Dopo la federazione, Meloni e Salvini divisi anche su voto anticipato

Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono divisi non solo sul governo Draghi ma anche sulla durata della legislatura. I due leader si trovano d'accordo nel bocciare il partito unico del centrodestra, restano distanti sulla federazione, ma ora si spaccano anche sull'ipotesi di elezioni anticipate dopo l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica: lo scenario è invocato dalla leader di Fratelli d'Italia ma al momento è escluso dal segretario leghista. Intervistata dal Corriere, Giorgia Meloni ribadisce la richiesta che la stagione di questo Governo volga al termine e che l'ultimo compito di queste camere sia quello di eleggere il successore di Sergio Mattarella: dopo quel voto, in programma il prossimo febbraio, chiarisce Meloni, ci sono solo le elezioni anticipate. “Siamo una Repubblica parlamentare e le grandi scelte le fa il Parlamento, che non può continuare a essere dominato da M5S e Pd, partiti che non rappresentano affatto la maggioranza del Paese”. Insomma, per Fratelli d'Italia solo un nuovo Parlamento potrà mettere mano a quelle riforme strutturali, fisco, giustizia e Pubblica amministrazione che inevitabilmente dovranno accompagnare l'implementazione del Recovery Plan. Di parere opposto Matteo Salvini che proprio, dopo un confronto di un'ora con Mario Draghi, ha dichiarato di essere con lui “in sintonia su tutto”; anche sul fronte delle riforme, il segretario federale, ha espresso il suo ottimismo, arrivando ad auspicare una sorta di cabina di regia con gli altri leader della maggioranza pur di portarle a termine con successo. 

Draghi oggi incontra il premier spagnolo Sanchez: parleranno anche di migranti 

Manca una settimana al Consiglio europeo che, su spinta del premier Mario Draghi, dovrà affrontare anche il tema dei migranti. Il presidente del Consiglio parlerà del dossier lunedì a Berlino con la Cancelliera Angela Merkel ma anche oggi nell'incontro bilaterale con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez a Barcellona. Il Premier in questi mesi si è mosso insieme alla Spagna per concordare una linea da portare avanti a Bruxelles: Roma punta a un fronte ampio, che comprenda innanzitutto Francia e Germania, ma il rischio è che si trovi un compromesso al ribasso; l'Italia punta sui corridoi umanitari ma soprattutto sui ricollocamenti e si attende un sostegno concreto dall'Unione europea. Madrid ha dovuto affrontare un mese fa l'emergenza nell'enclave di Ceuta dopo l'ingresso di 5mila migranti nordafricani, mentre l'Italia ha visto una ripresa delle partenze dalle coste nordafricane, in particolare dalla Libia. Ieri Matteo Salvini ha incontrando Draghi a palazzo Chigi ed è tornato a esprimere la sua preoccupazione perché, a suo dire, il numero degli sbarchi è triplicato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso “con l'aggravante che sono stati segnalati alcuni positivi alla variante Delta”. Segno che la tensione sul tema migranti rimane alta ma ancora sotto i livelli di guardia per il momento.

Draghi firma il dpcm: via libera al green pass per viaggi ed eventi

Il Governo dà il via libera al green pass italiano che dal primo luglio andrà a integrarsi con il Digital green certificate europeo: il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato il Dpcm che definisce le modalità di rilascio, gli ambiti di utilizzo e i soggetti che dovranno verificare la validità dei certificati che consentiranno da un lato di spostarsi nei paesi Ue e nelle zone rosse e arancioni nel nostro Paese e dall'altro di accedere agli eventi in cui è prevista la presenza di più persone. La Certificazione verde Covid 19, così si chiama il pass italiano, rappresenta dunque un ulteriore step di quel cronoprogramma definito da Draghi a partire dalle aperture del 26 aprile per un ritorno graduale alla normalità. Arriva nel giorno in cui il Centro europeo per la prevenzione e il controllo sulle malattie (Ecdc) aggiorna le raccomandazioni approvate dal Consiglio Ue alla luce del miglioramento generale della situazione nei diversi Paesi: niente test e quarantena per chi viaggia in aereo in Europa dopo le due dosi di vaccino o se si è avuto il Covid negli ultimi sei mesi, mantenendo però il distanziamento di almeno un metro e, soprattutto, le mascherine in tutte le fasi del trasferimento. Un tema, quello delle mascherine, che assieme all'avvicinarsi della scadenza dello stato d'emergenza prevista per il 31 luglio, continua ad animare il dibattito e la polemica politica. 

