Dal CSD arriva il richiamo alla protezione dei civili a Gaza e al dialogo con l’ANP

Il Consiglio Supremo di Difesa (CSD), convocato da Sergio Mattarella, traccia la linea dell'Italia in politica estera. Dopo il colloquio tra il capo dello Stato, la premier Giorgia Meloni e i Ministri della Difesa Guido Crosetto e degli Esteri Antonio Tajani, con la consulenza del Capo di stato maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, il CSD elabora un comunicato con il quale si conferma la linea sulla guerra in Ucraina ribadendo “la ferma condanna dell'aggressione operata dalla Federazione Russa e il pieno sostegno dell'Italia all'Ucraina”, ma anche insistendo sulla necessità di esplorare “prospettive che permettano di giungere a una pace che sia giusta e duratura”. Ma è sul conflitto a Gaza che il Consiglio Supremo di Difesa ha speso le maggiori energie come si evince dalle calibrate parole della nota elaborata dal Quirinale al termine della riunione. Si parte dalla condanna ferma delle “brutalità di Hamas” senza nascondere le “preoccupazioni” crescenti per il moltiplicarsi di atti di antisemitismo anche in Italia. Il CSD esamina a tutto tondo le implicazioni future e sottolinea la necessità di proteggere i civili a Gaza. Infine, la parte più politica elaborata dal CSD: “Il Consiglio ha giudicato imprescindibile avviare quanto prima una riflessione della comunità internazionale sulla gestione della Striscia di Gaza, superata questa drammatica fase, e favorire la ripresa di un dialogo politico con l'ANP, al fine di individuare una soluzione sostenibile e duratura del conflitto israelo-palestinese basata sul principio “due popoli, due Stati”. 

È scontro in Senato, Meloni sventola il fax di Di Maio sul Mes

Quando Giorgia Meloni sventola il fax con cui Luigi Di Maio diede istruzioni all'ambasciatore a Bruxelles di sottoscrivere le modifiche al Mes, si scatena si surriscalda il clima al Senato. Dalla posizione in Europa a quella sulla crisi in MO, due giorni di accuse incrociate, soprattutto su un tema che crea qualche fibrillazione anche nel centrodestra: perché mentre la leader di FdI sta per intervenire a Palazzo Madama, Matteo Salvini ribadisce che “la posizione della Lega è sempre stata chiara su questo punto. Assolutamente è un no” alla ratifica della modifica del Mes. Ancora una volta le scintille sono soprattutto con il M5S; il primo affondo della premier è sui risultati economici dei governi Conte: “Dopo il Covid il Pil ha avuto solo un rimbalzo del gatto morto”. Poi quello sull'Ucraina: “Dite che la Russia vuole la pace, ma è la propaganda di Putin”, nota Meloni che, alla vigilia del Consiglio Ue chiamato a discutere dell'iter di adesione dell'Ucraina, sente Volodymyr Zelensky confermandogli “sostegno in ogni ambito”. 

Poi ancora una replica piccata sul conflitto fra Hamas e Israele: “Il governo Conte è quello che ha venduto più armi di tutti a Israele”. Quindi si arriva al nuovo Mes, che l'Italia assieme agli altri Paesi dell'Eurogruppo sottoscrisse il 27 gennaio 2021: “Questa firma è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del governo Conte, contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, con il favore delle tenebre”, attacca Meloni. E sventolando il messaggio d’istruzione inviato il 20 gennaio 2021 dall'allora ministro Luigi Di Maio all'ambasciatore Maurizio Massari, accusa il leader M5S di aver lasciato “un pacco al Governo successivo”; la seduta si infiamma e il presidente del Senato Ignazio La Russa deve a più riprese richiamare alcuni colleghi. La presidente del Consiglio ribadisce che intende seguire “il mandato del Parlamento”, ossia chiudere la partita del patto di stabilità prima di affrontare il dossier Mes. La ratifica è all'ordine del giorno, ma le opposizioni accusano la maggioranza di “autostruzionismo”, allungando i tempi della discussione sul decreto anticipi per fare slittare lo spinoso voto al 2024. 

