Renzi e Conte allo scontro finale. IV rilancia la mozione di sfiducia a Bonafede

Giuseppe Conte è pronto e breve farà le sue scelte per mettere fine allo stillicidio che sta affossando di giorno in giorno il governo. La situazione è precipitata dopo le parole di Matteo Renzi durante la registrazione della puntata di Porta a Porta: lo showdown atteso non c’è stato, ma il leader di Italia Viva ha infilato una serie di stilettate al presidente del Consiglio tale da far credere che, prima del fine settimana, qualcosa accadrà. Matteo Renzi aveva annunciato dichiarazioni clamorose dallo studio di Porta a Porta e lo aveva fatto dopo gli ingressi in Italia Viva di una deputata di Leu e di un senatore del Pd, una prova muscolare dopo le voci che parlavano d’imminenti defezioni dal partito di Renzi. Da Bruno Vespa, invece Renzi lancia l'idea di una riforma elettorale e una riforma istituzionale per arrivare al Sindaco d'Italia, quel premierato forte che nella convinzione dell'ex premier garantirebbe stabilità e crescita al Paese. A guardare in controluce l'operazione di Renzi è facile intravedere un nuovo attacco al presidente del Consiglio, percepito ormai come suo diretto competitor nella corsa a quel centro moderato cui mira Italia Viva

Lo scontro tra Renzi e Conte si manifesta già dal primo mattino, quando il Presidente del Consiglio si presenta al Senato per riferire sul Consiglio europeo e afferma “Serve una cura da cavallo per l'economia”. La risposta di Matteo Renzi è il piano Italia Shock, ovvero lo sblocco dei cantieri da avviare con la nomina di 100 commissari; poi arriva l'idea di chiamare tutte le forze di maggioranza e opposizione a scrivere le regole per arrivare al Sindaco d'Italia, un premierato forte che consenta al presidente del Consiglio di governare per cinque anni, nominando e revocando da sé i ministri. Per arrivarci, le strade sono due: o continuare con il Governo Conte senza Lega e FI, o un governo istituzionale, che prevede la sostituzione di Conte a Palazzo Chigi. La seconda strada sarebbe l'unica percorribile, ma lo stesso Renzi, nonostante lanci la raccolta firme a questo scopo, si rende conto che si tratta di un sentiero stretto; l'effetto cercato, dunque, sembra proprio quello di delegittimare ulteriormente il premier Conte. Ma non è finita qui: Renzi ribadisce la volontà di Italia Viva di presentare una mozione di sfiducia al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

Dure le prese di posizione di M5S e PD

Il Movimento 5 Stelle reagisce compatto a difesa del suo Ministro, parla, con Vito Crimi, di “una pagliacciata” di Renzi e sottolinea che il suo partito non accetterà ricatti. Dal Partito Democratico trapela anche il sospetto che la mossa di Renzi sul sindaco d'Italia sia solo un modo per strappare una soglia di sbarramento più bassa nella legge elettorale, visto che il 5% (i sondaggi danno Italia Viva ferma al 4) non garantirebbe alla creatura di Renzi di essere rappresentata in Parlamento dopo il voto. “Andremo avanti fino a quando si possono fare cose utili per il Paese” assicura il segretario Dem Nicola Zingaretti, “le valutazioni sulla maggioranza le deve fare innanzitutto il presidente del Consiglio, noi siamo il partito che garantisce buonsenso, stabilità, risultati, investimenti e indirizzo per cambiare”.  

