Questa è la settimana delle Commissioni permanenti

A più di 100 giorni dalle elezioni del 4 marzo, questa settimana dovrebbero nascere le 28 Commissioni parlamentari di Camera e Senato. Entro questa sera i partiti dovranno indicare alle rispettive Presidenze la lista dei componenti per ciascuna Commissione permanente così da garantire l’insediamento già nella giornata di domani. A seguire saranno prima formati gli Uffici di presidenza provvisori e successivamente saranno eletti i relativi Presidenti, vicepresidenti e segretari.

Per quanto riguarda le presidenze la maggior parte se non tutte andranno a Lega e Movimento 5 Stelle nonostante in queste ore fatichino a trovare una quadra comune sui nomi. L’idea di partenza era di prevedere l’alternanza tra i due partiti nelle omologhe commissioni di Camera e Senato. Un primo nodo sarebbe la commissione Giustizia: secondo le prime indiscrezioni, in entrambi i rami del Parlamento la presidenza potrebbe essere affidata a un esponente penta stellato per la mancanza di esperti sul fronte leghista.

Ciò non vuol dire che Lega e M5S non abbiano lavorato sui vertici delle Commissioni: le Commissioni Bilancio e Finanze sono state le prime a essere definite con la coppia gialloverde Daniele Pesco e Alberto Bagnai al Senato ed Enrico Borghi e Carla Ruocco alla Camera. Tra le Commissioni chiave, la Affari costituzionali a Montecitorio potrebbe essere guidata dalla pentastellata Fabiana Dadone mentre al Senato si fa il nome del leghista Stefano Borghesi; alla Camera a coordinare i lavori della Commissione Giustizia potrebbe essere il deputato Andrea Giaccone (Lega) mentre per la Esteri si fa il nome di Marta Grande (M5S); l'Agricoltura potrebbe essere affidata a Dedalo Pignatone (M5S) o a Barbara Saltamartini (Lega), le Politiche Ue a Sergio Battelli (M5S).

I big del Pd scelgono le commissioni

Per quanto riguarda i big del Partito Democratico, il boom è in Commissione Esteri. L'hanno scelta i due ex-presidenti del Consiglio Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e 4 ex-ministri dem. Alla Camera è folto il gruppo degli ex-ministri e, tranne Pier Carlo Padoan che andrà alla Bilancio, tutti gli altri verranno assegnati a Commissioni non coerenti con le tematiche trattate in questi anni da membri di governo.

A quanto viene riferito, agli Esteri a Montecitorio, oltre Gentiloni, ci saranno anche l'ex-titolare dei Beni Culturali Dario Franceschini e il predecessore di Matteo Salvini al Viminale Marco Minniti. Il capogruppo ed ex-titolare delle Infrastrutture Graziano Delrio sarà alle Politiche Ue mentre l'ex-Guardasigilli Andrea Orlando tornerà all'Ambiente di cui è stato ministro con Enrico Letta.

L'ex-sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi andrà alla Commissione Bilancio insieme all'ex-ministro della Pa Marianna Madia. Luca Lotti ha scelto invece la Commissione Difesa, cui andrà anche Ettore Rosato. Il padre del Rosatellum lascia quindi la commissione Affari Costituzionali, di cui andranno a far parte invece il presidente Pd Matteo Orfini e l'ex-ministro delle Politiche agricole e attuale reggente dem Maurizio Martina.

Rimane il nodo delle commissioni di garanzia

Per la guida delle Commissioni di garanzia è in corso da giorni un braccio di ferro: il Partito Democratico, essendo il più grande partito di opposizione, vorrebbe che la presidenza del Copasir venisse affidata a un suo esponente e in particolare a Lorenzo Guerini. Ma la maggioranza preferirebbe darla a Fratelli d’Italia. partito considerato all’opposizione ma al contempo vicino alla maggioranza.

