Il Quirinale osserva con preoccupazione l’aumento dello spread

Sergio Mattarella prosegue la sua normale attività istituzionale ma continua a monitorare l'andamento dei conti pubblici e le parole usate dagli esponenti del governo e della maggioranza sul rapporto con l'Europa. Ieri intanto, dopo i nuovi rialzi dello spread, si è cercato di porre un rimedio: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha affermato di confidare che tutto si riconduca nei giusti binari, mentre il ministro dell'economia Giovanni Tria ritiene ingiustificato il nervosismo dei mercati. Nessun commento ovviamente dal Quirinale, a maggior ragione durante la campagna elettorale, ma il Presidente segue da giorni con attenzione l'andamento dei titoli di stato e s’informa sulle possibili ripercussioni delle fibrillazioni dei mercati sull'economia reale. 

Da tempo è consapevole che siamo di fronte a un classico nervosismo preelettorale da parte dei partiti, ma non è difficile immaginare che la preoccupazione si spinga oltre, visto che in autunno il Governo dovrà varare una manovra economica che si annuncia pesante. Molti esponenti del Governo assicurano che, una volta superato lo scoglio delle urne, le polveri si depositeranno e si procederà a un nuovo accordo di governo e a una nuova trattativa con l'Europa e si metterà testa alla costruzione della legge di bilancio 2020, manovra che dovrebbe avere paletti ben precisi ma che ancora non sembra essere in realtà all'attenzione delle forze di maggioranza.  

Pur senza mai entrare nel dibattito pubblico, il Capo dello Stato, in un messaggio all'assemblea di Rete imprese Italia, ha nuovamente sottolineato che “in una fase di congiuntura economica debole, anche sul fronte della domanda interna, è necessario uno sforzo collettivo con misure appropriate per rilanciare la fiducia di famiglie e imprese, gli investimenti, l'innovazione, i finanziamenti all'economia reale e l'occupazione”. Questo è il focus al Quirinale, mentre si attendono l'esito del voto e le scelte che faranno i partiti di maggioranza sul prosieguo della legislatura.  

Salvini rilancia il decreto sicurezza bis. Di Maio tenta di bloccarlo

Sale lo spread e con lui la tensione tra M5S e Lega. Sul tavolo del Governo i principali dossier rimangono congelati e sul decreto sicurezza bis lo strappo non si riduce, anzi: Matteo Salvini si dice certo che il suo decreto vedrà la luce nel Consiglio dei ministri di lunedì prossimo; oggi “è in pre-consiglio, è pronto, la lotta alla mafia non conosce pause elettorali”, attacca. Luigi Di Maio, però, non intende indietreggiare: “So che arriva in pre-consiglio e vedremo, perché già sono state smentite una serie di norme come le multe a chi salva persone in mare. Noi, avverte, presenteremo delle proposte anche nell'ambito del pre-consiglio di domani sui rimpatri, perché è quello che si deve fare”. 

Il fuoco incrociato continua poi sulla delicata questione dell’autonomia, sulle misure per la famiglia, sulle nomine nella Sanità. E un fronte potrebbe aprirsi anche su Radio Radicale, sulla cui chiusura il sottosegretario Vito Crimi tiene il punto mentre il Carroccio presenta un emendamento che vale 3,5 milioni per una proroga di 6 mesi; lo scontro, insomma, continua. E se Matteo Salvini assicura che quella con i pentastellati “è l'unica maggioranza possibile” e smentisce ogni ipotesi di rimpasto dopo le Europee, bollando il voto del 26 maggio come “un referendum sull'Europa”, è ancora una volta Giancarlo Giorgetti a dire quello che il Ministro dell'Interno non può dire: “È chiaro che un passaggio elettorale così importante dirà chi fa bene e chi fa male, e di questo si dovrà tenere conto. Se la linea dell'immigrazione di Salvini trova riscontro nel risultato elettorale è giusto portarla avanti”. 