Ma più delle schermaglie politiche, agli italiani interessa sapere che a partire dalle prossime ore cominceranno a ricevere delle mail o degli sms con l'indicazione che il green pass è disponibile e un codice per scaricarlo su qualsiasi device. I primi a ricevere le notifiche saranno coloro che sono vaccinati da più tempo e a seguire tutti gli altri. In ogni caso entro il 28 di giugno, garantisce il Governo, tutti gli italiani che ne hanno diritto avranno un Qr code che contiene uno dei tre certificati richiesti: quello vaccinale, che si ottiene o dopo la 2° dose o 15 giorni dopo la 1° ed è valido fino alla somministrazione della seconda, che vale 9 mesi; quello di guarigione, che vale 6 mesi; e quello seguente a un tampone con esito negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. Il green pass sarà scaricabile dal sito www.dgc.gov.it , dal fascicolo sanitario, dalle app Immuni e Io, che mercoledì ha avuto il via libera dal Garante della privacy. Chi ha poca dimestichezza con i sistemi digitali potrà invece andare dal proprio medico di famiglia o dal pediatra e in farmacia e farsi stampare il certificato presentando semplicemente la tessera sanitaria. Nei 19 articoli del decreto vengono dunque definiti tutti i dettagli di quello che sarà per i prossimi mesi il documento più importante da tenere in tasca o sui cellulari, così come è stata l'autocertificazione durante il lockdown: il pass servirà infatti non solo per spostarsi ma anche per accedere a fiere, concerti, partite di calcio e altri incontri sportivi, feste per matrimoni e compleanni, visite agli anziani nelle Rsa.  

Lo scontro tra Pd e Lega si riaccende sullo stato d'emergenza

Il Partito Democratico prende posizione contro il pressing di Lega e Fratelli d'Italia perché non venga prorogato lo stato d'emergenza in vigore dall'inizio della pandemia. Matteo Salvini, in mattinata, ha incontrato Mario Draghi a Palazzo Chigi; non parla di date ma avanza la richiesta di eliminare l'obbligo della mascherina all'aperto: “Ho chiesto a Draghi di correre il più possibile nel ritorno alla normalità togliendo le mascherine all'aperto. Bisogna togliere l'obbligo del bavaglio. Quasi tutta Europa toglie la costrizione a 40° della mascherina, spero che nell'arco non dico poche ore, ma magari di pochi giorni l'Italia possa tornare alla libertà di respiro almeno all'aperto”. Nessun riferimento, dunque, alla proroga dello stato d'emergenza: “Scade a fine luglio, quindi ne parleremo a fine luglio. Se l'emergenza sarà alle spalle, ne prenderemo atto”, si limita a osservare Salvini. Più netta la posizione di Fratelli d'Italia che con il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida sottolinea: “La paura del virus non può diventare una scusa per limitare a tempo indeterminato le libertà dei cittadini italiani garantite dalla Costituzione. Fratelli d'Italia considera intollerabile ogni ventilata ipotesi di proroga dello stato di emergenza e le conseguenti limitazioni dei poteri del Parlamento”. Da Palazzo Chigi si fa sapere che il leader della Lega e il premier hanno passato “in rassegna gli sviluppi positivi della situazione economica e le prospettive di ripresa e crescita del Paese”; nessun esplicito riferimento allo stato d'emergenza né alle mascherine da togliere. 

