Conte abbassa i toni sul Mes, tregua armata Pd e M5S

Alla fine arriva la dichiarazione che Pd e Iv aspettavano: dopo ventiquattro ore di fuoco nella maggioranza e al termine di una serie di video-conferenze con i capidelegazione dei partiti, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a disinnescare la bomba Mes che rischiava di far saltare tutto alla vigilia di un Consiglio europeo decisivo per l'Italia. Si valuterà quando si avranno tutti gli elementi, ha spiegato Conte su Facebook, inutile dividersi ora su qualcosa che è ancora in larga parte da definire. Un modo per prendere tempo ma, soprattutto, un segnale molto chiaro all'Europa: l'Italia non si metterà di traverso al Mes senza condizioni per le spese sanitarie, ma la partita sulla quale non si è disposti a transigere è quella del Recovery fund. Il confronto è stato teso, spiegano, soprattutto con il Pd che ha incalzato in maniera decisa il presidente del Consiglio. Italia viva, in realtà, ieri non sarebbe nemmeno stata contattata da Conte, la discussione sarebbe stata soprattutto con Pd e M5S, con Leu a fare da mediatore. “Concentrare tutta la comunicazione sul Mes è stato un errore”, hanno spiegato i democratici a Conte. Primo, perché l'Italia non può permettersi di rinunciare a 36 miliardi erogati senza condizioni per coprire spese sanitarie; secondo, perché il punto cruciale è ottenere l'impegno dell'Europa sul fondo per la ricostruzione, l'obiettivo è quel “piano Marshall” evocato ieri dalla Von der Lyen e per ottenerlo sarà inevitabile dare l'ok al Mes. 

Conte avrebbe difeso la linea sin qui tenuta spiegando che proprio per arrivare a ottenere il Recovery fund bisognava alzare la voce sul Mes, ma i democratici avrebbero insistito: non si può ridurre tutto a questo, anche perché poi sarà difficile fare marcia indietro. Non solo, ma il Pd avrebbe avvertito Conte: il braccio di ferro sul Mes rischia di logorarti, Silvio Berlusconi ha già dato un segnale su questo punto e se tu diventi l'ostacolo a un accordo in Europa il Governo ha le ore contate. Il premier, dal canto suo, ha insistito sulla necessità di procedere senza strappi con i 5 stelle: ovvio che nessuno rinuncia a 36 miliardi, sarebbe stato il ragionamento, ma sarà più facile fare accettare il Mes anche all'ala più dura dei 5 stelle se si otterrà un risultato sul Recovery fund, mentre ora sembrerebbe una resa. Alla fine, il compromesso ha accontentato tutti: niente voto, giudizio negativo sul Mes ma nessuna bocciatura senza appello. Quanto basta agli alleati, che fanno parlare i capidelegazione: “Mi paiono ragionevoli e condivisibili le parole del presidente Conte”, dice Dario Franceschini, e Alfonso Bonafede assicura: “Nei confronti del presidente del Consiglio c'è piena fiducia da parte del M5S. Nel prossimo Consiglio europeo la maggioranza dovrà adottare una linea compatta se vorrà riuscire nella trattativa in Europa”. 

Mattarella è preoccupato dalle divisioni ma auspica unità

A dispetto dei numerosi appelli di Sergio Mattarella all’unità per affrontare la lotta al coronavirus, il terreno della politica appare sempre più un campo di battaglia. Mentre l'epidemia era al suo culmine, il Capo dello Stato aveva invocato “unità e coesione sociali come indispensabili” aggiungendo di auspicare “un impegno comune, fra tutti: soggetti politici, di maggioranza e di opposizione, soggetti sociali, governi dei territori”. Nonostante ciò Governo centrale e Regioni vanno a volte in ordine sparso, il premier e le opposizioni si attaccano senza esclusione di colpi e la stessa maggioranza si è divisa per giorni sulla linea da tenere nel consesso internazionale più importante in questa fase, a Bruxelles, nella trattativa non ancora conclusa per ottenere aiuti comunitari per il contrasto al virus e per la ripresa economica. Mattarella continua a ribadire il suo appello, ovviamente, e anche dietro le quinte non lesina raccomandazioni, a cominciare dal Governo, per recuperare un clima di unità di intenti, a maggior ragione alla vigilia di un vertice Ue così cruciale. Certamente il Presidente della Repubblica rinnoverà un invito a presentarsi compatti. Il Presidente è preoccupato per la ripresa economica italiana e, com’è trapelato da tutti i suoi messaggi di queste settimane, anche dalla tenuta sociale del Paese. Per questo ha preso atto con molto rammarico della rottura tra Governo e opposizioni, proprio mentre in Parlamento sono in via di approvazione i decreti che dovrebbero alleggerire il peso economico dell'epidemia sulle famiglie e sulle imprese in attesa della ripartenza. 