La Lega apre uno spiraglio sul Mes ma tutto è rimandato alla prossima settimana

La maggioranza fa slittare ancora il voto sulla ratifica del Mes, almeno di una settimana, con il rischio che se ne riparli nel 2024. Ma, dopo mesi di scontro, sembra essersi aperto uno spiraglio grazie alle parole del leghista Riccardo Molinari: “Approvarlo non significa utilizzarlo. Stiamo eventualmente ragionando su delle clausole di salvaguardia che diano al Parlamento un potere di controllo sul Governo”, ha spiegato il capogruppo a Montecitorio, pur ribadendo che la posizione del suo partito resta contraria. Parole che arrivano mentre Giorgia Meloni è a Bruxelles, impegnata nella delicata trattativa sul Patto di stabilità, cui il Governo ha vincolato ogni ragionamento sul Mes, in un lungo braccio di ferro con le opposizioni, con accuse al M5S e una strategia di rallentamento dei tempi parlamentari che ha spinto il Pd a chiedere un intervento del presidente della Camera Lorenzo Fontana. La via d'uscita, suggerita già un mese fa dal Pd, potrebbe essere quella di vincolare a un voto a maggioranza qualificata un'eventuale attivazione del Mes da parte dell'Italia. In attesa di notizie dal Consiglio Ue in corso a Bruxelles e dell’Ecofin del 20 dicembre, il disegno di legge di ratifica è slittato alla prossima settimana non senza polemiche da parte delle opposizioni.

Dal Consiglio Ue è svolta sull’Ucraina ma è battaglia sul bilancio

È svolta al Consiglio Ue: i leader Ue hanno dato il via libera all'apertura dei negoziati di adesione Ue all'Ucraina e alla Moldova. La decisione, presa grazie all'assenza strategica di Viktor Orban, potrebbe favorire gli altri capitoli aperti a cominciare dalla revisione del bilancio pluriennale UeGiorgia Meloni, si è detta soddisfatta: “Si tratta di un risultato di rilevante valore per l'Ue e per l'Italia, giunto in esito a un negoziato complesso in cui la nostra Nazione ha giocato un ruolo di primo piano”. Il Consiglio Ue ha concesso anche lo status di candidato alla Georgia e deciso di avviare i negoziati con la Bosnia-Erzegovina. Il pressing su Orban ha funzionato. Sbloccata la partita dell'allargamento, la battaglia si sposta sui nuovi fondi al bilancio pluriennale: è stata discussa la proposta di Charles Michel di aumentare di 22,5 miliardi le risorse 2021-2027, una cifra ridotta a un terzo rispetto a quella iniziale. Tutti i paesi, esclusa l'Ungheria sono d'accordo a stanziare i 17 miliardi di sovvenzioni all'Ucraina ma lo scontro è sulla riallocazione delle risorse già stanziate. L'Italia vorrebbe più fondi per la gestione della migrazione, dove l'ultima proposta prevede 9,6 miliardi. A frenare però sugli altri capitoli sono i cosiddetti frugali. La partita si intreccia anche con quella del Patto di Stabilità. Intanto è stato fissato per il 20 dicembre in videoconferenza l'Ecofin straordinario per cercare di concludere l'accordo sulla riforma. 

Giorgia Meloni parla con tutti al Consiglio Ue, da Macron a Orban

Del trilaterale notturno tra Giorgia MeloniEmmanuel Macron e Olaf Scholz all'hotel Amigo di Bruxelles non ci sono foto ufficiali. Ce ne sono, invece, degli altri due bilaterali che la premier ha avuto, con la presidente della Repubblica del Kosovo Vjosa Osmani e con Viktor Orban, una manciata di minuti prima che iniziasse il vertice dei 27. Tutto ciò non è accaduto per caso. La premier italiana è sembrata volersi ritagliare un ruolo da pontiere tra l'ala più europeista e quella sovranista. Già nei precedenti summit, questa volta sul fronte della migrazione, Meloni aveva provato, senza successo, a mediare con Mateusz Morawiecki e Viktor Orban. Questa volta le parole di Meloni potrebbero aver avuto più successo sul fronte dell'allargamento. La premier ha incontrato Orban dopo che il premier ungherese aveva avuto una riunione già di suo decisiva con Ursula von der LeyenCharles MichelOlaf Scholz e Emmanuel Macron. Nel pomeriggio, sia pur con l'escamotage del silenzio-assenso di Budapest, l'ok ai negoziati per l'ingresso di Kiev è arrivato. Poche ore prima fonti di Palazzo Chigi ribadivano un concetto: la presidente del Consiglio ha adottato ormai un “metodo consolidato”, ovvero che “fare politica estera vuol dire parlare con tutti”.

Il Governo è pronto ad un nuovo decreto Ucraina. Crosetto andrà in Copasir

L'Italia si prepara all’invio di aiuti militari per l'Ucraina. I contenuti dell'ottavo decreto interministeriale, l'ultimo del 2023, sarà illustrato, come nei casi precedenti, dal ministro della Difesa Guido Crosetto in un'audizione al Copasir fissata per martedì prossimo. È un momento complicato per l'Ucraina, con il fronte occidentale che presenta alcune crepe dopo quasi due anni di guerra ed oltre 70 miliardi di euro in aiuti militari spesi. Mercoledì Giorgia Meloni ha sentito Volodymyr Zelensky, confermando “il sostegno del Governo italiano”. Crosetto si è confrontato con il collega ucraino Rustem Umerov sugli aiuti militari. Le richieste di Kiev sono impellenti. L'Italia ha già dato fondo con i precedenti decreti a gran parte del materiale che poteva essere ceduto senza scendere sotto la soglia di sicurezza per quanto riguarda le necessità nazionali. Non a caso il settimo decreto risale a maggio, ben sette mesi fa. In questo tempo lo Stato Maggiore ha svolto una ricognizione sui magazzini per verificare cosa può essere inviato all'Ucraina. La lista dei materiali che sarà illustrata al Copasir è secretata come nelle altre precedenti occasioni. 

