Ancora nessuna intesa sui rimborsi ai truffati. Tensione alle stelle nel Governo

Dopo settimane di polemiche ieri doveva essere il giorno del via libera alle misure per il rimborso dei cittadini truffati dalle banche e del varo del tanto annunciato decreto crescita; invece è stata fumata nera sulle banche, mentre è stato dato il via libero al decreto ma “salvo intese”, segnale che ancora l’accordo sul testo tra M5S e Lega non c’è. La tensione interna al Governo è altissima: Luigi Di Maio ha dichiarato che “la pazienza è finita” con riferimento al Ministro dell’Economia Giovanni Tria mentre la Lega fa sapere a suo volta all’alleato che è la pazienza del Carroccio a essere finita e che ormai i continui no del Movimento stanno logorando l’alleanza

Secondo il M5S, non serve una nuova norma inserita nel decreto crescita: bisogna mantenere la promessa ai risparmiatori di risarcire tutti e quindi attuare la norma contenuta nella manovra e bocciata dall'Ue. Con la soluzione proposta da Tria “si bloccano le procedure”, attacca il M5s. Ma anche il Ministro dell'Economia tiene il punto: serve una nuova norma che fornisca uno scudo ai funzionari del Mef contro possibili ricorsi alla Corte dei Conti, indicando Consap come ente erogatore dei risarcimenti. E poi un doppio binario per i risarcimenti: una corsia preferenziale con Isee inferiore ai 35mila euro e patrimonio inferiore ai 100mila euro, e controlli arbitrali su quelli di entità superiore. La Lega, rappresentata da Giancarlo Giorgetti in Cdm, invita a tenere conto del rischio di procedura Ue: i risparmiatori rischiano di dover restituire quanto percepito. 

Alla fine di un lunghissimo Consiglio dei Ministri è stato deciso che sarà ancora una volta il premier Giuseppe Conte a trovare una mediazione. Il M5S gli chiede di tenere la linea di rimborsi diretti e senza contenzioso, ma se così sarà, avrebbe avvertito Tria, Conte dovrà assumersi la responsabilità di firmare il decreto per i rimborsi: il Ministro non intende firmare norme a rischio di procedura Ue. “Vince la linea Di Maio”, esulta il M5S e un primo risultato è che la norma non entra nel decreto crescita. Ma non passa neanche, per ora, la linea pentastellata che chiede un binario unico e diretto per i ristori. Il presidente del Consiglio Conte, con Di Maio, lunedì convocherà a Palazzo Chigi le associazioni dei risparmiatori per concordare la norma che dovrebbe essere varata in un nuovo Cdm martedì 9.

Il Cdm approva il decreto Crescita ma con “salvo intese”

La riunione fiume, di oltre tre ore, porta all'approvazione da parte del Cdm del decreto sulla crescita. Ma anche su questo testo c’è ancora da lavorare e infatti passa “salvo intese”: il dl cresce fino a contenere oltre 50 articoli ma fonti governative dicono che così rischia di non passare il vaglio del Colle e quindi servirà un supplemento di esame. Dentro c’è la norma su Alitalia voluta da Di Maio per convertire il prestito ponte di Alitalia in equity e consentire eventualmente allo Stato di entrare nella newco. E potrebbe esserci anche una norma sull'Ilva

Tra le norme che dovrebbero entrare nel dl crescita ci sarebbero il taglio progressivo dell'Ires e la rottamazione delle cartelle degli enti territoriali, l'aumento dal 40 al 50% della deducibilità dell'Imu dal reddito d'impresa e di lavoro autonomo relativa agli immobili strumentali oltre al rinnovo del superammortamento al 130%. Nel dl vengono anche estese alle zone classificate a rischio sismico 2 e 3, le agevolazioni previste dal cosiddetto bonus sisma e ci sarebbe la proroga fino al 2023 del credito di imposta del 25% per gli investimenti aggiuntivi in ricerca e sviluppo rispetto a quelli effettuati nel triennio precedente. 

Inserita nel dl anche la cosiddetta norma Fraccaro che assegna 500 milioni di euro, a valere sul Fondo Sviluppo e Coesione, a favore dei Comuni per opere di efficientemento energetico e sviluppo sostenibile. Tra le altre misure contenute nel provvedimento, anche quelle per il rientro dei cervelli, un fondo da 140 milioni di euro per sostenere lo sviluppo dell'economia circolare, un altro fondo per la tutela dei marchi storici con una dotazione iniziale di 100 milioni, la semplificazione del patent box e un regime di tassazione agevolata alle imprese per la rigenerazione dei palazzi fino alla fine del 2021.

