Il Decreto Dignità è legge

“Cittadini 1 - sistema 0”: usa la metafora sportiva Luigi Di Maio, per commentare l'approvazione al Senato del decreto dignità che, grazie ai 155 voti favorevoli (125 i contrari e 1 astenuto), diventa ufficialmente legge, sotto gli occhi del premier Giuseppe Conte, di ritorno dai sopralluoghi a Bologna e Foggia all’indomani dei gravissimi incidenti stradali. Il decreto dignità è la prima norma targata Movimento 5 Stelle da quando ha conquistato la maggioranza e dato vita al Governo con la Lega.

“Dopo anni è stato approvato il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby”, ha esultato il ministro dello Sviluppo economico al termine della seduta sottolineando di non essere ricorso alla fiducia. Nonostante le frizioni sulle nomine, l'accordo di Governo con la Lega ha retto anche alla prova di Palazzo Madama, quella più dura, perché i voti di scarto dalla minoranza sono più risicati. La dimostrazione di forza arriva soprattutto nelle Commissioni Finanze e Lavoro, dove l'esame del provvedimento si è concluso nel giro di un week end nonostante l'ostruzionismo delle opposizioni.

Non sono mancati ovviamente i momenti di nervosismo, in particolare con il Partito Democratico. Il capogruppo, Andrea Marcucci, ha parlato di “umiliazione subita dal Senato” perché è stata impedita una discussione più approfondita: il decreto, licenziato dalla Camera non più tardi di una settimana fa, nell'altro ramo del Parlamento non ha infatti subito modifiche. A fine seduta il Pd ha così inscenato una protesta, con tanto di cartelli: “80mila posti in meno. Bye bye lavoro”, cui i Cinque Stelle hanno risposto con il coro “di-gni-tà, di-gni-tà”.

Molte le novità del decreto

Entrando nel merito, il provvedimento interviene principalmente sul mondo del lavoro. Viene infatti rinnovato per il biennio 2019-2020 il bonus assunzioni agli under 35, mentre i contratti a tempo determinato senza causali che superano i 12 mesi dovranno essere trasformati automaticamente in tempo indeterminato. I portuali, poi, sono esclusi dalla stretta sui contratti di somministrazione e tornano i voucher, ma solo per aziende agricole, alberghiere e strutture ricettive che operano nel turismo e che abbiano fino a 8 dipendenti, per un monte orario non superiore a un arco di 10 giorni.

Niente aumenti contributivi per i rinnovi dei contratti di lavoro domestico. Per le aziende che delocalizzano prima che siano trascorsi 5 anni da quando hanno ottenuto finanziamenti pubblici, il decreto prevede sanzioni salate, oltre alla restituzione della somma ricevuta dallo Stato. Il ricavato delle multe sarà riassegnati a un fondo finalizzato al “finanziamento di contratti di sviluppo ai fini della riconversione del sito produttivo”.

Professionisti e aziende che vantano un credito con la Pubblica amministrazione, invece, nel 2018 potranno portarli a compensazione con i debiti. Sul gioco d'azzardo, il capo politico M5S porta a casa lo stop alle pubblicità con sanzioni superiori al 20% agli introiti per chi viola il divieto, l'obbligo di utilizzare la tessera sanitaria (dal 2020) per accedere alle macchinette, il logo No slot concesso dal Mise tramite i Comuni per bar e strutture che le dismettono o s’impegnano a dismettere le apparecchiature di gioco, e la dicitura che ricorda i danni derivati dal gioco su tutti i gratta e vinci, sulla falsa riga di quello che avviene già da anni con le sigarette.

Infine il decreto interviene sulla scuola: via il tetto di 36 mesi per i contratti a tempo determinato del personale docente e scolastico, e nuovo concorso riservato a diplomati magistrali e laureati in scienze della formazione primaria.

Alta tensione all’interno del M5S sui vaccini

Sui vaccini si consuma lo strappo interno al Movimento 5 Stelle. Il tema è caldo per le polemiche sollevate dalle opposizioni sulla scelta, contenuta nel decreto Mille proroghe, di rinviare di un anno l'obbligo di presentare la documentazione sul piano vaccinale per l'accesso dei bambini alla scuola dell'infanzia e nei nidi. Sulla questione la tensione è alle stelle anche sul fronte interno al Movimento: nonostante la norma sia passata a larga maggioranza rimane il fatto che alcuni parlamentari hanno votato in dissenso al gruppo, fra cui la senatrice Elena Fattori, una scelta annunciata seguita da un intervento estremamente accorato della vicepresidente del Senato, Paola Taverna.

Ma a scatenare ancor più le frizioni interne è stata la posizione espressa su Facebook dal consigliere regionale M5S nel Lazio Davide Barillari che, contrario all'obbligo dei vaccini, ha affermato che “la politica viene prima della scienza” e che quest'ultima non può essere un dogma. Posizione dalla quale si è però prontamente dissociato il Movimento: Davide Casaleggio ha affermato sul Blog delle stelle che “Il M5S prende totalmente le distanze dalle dichiarazioni del consigliere regionale del Lazio. La linea del M5S sui vaccini è quella messa nero su bianco nel contratto di Governo votato dagli iscritti e portata avanti dal ministro della Salute”.Ovvero, nessun passo indietro sull'obbligo, ma più informazione per i cittadini.

Questa sera primo vertice di maggioranza sulla prossima legge di bilancio

Flattax, quota 100, soldi ai centri d’impiego, investimenti ai Comuni e pace fiscale: sono questi i principali temi che saranno sul tavolo del vertice governativo convocato questa sera alle 19 a Palazzo Chigi in preparazione della prossima legge di bilancio. Non è invece in agenda la discussione sui temi che hanno diviso M5S e Lega nei giorni scorsi, le opere Tav e Tap, e il nodo della presidenza Rai.

Del caso Ilva, dopo la fumata nera registrata nell'incontro al Mise con Arcelormittal e sindacati, il super ministro Luigi Di Maio potrebbe riferire nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri in programma alle 20 per l'esame di provvedimenti minori. Al vertice e al cdm non parteciperà Matteo Salvini, ma, per la Lega, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.

Per quanto riguarda la Flattax si partirebbe dai professionisti. Il progetto, per cui la Lega ha presentato una proposta di legge, è di estendere il regime minimo/forfettario del 15% a tutte le partite Iva fino a un volume d'affari di 100 mila di euro, o almeno 65mila, visti i vincoli europei. Nella manovra poi dovranno finire fondi per la revisione del sistema dei centri di impiego, prerequisito all'avvio del reddito di cittadinanza, tema caro al M5S.

Le cosiddette norme definite “pace fiscale”, perché' hanno come finalità di consentire ai cittadini di rimettersi in pace col fisco, verrebbero introdotte a partire da inizio 2019. Le misure potrebbero finire nel collegato alla legge di Bilancio e non riguarderanno coloro che hanno rottamazioni di cartelle ancora in corso. L'obiettivo sarebbe di ottenere 3,5 miliardi di euro.

Per la Lega sarebbe anche importante inserire in manovra anche un piano d’investimenti dei Comuni e prevedere un anticipo del superamento della Legge Fornero, con la re-introduzione della famosa quota 100 (in pratica la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età anagrafica e degli anni di contributi del lavoratore è pari almeno a 100).                       



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