La Commissione conferma: Italia fanalino di coda europeo. Crescita allo 0.2%

Era dalle turbolenze del 2012 che la Commissione dell’Unione Europea non rivedeva le stime di crescita in maniera così drastica: 0,2% per il 2019, un taglio netto dell'1% rispetto all'autunno scorso e molto lontano dall'1% previsto dal Governo. Anche Germania e Olanda tirano il freno ma lo stop italiano è record in Ue, lascia il Paese ultimo in classifica e unico con un Pil sotto il punto percentuale. Bruxelles spiega che la revisione è dovuta a “un rallentamento peggiore del previsto nel 2018, incertezza di policy globale e domestica e a una prospettiva degli investimenti molto meno favorevole”.

Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici non usa molte parole: “I fatti parlano. Non sembra che l'espansione keynesiana prevista si stia materializzando in modo forte, malgrado un miglioramento della situazione finanziaria e dello spread. E credo che su questo si dovrebbe riflettere”. D'accordo il collega Valdis Dombrovskis che spiega come in Italia si stiano materializzando gli effetti delle incertezze politiche, e ricorda al Governo che servono “politiche responsabili per sostenere stabilità, fiducia e investimenti”. Obiettivi che non si raggiungeranno con le due riforme cardine del Governo gialloverde: il reddito di cittadinanza avrà un impatto solo marginale sul Pil, mentre quota cento non ha proprio impatto, anzi, potrebbe essere controproducente perché Bruxelles ritiene sovrastimato l'effetto sostituzione di un pensionato con un giovane assunto.

La crescita italiana risente anche della brusca frenata di uno dei suoi maggiori partner commerciali, la Germania, il cui Pil è stato rivisto da 1,8% a 1,1%. Tutta l'Eurozona è in calo (da 1,9% a 1,3%), e persino l'Olanda fa registrare uno dei tagli maggiori (da 2,4% a 1,7%). La situazione d’incertezza globale potrebbe protrarre il rallentamento italiano. Nonostante lo scenario preoccupante, la Commissione non anticiperà valutazioni sulla finanza pubblica, anche se l'accordo sulla manovra di dicembre si basava su una stima di crescita dell'1%. “Allora ci sembrava una base credibile”, ha detto Moscovici, spiegando che la situazione è cambiata con l'arrivo dei dati Istat di fine 2018 e dei primi indici del 2019.

Tria rassicura: battuta d'arresto, non recessione

La frenata del Pil, attestata dalle ultime stime dell'Istat, è “una battuta d'arresto, più che una vera recessione”. Il Ministro dell'Economia Giovanni Tria, nel corso di una movimentata informativa nell'Aula della Camera, tenta di rassicurare parlamentari, risparmiatori, imprenditori. Nel giorno in cui la Commissione europea ha abbassato le stime di crescita del Pil reale per il 2019, il capo del Mef ha spiegato che “secondo i nostri calcoli il taglio dall'1,2% allo 0,2% dipende per 0,6 punti dai dati peggiori del previsto nella seconda metà del 2018 e per soli 0,4 punti per una valutazione meno ottimistica legata al profilo trimestrale della crescita nel 2019”.La turbolenza degli ultimi mesi del 2018, per di più, “è stata anche causata da fraintendimenti sulle intenzioni di questo Governo nei confronti dell'Unione Europea e sulla sostenibilità dei nostri conti pubblici”.

Come spiega Tria, tra le fortissime polemiche, la flessione del Pil “potrebbe attenuarsi anche nel trimestre in corso”, riportando il segno positivo nei prossimi mesi, quando si dispiegheranno gli effetti di reddito di cittadinanza e quota 100. Queste misure avranno “effetti positivi sulla domanda interna, aumentando il reddito disponibile delle famiglie, e con la politica fiscale contribuiremo a dare sostegno a un’ampia platea d’imprese soprattutto piccole”. Di conseguenza, al momento non c'è necessità di adottare manovre correttive, anche perché nel caso di rallentamento globale uno sforamento del deficit non inciderebbe sul saldo strutturale e non violerebbe l'accordo sui conti pubblici italiani faticosamente ottenuto con il dialogo tra Roma e Bruxelles.