Il tema, tuttavia, è lì sul tavolo e a dimostrarlo c’è la presa di posizione dei dem: “Il Pd è con Mario Draghi sulla gestione della pandemia, e non servono fughe in avanti o sparate a casaccio. Lo stato di emergenza non è un golpe strisciante, ma l'impianto giuridico per l'azione di vaccinazione e profilassi contro il Covid-19. Noi siamo con Draghi”, spiega Enrico Borghi della segreteria nazionale. Ancor più duro contro il capo leghista è Francesco Boccia che da responsabile degli Enti Locali del Pd sottolinea i rischi che uno stop anticipato allo stato di emergenza potrebbe comportare per gli amministratori: “L'emergenza Covid è stata un dramma sanitario, economico e sociale e ha determinato un'ipotesi di ricostruzione. Se noi facessimo terminare l'emergenza sanitaria il 31 luglio, ed è da ipocriti pensare che possa finire il 31 luglio, spegneremmo la luce a tutte le attività in corso, che non riguardano solo il Commissario, ma riguardano i Comuni”. Al di là dello stato d'emergenza, sembra ormai certo che si vada verso un nuovo allentamento delle misure anti Covid; lo conferma la Ministra di Italia viva Elena Bonetti: “La politica deve semplificare la vita dei cittadini e tutelarne la salute. Se i medici dicono che i dati sono tali da consentire un anticipo” dello stop all'obbligo dell'uso delle mascherine all'aperto “allora lo faremo il prima possibile”.

La Gelmini annuncia riforma, ma è lite sui poteri di Roma Capitale

La ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini ha annunciato che presenterà una proposta di riforma della governance di Roma Capitale entro fine mese e così fa infuriare il centrosinistra in Parlamento. La materia, infatti, è da tempo all'esame della Commissione Affari Costituzionali della Camera che, secondo alcuni, in questo modo verrebbe scavalcata. Il deputato di LeU Stefano Fassina punta il dito contro le esternazioni della titolare degli Affari Regionali che aprono “un conflitto istituzionale”; il collega dem Roberto Morassut rincara la dose chiedendo “più rispetto” e anche il presidente pentastellato della Commissione Giuseppe Brescia sottolinea che “la sede propria” dove questo lavoro sarà illustrato “per trovare i necessari punti di caduta” è il Parlamento. In difesa della Ministra arriva il senatore e commissario romano di FI Maurizio Gasparri: “Nessuna volontà di bypassare le Camere. La Gelmini è ben consapevole del lavoro svolto. Le polemiche lasciano il tempo che trovano. O dà fastidio che Forza Italia in Parlamento e nel Governo è la più decisa sulla questione?” 

Intanto, più si avvicinano le amministrative, più sale lo scontro interno ai partiti; a Roma, sono scintille nel centrosinistra e il candidato sindaco Carlo Calenda attacca Roberto Gualtieri: “Ha fatto il Recovery Plan senza mettere un euro per Roma. Non lo temo, perché non prende posizioni nette”. L'ex ministro dell'Economia, invece, nelle sue previsioni, già esclude dal ballottaggio sia Calenda sia la sindaca grillina Virginia Raggi: “Verosimilmente ci scontreremo con Enrico Michetti (il candidato del centrodestra) al ballottaggio”. Gualtieri guarda con fiducia alle primarie che, come a Bologna, si terranno domenica, ma, dopo la scarsa affluenza di Torino, mette le mani avanti: “Sono una cosa bellissima dopo un anno di restrizioni. È evidente che questa condizione, con il fatto che le facciamo a giugno inoltrato, avrà un impatto sulla partecipazione”. Polemica anche sull'incontro tra i sette candidati alle primarie che si è tenuto di recente in uno stabile occupato di Roma: “Se si avallano le azioni di chi occupa abusivamente un immobile, le Istituzioni hanno perso in partenza”, dice la sindaca Raggi; “Un sindaco non può voltarsi dall'altra parte quando ci sono dei problemi” come “l'emergenza casa”, ribatte Gualtieri. 



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