Sul Tav è scontro frontale Salvini-Di Maio. Si apre una lunga giornata al Senato

Dopo settimane di polemiche e nell’ultimo giorno prima della chiusura estiva, l’Aula del Senato tornerà a riunirsi alle 9.00 per la discussione delle mozioni sul Treno ad Alta Velocità Torino-Lione. Quello che si annuncia è un momento estremamente delicato per la maggioranza gialloverde e per i due vice premier e leader di Lega e M5S, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. I due partiti sono su posizioni opposte con i pentastellati intenzionati a dire no a ogni ipotesi di avanzamento dell’opera. La posta insomma è molto alta e potrebbe portare a una crisi di Governo

In serata gli uomini del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte frenano le tentazioni leghiste di aprire un caso e sostenere la tesi secondo cui la mozione no-Tav che il M5S si appresta a votare sarebbe una sfiducia nei confronti dell’esecutivo: “La votazione sulla mozione Tav in programma al Senato non prefigura in alcun modo un sindacato sull'operato del Governo né tantomeno sull'operato del presidente del Consiglio”. Da Palazzo Chigi aggiungono da un lato che era impossibile bloccare l'opera per il no della Francia e dall'altro che solo “il Parlamento, nelle sue prerogative sovrane” può decidere di aprire un percorso per “impedire in maniera unilaterale la realizzazione dell'opera”. Insomma, la tesi è che qualsiasi decisione venga presa dal Parlamento non mette in discussione le scelte del Governo e tantomeno il Governo stesso.

Ciò non toglie che le posizioni fra Lega e M5S rimangono profondamente distanti e il rischio di uno strappo da parte di uno dei due partiti è dietro l’angolo. Al Carroccio dicono che Matteo Salvini subito dopo il voto è intenzionato ad aprire un caso politico interno all’esecutivo, quello di un partito che vota contro il suo stesso Governo. La situazione insomma è molto complessa e coinvolge tutti. Le mozioni che saranno discusse sono sei: quella del M5S chiede, senza troppe sorprese, lo stop alla realizzazione dell'Alta velocità fra Torino e Lione mentre la Lega non ha presentato nessun testo. Ci sono poi quelle delle opposizioni presentate dal Partito Democratico, da Forza Italia e Fratelli d’Italia, e infine quelle di + Europa (favorevole all’opera) e quella di LeU (contraria). 

Sulla carta, tutto sembra abbastanza semplice e scontato. La mozione del M5S con ogni probabilità verrà bocciata visto che avrà solo i voti dei senatori del Movimento, che sono 107, più quello del dem Tommaso Cerno e dei parlamentari di Leu. Anche quella di Liberi e Uguali è destinata a essere bocciata visto che neanche i pentastellati la sosterranno. Restano però quelle delle altre forze politiche: fra tutte quella che desta maggiore preoccupazione è quella del Partito Democratico anche se le posizioni al suo interno non sono unanimi. I renziani spingono per partecipare e votare. 

Il segretario Nicola Zingaretti aveva preso in considerazione l’ipotesi di non votare la mozione, lasciando Luigi Di Maio e Matteo Salvini a districare le loro contraddizioni. Ma il capogruppo Andrea Marcucci e la maggioranza renziana dei senatori hanno per il momento imposto la loro linea: “Voteremo per la Tav e contro chi vuole continuare a bloccare le grandi opere pubbliche”. Carlo Calenda è stato il più netto nel sostenere la strategia opposta: “Se passa la mozione M5S contro la Tav potrebbe cadere il Governo. Tutte le opposizioni devono far sì che i buffoni Salvini e Di Maio se la vedano da soli”, ha twittato. In realtà la scelta del Pd è ancora aperta: il partito potrebbe decidere sul momento se votare le mozioni o uscire dall'aula. 

Conte tiene punto sulla manovra e cerca una sponda dal Colle 

Nonostante la fibrillazione all'interno del Governo il premier Giuseppe Conte è deciso comunque a tenere il punto sull'agenda, a partire da una manovra economica concepita in maniera totalmente diversa dal suo vicepremier: il suo impianto, probabilmente, è sullo sfondo anche dei contatti (rumors parlamentari li definiscono frequenti negli ultimi tempi) tra Conte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Del resto, sia a Palazzo Chigi che al Quirinale, assieme al Ministro dell’economia Giovanni Tria, sono ben consapevoli della necessità di puntare a costruire una legge di bilancio responsabile e che non porti a una nuova crisi tra Italia ed Europa. 

La manovra inizia a delinearsi e già sta producendo forti tensioni con il vicepremier Matteo Salvini che invece la vorrebbe fortemente espansiva con una netta riduzione dell’imposizione fiscale introducendo la flat tax. Nonostante la preoccupazione, al momento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rimane alla finestra mentre il premier Giuseppe Conte è intenzionato a farsi sentire. Domani parlerà con l’intenzione di puntellare il suo ruolo di capo del governo, ma, per ora, non replica neanche alla lettera con cui Matteo Salvini lo esorta ad essere più duro con l'Europa. 

La Lega ha le idee chiare in vista della prossima legge di bilancio e punta alla cancellazione della Tasi, un taglio sostanzioso delle tasse, una riduzione del cuneo fiscale, e un cambio di pelle degli 80 euro di Matteo Renzi. Matteo Salvini al nuovo incontro con i sindacati e le imprese ha ribadito che la prossima manovra sarà coraggiosa e avvertito sonoramente gli alleati e soprattutto il ministro Giovanni Tria. Le misure su cui punta il Carroccio sono tante e tutte orientate a un abbassamento rilevante dell’imposizione fiscale. Per quanto riguarda gli 80 euro l’idea del Carroccio è quella di spostare la misura dal lato della decontribuzione anche se per la sua copertura servirebbero all’incirca 10 miliardi il che non ne rende affatto scontato il mantenimento. 

Fondi Lega: prescritti Bossi e Belsito, rimangono confiscati 49 milioni 

La Corte di Cassazione ha dichiarato prescritto il reato di truffa ai danni dello Stato contestato a Umberto Bossi e all'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito. Entrambi il 26 novembre scorso erano stati condannati dalla Corte d'Appello di Genova rispettivamente a 10 mesi e a 3 anni e 9 mesi per la vicenda dei fondi per i contributi elettorali non dovuti versati al Carroccio dal 2008 al 2010.  

Belsito è stato invece ritenuto responsabile del reato di appropriazione indebita e spetterà alla Corte d'Appello ligure rideterminare la pena. Confermata anche la confisca dei 49 milioni di euro al partito. “Sono anni che vanno avanti con questi 49 milioni, a me non cambia niente. Non mi cambia la vita”, ha commentato il leader del partito e ministro dell'Interno Matteo Salvini interpellato dai giornalisti a margine della festa della Lega di Arcore in Brianza.



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