Dopo settimane di attesa e diversi rinvii, sabato scorso c’è stata l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico. Alla fine Maurizio Martina è il nuovo segretario del partito. Il suo sarà un mandato a tempo, visto che nella prossima primavera, prima delle elezioni europee, si terranno le primarie per l’elezione del prossimo segretario. In campo per il momento è sceso Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio ha già il supporto delle correnti di Dario Franceschini e Andrea Oralndo. I renziani sono ancora in cerca del proprio candidato. Fra i nomi che girano si fa insistente la possibile candidatura di Marco Minniti. Intanto nel PD c’è grande tensione su di una possibile apertura al M5S.

Salta la fragile e flebile intesa tra maggioranza e opposizione sulla composizione degli Uffici di presidenza delle Commissioni di garanzia Vigilanza Rai e Copasir; così Roberto Fico e Elisabetta Casellati hanno concesso un'altra settimana di tempo. Se ne riparlerà mercoledì prossimo, giorno in cui i presidenti di Camera e Senato hanno convocato tutti gli organismi di garanzia, obbligando i gruppi parlamentari a dialogare per superare l'impasse. Le posizioni non cambiano: la Lega gradirebbe un esponente di FdI alla guida del Comitato per la sicurezza, anziché uno del PD. Sull'altro versante, quello della Vigilanza sulla Rai, è invece il M5S che vorrebbe evitare che il successore di Fico sia un pezzo da novanta di FI, visto che in lizza ci sono Maurizio Gasparri e Paolo Romani.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato, a quasi due settimane dall’approvazione del CdM, il decreto dignità. Il provvedimento approderà in prima lettura alla Camera. Ma a fare rumore, oltre ai problemi di copertura finanziaria, sono state le tensioni tra M5S e Lega. Matteo Salvini è più volte intervenuto annunciando diverse ipotesi di modifica come ad esempio la reintroduzione dei voucher in agricoltura. Luigi Di Maio dal canto suo ha ribadito che non è intenzionato a mettere la fiducia, ma anche che il M5S non arretrerà sulle norme del decreto e che non accetterà nessun tipo di annacquamento del provvedimento.

Giovedì pomeriggio Movimento 5 Stelle ha festeggiato il taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari della Camera. Davanti a palazzo Montecitorio Luigi Di Maio ha stappato champagne e liberato palloncini colorati, nel suo ufficio il presidente Roberto Fico ha rivendicato la “fine di una grande ingiustizia”. Il taglio è stato votato anche con il sì di Lega, FdI e PD e l'astensione di FI, mentre LeU non ha partecipato al voto. Ma sulla misura pesano molte incognite, perché potrebbero arrivare diversi problemi dal Senato se non dovesse adottare un provvedimento simile. La presidente Elisabetta Casellati ha già avanzato le sue riserve, e comunque il vero timore è che il provvedimento possa non superare il vaglio della Corte Costituzionale.

Roberto Fico si è detto tranquillo, sia per le mosse del Senato, sia per il vaglio della Consulta: “Sono certo che il Senato andrà avanti, farà le sue valutazioni e arriverà a una soluzione senza dubbio simile”. Per quanto riguarda l'eventuale intervento della Corte Costituzionale, il presidente della Camera dice: “Non sono preoccupato, so che la delibera che ho scritto è forte, sostanziale, sostanziosa, che ripara delle ingiustizie”. Anche Matteo Salvini sostiene la misura: “Stop a vecchi e assurdi privilegi. Con la Lega, dalle parole ai fatti”.

Sulle nomine delle partecipate manca ancora l’accordo. Il nome per la presidenza di CDP potrebbe essere quello di Massimo Tononi, indicato dalle Fondazioni bancarie. Per quanto riguarda l'Ad la scelta potrebbe non ricadere né su Marcello Sala, sponsorizzato dalla Lega, né su Dario Scannapieco gradito al M5S. L'accordo potrebbe arrivare con una figura terza: “Stiamo cercando - ha spiegato Luigi Di Maio - di trovare il meglio su piazza. È interesse del M5S, come della Lega e del Governo, portare ai vertici delle persone che utilizzino quello strumento per gli investimenti perché in questi anni è stato utilizzato per fare qualche marchetta”.

Nel week end si cercherà di stringere sulla partita delle nomine: al momento sembra che la guida dell’Autorità per l'energia potrebbe essere decisa dal M5S, quella per le Ferrovie dalla Lega. Il dossier più complicato è quello della Rai: da giorni il presidente della Camera, Roberto Fico, ha lanciato moniti invitando il governo a scegliere i profili giusti, indipendenti dalle forze politiche, ma al momento non ci sarebbe alcuna intesa sul nome dell'Ad (circolano ancora le ipotesi Andrea Castellari e Fabrizio Salini).

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Settimana Politica 7 - 13 luglio 2018



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