Tria lancia l’allarme sull’aumento dell’Iva. Di Maio e Salvini rassicurano

Nel mirino di M5S e Lega c'è nuovamente il Ministro dell'Economia Giovanni Tria, che durante la sua audizione in Senato sul DEF ha ribadito che, in attesa di capire come sciogliere il nodo delle coperture da 23 miliardi, l'aumento dell'Iva per il 2020 è confermato. Nulla di nuovo, il tema era messo nero su bianco nel Def approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 9 aprile. “Lo scenario tendenziale incorpora gli aumenti dell'Iva e delle accise che entrerebbero in vigore l’1 gennaio 2020. La legislazione fiscale vigente viene confermata in attesa di stabilire interventi alternativi”: queste parole scatenano le opposizioni, e immediatamente suscitano l'intervento dei due vicepremier. “Con questo Governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, deve essere chiaro", dice Luigi Di Maio, “Finché il M5S sarà al Governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, al contrario. L'obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l'abbiamo. Mi auguro ce l'abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte a evitare un aumento”. 

Prontamente arriva anche Matteo Salvini a ribadire che “l'Iva non aumenterà. Punto. Questo è l'impegno della Lega. Siamo al governo per abbassare le tasse, non per aumentarle come hanno fatto gli altri”. Se la volontà politica è chiara, la soluzione lo è meno: per Giovanni Tria “Le risorse in fondo sono tante e sono tutte allocate, è una decisione politica dove togliere e dove mettere. Nel bilancio dello Stato ci sono risorse allocate che si possono muovere”; i soldi, è il ragionamento, “vanno messi possibilmente dove si sostiene la crescita: al Mef sono state fatte e si stanno facendo varie stime e sono allo studio misure alternative”.

La querelle sull'Iva fa riemergere la mai sopita irritazione, in particolare dei pentastellati, nei confronti del capo del Mef, accusato più volte di remare contro. Comunque sia, oggi il Def arriverà nelle aule di Camera e Senato per il voto alle risoluzioni di maggioranza. Il voto sembra scontato, ma appare evidente che il testo sarà strettamente vincolante per il Governo e quindi per il Mef, che deve tradurre le intenzioni politiche in numeri su una serie di temi, a partire da quello delle clausole di salvaguardia. Già in occasione del voto sulla Nota di aggiornamento al Def, lo scorso settembre, il Parlamento impegnò l'esecutivo che si apprestava a varare la sua prima manovra a scongiurare gli aumenti Iva con futuri interventi legislativi. 

Il Governo corre ripari su decreti ma è tensione sulla giustizia 

Il decreto sblocca cantieri torna subito in Consiglio dei ministri, nella riunione in programma a Reggio Calabria. Il decreto crescita dovrebbe essere varato in forma definitiva in una riunione del Cdm tra il 23 e il 24 aprile, ma non si esclude che slitti agli inizi di maggio. A tarda sera e dopo una girandola di riunioni, il Governo prova ad accelerare sulle misure bloccate da settimane e sulle quali il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il condizionale è d'obbligo, perché' fino all'ultimo si limano norme e coperture. Intanto cresce la tensione nella maggioranza sui temi della giustizia: il premier avrebbe spiegato al capo dello Stato che all'origine dei ritardi ci sono stati problemi tecnici, ma nel Governo raccontano invece di tensioni e litigi sulle coperture e soprattutto su alcune norme. Lo testimonia il fatto che all'ultimo vengono tagliate le misure sul turismo, sia pure a costo zero, che il ministro Gian Marco Centinaio aveva chiesto di inserire. Intanto, la battaglia sulla norma Salva Roma non è ancora risolta e potrebbe trasferirsi in Parlamento, dove la Lega promette barricate. 

C’è poi il nodo Alitalia ma in questo caso, spiegano dal Governo, il problema ancora irrisolto è trovare un partner industriale, oltre a Delta. Nel dl crescita, che include anche i rimborsi ai risparmiatori truffati, i temi sono tali e tanto diversi che non si esclude uno spacchettamento, per evitare rilievi del Colle. Il testo, insomma, è un cantiere ancora aperto ma dei singoli punti non si sarebbe parlato nel pranzo di Conte con i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini: l'incontro, che si è svolto lontano da Palazzo Chigi, sarebbe servito a fare ancora una volta il punto sul metodo, su come convivere nel prossimo mese di furibonda campagna elettorale. 

