla guerra in Ucraina è sempre più alta. Una delle cartine di tornasole di quello che succederà in Parlamento è il caso Petrocelli. Tra i dem c’è il convincimento che nel Movimento la linea Petrocelli sia molto più diffusa di quanto appaia. Lo testimonia anche l'alzata di scudi di Giuseppe Conte nei confronti del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini che in audizione ha chiarito che verranno inviati “anche dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile”, “dichiarazioni giudicate allarmanti” per il M5S. Non è solo il tema delle armi ad alzare la tensione all'interno della maggioranza. Per il M5S e la Lega, Mario Draghi sta facendo troppo poco per aprire una nuova fase tra Kiev e Mosca

C’è tensione tra Meloni e Salvini, ma si lavora ad un vertice del centrodestra

La convention di Fratelli d'Italia lascia strascichi di polemiche interne al centrodestra. Matteo Salvini sembra non aver digerito la tre-giorni organizzata da Giorgia Meloni, né tantomeno sembra aver gradito il riferimento alla possibilità di una corsa solitaria di FdI, evocata proprio dalla sua leader nell’intervento di chiusura, per lanciare la corsa alla premiership in vista delle politiche del 2023. Domenica, la presidente di FdI Meloni ha chiesto “orgoglio, chiarezza e regole” a Lega e Forza Italia e l'impegno a ricostruire un’alleanza senza “porte girevoli”. Se vorranno farlo con noi, bene. Altrimenti “lo faremo comunque”. Parole non particolarmente apprezzate dal capo della Lega: “C'è qualcuno nel centrodestra che dice invece potremmo anche andare da soli: secondo me è un errore”, ha ribadito Matteo Salvini, “La Lega lavora per un centrodestra unito. Da soli non si vince, uniti si si vince”, ha aggiunto. 

Per la Meloni non c’è un piano B ma solo il centrodestra. Presto ci sarà il vertice

La presenza di Giorgia Meloni in Lombardia aveva fatto pensare ad un incontro chiarificatore, ma c'è ancora da aspettare. “Incontrare Berlusconi e Meloni? Anche subito, io sono a disposizione”, ha dichiarato Matteo Salvini. Secondo la Presidente di FdI, invece, “è questione di giorni, non di ore”. Il clima resta ancora teso e le distanze rimangono. La Meloni non vuol sentir parlare di “interessi di partito” e le parole di Matteo Salvini, dopo la conferenza programmatica di FdI, la spingono a dire: “Se c'è una cosa chiara, è che io non faccio gli interessi di FdI, altrimenti sarebbe stato facile per me andare al Governo per avere maggiore agibilità”. E ancora: “Rimango convinta del fatto che non puoi pensare di cambiare le cose alleandoti con i tuoi avversari. Abbiamo avuto su questo una lettura diversa, ma non dico che per questo gli altri abbiano fatto gli interessi di partito, così come pretendo che non lo si dica di me”. Comunque sia per la leader di Fdi, “Noi non abbiamo piani B, c'è solo il centrodestra per FdI: magari gli altri prendono in considerazione altre ipotesi, io no”. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWGFratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 22,1%, sopravanzando di mezzo punto il Partito Democratico (21,6%)Inoltre, il distacco tra FdI e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 6,3 punti. 

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Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,3%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,4% e al 2,3%. Nell’area centrista, l’alleanza tra Azione e +Europa rimane costante (5,3%), così come Italia Viva (2,2%). Stessa situazione anche per il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 12,5%. Nell’area del centrodestra, la Lega non fa registrare differenze rispetto a sette giorni fa (15,8%) così come Forza Italia che si ferma all’8%. Italexit di Gianluigi Paragone, infine, si attesta all’1,9%.

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Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 70%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 36,4%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 45,9%; infine, il rassemblement dei partiti di centro (Azione Più Europa e IV) si attesta al 7,5% dei consensi.



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