Caso Gregoretti, la maggioranza chiede il rinvio del voto

I partiti di maggioranza, M5S, PD, IV e LeU hanno chiesto di rinviare il voto sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti inizialmente prevista per il 20 gennaio a dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Secondo le parole di Andrea Marcucci (PD) il rinvio è stato motivato dal fatto che nella settimana precedente alle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria, com'è costume del Parlamento, non ci sarebbero state né commissioni né aule. I senatori avrebbero dovuto votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il ritardato sbarco dei 131 migranti tenuti a bordo della nave «Gregoretti» l’estate scorsa. 

Nel frattempo, la polemica impazza: per Matteo Salvini, la mossa è strumentale perché il governo avrebbe paura di perdere la faccia; per Nicola Zingaretti, invece, “Salvini usa la giustizia per fini elettorali”; il presidente della Giunta delle immunità del Senato, Maurizio Gasparri (FI) ha chiesto di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere in quanto sarebbe ravvisabile un coinvolgimento politico-governativo del premier Giuseppe Conte che, di fatto, vale a dire che l’ex ministro dell’Interno non agì da solo ma appoggiato dal premier. In ogni caso, anche se la relazione venisse bocciata dalla Giunta, la marcia verso il voto finale in Aula, al momento previsto per metà febbraio, non rallenterebbe. L’ultima parola spetterebbe allora alla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati che dovrebbe districare la matassa la prossima settimana.

Referendum taglio parlamentari, mancano ancora delle firme

Nonostante la partita sembrasse chiusa da giorni, il deposito delle firme in Cassazione di ieri non è avvenuto a causa del ritiro all’ultimo momento di alcuni senatori. Negli ultimi giorni si era arrivati a quota 66 (due in più di quelle necessarie), ma ben 8 senatori si sono tirati indietro. Secondo le indiscrezioni dovrebbero provenire da Forza Italia, in particolare dalla corrente “Voce Libera” vicina alla Vicepresidente della Camera, Mara Carfagna e da alcuni dem. A tal proposito, Massimo Mallegni (FI) ha dichiarato che il ritiro delle firme servirebbe “a impedire a qualcuno di farsi prendere dalla tentazione di andare a votare senza ridurre prima il numero dei parlamentari”. 

Uno dei promotori dell’iniziativa, il forzista Andrea Cangini assicura che sarà preso un nuovo appuntamento in Cassazione entro il 12 gennaio (le firme devono essere raccolte e verbalizzate entro domenica 12 e possono essere consegnate in Cassazione anche il 13) contando sull’aiuto della Lega che al momento sta ragionando sull’opportunità o meno di sostituire le firme ritirate. Dal punto di vista dei leghisti, nonostante il voto favorevole dato alla riforma di riduzione del numero di parlamentari, questa iniziativa potrebbe incoraggiare una decisione della Consulta a favore del referendum promosso dal Vicepresidente del Senato leghista Roberto Calderoli che punta all'abolizione della quota proporzionale del Rosatellum per introdurre un maggioritario puro.

Ecco il Germanicum, la nuova proposta di legge elettorale

Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia (M5s), ha presentato la prima versione della legge elettorale detto “Germanicum” che prevede un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento e un meccanismo di “diritto di tribuna” per garantire ai partiti minori (o a quelli regionali) di avere una rappresentanza minima in Parlamento. Alla Camera, secondo il testo base, 391 seggi sono assegnati con metodo proporzionale, con soglia al 5% e un meccanismo di diritto di tribuna. Otto seggi sono eletti nelle circoscrizioni Estero tramite un sistema proporzionale, mentre l’ultimo è il seggio della Valle d’Aosta che rimane deciso con un collegio uninominale (cioè una corsa tra candidati, il primo è eletto). Lo stesso vale, in scala, per il Senato, che ospiterà 200 parlamentari: 195 saranno eletti col sistema proporzionale, 4 nelle circoscrizioni Estero, uno con l’uninominale della Valle d’Aosta.

La proposta avrà come relatori Emanuele Fiano del PD e Francesco Forciniti del M5S si baserà sui collegi proporzionali del Rosatellum cancellando i restanti collegi uninominali. Al momento quindi si tratta di listini bloccati corti, senza possibilità di esprimere uno o più voti di preferenza. Questa proposta: da una parte Lega e Fratelli d’Italia sono contrari al proporzionale preferendo un sistema maggioritario per via della forza della coalizione di centrodestra, anche se Forza Italia per il momento rimane in silenzio poiché l’alleanza a trazione sovranista non è proprio il suo sogno e la soglia del 5 sembra raggiungibile, dall’altra PD e M5S sono particolarmente favorevoli mentre resta qualche perplessità di Italia Viva sul meccanismo di diritto di tribuna (perché automaticamente toglierebbe seggi ai partiti piccoli che invece ce la fanno a superare il 5%) e soprattutto di una parte di Liberi e Uguali che invece vede come eccessiva lo sbarramento al 5%.

Caso Libia, incontro tra Conte e Di Maio

Vertice a Palazzo Chigi sulla Libia tra il premier Giuseppe Conte con il ministro degli esteri, Luigi Di Maio, il ministro dei Rapporti con l'Europa, Enzo Amendola e il capo delegazione del Pd nel governo Dario Franceschini. L’incontro arriva prima del vertice europeo che si terrà oggi in cui l’Italia punterà sul “cessate il fuoco”. Sul tavolo anche l’ipotesi di un italiano come inviato speciale per la Libia: si fa sempre più insistentemente il nome di Marco Minniti, già ministro dell’interno con Gentiloni con delega sulla Libia, sottosegretario alla Presidenza con delega ai servizi nel Governo Renzi. Avrebbe anche ricevuto un endorsement da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea. 

Rinviato invece all’inizio della settimana l’incontro promosso dal premier Conte tra Governo e parlamentari di maggioranza e opposizione sui dossier Libia e Iraq, e più in generale sulle missioni militari all'estero. Il vertice arriva dopo le bordate di Renzi al Governo che ha affermato che: “La cosa è inquietante soprattutto per il ruolo strategico che il Mediterraneo ha sempre avuto e sempre avrà nella politica italiana. […] l’Italia spettatrice e non protagonista nel Mediterraneo è una sconfitta per tutti. La politica estera di un paese si fa con il lavoro quotidiano, durissimo, non con una photo opportunity”.

Alla Camera

Oggi alle 9.30, l’Aula della Camera, come di consueto, svolgerà le interpellanze urgenti. Per quanto riguarda le Commissioni, oggi si riunisce solo la Commissione Finanze che continuerà le audizioni sul ddl di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento. A partire dalle 8.30 verranno infatti ascoltati i rappresentanti dell'Associazione vittime del salva-banche e dell'Associazione avvocati dei consumatori (AdC), della Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori (CONFSAL) e della Federazione autonoma bancari italiani (FABI). Alle 9.30 verrà ascoltato il Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualteri.



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