“Sono convinto che l'economia italiana abbia oggi tutte le possibilità di continuare a crescere”, ha affermato Tria, indicando come strada anche la “riapertura immediata dei cantieri”. Nell'Aula di Montecitorio, il Ministro, normalmente mite, ha avuto uno scatto d'ira verso il deputato di Forza Italia Renato Brunetta: "Ma stai zitto...", è scattato Tria dopo essere stato interrotto, fischiato e provocato più volte. E' dovuto intervenire Roberto Fico, ricordando al Ministro che “non si può in alcun modo dire a un deputato di stare zitto”, cosa che semmai può fare il Presidente dell'Assemblea.

Scontro Francia-Italia: Parigi richiama ambasciatore

Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha giudicato inaccettabile l’incontro parigino di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista con i rappresentanti dei Gilet gialli e del partito di opposizione Ric, tanto da richiamare l'ambasciatore in Italia. “Le ultime ingerenze costituiscono una provocazione inaccettabile”, tuonano dall'Eliseo. La mossa politica del Movimento 5 Stelle viene considerata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Da vari mesi siamo oggetto di accuse ripetute, attacchi senza fondamento, dichiarazioni oltraggiose e questo non ha precedenti dalla fine della guerra”.

La decisione inaspettata ha spiazzato la maggioranza di Governo in Italia. Il primo a reagire è Matteo Salvini: “Non vogliamo litigare con nessuno, non siamo interessati alle polemiche”, garantisce, offrendo la massima disponibilità “a incontrare il Presidente della Repubblica e il governo francese per voltare pagina per il bene del nostro popolo”. Reazione diametralmente opposta, invece, quella dell’altro vice premier Luigi Di Maio: “Il mio incontro come capo politico del M5S è pienamente legittimo e non è una provocazione”. Anzi, rivendica “il diritto di dialogare con altre forze politiche”, facendo notare che lo stesso accade tra En Marche e il Pd.

Il premier Giuseppe Conte si affretta, come suo soluti, a fare da mediatore: “Il rapporto tra i nostri Paesi ha radici antiche e non è messo in discussione”, ha garantito da Beirut, confidando “che si possa chiarire la situazione”, perché “Di Maio ha agito come capo politico” del suo movimento. La mediazione del presidente del Consiglio servirà a non far salire ancora di più la tensione, soprattutto dopo le uscite di Alessandro Di Battista, che ha suggerito a Macron di “richiamare in Francia quei dirigenti che dettano ancora legge nelle banche centrali africane” anziché il suo ambasciatore in Italia.

Ultimatum Ue sulla Tav. Tensione tra Lega e M5S

L'Unione Europea non sembra intenzionata ad attendere ancora a lungo le decisioni dell'Italia sulla Tav. Le risorse “verranno immediatamente ridistribuite” è l'ultimatum della commissaria Ue ai Trasporti Violeta Bulc di fronte allo stallo nel Governo italiano, diviso tra l'intenzione di andare avanti della Lega e lo stop convinto del Movimento 5 Stelle. “Decideremo collegialmente, in modo trasparente e nell'interesse collettivo”, ha assicurato il premier Giuseppe Conte.

La discussione sulle grandi opere e la decisione finale restano dunque più che mai incerte, complici anche i rapporti tesi più che mai tra Italia e Francia. “Il governo ha deciso collegialmente un metodo di lavoro che per altri cantieri importanti ha portato buoni frutti, perché è il metodo migliore per tutelare gli interessi italiani”, è la posizione ribadita a Beirut dal presidente del Consiglio. “L'importante è mettersi al tavolo, perché se ognuno va per conto suo poi diventa difficile trovare una sintesi”, ha fatto notare il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, ma il vicepremier e leader 5 Stelle Luigi Di Maio non sembra aver dubbi: “Troveremo una soluzione come abbiamo sempre fatto”, sostiene, salvo poi ribadire che “quell'opera è uno spreco e che con quei soldi si possono fare opere in Italia che connettono italiani con italiani”.

Fatto sta che la tensione nel Governo è altissima. Nei giorni scorsi l’analisi costi e benefici, senza che ne venisse informato Matteo Salvini e la Lega, è stata consegnata a Francia e Unione Europea. Il testo però rimane ancora top secret, forse in attesa del voto per elezioni regionali in Abruzzo o forse per cercare di prendere tempo.



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