Il nodo non è affatto sciolto: “Ancora a oggi non abbiamo novità”, dice un big dem. Né sarebbero confermate le indiscrezioni su un intervento risolutivo per sbloccare la situazione dei Presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, che comunque verranno nuovamente contattati nelle prossime ore dai dem. Domani è previsto un nuovo incontro (ce n'era stato uno già la scorsa settimana) tra i vertici del gruppo Pd e quelli Forza Italia.

I Dem cercano una sponda con il partito di Berlusconi che invece ambisce alla presidenza della Commissione di Vigilanza Rai, una poltrona di garanzia che deve essere assegnata a un esponente dell’opposizione; in questo caso i candidati in pole sarebbero Maurizio Gasparri o Paolo Romani. La tensione politica è alle stelle ormai da due settimane e il Partito Democratico ha annunciato che si opporrà in Parlamento con tutte le sue forze.

Riprendono i lavori di Camera e Senato

Per quanto riguarda il Senato, l’aula di palazzo Madama tornerà a riunirsi domani dalle 11 per esaminare il Documento di economia e finanza 2018 (DEF). La Commissione speciale proseguirà l’esame del decreto legge sulle ulteriori misure urgenti per gli eventi sismici dell’agosto 2016. A seguire si confronterà sullo schema di decreto legislativo sul trattamento dei dati personali e sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale dello Stato Maggiore della Difesa.

L’Assemblea di Montecitorio esaminerà, con l’obiettivo di approvarlo definitivamente, il decreto per assicurare il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali facenti capo ad Alitalia. A seguire saranno discusse le risoluzioni sul Documento di economia e finanza 2018 (DEF). Da questa settimana riprenderanno, ogni mercoledì pomeriggio alle 15, le interrogazioni a risposta immediata. La Commissione Speciale della Camera nell’arco della settimana si confronterà sullo schema di decreto legislativo sul trattamento dei dati personali. Infine giovedì alle 14,30 il Parlamento si riunirà in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale.

La maggioranza alle prese con le risoluzioni sul DEF

Sale nella maggioranza la tentazione di arricchire la risoluzione al Def, che sarà la prima prova alle Camere per il governo gialloverde, con alcune indicazioni programmatiche almeno in materia fiscale. I numeri di Camera e Senato non destano certo preoccupazioni, ma al momento il testo, proprio con l'intenzione di ampliare i voti a favore, è stato approntato in una versione light che impegna il Governo a sterilizzare le clausole di salvaguardia evitando gli aumenti dell'Iva e a presentare in tempi rapidi il nuovo quadro macroeconomico fermo restando il “rispetto degli impegni europei sui saldi 2018-2019”.

Ma la bozza contiene anche un passaggio nel quale il Parlamento impegna l'esecutivo a “individuare gli interventi prioritari” necessari per dare attuazione alle linee programmatiche indicate dal premier Giuseppe Conte nel discorso sulla fiducia: una definizione blanda ma che, soprattutto in casa Pd, viene interpretata come una richiesta di votare a favore del contratto di governo Lega-M5S.

Tramontata quindi l'ipotesi di approvare la risoluzione a larga maggioranza, starebbe crescendo il pressing, soprattutto in casa leghista, per iniziare a dire subito cosa si intende fare con urgenza. E in pole ci sarebbe proprio la pace fiscale, una delle misure bandiera del Carroccio. A stretto giro invece, oltre al decreto dignità con la stretta contro il precariato annunciata da Luigi di Maio, dovrebbe arrivare anche il decreto fiscale annunciato dal viceministro Massimo Garavaglia, per allargare le maglie del regime forfettario, con flat tax al 15%, per le micro aziende e le partite Iva.

Incassato il via libera di deputati e senatori, il ministro dell'Economia Giovanni Tria volerà poi in Lussemburgo per il suo debutto all'Eurogruppo e all'Ecofin, occasione per iniziare a discutere con i partner europei dei nuovi margini di flessibilità indispensabili per attuare l'ambiziosa agenda gialloverde.



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