Il Ministro dell'Economia Roberto Gualtieri torna a smentire un ruolo da protagonista in un ipotetico cambio della guardia a palazzo Chigi: “E’ una cosa che non esiste, Conte è un ottimo presidente del Consiglio e noi lo sosteniamo”. E poi lo dice chiaro e tondo: “L'alternativa sono le elezioni, e siccome le elezioni oggi sono una cosa irrazionale ci saranno alla fine della legislatura”. Dal Quirinale si osserva l'evolversi della situazione, ma non trapela nulla: le possibilità sul tappeto sono note ma tutto dipenderà dalle scelte che si faranno nelle prossime ore, a cominciare, appunto, da Giuseppe Conte che forse deciderà di chiedere una verifica in Parlamento

Conte rilancia l’emergenza crescita e rilancia l’azione di Governo

Giuseppe Conte si presenta alle Camere in vista del delicatissimo Consiglio Ue in cui si discuterà del bilancio per l'Unione nel giorno in cui i giornali parlano di un Matteo Renzi pronto a togliere il sostegno al Governo e mentre le fibrillazioni della maggioranza si riflettono in aule e commissioni parlamentari. Il cammino, certo, è in salita, perché i movimenti responsabili al Senato sono tutti in divenire e per ora sullo sfondo, mentre da Renzi non è arrivato un addio ma un ultimatum: se entro Pasqua non si troverà un accordo sulla prescrizione arriverà la sfiducia a Ministro Bonafede, blindato dallo stesso Conte. Calendario alla mano, ci sono quasi sessanta giorni per la svolta, con Renzi che si dice ottimista e Conte che assicura di essere “molto soddisfatto dall'andamento dei tavoli di maggioranza”. 

Il premier sa bene che il rapporto con il leader di Italia Viva è del tutto instabile ma per ora non si è consumato nessuno strappo e, dunque, non risponde alle provocazioni dell'alleato-avversario, tenendosi stretto il profilo istituzionale: non commenta, renderà note le sue decisioni nei prossimi giorni, lascia trapelare. Intanto, la carta da giocare è quella dell'economia. Il Paese è in difficoltà e mandare tutto all'aria avrebbe delle conseguenze devastanti: “Non possiamo accettare un tasso di crescita economica allo 0,3% e non possiamo essere fanalino di coda europeo”. E quindi bisogna “assolutamente lavorare tutti, tutti”, scandisce, e “ognuno con le proprie responsabilità”. La crescita è un'emergenza nazionale

L’Aula del Senato 

Dopo che ieri il Governo ha posto la questione di fiducia, l’Aula del Senato tornerà a riunirsi alle 9.30 per la discussione e la votazione, che terminerà intorno alle 12.00, del decreto sulla disciplina delle intercettazioni. A seguire si confronterà sul ddl per il trasferimento al patrimonio disponibile e la successiva cessione a privati di aree demaniali nel comune di Chioggia. Come di consueto, giovedì alle 15.00 svolgerà le interrogazioni a risposta immediata.

Le Commissioni del Senato 

Per quanto riguarda le Commissioni, la Finanze esaminerà il ddl per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e lo schema di decreto legislativo sugli obblighi in materia d’imposta sul valore aggiunto per le prestazioni di servizi e le vendite a distanza di beni. L’Istruzione concluderà l’esame del decreto legge per l'istituzione del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca.

L’Industria ascolterà i rappresentanti dell’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (UNRAE) sull’affare assegnato relativo al settore dell'automotive italiano e le implicazioni in termini di competitività conseguenti alla transizione alla propulsione elettrica. La Commissione Affari Sociali esaminerà lo schema di decreto legislativo sulle norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Infine la Politiche dell’UE esaminerà la relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020.

L’Aula della Camera 

Dopo che ieri, con 315 voti favorevoli e 221 contrari, è stata votata la questione di fiducia posta dal Governo, l’Aula della Camera tornerà a riunirsi 9.00 per l’approvazione definitiva del decreto milleproroghe.

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia, con la Finanze, si confronterà sullo schema di decreto legislativo relativo ai meccanismi di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell'Unione europea. La Commissione Cultura discuterà la pdl per la chiamata diretta dei docenti. La Attività Produttive esaminerà la pdl per la promozione delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali, incentivi agli investimenti e all'occupazione e misure di semplificazione. La Politiche dell’UE esaminerà la relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020 e il Programma di lavoro della Commissione per il 2020 “Un'Unione più ambiziosa”.



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