Una ripartenza che ancora non ha contorni chiari ma per la quale sono state messe in campo diverse task force, ultima delle quali quella guidata da Vittorio Colao. Di certo un supporto tecnico servirà all'esecutivo per affrontare i difficili mesi della ripresa; se sarà solo un supporto o si trasformerà in una vera e propria supplenza è presto per dirlo e di certo non è intenzione del Capo dello Stato intervenire in un equilibrio così delicato. Saranno i partiti di maggioranza a decidere come e quanto far proseguire l'esperienza del Conte II, sapendo che ci sono passaggi fondamentali, dalla trattativa in Europa alla manovra finanziaria, e che mancano poco più di quindici mesi all'inizio del semestre bianco, durante il quale il Presidente non può sciogliere le Camere. Intanto il Presidente è occupato a monitorare le decisioni che via via vengono prese, a tenere i contatti con le istituzioni e le forze sociali e ovviamente ad allungare il suo sguardo fino a Bruxelles. Più volte Mattarella ha pungolato le istituzioni europee a mettere in campo una potenza di fuoco all'altezza della crisi che attraversa la gran parte del continente, con un atteggiamento solidale e non di egoismo nazionalista. Bce e Commissione l’hanno ascoltato.

Le Task Force sono al lavoro per accelerare la fase due

Ieri c’è stato primo contatto tra il Comitato tecnico-scientifico e quello economico presieduto dall'ex Ad di Vodafone, Vittorio Colao. Sullo sfondo restano sfumature diverse su tempi e modalità delle riaperture delle fabbriche e la fine del lockdown ma entrambi i Comitati si muovono con la consapevolezza che sarà poi il governo a decidere il da farsi. E l'esecutivo, con la premessa della prudenza e della necessità di valutare sulla base dei dati epidemiologici, sta lavorando alla possibilità di aggiornare l'elenco dei codici Ateco delle attività che potrebbero ripartire anche prima del 3 maggio. Non è detto che ad avere prima il disco verde sia il settore dell'auto e della metallurgia, più facile che il settore del tessile, della moda, dei macchinari per l'agricoltura; in ogni caso una decisione finale verrà presa solo nei prossimi giorni e sarà il presidente del Consiglio ad assumersi la responsabilità: nessuna intenzione di concedere deleghe, viene spiegato. Ma al di là dei suggerimenti dei Comitati (app, test seriologici, distanziamento sociale, differenziazione degli orari di lavoro tra uffici e aziende e tante altre misure ad hoc per la ripartenza) ci sono Regioni che continuano a muoversi in autonomia. 

La Lombardia di Fontana spinge per la riapertura. Il Governo frena

La Lombardia, per esempio, punta a ripartire già dal 4 maggio, seguendo la regola delle 4D (distanziamento, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi). Il Governo è rimasto spiazzato dalla richiesta: ritiene che non si possa procedere in ordine sparso, serve un piano articolato, altrimenti si rischia che il contagio riprenda. E mentre diverse associazioni propongono una petizione sulla possibilità di commissariare la sanità lombarda, prosegue lo scontro sull'operato di Attilio Fontana tra le forze politiche, con sullo sfondo l'inchiesta sul Pio Trivulzio e le prossime mosse del governatore. “La richiesta della Lombardia di avere il via libera alle attività produttive a partire dal 4 maggio è un errore. Da sempre Fontana ha sostenuto una linea rigorosa e fortemente restrittiva e oggi, sorprendentemente, decide di aprire. Andare in ordine sparso rischia di alimentare confusione nei cittadini e nelle imprese”, dice il viceministro al Mise Stefano Buffagni. “Buone notizie dalla Lombardia: il governatore ha annunciato la riapertura intelligente dal 4 maggio chiedendo al Governo di chiuderla con le chiusure. È un bene che dalla Lombardia arrivi questo messaggio di speranza, con cautela e intelligenza: una reclusione che andasse avanti sarebbe un disagio economico e sociale irrimediabile”, ribatte il leader della Lega Matteo Salvini. “Se accertati errori ne risponderò”, osserva in serata il governatore della Lombardia che però chiarisce “No a speculazioni. Ci sarà stato qualche errore ma non quelli che ci vengono contestati”.

Al Senato

Nella giornata di oggi l’assemblea del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per l’informativa del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova sulle iniziative di competenza del Ministero per fronteggiare l'emergenza epidemiologica del COVID-19. Alle 13.30 ascolterà del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo sulle iniziative di competenza.

Per quanto riguarda le altre Commissioni, la Esteri, in sede riunita con la rispettiva della Camera, alle 16.00 ascolterà, in videoconferenza, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio su questioni di competenza nella gestione dell'emergenza epidemiologica del Covid-19. La Commissione Istruzione esaminerà il decreto relativo alle misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato. L’Industria si confronterà sullo schema di decreto legislativo per l'attuazione delle norme comuni per il mercato interno del gas naturale, sullo schema di decreto legislativo sulla prestazione energetica nell'edilizia e sull'efficienza energetica, e lo schema di decreto legislativo sull’utilizzo dei termini cuoio, pelle e pelliccia e di quelli da essi derivati e la relativa disciplina sanzionatoria. 

Alla Camera

L’Assemblea della Camera tornerà a riunirsi alle 11.30 per l’informativa urgente del Governo con la partecipazione della Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo sulle iniziative di competenza del suo ministero per fronteggiare l'emergenza epidemiologica; alle 13.30 ascolterà l’informativa della Ministra delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova sulle iniziative di competenza del suo ministero. Alle 15.00 svolgerà infine le interpellanze urgenti

Per quanto riguarda le Commissioni, la Lavoro ascolterà, in videoconferenza, il professor Domenico Parisi, presidente dell'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (ANPAL), sulle iniziative di competenza dell'ANPAL al fine di fronteggiare le conseguenze occupazionali dell'emergenza. La Affari Sociali invece proseguirà il dibattito sul decreto relativo alle misure urgenti per fronteggiare l'epidemia da COVID-19.



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