Draghi e Mattarella invitano Putin al ritiro dall’Ucraina

La condanna dell'Italia all'attacco della Russia all'Ucraina arriva poche ore dopo l’inizio delle operazioni militari. Mario Draghi lo definisce “ingiustificato e ingiustificabile” e si dice al lavoro con gli alleati europei e della Nato “per rispondere immediatamente, con unità e determinazione”. Il premier convoca subito una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, alla quale partecipano anche il sottosegretario con delega ai Servizi segreti Franco Gabrielli e la direttrice del Dis Elisabetta Belloni. Nel Cdm convocato per attuare alcune direttive Ue, ovviamente, è il dossier Ucraina a prendere subito il sopravvento: il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il titolare della Difesa Lorenzo Guerini e quello della Transizione ecologica Roberto Cingolani relazionano ai colleghi per quel che riguarda le materie di propria competenza. L'ipotesi è quella di un nuovo dislocamento delle truppe italiane in accordo con le decisioni che verranno prese in sede Nato: il Consiglio dei ministri, quindi, potrebbe tornare a riunirsi oggi per approvare il decreto necessario in base anche alla linea emersa dal Consiglio superiore di Difesa. “Abbiamo dato la nostra disponibilità a incrementare ed estendere la nostra presenza nei dispositivi cui già partecipiamo sul fianco est” ha spiegato Lorenzo Guerini “così come abbiamo assicurato la nostra disponibilità a partecipare con i nostri contingenti in ulteriori missioni di rassicurazione e deterrenza sul fianco sud est” e siamo impegnati nelle misure di aumento della prontezza operativa dell'Alleanza

Per Draghi, comunque, è in atto “una vera e propria guerra”. Il premier lo dice chiaro aggiornando i cittadini con uno statement dalla sala dei Galeoni di palazzo Chigi: “L'Ucraina è un Paese europeo, una nazione amica. È una democrazia colpita nella propria legittima sovranità. Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, la nostra democrazia”. Il presidente del Consiglio conferma che l'Ambasciata italiana a Kiev resterà aperta e pienamente operativa. Draghi usa sì il linguaggio della diplomazia, ma anche quello della chiarezza: “L'Italia condivide la posizione più volte espressa anche dagli alleati di voler cercare una soluzione pacifica alla crisi e ho sempre pensato che qualsiasi forma di dialogo dovesse essere sincero e soprattutto utile. Le azioni del governo russo di questi giorni lo rendono nei fatti impossibile”; l'Italia, l'Unione Europea e tutti gli alleati “chiedono al Presidente Putin di mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue e di ritirare le proprie forze militari al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti dell'Ucraina in modo incondizionato”. La strategia, decisa di concerto con il Presidente francese Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e con la Nato, è quella di “potenziare immediatamente le misure di sicurezza sul fianco Est dell'Alleanza”. Avanti anche su “un pacchetto di sanzioni molto dure nei confronti della Russia”. 

La linea, ovviamente, è condivisa anche con il Quirinale. Sergio Mattarella ha riunito il Consiglio Supremo di Difesa e dal summit arriva “la più ferma condanna per l'ingiustificabile aggressione militare” lanciata dalla Federazione Russa contro l'Ucraina, che rappresenta “una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale e una concreta minaccia alla sicurezza e alla stabilità globali”. Questa mattina alle 10.30 il Presidente del Consiglio Mario Draghi terrà un’informativa urgente sul conflitto tra Russia e Ucraina alla Camera e successivamente alle 12.30 al Senato. In entrambi i casi non sono previste votazioni; martedì prossimo svolgerà delle comunicazioni che invece saranno legittimate da un'espressione del Parlamento.

