Consultazioni: nessuna maggioranza. Mattarella dà ai partiti una seconda possibilità

Com’era prevedibile, è stata una fumata nera al Quirinale per il primo giro di consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in vista della formazione del nuovo governo. Al termine di due giorni fittissimi durante i quali il Capo dello Stato ha incontrato, oltre alle alte cariche dello Stato, tutti i gruppi parlamentari, l'inquilino del Colle ha potuto solamente rilevare che “non è emersa nessuna maggioranza politica e nessuno schieramento ha voti necessari per formare un governo”.

Le posizioni di Movimento 5 Stelle, Centrodestra e Partito Democratico sono restate ai blocchi di partenza e durante i diversi colloqui non è emersa alcuna volontà di convergenza. Il capo dello Stato ha lasciato passare solo mezz’ora dopo l’ultimo incontro avuto con Luigi Di Maio per parlare al Paese. 

Vista la situazione Sergio Mattarella ha deciso di rimandare tutto alla prossima settimana. Ci sarà quindi un secondo giro di colloqui, che sarà affrontato dopo una pausa di riflessione “anche sulla base dell'esigenza che mi è stata prospettata da molte parti politiche”. Un modo anche per ricordare ai partiti le loro responsabilità: non un paio di giorni quindi, ma cinque per “valutare la situazione, le convergenze programmatiche e le possibili soluzioni per dar vita a un governo”.

Il Capo dello Stato spera che lo stop sia utilizzato in modo proficuo e porti a risultati concreti, altrimenti sarà lui a prendere in mano la situazione, con tutti gli strumenti a sua disposizione. La soluzione che il Presidente della Repubblica auspica è sicuramente una politica e, dopo aver registrato ogni singola parola pronunciata dai leader politici e dai capigruppo nello studio alla vetrata, Mattarella pensa che ancora ci sia la possibilità di dare al paese un esecutivo espressione dell'elettorato.

I colloqui dovrebbero iniziare non prima di mercoledì e molto probabilmente si terranno in una sola giornata, visto che al Colle non saliranno di nuovo i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, nè il presidente emerito Giorgio Napolitano. Qualora non si registri una svolta, Mattarella non darà una terza chance alle forze politiche: a quel punto è plausibile pensare che darà un incarico esplorativo a una personalità istituzionale, che non necessariamente verrà scelta a palazzo Madama o Montecitorio.

Il Capo dello Stato ci proverà fino alla fine a formare un governo ed è per questo che viene totalmente esclusa dal Colle l'ipotesi di un voto anticipato a giugno, che cadrebbero proprio in concomitanza con il Consiglio Ue del 28-29, importantissimo per le riforme che l`Unione europea chiederà ai Paesi membri.

Berlusconi chiude al M5S e apre al PD

Dopo la decisione di presentarsi divisi alle consultazioni davanti al Capo dello Stato, quella che era la coalizione di centrodestra è praticamente spaccata in due e il rischio che si giunga a una rottura sembra sempre più probabile anche se al momento non è avvenuta ancora ufficialmente.

Come da previsioni, Silvio Berlusconi, dopo il No categorico di Luigi Di Maio a ogni possibile accordo con Forza Italia, ha chiuso le porte al Movimento 5 Stelle e ha aperto al Partito Democratico. Lo ha fatto dicendosi disponibile a partecipare con una “presenza di alto profilo a soluzioni serie basate su accordi chiari, su cose concrete, credibili in sede europea". Insomma, un governo del Presidente, qualora fallisca il tentativo di Matteo Salvini, che assicuri un periodo di stabilità.

Il leader di Forza Italia non cita mai il Movimento 5 Stelle ma il riferimento risulta chiarissimo: “Non siamo disponibili a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi e populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel settore bancario”.

Salvini conferma l’unità del centrodestra e apre al M5S

La posizione di Matteo Salvini è stata estremamente chiara: “Questo governo non potrà non partire dalla coalizione che ha vinto le elezioni, il centrodestra”. Ciò non di meno il leader della Lega ha confermato che “non lavoriamo a governi raccogliticci o improvvisati, ma che duri almeno cinque anni”.

Insomma un modo per dire che l’obiettivo della Lega non è quello di un esecutivo a termine per tornare magari fra un anno al voto. Per Salvini il centrodestra rappresenta il punto di partenza ma, visti i numeri e la netta chiusura a ogni possibile accordo con il Partito Democratico, l’unica sponda possibile rimane quella con il Movimento 5 Stelle.

Comunque sia, Matteo Salvini ha ribadito l’unità del centrodestra e confermato che per il momento non ha nessuna intenzione di far saltare la coalizione anche se la convivenza si fa di giorno in giorno più complicata. Ieri lo scontro è avvenuto sull’ipotesi di voto anticipato: Berlusconi, che ha ben chiaro le difficoltà politiche del suo partito, esclude categoricamente che si possa tornare al voto il prossimo giugno, mentre il leader del Carroccio si è detto non affatto intimorito dalla possibilità.

Luigi Di Maio rilancia il contratto alla tedesca con Pd o Lega

Ieri, davanti al Capo dello Stato, il leader del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio ha formalizzato la sua proposta di contratto alla tedesca da sottoscrivere in alternativa con la Lega o con il Partito Democratico. In casa dem in molti dubitano sulla reale apertura dei pentastellati: in questo frangente le parole di Di Maio sembrano solamente strumentali a mettere pressione al partito di Matteo Salvini.

L’orientamento di cercare una sponda con la Lega per la nascita del prossimo esecutivo in casa Cinquestelle sembra chiaro ma ciò non toglie che i veri nodi siano ancora tutti da sciogliere. Il No a ogni possibile accordo con il partito di Silvio Berlusconi imporrebbe al leader del Carroccio di rompere la coalizione, una possibilità che al momento non sembra ancora percorribile: la rottura indebolirebbe la Lega non solo in Parlamento ma anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali come le regionali in Friuli Venezia Giulia.

Per ora Luigi Di Maio è rimasto sulle sue posizioni: il contratto alla tedesca, una sorta di accordo di Governo su alcuni punti programmatici, rimane la carta del Movimento 5 Stelle. La prossima settimana il capo politico dei pentastellati dovrebbe sentire e probabilmente incontrare Matteo Salvini e avviare dei contatti con il reggente del Partito Democratico Maurizio Martina.



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