È deceduto il Presidente del Parlamento Ue David Sassoli. Funerali di Stato in suo onore

Dopo due settimane di ricovero in ospedale per una polmonite causata dal batterio della legionella, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli è deceduto nella notte tra martedì e mercoledì. Sassoli era stato ricoverato una prima volta il 15 settembre all'Hôpital Civil di Strasburgo, ma la convalescenza si era rivelata complicata, tanto che per l'esponente dei socialdemocratici europei e del PD, si è reso necessario un secondo ricovero il 26 dicembre “per il sopraggiungere di una grave complicanza dovuta a una disfunzione del sistema immunitario” come scrive il portavoce Roberto Cuillo. Giovedì, circa 4mila persone hanno reso omaggio a David Sassoli alla camera ardente allestita in Campidoglio. A mezzogiorno di venerdì alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri sono previsti i funerali di Stato alla presenza del Presidente della Repubblica e delle alte cariche italiane ed europee. 

Fra i primi alla camera ardente il premier Mario Draghi e il Presidente Sergio Mattarella, poi il Ministro della Cultura Dario Franceschini che con Sassoli era uno dei ragazzi di Zac, la generazione DC di Benigno Zaccagnini, e che convinse l'amico prima a entrare in politica e poi nel 2009, da segretario del PD, a candidarsi al Parlamento europeo. Commoventi i picchetti d'onore degli ex colleghi della Rai, dei vertici del PD, degli europarlamentari dem e di chi fino a pochi giorni fa ha lavorato a stretto contatto con Sassoli al Parlamento europeo, a partire dalla maltese Roberta Metsola, che ha assunto la presidenza ad interim. Davanti al feretro e al ritratto sorridente di Sassoli con alle spalle la bandiera Ue, una coda ininterrotta per otto ore di Ministri, autorità, politici di ogni partito, da Giorgia Meloni ad Antonio Tajani, passando per Gianni Letta, accolti dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Poi sindaci dell'Anci, volti Rai come Monica Maggioni, Bianca Berlinguer, Bruno Vespa, e anche tanta gente comune e amici. 

Draghi è chiaro le scuole non vanno chiuse e rilancia l’unità contro la pandemia

“Per il 2022 serve prudenza, fiducia e unità. Il Governo sta affrontando la sfida della pandemia e della diffusione di varianti molto contagiose con un approccio diverso dal passato. Vogliamo essere cauti ma anche minimizzare gli effetti economici, sociali e sui giovani. Il motivo dell'approccio diverso del Governo alla pandemia rispetto al passato è la vaccinazione”: così il Presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso della conferenza stampa sugli ultimi provvedimenti anti-Covid adottati dal Governo. “Gran parte dei problemi oggi dipende dai non vaccinati. Gli ospedali sono ora sotto pressione a causa dell'effetto della malattia sulla popolazione non vaccinata”, ha aggiunto. “In Italia è vaccinato l'89,41% della popolazione over 12. Quindi solo il 10% circa non è vaccinato, eppure occupa due terzi dei posti in terapia intensiva. Per il Premier “la scuola è fondamentale per la democrazia del Paese, va tutelata e protetta non va abbandonata. Oggi è cominciato l'anno scolastico e ringrazio tutti per i loro sforzi che andranno avanti nei prossimi mesi. Tenere le scuole chiuse vuol dire alimentare la diseguaglianza, di chi sta in Dad e chi no, tra nord e sud, diseguaglianze che si rifletteranno sul futuro della loro vita lavorativa”. 