Tutti i partiti condannano la Russia per l’attacco all’Ucraina

La condanna della politica italiana è unanime. Dal Movimento 5 Stelle alla Lega, al Pd, Leu, Iv, Forza Italia, ma anche Fratelli d'Italia, tutti bocciano senza appello l'invasione militare russa in Ucraina e ognuno, a suo modo, offre piena collaborazione al governo. “Speriamo sia solo un brutto inizio seguito da una rapida fine. Siamo nel cuore dell'Europa, ci sono basi, enormi interessi economici”, dice di buon mattino Matteo Salvini, che rimanda il momento di “valutare gli errori commessi a livello continentale”, ora “c'è un attacco militare in atto che va condannato e fermato con ogni mezzo necessario, e tutti devono fare la loro parte”. Il leader del M5S Giuseppe Conte, invece, chiede una risposta “coesa e unitaria” delle istituzioni europee e atlantiche e auspica compattezza in Italia, della maggioranza ovviamente, ma anche delle opposizioni. Nella cabina di regia con i vertici del Movimento ragiona anche su un possibile ordine del giorno unitario, oltre ad aiuti per la popolazione ucraina. L'ex premier sente anche gli altri leader politici italiani: “Non è il momento delle divisioni interne, una crisi internazionale di questa portata è un banco di prova importante per la politica”, spiega telefonicamente a Enrico LettaRoberto SperanzaMatteo SalviniAntonio Tajani e Giorgia Meloni. “Le forze del Parlamento devono unirsi e ragionare su come supportare l'azione del Governo in sede europea. Non è il momento di polemiche”. Conte oggi vedrà l'ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk, al quale anticipa di essersi fatto promotore della ricerca della massima “unità nel Parlamento italiano per una ferma condanna contro un'azione militare assolutamente ingiustificata”.

Anche Silvio Berlusconi, parlando ai suoi, dice che “l'uso della violenza non è mai una soluzione” e condivide la “preoccupazione” per l'escalation della crisi. Sul fronte del centrodestra Giorgia Meloni, prima di volare negli Usa per il Cpac, fa sapere di aver scritto al premier Mario Draghi “per garantire la massima collaborazione di FdI in un momento così difficile”, sottolineando che “sarò negli Stati Uniti anche per ribadire la nostra chiara adesione al Patto atlantico”. Il Pd sceglie di protestare davanti all'ambasciata russa, dove prende la parola Enrico Letta: “Siamo qui per dire no all'invasione e vogliamo farlo qui perché c'è una responsabilità chiara”. Il segretario dem fa un discorso ampio: “La prima conseguenza diretta per l'Italia avrà a che vedere con i rovesci azionari e i rovesci sul costo dell'energia. In momenti come questi, i mercati sono presi dal panico”. Per questo è necessario “avere nervi saldi” e che “l'Europa agisca con saldezza d’intenti per evitare che l'isteria dei mercati si estenda nel tempo”. Guardando al futuro: “Serve un'unione dell'energia e una transizione verso le rinnovabili che ha bisogno di grandi investimenti. Non possiamo permetterci una crisi sociale e questo si può fare solo a livello europeo”. Nella giornata che tutti definiscono “più buia” c'è anche spazio per una polemica, perché i dem ricordano a Matteo Salvini il suo passato filo-Putin. La reazione del segretario del Carroccio è immediata: “Chi sgancia i missili? La Russia, non io. Quindi è evidente che la Russia è in torto. Il Pd dice che devo fare di più? Non so, mi do fuoco in pubblica piazza... Più che condannare e lavorare per la pace, pregare. Ho chiamato anche alcuni esponenti dei vertici del Vaticano”. L'ex ministro dell'Interno, in serata, poi, è stato all'Ambasciata dell'Ucraina per consegnare un mazzo di tulipani bianchiin segno di solidarietà per le vittime e di amicizia con il popolo sotto attacco. 

