Ancora tensione nel centrodestra: botta e risposta tra Salvini e Meloni

A pochi giorni dalle amministrative la tensione tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni non accenna a diminuire. Non a caso, riferiscono fonti della coalizione, non è in cantiere nessun evento pubblico comune per la chiusura della campagna elettorale. Visioni contrapposte emergono anche sul perché Fratelli d'Italia continui a crescere nei sondaggi a discapito della Lega; secondo il segretario del Carroccio la scelta “legittima” della Meloni di imboccare in solitaria la via dell'opposizione all'esecutivo Draghi “nel breve periodo paga di più che stare al governo con Letta, Renzi e Conte”. Insomma, per FdI la collocazione “è stata premiante”, tuttavia, è il ragionamento di Salvini, “io la Lega all'opposizione, che cresce nei sondaggi ma lascia campo libero alla sinistra al Governo per tassare e tassare non l'ho voluta”. Una stoccata, in parte ammorbidita da una considerazione sul futuro: “Il sondaggio che m’interessa è quello del giorno del voto dell'anno prossimo alle elezioni politiche, e in quel giorno conto che la Lega e il centrodestra siano vincenti”. Giorgia Meloni non è convinta: “Mi permetto di dissentire”, afferma infatti, ricordando che quando FdI decise di non sostenere il governo Draghi “ci si disse che saremmo scomparsi. Si parlò di scelta suicida. Oggi si dice l'esatto contrario. Io semplicemente credo che non paghi l'opposizione di FdI ma paghi il fatto che se diciamo una cosa la facciamo. Un’affidabilità che sta premiando FdI”. 

L'altro campo su cui più che alleati Salvini e Meloni sembrano avversari è poi quello delle amministrative. Alla Meloni infatti non sono piaciute le ultime dichiarazioni sul fatto che “FdI in alcuni casi ha deciso di rompere e me ne dispiaccio”. Anche in questo caso la leader di Fratelli d’Italia parla di “lettura un po' distorta”, andando quindi ad analizzare la situazione complessiva: “Ci sono dei Comuni nei quali FdI ha fatto una scelta diversa da Lega e Forza Italia, Comuni in cui la Lega ha fatto una scelta diversa e Comuni nei quali Forza Italia ha fatto una scelta diversa. Per cui adesso che la responsabilità sia solo nostra... Quindi, consiglio maggiore prudenza in queste dichiarazioni”. Di certo, l'esito del voto restituirà una fotografia dei rapporti di forza all'interno del centrodestra. Anche Salvini ammette che quello delle amministrative “sarà un test significativo”: “La Lega si presenta in più di 400 Comuni, con 50 sindaci uscenti che ricandidiamo tutti e ne presentiamo 30 in più. Lo stato di salute della Lega e del centrodestra domenica secondo me avrà un riscontro positivo”. Bisognerà però vedere a chi sorrideranno di più i numeri. Su un punto, se non altro, sembra che finalmente Meloni e Salvini concordino: in caso di successo del centrodestra alle politiche del 2023, chi avrà preso più voti avrà il compito di indicare il successore di Draghi a Palazzo Chigi. 

Il reddito di cittadinanza irrompe nella campagna elettorale

Il reddito di cittadinanza torna ad animare la campagna elettorale. Benché quelle del 12 giugno siano amministrative, i leader impegnati in questi ultimi giorni in comizi per sostenere i propri candidati non risparmiano accuse e polemiche. Del resto, quanto il tema fiscale sia sensibile per i partiti non è una novità. All'arrivo a Palermo, il leader del M5S Giuseppe Conte è stato accolto dal plauso di alcuni cittadini: “Arriva il papà del Reddito di cittadinanza”. La Presidente di FdI Giorgia Meloni non ha mai fatto mistero di volerlo abolire e usare quei fondi per tagliare il costo del lavoro e rilanciare l'occupazione. Stessa idea del capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone: “Bisogna far tornare la gente a lavorare, trasferendo risorse dai sussidi al taglio del cuneo fiscale. Il punto è detassare chi reinveste gli utili, non mettere altre tasse”. Matteo Salvini è stato più prudente: “Va cambiato. Io lo lascerei a chi non può lavorare”, mentre “i soldi a chi può lavorare e non vuole li girerei alle aziende per assumere. Toglierlo a tutti mi sembra un'ingiustizia, ma darlo a casaccio induce al lavoro nero”. In un comizio ad Ardea, Salvini era stato ancora più netto: il reddito di cittadinanza è uno “strumento per incentivare il lavoro nero. Fosse per me andrebbe dato agli imprenditori che poi lo usano per assumere gente per lavorare”. 