Al via il confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati: prima giovani e donne

Entra nel vivo il confronto sulle pensioni tra Governo e sindacati. Dopo il tavolo a Palazzo Chigi con Mario Draghi prima di Natale, al ministero del Lavoro si è arrivati a mettere in calendario una serie di appuntamenti che partiranno già la prossima settimana e che vedranno l'avvio con le pensioni di garanzia per giovani e donne. A seguire altri due incontri tecnici su previdenza complementare e flessibilità in uscita. Il 7 febbraio è previsto un incontro di verifica politica sul percorso. Per i sindacati va riconosciuta la libertà di uscire dal mercato del lavoro a partire da 62 anni o 41 di contributi, assicurare pensioni di garanzia a chi ha avuto carriere discontinue, ai giovani e alle donne e spingere la previdenza integrativa. Gli auspici di arrivare a un punto di caduta in tempi brevi è unanime. Spiega il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Con il metodo del dialogo sociale contiamo di arrivare in tempi relativamente brevi ad interventi di riforma”. 

Berlusconi dà l’aut-aut: Draghi a Chigi o si va a elezioni

Lunedì Silvio Berlusconi è arrivato a Roma per dare il via al conclave del centrodestra sul Quirinale; alla vigilia degli incontri con gli alleati il piano resta quello di sempre: la candidatura del Cavaliere per il Colle resta in piedi ma con una nuova e forte subordinata che passa per il sostegno o meno di Forza Italia al Governo e, quindi, per le elezioni anticipate. “FI non si sente vincolata a sostenere alcun governo senza Draghi a Palazzo Chigi, e, nel caso, uscirebbe dalla maggioranza” è l'aut-aut che arriva dal leader azzurro poco prima della conferenza stampa del premier che non batte ciglio e ricorda che finché “c'è voglia di lavorare insieme il Governo va avanti”. Ma il messaggio fa saltare sulla sedia Enrico Letta: “Penso che Berlusconi smentirà quelle parole. Se fossero state dette veramente, sarebbero molto gravi. La tempistica è sbagliata, profondamente” dice il segretario del PD chiarendo che chi sarà responsabile di un muro contro muro sul Colle se ne dovrà assumere la responsabilità davanti al Paese. 

Sul Quirinale il PD punge Salvini 

Nel centrodestra Matteo Salvini “è all'angolo” e lo sarà fino a quando non si scioglierà il nodo Silvio Berlusconi: per questo lancia “proposte fantasiose” come quella di un Governo che abbia all'interno anche i leader dei partiti. Quando è sera, dalle parti del Nazareno, il giudizio sulle ultime novità della partita Quirinale è netto: l’ultima “trovata” del segretario della Lega altro non è, per Enrico Letta, che il tentativo di “buttare la palla in tribuna”. Il perché, per i Dem, è chiaro: nonostante “tutte le aspirazioni da grande mediatore” dell'ex ministro dell'Interno a “dare le carte”, nel centrodestra è Silvio Berlusconi e questo “costringe Salvini a interpretazioni suggestive e ardite” che i dem derubricano a “mero posizionamento tattico”. Per il segretario PD, in costante contatto telefonico con Giuseppe Conte, il no a Berlusconi rimane granitico e mette in chiaro che nel caso di una sua elezione “Il Governo cadrebbe il giorno dopo”. Il Carroccio fa filtrare che il PD “si conferma il partito dei No”, avendo detto “No al tavolo dei leader, No a un impegno diretto dei segretari a sostegno del premier Draghi, No al tavolo per l'energia, No a una personalità di centrodestra per il Quirinale” e conferma la volontà di “offrire le migliori energie dei partiti a sostegno di Draghi e del Paese”, i dem puntano sul fatto che il vertice di centrodestra convocato a Villa Grande possa in qualche modo sbloccare la situazione. Enrico Letta, che ribadisce la necessità di uno “spirito costruttivo”, riunirà i gruppi parlamentari e la Direzione nazionale del partito sabato mattina. 

