Botta e risposta Renzi - Di Maio

Matteo Renzi mette nel mirino il Movimento Cinque stelle e Beppe Grillo che è ridisceso in campo per sostenere la sua creatura dopo il caso rimborsopoli: “Il Partito Democratico non prende lezioni da nessuno. Non le prende soprattutto da un partito fondato da un pregiudicato, che ha qualche problema di troppo con l'evasione fiscale e che ha inventato la sceneggiata dei rimborsi ma dimentica di dire che i Cinque Stelle hanno rinunciato (forse) a 23 milioni in 6 anni. Il PD abolendo la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, ha rinunciato a molto di più”, cioè 60 milioni all'anno.

Affermazioni forti probabilmente fatte per uscire dall’angolo dopo le pesanti accuse per l'inchiesta giornalistica di Fanpage che ha coinvolto Roberto De Luca in Campania. Il candidato premier pentastellato Luigi Di Maio ha immediatamente risposto rilanciando lo scandalo del figlio del governatore della Campania: “Non ho sentito Renzi o Gentiloni dire una parola, hanno solo detto che i giornalisti devono dimostrare la loro innocenza. La frase più grave di questa inchiesta è che gli servono soldi per la campagna elettorale. Quindi le tangentiche fanno morti di tumore e finanziano la campagna elettorale del Pd”. E dopo aver chiesto le dimissioni della Giunta Regionale, il leader di M5S ha aggiunto: “Qui ci stanno ammazzando: questi politici si comportano peggio dei camorristi, perché i camorristi fanno il loro lavoro mentre i politici lo ammazzano questo Paese”.

Tutti in corsa per convincere gli indecisi

Caso Campania a parte, al Nazareno non credono che la vicenda dei rimborsi o dei candidati massoni nelle liste del Movimento 5 Stelle possa traghettare voti dal movimento di Di Maio al Partito Democratico, ma potrebbe allontanare degli elettori inducendoli a rimanere a casa. Se invece il Pd e tutto il centrosinistra riuscissero a convogliare su di sè gli indecisi, l'esito delle elezioni sarebbe a favore della coalizione. Ragion per cui Matteo Renzi ha scritto ai propri militanti chiedendo di dare una mano a convincere gli indecisi dell’ultima ora, quelli cioè che decideranno nell'ultima settimana se recarsi alle urne o meno.

Su questo aspetto punta anche Emma Bonino, che al forum Facebook - Ansa, ha spiegato di non puntare tanto a rubare voti degli elettori Pd non renziani, ma di mirare agli indecisi: “Io voglio provare a far sì che ci sia una sorpresa il 4 marzo: che gli astenuti sentano la responsabilità civile di contribuire al futuro del Paese”. Stesso obiettivo di Beatrice Lorenzin e Pierferdinando Casini che si appellano ai moderati indecisi sottolineando che nel centro destra chi comanda è la Lega di Matteo Salvini.

Il tema è centrale anche nel centro destra sebbene con toni e forme differenti. Silvio Berlusconi ormai da settimane punta a convincere i moderati che negli anni si sono allontanati da Forza Italia. Matteo Salvini e in parte anche Giorgia Meloni cercano di convogliare gli scontenti premendo principalmente su temi come quello dell’immigrazione, della sicurezza e rilanciando lo slogan “prima gli italiani”. Elettorati differenti per progetti politici differenti. Mancano meno di due settimane al voto e nel centro destra è sfida totale per la leadership e per differenziarsi il più possibile. In questo contesto gli indecisi possono risultare centrali per la vittoria di Berlusconi o di Salvini: la concorrenza tra le file dei moderati o fra quelle più estreme è molto alta.

Tribunale archivia Raggi sulla nomina di Romeo

La nomina da parte della Sindaca di Roma di Salvatore Romeo a capo della sua segreteria politica non è stata in alcun modo illecita. Lo ha stabilito il Gip della capitale archiviando su richiesta della Procura l'accusa di abuso d'ufficio per infondatezza della notizia di reato. Si chiude così una vicenda che tra la fine del 2016, a pochi mesi dall'elezione della Raggi, e l'inizio del 2017 portò alle dimissioni di Romeo, attivista M5S di lungo corso, funzionario comunale e parte del cosiddetto “raggio magico” della sindaca. Anche per Romeo tramonta l'accusa di abuso d'ufficio. Sebbene questo caso si sia concluso a favore della Sindaca, il 21 giugno Virginia Raggi sarà chiamata a giudizio immediato, come da lei richiesto, per falso ideologico nella nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla direzione Turismo del Campidoglio.



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