Le parole del leader della Lega non sono piaciute a Giuseppe Conte: “Salvini a volte si distrae, le misure per le imprese non mancano. Togliere dal reddito di cittadinanza per dare agli imprenditori mi sembra un'idea che non ha molta consistenza e che non esprime una politica economica-sociale adeguata per il Paese”. Anche Forza Italia non s’è sottratta al dibattito: “Dai conti che abbiamo fatto, una riforma del reddito di cittadinanza per ridurne la portata e l'utilizzo porterebbe a un risparmio di circa quattro miliardi di euro” ha detto il vicepresidente Antonio Tajani a margine della plenaria a Strasburgo, aggiungendo: “Aspettiamo una proposta del ministro Orlando”. E se qualcuno attende che il premier si occupi della questione, il leader del M5S Conte avverte: “Draghi ha ottenuto il nostro sostegno al Governo, condivideva questa misura e credo che si renda conto che la tenuta e la coesione sociale sia uno dei valori essenziali per il sistema democratico. Se non l'assicuri, anche a fronte di un impoverimento del ceto medio, sarebbe grave”.

Mattarella e Draghi sosterranno l’adesione della Georgia all’Ue

L'Italia sostiene l'aspirazione della Georgia a entrare nell'Unione Europea: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella posiziona ancora una volta l'Italia saldamente contro la guerra in Ucraina e schiera Roma in prima fila a supporto del “percorso europeo” cui ambisce Tblisi. Accogliendo al Quirinale la Presidente georgiana Salomè Zourabichvili nella prima visita di Stato da 25 anni, il capo dello Stato sottolinea la “comune visione della vita internazionale, dei valori su cui deve fondarsi la comunità internazionale, che sono: il ripudio della guerra, la convivenza pacifica tra i popoli, il rispetto delle sovranità e dei confini”, e la necessità di avere “particolare attenzione” nei confronti del rapporto di partenariato tra Ue e Georgia, soprattutto nel momento in cui “l'aggressione russa all'Ucraina sta provocando ripercussioni forti nel vicinato orientale.  Stabilità e sicurezza del Mar Nero e del Caucaso riguardano da vicino” Tblisi, che subito dopo lo scoppio della guerra ha chiesto l'adesione alla Ue insieme alla Moldavia e alla stessa Ucraina

Ottenere lo status di candidato è però un percorso complicato: il tema dovrebbe essere affrontato al prossimo Consiglio Europeo di fine giugno che sul tavolo potrebbe avere invece la proposta, meno divisiva, di Emmanuel Macron di una “comunità politica”, con cui si potrebbe dare anche una prima risposta ai Paesi dei Balcani occidentali che sono candidati da anni. Il posto della Georgia “è in Europa”, è il messaggio che la presidente porta anche al premier Mario Draghi, che incontra a Palazzo Chigi nell'ambito di una visita ufficiale che la porterà anche dai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, e a cena al Quirinale, prima del congedo previsto per oggi. Il colloquio di circa un'ora con il premier, spiegano a Palazzo Chigi, è stata l'occasione per approfondire le forme di collaborazione politica, economica e culturale che s’innestano in rapporti bilaterali già "ottimi". Alla Presidente della Georgia, che ha un ruolo strategico nel Mar Nero e per i rapporti con la Russia, anche il premier ha assicurato sostegno nel percorso per l'ingresso nella Ue, un tema, quello dell'allargamento, che Draghi potrebbe affrontare anche questa sera quando sarà a cena all'Eliseo per parlare di Ucraina.

Napoli congela ricorso sul M5S e c’è chi parla di nuovo soggetto politico

Per conoscere l'esito dei nuovi ricorsi contro lo Statuto e la leadership del Movimento 5 Stelle bisognerà aspettare ancora: ci vorrà qualche giorno perché il Tribunale di Napoli decida sulla richiesta di sospensione cautelare delle nuove delibere assembleari richiesta da un gruppo di attivisti pentastellati. Dopo oltre due ore di udienza, il giudice Loredana Ferrara della VII sezione civile ha infatti “trattenuto la causa in decisione”: l'esito si conoscerà quando si chiuderà la Camera di consiglio. Sono ben 18 i motivi di contestazione avanzati dai ricorrenti che gli avvocati del Movimento 5 Stelle giudicano “formali e strumentali” e che invece Lorenzo Borrè, legale degli iscritti, ritiene siano la dimostrazione che le nuove delibere assembleari sono caratterizzate da “vizi macroscopici sostanziali” che negano “l'ABC della democrazia”. Ma il leader 5 stelle Giuseppe Conte si mostra tranquillo: “Dal tribunale di Napoli mi aspetto che verifichi il nostro operato, che è pienamente legittimo, che si vada avanti in questa controversia e che si possa accertare che stiamo compiendo un legittimo percorso politico e anche giuridico”. 

