Mattarella celebra il 2 giugno: è tempo di costruire il futuro. Ora tocca ai giovani

Sergio Mattarella, celebrando le 75 primavere della Repubblica dopo un durissimo anno di pandemia, privazioni e dolore, sollecita il Paese a ripartire con ottimismo. Non ci sono i cittadini nei giardini del Quirinale, chiusi ancora per le restrizioni anti-Covid, tuttavia il capo dello Stato parla a loro nel cortile d'onore dove protagonista è il tricolore. Seduti in platea le alte cariche dello Stato, i rappresentanti del Governo guidato dal premier Mario Draghi e un nutrito gruppo di studenti e studentesse. Non è la festa del 2 Giugno tradizionale, Mattarella comunque ha il dovere, rispolverando i valori che hanno portato il paese a uscire dal buio della guerra e dalla dominazione fascista, di prendere per mano il Paese e scrivere il futuro, e lo fa citando un brano di Francesco De Gregori: “La storia siamo noi, nessuno si senta escluso”. L'Italia si è incamminata verso la risalita e per fare ciò, ricorda Mattarella, per intraprendere una seconda svolta nella sua storia, deve farlo con il contributo di tutti. È un discorso ricco, pieno di cenni storici, figure che hanno segnato il percorso di rinascita e ricostruzione sulle macerie, eventi che hanno segnato il paese come il terrorismo, con l’eccidio di via Fani e il rapimento di Aldo Moro: Mattarella ricorda il coraggio di Guido Rossa, l'alluvione del Polesine, la mobilitazione degli angeli del fango nel ’66 a Firenze, il Vajont, il Belice, il Friuli e l’Irpinia, fino ad arrivare ai terremoti in Emilia e in Italia centrale. 

Perché, insiste Mattarella, la Repubblica è tante cose, è "libertà e democrazia, è legalità, ma è anche solidarietà, è umanità e difesa della pace e della vita. Sempre e ovunque", anche nell'impegno dimostrato dalla Guardia costiera nel salvare le vite di migranti. Mattarella cita molte personalità: spiccano i nomi di donne, come Tina Anselmi e Nilde Iotti, simboli dell'affermazione femminile nel concetto di Stato, Liliana Segre e Samatha Cristoforetti e anche il nome di Luana D’Orazio, la giovane morta sul lavoro. Tra le disuguaglianze e ingiustizie su cui lavorare, la condizione della donna: “Non siamo ancora al traguardo di una piena parità, nel mondo del lavoro, al loro numero, al trattamento economico, alle prospettive di carriera, alla tutela della maternità, alla conciliazione dei tempi. Permangono disparità mentre cresce l'inaccettabile violenza contro di loro”, e, come 75 anni fa sarà la Costituzione a indicare “la strada da percorrere”. L'elogio alla democrazia del Capo dello Stato è potente e tocca tutti i livelli delle istituzioni, lanciando un avvertimento soprattutto ai partiti: “La democrazia è qualcosa di più di un insieme di regole, un continuo processo in cui si cerca la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi, nella consapevolezza della centralità delle persone, più importanti degli interessi”. La sfida è grande e importante, Mattarella ne è consapevole, ma con un’Europa che ha riscoperto il multilateralismo e che resta “risorsa e orizzonte” della Repubblica e con il coraggio degli italiani il Paese può farcela. Nessun pungolo politico, tantomeno riferimenti alla fine del suo mandato nè considerazioni sull'operato dell'esecutivo di Draghi. 

Draghi accelera sul pacchetto Recovery, ma sul dl Pa rimangono ancora i nodi 

Tempi rigorosi, sostegno agli imprenditori italiani e una profonda riforma dell'architettura del sistema Paese: la risposta di Mario Draghi alle raccomandazioni diramate dell'Unione Europea sta soprattutto in questi tre temi. Il premier non replica alla sottolineatura arrivata da Bruxelles sugli “squilibri macroeconomici eccessivi” dell'Italia, dato che all'ex governatore della Bce sono ben noti, e non certo dai tempi del Covid. Un altro punto ben chiaro a Palazzo Chigi e sarebbe un errore dare per scontate le risorse del Recovery Plan, soprattutto nei mesi prossimi quando l'emergenza pandemica si attenuerà e i falchi Ue torneranno a farsi sentire. Mantenere il cronoprogramma per il presidente del Consiglio non sarà facile. E’ il momento ora del cosiddetto decreto reclutamento nella Pa. Il cui scopo, sul quale hanno lavorato soprattutto il ministro Renato Brunetta e quello della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, è l'assunzione secondo modalità trasparenti e agili di migliaia di professionisti ad hoc per i progetti del Recovery Plan. Al momento però, raccontano fonti ministeriali, l'esecutivo sarebbe ancora impegnato ad allineare i criteri di assunzione previsti con alcuni paletti che sul tema pone l'Ue; il risultato è che a oggi non è ancora chiaro quando il Cdm varerà la misura: le ipotesi al momento ballano tra domani e l’inizio della prossima settimana; in quell'occasione è probabile che Mario Draghi tenga una nuova conferenza stampa per illustrare quelle che considera le “tre gambe” del progetto Recovery: semplificazioni, governance e, appunto, reclutamento nella Pa. 