Ma le tensioni giallo-verdi allargano i propri tentacoli ormai su ogni settore. Su sicurezza e giustizia, ad esempio: la circolare sui prefetti di Salvini, infatti, non è piaciuta per nulla al Movimento mentre sulla giustizia fonti pentastellate rimarcano il timore che la Lega boicotti la riforma del processo civile e penale per far saltare quella, cara al M5S, sulla prescrizione. Questi timori, sottolineando dal M5S, hanno avuto una plastica proiezione nell'annunciato vertice a Palazzo Chigi tra Conte, il ministro Alfonso Bonafede e Salvini: alla riunione, complice il comizio del vicepremier a Perugia, sarebbe dovuta andare il Ministro per la Pa Giulia Bongiorno ma, alla fine, nessun leghista si presenta. 

Caos liste in Forza Italia. Salta la Carfagna al Sud

Sfuma il ticket Carfagna-Berlusconi, ma in Forza Italia si alza un gran polverone. Dopo la giornata di martedì ad altissima tensione, con il giallo del messaggio su un golpe contro Berlusconi, nella circoscrizione Sud non compare il nome della vicepresidente della Camera. A guidare la squadra, come del resto in tutti gli altri distretti (tranne al centro dove capolista sarà Antonio Tajani) sarà Silvio Berlusconi sostenuto dall'eurodeputata uscente Barbara Matera, seguita da Lorenzo Cesa. Carfagna, deputata azzurra cui si erano rivolti i parlamentari proprio del Sud, fa trapelare che la sua disponibilità era già stata consegnata nelle mani del Cav due mesi fa e che, per il bene del partito, benché non candidata, si spenderà in prima persona per la campagna elettorale.  

I rapporti con Berlusconi sono e restano ottimi, viene riferito, e Carfagna lo avrebbe sentito più volte nella giornata di ieri. L'ex premier, peraltro, non sarebbe stato contrario a una sua candidatura, come del resto a quelle di Gelmini o Bernini. Secondo non pochi esponenti azzurri però, le liste sarebbero debolissime con il rischio che Berlusconi venga annientato da un risultato elettorale più che deludente. La candidatura di big, magari come la Carfagna, avrebbero invece riequilibrato l'assetto e rinvigorito una squadra che, a ora, non gioca per vincere. 

Nel caos candidature s’insinuano però i veti incrociati delle fazioni che, nel cuore di Forza Italia, guardano al futuro, cioè al dopo Berlusconi. Mara Carfagna rappresenta un pericolo per Antonio Tajani, che al momento non gode di un grosso consenso. L'ex ministro, invece, viene sempre più vista come un leader naturale che di giorno in giorno sta conquistando una fetta importante di parlamentari. Portare sul campo una figura come la sua, per giunta fortissima a livello territoriale, avrebbe fatto scattare sicuramente il confronto con l'attuale vicepresidente, oscurandolo. E nel cerchio magico di Arcore non tutti sarebbero favorevoli a una tale prospettiva per chi mira a una riconferma come presidente del Parlamento Europeo. Per questo, ritengono alcuni, sarebbe stata stoppata la candidatura della Carfagna

L’Aula del Senato 

Dopo che nella giornata di ieri è stato approvato, in prima lettura, il decreto cosiddetto Brexit, l’aula del Senato tornerà a riunirsi oggi alle 15 per la discussione del Documento di economia e finanza 2019 (DEF) e successivamente per l’informativa del Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte sull'evoluzione della situazione in Libia.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Affari Costituzionali concluderà l’esame del ddl per la prevenzione di maltrattamenti a danno di minori, anziani e disabili nelle strutture pubbliche e private. La Commissione Bilancio concluderà l’esame del DEF. La Lavoro esaminerà il ddl per il salario minimo orario e il ddl, già approvato dalla Camera, sugli interventi per la concretezza delle azioni delle Pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo. La Territorio si confronterà sullo schema di decreto legislativo sulle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo. Infine la Commissione Politiche dell’Unione Europea esaminerà la legge di delegazione europea 2018.

L’Aula della Camera 

Dopo che nella seduta di ieri è stato approvato, in prima lettura, il decreto per il rilancio dei settori agricoli in crisi, l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi a partire dalle 12 per l’esame della pdl per il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale. Dalle 13 si confronterà sul Documento di economia e finanza 2019.

Le Commissioni della Camera

La Commissione Affari costituzionali esaminerà la proposta di legge costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari. La Giustizia si confronterà sulla pdl per il contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive. La Bilancio concluderà l’esame del DEF. La Cultura svolgerà diverse audizioni sulla pdl per la promozione e il sostegno della lettura. La Attività Produttive esaminerà la pdl per la salvaguardia dei marchi storici nazionali di alto valore territoriale e la proposta di legge delega sul turismo.

 



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