Governo, ultimatum di Conte a Di Maio e Salvini

A una settimana dalle europee, il premier Giuseppe Conte si prende la scena e lancia un ultimatum ai due vicepremier: non ha alcuna intenzione di galleggiare, quindi, se Luigi Di Maio e Matteo Salvini non si assumeranno “piena responsabilità”, salirà al Colle e rimetterà il suo mandato da presidente del Consiglio. Conte non può più accettare “polemiche sterili e inutili” tra M5S e Lega, perché “sottraggono energie preziose e distolgono dagli obiettivi di governo”. Il mantra che ripete “è leale collaborazione”, altrimenti non val la pena proseguire. La minaccia viene scandita apertamente, durante una conferenza stampa. Si allunga così, sul litigioso esecutivo giallo-verde, l’ombra di una fine anticipata.  

Nell'immediato, la palla passa da Palazzo Chigi ai due azionisti dell'esecutivo, che rispondono con un “andiamo avanti” carico di nodi ancora irrisolti. Matteo Salvini, durante un comizio elettorale in Lombardia, afferma svelto: “La Lega c'è, non abbiamo tempo da perdere”. Luigi Di Maio, scuro in volto, dice che “c'è ancora molto da fare”, ma è necessario un vertice a tre. E, soprattutto, smetterla con gli attacchi gratuiti proponendo temi divisivi. Se veramente si andrà avanti, Conte non lascerà e potrà aprire quella che chiama la “fase due”, che richiede un'azione di governo ancora più determinata e risoluta, nella quale “Io stesso, dice il premier, rivendicando la prima persona, posso e voglio fare di più per svolgere incisivamente il mio ruolo”.

L'esecutivo giallo-verde ha un futuro? Il primo banco di prova, più che nelle parole di Salvini e Di Maio, è nell'Aula del Senato: in discussione c’è il decreto sblocca cantieri, in cui la Lega vorrebbe inserire un emendamento per sospendere il Codice degli Appalti per due anni. Un eventuale voto contrario dei pentastellati potrebbe essere usato come casus belli da Salvini per far saltare il Governo. Speculare, alla Camera, il Dl Crescita si carica di tensioni elettriche perché, sussurrano dall'opposizione, il M5S vuole reinserire quel Salva Roma già saltato a Palazzo Chigi. E poi, prima della legge di Bilancio del prossimo autunno, c'è uno spettro: “una procedura d’infrazione ci farebbe molto male”, dice Conte.

Le opposizioni bocciano in toto la conferenza stampa di Conte

Le opposizioni bocciano senza appello Giuseppe Conte. L'arringa dell'avvocato del popolo italiano è considerata poco più di una boutade dal Partito Democratico; Forza Italia e Fratelli d'Italia attaccano a testa bassa. Dall'alto del suo secondo posto alle ultime elezioni europee Nicola Zingaretti parla di un premier che “ha ammesso il fallimento del suo Governo”. Il segretario dem prepara già un'alternativa ampia dove tutti possono avere un ruolo importante, Renzi compreso. E proprio l'ex presidente del Consiglio è il più duro nel commentare la conferenza di Conte: “Un leader ha il dovere di indicare una strada, di avere coraggio, di non essere un fantoccio”; il paragone, neanche troppo velato, è con la sua conferenza stampa quando diede le dimissioni dopo la sconfitta al referendum

Parole pressoché identiche arrivano anche da Forza Italia, a partire da Silvio Berlusconi. In un messaggio face book l'ex Cav parla di un “Governo al capolinea” e di un Conte che “deve farsi da parte per lasciare spazio a un governo di centrodestra”. Il leader azzurro si dice “pronto a un voto anticipato che il centrodestra unito vincerebbe sicuramente”. La vicepresidente della Camera Mara Carfagna sceglie invece una metafora manzoniana per dare la sua lettura della giornata parlando di un Conte “mero esecutore di un finto contratto”. una sorta di Don Abbondio; i bravi, “sappiamo chi sono”. 

Pure Giorgia Meloni, forte del risultato delle europee, attende al varco l'esecutivo gialloverde sognando la fine del Governo. “Fanno il gioco del cerino tra Lega e M5S per vedere a chi affibbiare la responsabilità di farlo cadere prima di dover affrontare la legge di Bilancio”, argomenta la leader di Fdi. Ma ciò che, più di ogni altra cosa, fa imbufalire le opposizioni è la scelta di Conte di convocare una conferenza stampa e non recarsi in Parlamento a verificare la fiducia alla sua squadra. 