C’è l’intesa sulla manovra. Il 22 fiducia al Senato. Poi tocca alla Camera

Dopo una settimana di tensione è arrivato l'accordo in Commissione Bilancio sui tempi di approdo della manovra in Aula al Senato: la discussione generale inizierà nel pomeriggio del 20 dicembre, mentre il voto di fiducia si concluderà il 22 entro le 13.00. Il meccanismo è stato studiato per consentire una discussione piena degli emendamenti in Commissione Bilancio del Senato ma anche l’invio della manovra alla Camera già nel pomeriggio del 22 dicembre per essere incardinato subito alle Commissioni competenti, con la discussione in Aula a Montecitorio che potrebbe essere svolta tra il 27 al 29 in modo da concludersi prima di fine anno. Ora l'accordo verrà ratificato dalla conferenza dei capigruppo. Da giorni maggioranza e opposizioni discutevano sia del calendario dei lavori sia dei temi degli emendamenti da considerare prioritari senza però arrivare ad un'intesa. 

La maggioranza, inoltre, è stata impegnata anche in un confronto interno che ha dilatato i tempi sulla possibilità di inserire un emendamento dei relatori alla Manovra che contenesse delle misure sullo stato avanzamento dei lavori del super bonus, con FI che ha perorato la causa di una breve proroga del provvedimento. Il Mef però ha ribadito che non è prevista alcuna proroga del bonus edilizio 110%. Il provvedimento, viene riferito, non dovrebbe trovare spazio nemmeno nel milleproroghe che il Cdm dovrebbe approvare la prossima settimana. L'intesa ha portato la Commissione Bilancio ad avviare nel pomeriggio la discussione e il voto sul testo partendo dall'articolo 1. Il Governo in totale ha presentato 4 emendamenti mentre quelli dei relatori sono 17 e circa 2.600 quelli delle opposizioni, che hanno depositato anche circa 200 subemendamenti. I lavori della Commissione sono stati convocati fino a lunedì 18 dicembre per tutto il giorno, si lavorerà dunque anche durante il weekend. 

L'Albania sospende la ratifica dell'accordo Meloni-Rama sui migranti

In Albania si ferma, almeno temporaneamente, il percorso per l'approvazione dell'intesa con l'Italia sui migranti. La ratifica dell'accordo sottoscritto da Giorgia Meloni ed Edi Rama, che era prevista per oggi nel Parlamento di Tirana, è stata sospesa dalla Corte Costituzionale, che ha accettato di esaminare due ricorsi presentati dall'opposizione. Tutto è quindi rimandato alla sentenza, che dovrà arrivare entro tre mesi. Palazzo Chigi non ha commentato anche perché non c'è alcuna preoccupazione su eventuali ritardi sulla messa in campo del memorandum. Il protocollo siglato dai due capi di governo, che prevede tra le altre cose la creazione di due centri di accoglienza e rimpatrio sul suolo albanese ma finanziati e gestiti dall'Italia, ha creato duri scontri tra maggioranza e opposizione sia a Roma che a Tirana. Nella capitale albanese il centrodestra, avversario dell'esecutivo socialista, si è spinto fino al più alto tribunale per denunciare un meccanismo di cooperazione che sarebbe in contrasto con la Costituzione e con le convenzioni internazionali alle quali il Paese aderisce. In particolare, il protocollo con l'Italia porterebbe l'Albania a rinunciare alla sua sovranità, e in ogni caso sarebbe necessaria l'autorizzazione del presidente della Repubblica.