Si riunisce il centrodestra. Berlusconi vuole un segnale di coesione

Esiste un solo piano B e si chiama Silvio Berlusconi e questo deve essere chiaro a tutte le anime del centrodestra: il messaggio a prima mattina arriva forte e chiaro in via Bellerio e Matteo Salvini è costretto ad ammorbidire la linea. Il centrodestra “è compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi, non si accettano veti ideologici da parte della sinistra”, tuona in poche righe di comunicato lanciando l'ennesimo guanto di sfida dall'altra parte dello schieramento: “Spero che nessun segretario e nessun partito si sottraggano al confronto e alla responsabilità”. E se nei giorni scorsi le parole del leader della Lega potevano essere interpretate come una apertura alla corsa dell'ex capo della Bce al Colle, ora il passo di lato: “Togliere Draghi dalla sua posizione in questo momento rischia di creare confusione”. Insomma tutto torna al suo posto in vista del vertice della coalizione al completo. Tutti si attendono che Berlusconi sciolga la riserva, ma i partecipanti molto probabilmente resteranno delusi. Il Cav non ha ancora terminato la sua operazione scoiattolo, mancano ancora 10 giorni al primo voto fissato per lunedì 24 gennaio alle 15.00 e la sua eventuale entrata in gioco sarà possibile solo dopo la quarta votazione. “C'è tempo”, ripete il leader di FI. Quello che c’è da capire con quanta chiarezza sarà affrontata l’eventualità che Berlusconi possa non avere i numeri e quindi se il centrodestra costruirà il cosiddetto piano B.

All’assemblea dei gruppi del M5S Conte dice no a Draghi o Berlusconi al Colle

Per il momento il M5S dice no, per opposte e lontanissime ragioni, a Mario Draghi o a Silvio Berlusconi al Quirinale mentre c’è chi insiste sulla necessità di un bis dell'attuale capo dello Stato Sergio Mattarella. È quello che è emerso dall'assemblea dei gruppi parlamentari che il leader Giuseppe Conte ha introdotto e che a più voci gli ha dato pieno mandato a trattare. Per Conte il no a Draghi e a Berlusconi è motivata dal fatto che “La fase che sta vivendo il Paese, sul piano politico, economico e sociale, non permette di andare alle elezioni interrompendo la legislatura. Dobbiamo contrastare, pertanto, quelle dinamiche che rischiano di innescarsi tra le varie forze politiche che potrebbero sfociare in uno scenario elettorale, che in questo momento finirebbe per compromettere tutto il lavoro fatto con il Pnrr e per garantire una pronta ripartenza del Paese”. E ancora: “Stiamo pagando un prezzo politico alto per il sostegno a questo Governo ma serve garanzia di continuare la sua azione per non ritardare il bisogno di vita dei cittadini”. Ma se Mario Draghi ha il profilo morale per continuare a guidare il Paese da Palazzo Chigi, il discorso non vale per Silvio Berlusconi la cui candidatura è stata bollata dal presidente M5S come “irricevibile”. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall'Istituto SWGil Partito Democratico di Enrico Letta rimane il primo partito italiano con il 22,2%, sopravanzando Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni di quasi due punti e mezzo (19,9%)Inoltre, il distacco tra il PD e la terza forza politica nazionale (Lega) è di 3,2 punti. 

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Nell’area delle sinistre, i Verdi rimangono stabili (2,4%) mentre Sinistra Italiana e MDP Articolo Uno si attestano rispettivamente al 2,3% e al 2,4%. Nell’area centrista, +Europa rimane stabile (1,6%) così come Italia Viva (2,1%) e Azione (4,1%). Immutato anche il consenso del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte che si attesta al 14%. Nell’area del centrodestra, infine, la Lega perde più di mezzo punto percentuale (19%), Forza Italia guadagna quasi mezzo punto (7,8%) mentre Italexit di Gianluigi Paragone è stimatoall’1,1%.

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Negli ultimi sondaggi, i partiti che appoggiano il Governo Draghi raccolgono il 75,6%, mentre il centrosinistra formato da PD, M5S e MDP raggiunge il 38,6%. La coalizione del centrodestra unito raggiunge il 46,7%; invece il rassemblement dei partiti di centro(Azione, IV e +Europa) si attesta allo 7,8% dei consensi.



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