La Lega non ritirerà l’emendamento allo sblocca cantieri. Crisi ad un passo

Ieri sera, dopo la conferenza stampa di Conte, si è tenuta la riunione di maggioranza sul decreto sblocca cantieri. Alla fine il vertice si è tradotto in un nulla di fatto: la Lega ha fatto muro e ha deciso di non ritirare l'emendamento al provvedimento che sospende per due anni il Codice degli appalti. Secondo quanto si apprende, il viceministro dell'economia Massimo Garavaglia, davanti alle pressanti richieste di ritirare la proposta di modifica sulla quale il M5S si è sempre detto contrario, avrebbe tenuto il punto e per questo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte visibilmente irritato ha rinviato, dopo neanche un'ora, la seduta. 

Il provvedimento sarebbe dovuto approdare in aula al Senato questa mattina ma il suo slittamento a mercoledì sembra ormai una certezza visto che l'emendamento in questione dovrà ripassare dalla commissione Bilancio per il parere. I fari sono quindi puntati su ciò che succederà a Palazzo Madama, visto il rischio che il M5S voti contro il blocco del codice degli appalti se non si troverà un'intesa e se il testo dovesse arrivare in Aula così com’è. I tempi restano stretti: il dl scade il 17 giugno e deve passare anche alla Camera in seconda lettura. Alla base della decisione di Conte di sospendere la riunione di ieri stasera sarebbe stata la scelta del metodo usato dalla Lega che ha fatto muro senza dare nessuna spiegazione tecnica. 

La riunione era stata convocata per discutere della proposta di modifica che non era emersa nel corso della riunione della scorsa settimana, sempre a palazzo Chigi e voluta sempre da Conte. Al termine dell'incontro precedente Lega e M5S avevano trovato la quadra sugli emendamenti governativi da presentare, poi però c'era stato l'annuncio in conferenza stampa al Senato del leader del Carroccio Matteo Salvini che anticipava l'arrivo di una versione due all'emendamento con lo stop di due anni al codice degli appalti. Alla luce di questa nuova presa di posizione della Lega, Conte ha deciso di convocare il vertice perché' se ne discutesse insieme anche al M5S, sul piano tecnico.

Giuseppe Conte ha presto sciolto la riunione contestandone il metodo e sostenendo che ognuno poi si prenderà le responsabilità dei propri gesti. Da parte M5S si tende una mano e si fa trapelare la disponibilità ad approvare il decreto cosi com’è stato condiviso da M5S e Lega e quindi senza l'emendamento sul codice degli appalti. Ma il timore dei pentastellati è che i leghisti vogliano cercare il casus belli in Senato. ipotesi totalmente respinta da fonti del partito di via Bellerio che invece accusano il premier Conte di aver in mano il dossier di riforma del Codice degli appalti dall'avvio del Governo e di non aver fatto alcunché' fino a ora. La situazione rimane molto tesa e le ipotesi di rottura si fanno di ora in ora sempre più concrete.  

L’Aula del Senato 

L’aula del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’esame del decreto sblocca cantieri anche se la seduta potrebbe essere rinviata a domani per consentire alla Commissione Bilancio di esprimere il parere sull’emendamento presentato dalla Lega con la sospensione del Codice degli appalti.  

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, la Bilancio proseguirà il confronto sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio relativo alla ripartizione delle risorse del Fondo per il rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali dello Stato e lo sviluppo del Paese. La Lavori Pubblici esaminerà il disegno di legge sulle ferrovie turistiche. L’Industria proseguirà il dibattito sull’affare sul sostegno all'impiego di sistemi di generazione, accumulo e autoconsumo di energia elettrica e su quello relativo alle principali aree di crisi industriale complessa in Italia. La Salute esaminerà il decreto sulle misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria. La Politiche dell’Unione Europea riprenderà l’esame della legge di delegazione europea 2018. 

Alla Camera 

Nella giornata di oggi l’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 11 per la discussione delle sole interrogazioni. Per quanto riguarda le Commissioni, La Giustizia, in sede riunita con la Affari Sociali, proseguirà il ciclo di audizioni sulla pdl relativa al rifiuto dei trattamenti sanitari e della liceità dell'eutanasia. Le Commissioni Esteri e Difesa si confronteranno sul documento relativo alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019. La Bilancio, in sede riunita con la Finanze, proseguirà l’esame degli emendamenti presentati al decreto crescita. La Attività Produttive proseguirà il ciclo di audizioni nell’ambito dell’esame della legge delega sul turismo. 



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