Dopo il Consiglio Europeo von der Leyen presenta le sanzioni contro Russia

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dato un'idea più precisa di come sarà composto il pacchetto di nuove sanzioni Ue contro la Russia durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo di Bruxelles dedicato all'Ucraina, attorno alle 3 del mattino. Il pacchetto di sanzioni “massicce e mirate” approvato politicamente dai leader europei ieri sera “avrà il massimo impatto sull'economia russa e sull'élite politica” del Paese, ha affermato von der Leyen. Il pacchetto, ha spiegato, “si basa su cinque pilastri: il primo è il settore finanziario; il secondo è il settore energetico; il terzo è il settore dei trasporti; il quarto sono i controlli sulle esportazioni e il divieto di finanziarle; e, infine, la politica dei visti”. Per la presidente della Commissione “In primo luogo il pacchetto include sanzioni finanziarie che riducono l'accesso della Russia ai più importanti mercati dei capitali. Prendiamo di mira il 70% del mercato bancario russo, ma anche le principali aziende statali, compreso il settore della difesa. Queste sanzioni aumenteranno gli oneri finanziari della Russia, aumenteranno l'inflazione ed eroderanno gradualmente la base industriale del Paese. Nel mirino c'è anche l'élite russa, i cui depositi subiranno restrizioni in modo che non possano più nascondere i loro soldi in paradisi fiscali in Europa. Il secondo pilastro principale riguarda il settore energetico, un'area economica chiave, che avvantaggia soprattutto lo Stato russo: il nostro divieto di esportazione colpirà il petrolio, rendendo impossibile per la Russia modernizzare le sue raffinerie, che hanno portato effettivamente alla Russia un fatturato di 24 miliardi di euro nel 2019”. Più tardi, von der Leyen ha aggiunto che verranno proibite le esportazioni in Russia di “strumenti fabbricati in Europa che sono essenziali per raffinare il petrolio e non sono sostituibili” con altri dispositivi. In terzo luogo, verrà proibita “la vendita alle compagnie aeree russe di aeromobili, pezzi di ricambio e attrezzature” dell'industria aeronautici: “Ciò degraderà un settore chiave dell'economia russa e la connettività del Paese. Tre quarti dell'attuale flotta aerea commerciale russa sono stati costruiti nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Canada” e quindi dipendono massicciamente dalle forniture di questi paesi che ora applicheranno le sanzioni. Il quarto punto è la limitazione dell'accesso della Russia ad alcune “tecnologie chiave, di cui ha bisogno per costruire un futuro prospero, come i semiconduttori o le tecnologie all'avanguardia”. Infine, vi sarà una stretta sulla politica dei visti, per cui “diplomatici e uomini d'affari russi non avranno più un accesso privilegiato all'Unione europea”.

Il Governo cerca risposte concrete sull’energia per evitare una crisi interna

Il Governo sta accelerando il confronto per ridurre la dipendenza italiana dal gas russo. La guerra, spiega una fonte di Governo, “cambia lo scenario” e visto che “non sarà una cosa breve” bisogna attrezzarsi fin da subito. Il Governo, viene spiegato, sta studiando tutte le opzioni utili, da un lato per spingere al massimo le rinnovabili, nel medio periodo e nell'immediato per aumentare il più possibile la produzione di gas, guardando al Tap e non escludendo neppure, se fosse il caso, un maggiore ricorso al carbone, per evitare di rimanere spiazzati se si avverasse lo scenario peggiore, quello di uno stop delle forniture da parte di Mosca. La crisi energetica è tema che viene affrontato anche in Consiglio dei ministri, dove il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha fatto una sua informativa. I Ministri ascoltano, nessuno parla dopo il Cdm, questioni “troppo delicate”, dice più di un ministro. Ma la compattezza nel dire sì a sanzioni dure, assicura più di qualcuno, ci sarà anche per garantire agli italiani che non si rimarrà “al buio” a causa di eventuali ritorsioni russe. 

Cingolani partecipa anche al Comitato politico strategico chiamato proprio alla gestione delle crisi, anche se la sua figura non sarebbe prevista di norma, segno che il gas è problema numero uno tra quelli che si dovranno affrontare nei prossimi giorni. Le misure però potrebbero arrivare prossimamente, e non nel Consiglio dei ministri di oggi. Alcune decisioni, spiega un Ministro, potrebbero anche non avere bisogno di norme, ad esempio se si decidesse di aumentare la produzione da fossili nelle centrali ancora attive di Civitavecchia o Brindisi; diverso il discorso se si volesse ricorrere anche a impianti fermati dal processo di decarbonizzazione. Ma l'obiettivo del Governo è senz'altro anche quello di spingere la produzione da rinnovabili, andando oltre le misure già approvate la scorsa settimana con il decreto contro il caro-bollette, che peraltro ancora non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale: si tratterebbe di un intervento più deciso sulle semplificazioni. 



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