Gli ex presidenti Fini, Casini e Bertinotti hanno delle riserve sul premierato

Il premierato resta al centro del dibattito pubblico e politico. Martedì sono arrivate vivaci puntualizzazioni arrivano da tre ex presidenti della Camera a confronto in un convegno: Gianfranco FiniPierferdinando CasiniFausto Bertinotti. L’ex leader di An rilancia il premierato alla tedesca e ricorda che nel programma elettorale di FdI c'era “l'opzione presidenzialista”, ipotizza che Meloni abbia preso atto che “non era praticabile”, “forse perché sgradita a Lega o FI o a entrambe”. Propone “il modello tedesco” con la “sfiducia costruttiva” che non solo determina “stabilità”, ma coinvolge anche il Pd “disposto a ragionare sul cancellierato”. Poi rivolto a Meloni suggerisce di dare un taglio alle liste bloccate, e a “quella bizzarria” secondo cui “un presidente del Consiglio che viene eletto dal popolo, per una sola volta possa essere sostituito”. Bocciatura da Pierferdinando Casini: “non si può sostenere che non si cambia nulla. Si cambia tutto, a partire da funzione di terzietà del Capo dello stato”. “Il rischio - insiste - è una distorsione sostanziale delle regole democratiche”. Per Fausto Bertinotti il governo ha già “sancito l'eutanasia politica del Parlamento” con la richiesta di non presentare emendamenti” alla manovra, “siamo di fronte a un democrazia autoritaria e secondo me - chiosa - con una forte tendenza oligarchica”. 

Schlein lancia il cantiere Europa: “Noi agli antipodi rispetto ad Atreju”

Non chiamatela anti Atreju sottolinea Elly Schlein, che assicura “c'è una concomitanza che farà vedere come siamo agli antipodi sui temi dell'Europa”. Alla due giorni organizzata dal Pd venerdì e sabato agli studios di via Tiburtina per disegnare “L'Europa che vogliamo” sfileranno infatti i big dell'europeismo dem. Sabato mattina è previsto il discorso sull'Europa di Romano Prodi, mentre nella giornata di venerdì il Commissario Ue agli affari economici Paolo Gentiloni dialogherà con la capogruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo Iratxe García Pérez sul futuro dell'Ue; l'ex premier Enrico Letta, insieme al Commissario europeo Nicolas Schmit, a Mariana Mazzucato e a Lucrezia Reichlin, si concentreranno sulle “sfide dell'Europa progressista”. Previsti poi, tra gli altri, gli interventi di Federica MogheriniRosy BindiEnrico GiovanniniEmanuele De Felice, mentre nel pomeriggio di venerdì ci sarà spazio per i tavoli tematici su Europa sostenibile, Europa sociale, Europa dei diritti, Europa che innova, Le riforme dell'Europa, Europa nel mondo. 

Giovedì torna Atreju con Rama, Abascal, Renzi e Calenda

Il primo ministro albanese Edi Rama, il leader di Vox Santiago Abascal Elon Musk; sono questi gli ospiti internazionali attesi ad Atreju, la kermesse di Fratelli d'Italia, che si aprirà giovedì nei giardini di Castel Sant'Angelo a Roma. A chiudere la manifestazione domenica all'ora di pranzo sarà l'intervento della premier e presidente del partito Giorgia Meloni, preceduto da quelli dei vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Nel programma dell'evento figura il Governo al completo. Già confermata la presenza dei leader di Italia Viva e Azione, Matteo Renzi e Carlo Calenda

Il primo prenderà parte al dibattito sulla riforma della giustizia assieme al Guardasigilli Carlo Nordio, al sottosegretario Andrea Delmastro e alla presidente della Commissione Giustizia del Senato Giulia Bongiorno, mentre il secondo interverrà al dibattito sul made in Italy col Ministro delle Imprese Adolfo Urso. “Il presidente del M5S Giuseppe Conte? Come ha fatto sapere il Movimento, non è stato invitato e Elly Schlein invece ha rifiutato l’invito. Alla kermesse, oltre agli esponenti del Governo, prenderanno parte anche i presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, i capigruppo dei partiti del centrodestra di Palazzo Madama e Montecitorio e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (nel dibattito sull'autonomia assieme al ministro Roberto Calderoli). Tra gli annunciati ci sono poi Anna Paola Concia, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, il ct dell'Italia Luciano Spalletti, lo chef Gianfranco Vissani e l'imprenditore Flavio Briatore

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 20 novembre, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni si conferma il primo partito italiano, con il 28,4%, davanti al PD (19,46%). Tre punti punti percentuali in meno per il Movimento 5 Stelle al 16,4%. Da sottolineare come il distacco tra FdI e la seconda forza politica nazionale (PD) sia pari a 9,6 punti percentuali. Nell’area delle sinistre, la lista rosso-verde Alleanza Verdi e Sinistra è stimata al 3,3%, mentre Unione Popolare all’1,2%. Nell’area centrista, Azione è data al 3,6%, mentre Italia Viva al 3,2%. Nella coalizione del centrodestra, Lega scende al 9,4% Forza Italia passa al 7,2%. Italexit di Paragone sale allo 1,9%.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) scende al 45%, mentre il centrosinistra, formato da PD, +Europa e Alleanza Verdi-Sinistra, scende allo 25,3%. Il Polo di centro, composto da Azione e Italia Viva, scende allo 6,9%; fuori da ogni alleanza, il M5S scende al 16,4%.

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