Dopo il primo giro di consultazioni il Quirinale ha iniziato il secondo giro di consultazioni. Giovedì mattina ha ricevuto le delegazioni parlamentari delle Autonomie del Senato, del gruppo misto di palazzo Madama e di Montecitorio e a seguire quella di Liberi e Uguali.

Nel pomeriggio il Presidente della Repubblica ha ascoltato il Partito Democratico, i tre rappresentanti uniti della coalizione di centrodestra (Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni) e infine il Movimento 5 Stelle in qualità di gruppo più numeroso del Parlamento.

Oggi saliranno al Colle le alte cariche, prima il presidente emerito Giorgio Napolitano, poi a seguire il presidente della Camera Roberto Fico e infine la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Poi la palla tornerà nelle mani di Mattarella che entro martedì mattina scioglierà la sua riserva e traccerà il percorso per dare vita al prossimo esecutivo.

Sebbene le aspettative sul secondo giro di consultazioni non fossero elevate, il giorno dopo la salita dei partiti al Quirinale le posizioni sembrano essere rimaste le stesse e forse si sono ulteriormente allontanate. L'asse tra Lega e Movimento 5 Stelle, che l’altra sera sembrava prefigurare una possibile imminente intesa, ha dovuto fare i conti con l’exploit di Silvio Berlusconi.

Al termine dell’incontro con il Capo dello Stato, dopo che il leader del centrodestra Matteo Salvini ha letto una nota congiunta in cui professato “l’unità d’intenti e programmi della coalizione”, il leader di FI si è letteralmente preso la scena e senza alcun accordo con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ha dichiarato: “Bisogna saper distinguere i veri democratici da chi non conosce l'abc della democrazia...”, una battuta chiaramente riferita al M5S.

Parole che hanno mandato su tutte le furie Luigi Di Maio, l'ultimo a essere ascoltato con la sua delegazione al Colle: “È chiaro che la coalizione di centrodestra è tuttora divisa, perché mentre il leader della Lega apriva al M5S, con una battutaccia nei nostri confronti Berlusconi ha dimostrato che il centrodestra sta sperando nel Pd". Il capo politico del M5S ha poi dichiarato, dopo aver ribadito la sinergia istituzionale con la Lega, che “Noi vediamo solo una soluzione per sbloccare questo stallo e investe Silvio Berlusconi: dovrebbe fare un passo di lato”.

Nel Pd, nonostante le aperture al dialogo verso il M5S di Dario Franceschini e Andrea Orlando, ha ribadito, tramite Maurizio Martina, che continuerà a esercitare “un ruolo di minoranza in Parlamento”. Martina è stato molto duro nei confronti di Salvini e Di Maio: ha accusato i due leader di aver optato per un doppio binario, da una parte “balletti, tatticismi, veti e tira e molla” ma dall’altra si spartiscono tutti gli incarichi parlamentari senza dare nessuno spazio al Pd. In ogni caso, ha confermato che tocca ai partiti che hanno vinto presentare una proposta.

Quello che è certo è che il Capo dello Stato non effettuerà un terzo giro di consultazioni. Alla fine dei colloqui di oggi potrebbe dare qualche giorno in più, lasciare quindi il weekend libero per un’ulteriore e breve pausa per riflettere, e, qualora non ci fosse un segnale da parte delle due forze politiche chiamate in causa, Lega e M5S, la strada sarebbe già tracciata: un incarico esplorativo affidato molto probabilmente alla presidente del Senato.

Anche se non si esclude una soluzione terza, con la scelta di una figura che esuli dalle beghe di potere tra centrodestra e M5S. Salvini ha già detto che dovrà essere la coalizione di centrodestra a indicare il nome e quello di Giancarlo Giorgetti potrebbe essere quello giusto; il problema è però Luigi Di Maio, che non ha alcuna intenzione di mollare la presa sia sulla sua premiership sia sul ruolo di Silvio Berlusconi.

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Settimana Politica 8 - 13 aprile 2018



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