Gelo nel centro destra: Giorgia Meloni lancia il patto anti-inciucio

Una manifestazione in cui tutti i candidati del centro destra siglassero un patto anti-inciucio è un'idea che la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha in mente da diverso tempo. Ma ora che la kermesse dal titolo “Noi non tradiamo gli italiani” è stata fissata per il 18 febbraio, la possibilità di vedere insieme su un palco con la leader di Fdi anche Silvio Berlusconi e Matteo Salvini appare estremamente improbabile.

Il primo a prendere le distanze è il leader di Forza Italia che, pur smentendo e ribadendo di non essere interessato a un governo di larghe intese fa sapere non solo di non gradire la parola "inciucio" ma di non essere disponibile a prendere parte alla kermesse promossa dalla Meloni. Matteo Salvini al momento non scioglie la riserva sulla sua presenza: il capo della Lega in queste ora è alle prese con il caso Traini, l'autore della caccia all'immigrato di Macerata, che secondo quanto emerso sarebbe stato nella security ai comizi del leader leghista.

L'atteggiamento dell’ex Cavaliere e del segretario della Lega certo non fa piacere alla Meloni che non esita a definirsi basita dalle parole del leader di Forza Italia. Anche quando l'ex capo del governo chiarisce la sua posizione sul no alle larghe intese, Meloni insiste con i due alleati nel pretendere chiarezza: “Francamente non ho fin qui compreso la titubanza di Berlusconi né il silenzio di Salvini; se Lega e Forza Italia dovessero disertare la manifestazione non sarebbe un bel segnale per loro. Io spero ci siano”.

La kermesse organizzata da Fratelli d'Italia punta i riflettori su uno dei temi più spinosi che agitano la coalizione: se è vero che il centro destra unito smentisce l'idea di un governo di larghe intese, la possibilità che la coalizione non arrivi alla soglia del 40% appare molto probabile e apre comunque di fatto diversi scenari.

Per Silvio Berlusconi senza una maggioranza si dovrebbe tornare immediatamente al voto, una posizione che chiuderebbe i ponti con un eventuale accordo di Governo con il Partito Democratico. Non a caso il leader di Forza Italia porta ad esempio il caso tedesco della “grosse koalition”.

Indisponibile all'idea di un esecutivo diverso rispetto a quello del centrodestra è anche il leader della Lega Matteo Salvini ma sono visibili a tutti i continui ammiccamenti del leader leghista al Movimento 5 Stelle guidato da Luigi Di Maio. L’unica che sembra realmente ferma sulla preclusione a ogni accordo post elettorale è Giorgia Meloni anche se bisognerà attendere la prova dei fatti.

Il Partito Democratico si ricompatta

"La campagna elettorale di fatto inizia oggi, inizia adesso: ora entriamo nel vivo, a 27 giorni dal voto. Il vostro lavoro, il vostro sforzo sarà decisivo". Lo ha detto il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, aprendo la kermesse con tutti i candidati Dem alle politiche al teatro Eliseo di Roma. “Vota la squadra, scegli il Pd” è lo slogan di questa campagna e il messaggio che i dem vogliono lanciare.

Dopo le tensioni in Direzione nazionale per la compilazione delle liste, in platea ci sono centinaia di candidati, tra cui i ministri Pier Carlo Padoan, Luca Lotti, Maurizio Martina, Valeria Fedeli, Claudio De Vincenti. Non c’è il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, impegnato nella visita di stato del presidente turco Erdogan.

In prima fila si vedono i capigruppo di Camera e Senato Luigi Zanda ed Ettore Rosato, oltre ai dirigenti Dem, da Lorenzo Guerini a Matteo Richetti. C’è Maria Elena Boschi. Ci sono anche i volti nuovi messi in campo da Renzi: da Carla Cantone a Paolo Siani, da Lisa Noja a Tommaso Cerno, da Francesca Barra a Piero De Luca. Ma anche il candidato alla regione Lazio Nicola Zingaretti. La manifestazione di fatto ha ricompattato il partito in un momento non affatto semplice e aggravato dai sondaggi che vedono i dem in forte difficoltà.

Renzi prova a rilanciare il recupero del Pd

Nel suo intervento Matteo Renzi è chiarissimo: “Se recuperiamo 2-3 punti rendiamo contendibile il 60% dei collegi”, un fattore importante e determinante per riuscire a tornare il primo gruppo parlamentare il giorno dopo le elezioni. Il segretario dem rilanciando parole d’ordine come “serietà e responsabilità” ha chiesto ai proprio candidati di fare il massimo per recupere una parte dei voti moderati.

Insomma Renzi ha chiesto ai suoi di giocare il tutto per tutto. D’altronde con il Pd dato al 23% la possibilità di una sonora sconfitta è estremamente probabile, e potrebbe mettere in discussione il segretario nel caso il Partito Democratico non riuscisse a superare quel 25% preso da Bersani alle elezioni del 2013.



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