In attesa del verdetto, che potrebbe arrivare dopo il primo turno delle amministrative, torna a picconare il Movimento di Conte Davide Casaleggio che in un'intervista a Report spara sulla nuova governance 5 Stelle e torna puntare l'indice contro la mancata nomina di Alessandro Di Battista come capo politico in occasione degli Stati generali del Movimento di fine 2020. Comunque sia, se la sentenza dovesse sospendere le delibere assembleari e di fatto congelare l’intero apparato centrale del Movimento c’è già chi parla della nascita di un nuovo soggetto politico, un partito che vada oltre il Movimento 5 Stelle con al centro Giuseppe Conte. Per questa possibile evoluzione che potrebbe portare a una profonda spaccatura politica nel movimento bisognerà aspettare ma quel che sembra certo è che anche su questo la spaccatura tra contiani e dimaiani abbia trovato l’ennesimo terreno di scontro politico.

Gabrielli ribadisce: nessuna lista proscrizione o dossier dai servizi

Dopo le polemiche sulla cosiddetta lista di proscrizione dei filorussi è toccato all’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica prenderne le distanze: l’intelligence italiana, sostiene il sottosegretario Franco Gabrielli, “non ha mai stilato alcuna lista di politici, giornalisti, opinionisti o commentatori, né ha mai svolto attività di dossieraggio”. Quello che è accaduto è che recentemente si è riunito, “secondo una prassi routinaria”, il “gruppo di lavoro interministeriale dedicato alla minaccia ibrida alla sicurezza nazionale”, un tavolo “di confronto istituito sin dal 2019 presso il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) e al quale partecipano le diverse Amministrazioni competenti per materia, la cui attività, svolta esclusivamente sulla base di fonti aperte, mira non all'individuazione di singoli soggetti, bensì alla disamina di contenuti riconducibili al fenomeno della disinformazione”. Alla luce di ciò, conclude il sottosegretario, le notizie su una presunta attività di dossieraggio e su eventuali liste “sono dunque destituite di ogni fondamento”. 

Le polemiche sono scattate domenica dopo la pubblicazione dell'articolo del Corriere della Sera sui “Putiniani d'Italia” che vede tra i nomi i più noti Alessandro Orsini e il senatore ex M5s Vito Petrocelli. Tra le polemiche è finito il Copasir, che sta svolgendo un'indagine conoscitiva sulla disinformazione russa: il presidente Adolfo Urso, così come anche gli altri membri, hanno negato che quei nomi siano trapelati dal Comitato, se non altro per la semplice ragione che il report chiesto al Dis sul tema è arrivato solo lunedì sul tavolo di Palazzo San Macuto e si tratterebbe, a quanto si apprende, proprio della disamina prodotta dal gruppo di lavoro interministeriale di cui ha parlato Gabrielli. Sarebbe la prima volta che una documentazione realizzata da quell'organismo arriva all'attenzione del Copasir e in quelle carte, ha ribadito Urso, c’è un focus “sulla disinformazione russa, su come essa agisce anche attraverso la rete, su come vengono costruite le fake news, su come vengono alimentate attraverso i troll le campagne social. È quindi un report di scenario che conterrebbe non nomi ma circostanze e metodologie messe in atto dalla disinformazia di Mosca non solo in occasione dell'invasione dell'Ucraina, ma anche in precedenza. 

Al Senato

Nella giornata di oggi e per tutto il resto della settimana, l’Assemblea del Senato non si riunirà per consentire lo svolgimento dell’ultima settimana di campagna elettorale in vista del voto per le amministrative e dei cinque referendum sulla giustizia. L’Aula di palazzo Madama tornerà a riunirsi martedì prossimo alle 16.30 per la discussione della proposta di delega al Governo in materia di contratti pubblici. Per questa settimana anche le Commissioni non si riuniranno.

Alla Camera

Come per il Senato anche l’Assemblea della Camera questa settimana non si riunirà. I lavori dell’Aula di Montecitorio riprenderanno lunedì prossimo alle 16.00 con la discussione della proposta di legge per l’inserimento in Costituzione dell’attività sportiva, delle mozioni per la prevenzione e cura delle malattie oncologiche, anche nel quadro del Piano europeo di lotta contro il cancro e delle mozioni per una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio. Questa settimana le Commissioni non si riuniranno.



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