Giorgetti, alla Camera per una conferenza stampa sui principali dossier sportivi, alla fine ha accettato di parlare dello stato di salute dell’esecutivo: “Il governo per andare avanti ha bisogno di condivisione. Bisogna creare momenti in cui ci si incontra. È chiaro che la campagna elettorale non aiuta. Le proposte sul tavolo per essere approvate devono essere prima digerite, come abbiamo fatto noi con il reddito di cittadinanza. Ci si incontra, si litiga come nelle migliori famiglie. Litigare via tweet senza incontrarsi non serve a niente”. Pronta la risposta di Matteo Salvini: “Io sono disponibile a ragionare di tutto con tutti, i miei dossier sono pronti. Gli attacchi di Di Maio? No problem. Io non gli rispondo, amen. Speriamo che tra una settimana finisca la campagna elettorale”.

Per la Merkel il Ppe non aprirà mai alla Lega di Matteo Salvini

La Lega di Matteo Salvini non entrerà mai nel Partito Popolare Europeo. È una Angela Merkel molto esplicita e diretta quella che, in una grande intervista alla Sueddeutsche Zeitung, chiude le porte del Ppe alla Lega e in generale alle formazioni populiste o sovraniste. “No!”: è così che la Cancelliera risponde ai giornalisti sull'ipotetica possibilità che il leader del Carroccio porti il suo partito tra le braccia del Ppe, con l'appoggio del premier ungherese Viktor Orban. “È evidente che abbiamo approcci molto differenti, per esempio sui migranti”, e questo basta, a detta di Merkel, come motivo per “non aprire al partito del signor Salvini”. 

Non solo: a detta della Cancelliera “è certo che Manfred Weber nell'elezione a presidente della Commissione non si renderà dipendente dai voti della Lega e di Fidesz”, la formazione di Orban. “Questo è un tempo nel quale dobbiamo combattere per i nostri principi e i nostri valori fondamentali”, afferma la Merkel parlando dei rischi derivanti dall'onda dei populismi. Parla molto di Europa, del fatto di essere preoccupata per il suo futuro: “Ognuno ha la responsabilità di trattare con cura una realtà così unica nel suo genere come l'Ue. Ognuno deve sapersi mettere nei panni dell'altro, essere pronto al compromesso, trattare l'uno con l'altro con attenzione e cura”. 

Per quel che riguarda l'Italia, la Merkel si augura che “ritrovi la via della crescita”, ma ci tiene a ribadire, a proposito del debito e dei rischi sulla stabilità dell'euro, che “nessuno agisce in maniera autarchica o isolata”. Anche per questo il voto europeo del 26 maggio è di grande importanza. La sua preoccupazione “nasce da un sentimento ancor più forte sulla responsabilità di occuparmi insieme agli altri del destino di quest'Europa”: una frase che ha dato, soprattutto a Berlino, un nuovo impulso alle speculazioni sul fatto che il suo futuro politico, una volta lasciata la Cancelleria, possa chiamarsi Unione Europea. 

L’Aula del Senato 

Nella giornata di oggi l’aula del Senato non si riunirà. I lavori dell’Assemblea di palazzo Madama riprenderanno, all’indomani delle elezioni europee, martedì 28 maggio con l’inizio dell’esame del decreto sblocca cantieri. Nella seduta di ieri è stato approvato definitivamente il decreto per il rilancio dei settori agricoli in crisi.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia svolgerà alcune audizioni sul disegno di legge per il contrasto alla violenza di genere. La Bilancio si confronterà sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la ripartizione delle risorse del Fondo per il rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali dello Stato e lo sviluppo del Paese. La Lavori Pubblici, in sede riunita con la Territorio, proseguirà l’esame degli emendamenti al cosiddetto decreto sblocca cantieri per il rilancio del settore dei contratti pubblici e per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici. La Commissione Politiche dell’Unione Europea esaminerà la legge di delegazione europea 2018 e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2018 e per il 2019.

Alla Camera 

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera oggi non si riunirà. I lavori riprenderanno domani alle 9.30 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti. Anche le Commissioni della Camera non si riuniranno ad eccezione della Affari Sociali che proseguirà l’esame degli emendamenti al decreto legge sulle misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria. 



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social