Ma il capo del Governo non ha alcuna intenzione di fermarsi. La settimana prossima potrebbe ripetere il "blitz" fuori Roma di martedì scorso nel modenese. Il luogo è ancora da definire, il messaggio è intuibile: dare fiducia al sistema Paese e avvertirlo che scopo del Governo e del Pnrr non è solo recuperare la crescita pre-Covid ma fare molto di più. Poi, sul finire della settimana, comincerà il tour all'estero: dall'11 al 13 giugno il premier sarà al G7 in Cornovaglia, subito dopo al vertice Nato e al successivo summit Ue-Usa a Bruxelles, dove si parlerà del mondo post-Covid, della sfida dei cambiamenti climatici e delle grandi crisi internazionali. Per Mario Draghi sarà determinante lo sprint della seconda metà di giugno, quando sul tavolo ci saranno le riforme forse più delicate: quella sulla concorrenza, quella sulla giustizia e quella sul fisco. Trovare l'equilibrio in una maggioranza come l’attuale non sarà facile, serviranno, come Draghi ha più volte ripetuto, responsabilità e unità. 

Berlusconi torna a parlare e riposiziona FI tra Lega e Fdi

Forza Italia c’è e vuole esserci anche in futuro, orgogliosa della sua “identità liberale”, consapevole di essere un movimento “diverso da tutti gli altri” del centrodestra, coalizione che “deve rimanere plurale” se vuole vincere. È il messaggio che lancia Silvio Berlusconi, tornato a dire la sua in una lunghissima intervista al Giornale dopo mesi di silenzio e settimane di timore per la sua salute. Insomma, un rientro mediatico in grande stile per smentire chi pensa che Fi sia un partito ormai alla deriva, spaccato tra chi vuole accasarsi nella Lega e chi invece pensa a nuovi contenitori di centro, magari con Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il Cavaliere punta a rassicurare il proprio partito, scosso dalla dolorosa scissione di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Per loro due ha parole di misurato disprezzo e si dice “rattristato” da quella che definisce “un'operazione di palazzo senza seguito nel Paese che non porterà da nessuna parte”: “Tutti i tentativi di frammentazione accaduti finora hanno avuto vita breve e nessuna prospettiva politica. Non capisco perché questa volta dovrebbe essere diverso”. Giovanni Toti replica piccato: “È stato Berlusconi a non aver consentito a Fi di diventare un grande partito moderato, popolare, liberale, riformista, non avviando il rinnovamento interno”. 

Il leader di Fi si rivolge anche al Governo, rivendicando a sé il merito della sua nascita, dando consigli sul fronte delle riforme, soprattutto quella del fisco. E soprattutto batte un colpo nei confronti degli alleati: prima boccia la fusione proposta da Matteo Salvini, poi definisce Giorgia Meloni una “risorsa interessante”, ma infine fa capire a tutti e due che dovranno ancora fare i conti con Fi, unica forza moderata liberale e sinceramente europeista “insostituibile” della coalizione. Chiarisce subito sul suo stato di salute smentendo le voci di un ulteriore aggravamento: “Sto migliorando. I medici mi hanno finalmente autorizzato a riprendere un minimo di attività, pur senza ancora uscire di casa”. E uno dopo l'altro affronta tutti i punti all'ordine del giorno dell'agenda politica: boccia il ddl Zan, poi puntella l'esecutivo Draghi, osservando che “la svolta c’è stata, sia sul piano sanitario e finalmente se ne vedono i primi effetti, sia su quello economico, ma purtroppo la ripresa sarà lunga e difficile, ma possiamo vedere un po' di luce in fondo al tunnel”. Parole di miele per il suo partito, a partire dal coordinatore Antonio Tajani, e per tutta la squadra azzurra al governo, dalla capodelegazione Mariastella Gelmini, ai ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna

Il centrosinistra è alle prese con il nodo Calabria, Letta rilancia Irto

Il Pd insiste: per la conquista della Calabria il candidato è e resta Nicola Irto, recordman di preferenze, classe 1982 e il più votato del Pd nella regione. Enrico Letta non ha cambiato idea, nonostante la rinuncia del giovane vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria che due giorni fa ha scosso il centrosinistra, già zoppicante nella partita delle amministrative e che finora ha stretto un'alleanza con 5 Stelle e Leu solo a Napoli, con Gaetano Manfredi. Il Nazareno, che aveva già confermato la sua fiducia a Irto dopo che si era sfilato dalla corsa, non molla e tiene il punto: in una nota informale di poche righe smentisce “ricostruzioni alternative” fatte da diversi quotidiani. Oggi e domani tenterà l'impresa di ricucire lo strappo l'ex ministro Francesco Boccia, responsabile enti locali del partito e inviato speciale di Letta: “Il Pd costruirà un campo ampio che abbia come collante le forze sociali che hanno una stessa idea di società”, ha promesso, e azzarda: “Sono convinto che uniremo le forze civiche, progressiste e riformiste, come abbiamo fatto a Napoli”, la soluzione arriverà “in questa settimana”. Obiettivo non è facile in una terra segnata da divisioni dentro il Pd e poca chiarezza sul fronte di un'eventuale intesa con il Movimento 5 Stelle e delle ipotizzate primarie; il rischio dello stallo o di perdere tempo insomma è concreto con la conseguenza, denunciata da Irto, di “lasciare terreno alla destra e a De Magistris”, l'attuale sindaco di Napoli pronto a sfidarlo. 

L’Aula del Senato

Nella giornata di oggi l’Assemblea del Senato non si riunirà. L’Aula di palazzo Madama riprenderà i propri lavori martedì 8 giugno alle 16.30 con le Comunicazioni del Presidente Elisabetta Casellati sul calendario dei lavori.

Le Commissioni del Senato

Per quanto riguarda le Commissioni, giovedì la Affari Costituzionali proseguirà il confronto sul dl sulla procedura di nomina dei rappresentanti di lista, sulla pdl per l’armonizzazione dei comparti di sicurezza e dei Vigili del fuoco e sul disegno di legge sulle operazioni elettorali. A seguire svolgerà delle audizioni sulla sentenza della Corte Costituzionale sulla mancanza di una disciplina legislativa che assicuri l'accesso tempestivo alla tutela giurisdizionale nei confronti di decisioni potenzialmente lesive del diritto di elettorato passivo nelle elezioni politiche nazionali e alcune sulla pdl per l’equilibrio di genere nelle cariche pubbliche. La Giustizia svolgerà delle audizioni sul ddl per il contrasto alla discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità (il cosiddetto ddl Zan), e alcune sul ddl sull’istigazione all'autolesionismo. La Salute ascolterà i rappresentanti della Confederazione generale sindacati autonomi lavoratori (CONFSAL) e dell’Unione generale del lavoro (UGL) sull'affare assegnato relativo al potenziamento e alla riqualificazione della medicina territoriale nell'epoca post Covid. 

L’Aula della Camera

Nella giornata di oggi l’Assemblea di Montecitorio non si riunirà. L’Aula della Camera tornerà a riunirsi venerdì alle 9.30 per la discussione generale su decreto relativo alle misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da Covid-19 il cosiddetto decreto riaperture

Le Commissioni della Camera

Per quanto riguarda le Commissioni, la Giustizia svolgerà delle audizioni sulle pdl in materia di equo compenso e di clausole vessatorie nelle convenzioni relative allo svolgimento di attività professionali in favore delle banche, delle assicurazioni e delle imprese di maggiori dimensioni e alcune, con la Affari Sociali, su rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia. La Bilancio svolgerà delle audizioni sul decreto relativo all'emergenza da COVID-19 per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali, il cosiddetto decreto sostegni bis. Nello specifico oggi ascolterà i rappresentati di Confprofessioni, del Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili (CNDCEC), di Partite IVA nazionali (PIN), dell’ABI, di Mediocredito Centrale per poi proseguire con i Commissari straordinari Alitalia Giuseppe Leogrande, Gabriele Fava e Daniele Santosuosso, i rappresentanti del Progetto Apollo, del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro e dell'ISTAT. Il ciclo di audizioni proseguirà anche nella settimana prossima. La Cultura svolgerà delle audizioni sulle pdl sull’intermediazione e gestione dei diritti d'autore e liberalizzazione del settore. 

 



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