Approvato definitivamente il decreto Genova. Ripristinato il condono di Ischia

A tre mesi di distanza dal crollo del Ponte Morandi, in cui sono morte 43 persone, il Decreto Genova è diventato legge. Al Senato il provvedimento, che contiene anche misure relative ad altre emergenze, ha ottenuto 167 voti favorevoli e 49 contrari, mentre gli astenuti sono stati 53. Nel complesso hanno votato a favore i senatori di Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, si sono astenuti i senatori di Forza Italia mentre hanno votato contro il provvedimento quelli del Partito Democratico, i senatori del Misto e due delle Autonomie: Pier Ferdinando Casini e Gianclaudio Bressa.

Ieri l'aula del Senato ha ripristinato il condono edilizio a Ischia, respingendo l'emendamento all'articolo 25 del Decreto Genova presentato dall'esponente di Forza Italia Urania Papatheu, che martedì era stato approvato in Commissione Lavori pubblici e Territorio facendo andare sotto il Governo e scatenando durissime polemiche all’interno del Movimento 5 Stelle.

Sull'emendamento il Governo si era trovato per la prima volta in minoranza, grazie ai voti decisivi dei due dissidenti del Movimento 5 Stelle, Gregorio De Falco (che si è pronunciato a favore) e Paola Nugnes (che si è astenuta). Si torna quindi al testo iniziale dell'articolo, con il riferimento e l'applicazione della legge 47/1985, approvata dal governo Craxi, per le istanze di condono pendenti su immobili danneggiati dal sisma del 2017.

Intanto restano sotto accusa i due senatori ribelli del M5S, la cui posizione è al vaglio dei probiviri, come affermato anche ieri dal leader Luigi Di Maio. Se Nugnes rischia una sospensione, De Falco potrebbe essere espulso dal Movimento: entrambe le sanzioni comporterebbero l'immediata uscita dal gruppo al Senato, con probabile passaggio a quello misto.

A difendere i due era stata nelle scorse ore un'altra esponente grillina, la senatrice Elena Fattori, con un post su Facebook: “Un sentito grazie ai colleghi De Falco e Nugnes che hanno seguito la loro coerenza, hanno pensato prima al bene dei cittadini e dell'ambiente che agli ordini di scuderia", si legge nel messaggio; "Grazie anche per il coraggio di una scelta non semplice in un clima di terrorismo psicologico lontano da ogni forma di democrazia e condivisione”.

I numeri però parlano chiaro: ieri sono stati dieci i senatori del M5S che non hanno preso parte alla votazione, Vittoria Deledda Bogo, Alfonso Ciampolillo, Saverio De Bonis, Gregorio De Falco, Luigi Di Marzio, Elena Fattori, Michele Giarrusso, Cinzia Leone, Paola Nugnes e Mario Turco. Numeri importanti, specie se si considera che la maggioranza può contare su pochi senatori di vantaggio rispetto alle opposizioni. Nel Movimento 5 Stelle ancora non è il momento di un confronto interno, tutto sembra essere rimandato all’indomani dell’approvazione della legge di Bilancio.

Al Senato è bagarre per il pugno alzato di Toninelli

Il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Danilo Toninelli ha esultato con il pugno alzato dopo l'approvazione del decreto Genova in Senato ed è scoppiata la bagarre. La capogruppo FI, Anna Maria Bernini, accusa: “Toninelli ha alzato il pugno durante l'approvazione. Non venga più in quest'aula ad alzare i pugni! Non glielo permetteremo”.

La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati ha richiamato l'esponente del governo: “Mi dicono che avrebbe gesticolato in modo non molto commendevole per un Ministro ed io devo necessariamente riprendere certi atteggiamenti che non possono essere riprodotti in questa aula. Invito tutti ad avere un comportamento corretto per rispetto delle istituzioni”.Il ministro dei Trasporti prende poi la parola, tra le proteste e le urla delle opposizioni: “Grazie all'approvazione di questo decreto, domani 266 famiglie avranno una casa. Ho gioito per i genovesi”.

Per il Premier Conte nessuna correzione alla manovra è all’orizzonte

“Siamo disponibili a fare un altro intervento, se serve, ma la manovra è quella”: l’ha ribadito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando da Abu Dhabi dove ha incontrato una rappresentanza d’imprenditori italiani e il principe ereditario dell’Emirato Mohammed bin Zayed Al Nahyan.“Abbiamo deciso con una voce sola nel Governo di avviare un dialogo in modo costruttivo, franco e sereno, convinti della nostra manovra: abbiamo fatto un intervento, riassunto nella lettera di Tria a Bruxelles, mantenendo i saldi finali ma facendo importanti correzioni nell’interesse degli italiani”.

Tra le correzioni elencate dal premier “l’incrementato del piano di dismissioni fino all’1% e la riqualificazione della spesa per gli investimenti, alla luce delle ultime tragedie del maltempo”. Poi Conte ha precisato: “Se ci sarà necessità di fare un ulteriore intervento per tutelare gli interessi degli italiani siamo disponibili a farlo, ma la manovra è quella. Andiamo a Bruxelles in modo franco, sereno e quando incontrerò Juncker sarò lì a spiegare la manovra, ad ascoltare ma a ribadire le nostre convinzioni. Io mi siederò non per chiedere come modulare la procedura di infrazione ma per invitarlo a considerare di non avviarla”.

Poi Conte ha voluto rassicurare le imprese italiane: “Devono aver fiducia, abbiamo già adottato delle misure a loro favore nel decreto fiscale e nella legge di bilancio e ne stiamo studiando altre”. E ha ricordato la forza del sistema Italia: “Qui ho trovato i rappresentanti di circa 600 aziende. Abbiamo un export che si aggira intorno ai 5,3 miliardi”.

Tria contrattacca: l’UE è incapace di contrastare il rallentamento economico

Mentre l'Europa si appresta ad avviare la macchina per la procedura d'infrazione all'Italia, colpevole di non avere modificato la manovra economica e dunque proiettata fuori dalle regole sul debito, il ministro dell'Economia Giovanni Tria passa al contrattacco e accusa le Istituzioni europee di non esser state in grado di prevenire il rallentamento economico che sta attanagliando tutta l’Unione Europea a cominciare dalla Germania.

“Il problema della crescita è europeo e andrebbe affrontato insieme e non in modo separato e conflittuale. L'Europa non ci sembra consapevole della situazione e sembra incapace di adottare politiche di contrasto al rallentamento economico”, ha detto Tria intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale della Fondazione Nord Est a Padova.

Parlando della manovra e della risposta inviata alla Ue nella quale non sono stati fatti i passi richiesti dalla Commissione, Tria ha dichiarato nuovamente che: “L'Europa siamo noi e lo sarà anche di più se dialoghiamo con convinzione per definire la strategia per governare le transizioni, sulle quali la nostra manovra offre una risposta diversa dal passato, ma non meno solida e meno credibile”. Tria ha spiegato che la lettera alla Ue ribadisce “la nostra posizione in merito alla strategia che intendiamo seguire: proseguire il dialogo con la Commissione ma lavorare concretamente per rendere efficaci le misure disegnate, per supportare la nostra strategia”.

Dal titolare del MEF anche una critica tecnica sui rilievi Ue: “Alcuni indicatori che determinano le regole attuali a livello comunitario soffrono di un livello di incertezza e imprevedibilità elevati, come l'indebitamento netto strutturale. È difficile da considerare come affidabile, ma incide in modo sostanziale sulla percezione dello stato di salute dell'economia”.



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