Oltre al decreto crescita il premier ha annunciato che è in dirittura d'arrivo anche il decreto sblocca cantieri approvato salvo intese in Cdm due settimane fa: dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta ufficiale in due o tre giorni; ma in serata il testo non risulta ancora giunto al Quirinale. 

Il Garante della Privacy multa Rousseau

Sono giornate molto intense per i Cinque Stelle e soprattutto per il principale strumento della democrazia diretta, la piattaforma Rousseau. Proprio mentre erano in corso le votazioni del secondo turno per la scelta dei candidati per le prossime elezioni europee, dal Garante per la privacy è arrivato un costoso richiamo, con tanto di sanzione da 50mila euro per le “importanti vulnerabilità” che ancora esistono nel sistema. Per l'Authority, valutata “l'urgenza di intervenire su una struttura di particolare rilevanza e delicatezza, anche sotto il profilo della partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche”, Rousseau dovrà dunque mettersi in regola a stretto giro. Il documento coinvolge anche l'Associazione Movimento 5 Stelle, che proprio sulla piattaforma ha incentrato il cuore della sua attività politica.

I rilievi mossi impongono a Rousseau di predisporre “misure di auditing informatico, credenziali di autenticazione a uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi” entro il termine di 10 giorni; avrà tempo 120 giorni per compiere una “rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza adottate”. Infine, entro due mesi dovrà essere pronta una “valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, specificamente riferita alle funzionalità di e-voting attribuite alla piattaforma”.

Dura la reazione dell'Associazione, che affida la replica a un post sul Blog delle stelle: “Temiamo che ci sia un uso politico del garante della privacy”, perché “il Garante italiano della privacy è Antonello Soro, un politico italiano del Partito democratico”. Dall'autorità erano già arrivati dei richiami, nel recente passato, tanto che il presidente dell'Associazione Davide Casaleggio era sceso in campo per soddisfare le richieste. La notizia ha tenuto banco a Montecitorio, dove deputati e senatori pentastellati attendevano l'inizio della riunione congiunta dei parlamentari, rinviata di ora in ora, in attesa della conclusione del Cdm e successivamente rinviata al prossimo 11 aprile. Ieri sarebbe dovuto essere il primo step verso la riforma interna del Movimento annunciata da Luigi Di Maio dopo la débâcle elettorale alle regionali in Abruzzo. 

Europee, Zingaretti non chiude a Mdp

Nicola Zingaretti non chiude alla possibilità di ricandidare a Bruxelles i due europarlamentari che sono stati eletti nel Pd e poi sono passati a Mdp: “Non è assolutamente escluso ma la ricerca che si sta facendo è per mettere in campo energie nuove”. Sul tavolo ci sarebbero i nomi di Antonio Panzeri e Massimo Paolucci, dal momento che il terzo parlamentare a Bruxelles ex dem, Flavio Zanonato, ha già deciso di non ricandidarsi. Fonti dem, però, si affrettano a precisare che Panzeri è già fuori dai giochi e che la trattativa con Mdp è apertissima e riguarda una o due candidature tra cui quella di Paolucci.

Per il leader dem non si tratta, assicura, di riportare indietro le lancette dell'orologio, aprendo a ricomposizioni che non sono all'ordine del giorno, ma di non sprecare nemmeno un voto nella battaglia contro i populisti e i sovranisti. L'apertura, però, non piace alla minoranza renziana, che ha posto come unica condizione per una campagna unitaria per le Europee la non ricandidatura degli ex “che hanno brindato quando abbiamo perso il referendum costituzionale”. 

La battaglia in Europa, comunque, non scalda i cuori di tutti: tanti i no ricevuti dal segretario tra uscenti che non vogliono ricandidarsi e big provenienti dalla società civile, da Lucia Annunziata a Gianrico Carofiglio. Zingaretti comunque non intende darsi per vinto e continua a tessere le fila, sia dentro che fuori il partito. Sarebbe stupido, spiegano i suoi, disperdere a colpi di litigi interni quanto ottenuto con la grande partecipazione alle primarie e i buoni risultati che si cominciano a intravedere nei sondaggi, con il Pd dato costantemente sopra il M5S. 



Seguici sui Social


2

Nomos Centro Studi Parlamentari è una delle principali realtà italiane nel settore delle Relazioni IstituzionaliPublic Affairs, Lobbying e Monitoraggio Legislativo e Parlamentare 

Vuoi ricevere tutti i nostri aggiornamenti in tempo reale? Seguici sui nostri canali social