Il Cdm ha assegnato le deleghe ai Ministri senza portafoglio

Ieri sera il Consiglio dei Ministrisi è riunito per l’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sui Ministri senza portafoglio. Come annunciato a Riccardo Fraccaro vanno le deleghe ai Rapporti con il Parlamento e Democrazia diretta, a Giulia Bongiorno quelle per la Pubblica amministrazione, a Erika Stefani quelle agli affari regionali e autonomie, a Barbara Lezzi quelle per il Sud, a Lorenzo Fontana quella alla famiglia e disabilità e a Paolo Savona quelle agli affari europei.

Duello su nomine e deleghe tra Lega e Movimento 5 Stelle

Assegnazione delle deleghe alla squadra di viceministri e sottosegretari, nomina dei vertici delle partecipate e delle Authority, presidenze delle Commissioni parlamentari, comprese quelle bicamerali e di controllo: si tratta di un puzzle da decine di poltrone da riempire da qui alla fine dell'anno. Il primo tassello che dovrebbe andare a posto è proprio quello della suddivisione delle deleghe del nuovo esecutivo targato Lega e Movimento 5 Stelle.

Se quelle ai Ministri senza portafoglio sono state conferite ieri sera, i riflettori sono puntati sui dicasteri di peso. Secondo i piani le deleghe potrebbero essere assegnate nei prossimi giorni: quella sui conti pubblici, e dunque il compito di occuparsi della prossima legge di Bilancio in Parlamento, dovrebbe essere affidata alla viceministra Laura Castelli (M5S) mentre a Massimo Garavaglia (Lega) dovrebbe toccare il fisco; sempre a via XX Settembre il sottosegretario penta stellato Alessio Villarosa dovrebbe averla spuntata sul collega leghista Massimo Bitonci e occuparsi di giochi.

Ancora aperta anche la partita dei vertici della macchina amministrativa di Palazzo Chigi. Resta infatti da scegliere il Segretario generale, sui cui non vi sarebbe ancora condivisione tra il premier, che vedrebbe con favore Giuseppe Busia, e i vicepremier.

C’è poi la partita delle partecipate, da Cdp alla Rai. In questo caso la scadenza è per fine giugno: Cassa depositi e prestiti ha infatti rinviato di qualche giorno la presentazione della lista per il Cda: in pole resta il tandem Massimo Tononi-Massimo Sarmi per la presidenza e il ruolo di amministratore delegato, anche se c’è chi non esclude che l'ex Ad di Poste alla fine salti lasciando il posto a Fabrizio Palermo. In sospeso anche il ricambio dei vertici dei Servizi segreti.

Spuntano i primi nomi per le presidenze delle Commissioni parlamentari

Passando dal governo al Parlamento, la prossima settimana sarà quella decisiva, così come chiesto anche dal presidente di Montecitorio Roberto Fico, per rendere operative le Commissioni parlamentari e scegliere quindi componenti, gli Uffici di presidenza e quindi i Presidenti. Anche qui un'intesa sarebbe stata trovata sulle Commissioni Bilancio e Finanze che alla Camera vedrebbero ai vertici, rispettivamente, Claudio Borghi della Lega e Carla Ruocco del M5S; al Senato sarebbero in pole il pentastellato Daniele Pesco e il leghista Alberto Bagnai. L’accordo testimonia che il metodo condiviso dai due partiti di maggioranza è quello dell'alternanza.

Tra le Commissioni chiave, la Affari costituzionali a Montecitorio potrebbe essere guidata dalla pentastellata Fabiana Dadone mentre al Senato si fa il nome del leghista Stefano Borghesi; alla Camera poi a coordinare i lavori della Commissione Giustizia potrebbe essere il deputato Andrea Giaccone (Lega) mentre per la Esteri si fa il nome di Marta Grande (M5S); l'Agricoltura potrebbe essere affidata a Dedalo Pignatone (M5S) o in alternativa a Barbara Saltamartini (Lega), le Politiche Ue a Sergio Battelli (M5S).

Rimane il nodo Copasir. Opposizioni sul piede di guerra

Ci sono poi le Giunte: sempre a Montecitorio quella per le elezioni vedrebbe in pole Francesco Paolo Sisto (Fi). Resta anche il nodo, tutto politico, della guida delle Commissioni che per prassi vanno alle opposizioni (la Vigilanza Rai e il Copasir) e che in uno schema iniziale toccherebbero a Fi e al Pd, con Maurizio Gasparri o Paolo Romani e Lorenzo Guerini. I due partiti di opposizione proprio per cercare di venire a capo del risiko legato anche alla spartizione delle vicepresidenze hanno anche già fatto una riunione creando non pochi attriti fra gli azzurri e Fratelli d’Italia, che insiste nel reclamare il Copasir nonostante abbia conquistato una vicepresidenza di Montecitorio.

Il caso Roma agita il M5S: Di Maio, Conte e Salvini in difesa

L'inchiesta della Magistratura sul nuovo stadio della Roma preoccupa il Movimento 5 Stelle: nonostante la calma apparente dei suoi uomini di punta e la strategia mediatica di difesa, gli arresti del costruttore Luca Parnasi e dell'ormai ex presidente di Acea Luca Lanzalone, possono portare un danno d’immagine al M5S, proprio in un momento di estrema delicatezza, a pochi giorni dalla nascita del Governo, nel quale stanno assumendo una posizione predominante la Lega e il suo leader Matteo Salvini.

Per scongiurare un calo del gradimento, il capo politico M5S Luigi Di Maio interviene in prima persona: “Da noi non esiste la presunzione d’innocenza per reati gravi come la corruzione”. Anzi, chiede e ottiene la testa di Lanzalone, che si dimette poche ore dopo l'autospensione del capogruppo pentastellato in Campidoglio Paolo Ferrara. A rinforzare la posizione dei Cinque Stelle anche le parole del premier Giuseppe Conte, che alla presentazione dei dati annuali dell'Anac assicura che non esiste il caso Roma, perché il “fenomeno della corruzione non ha confini ma riguarda tutta l'Italia”.

L'inchiesta della Procura di Roma non è un problema nemmeno per Matteo Salvini, che lascia “a chi ne sa più di me” il compito di accertare le responsabilità. In serata però è emersa la notizia di un incontro riservato fra l’imprenditore Luca Parnasi, Luca Lanzalone e Giancarlo Giorgetti della Lega.

L'opposizione, invece, coglie l'occasione per provare a tornare in partita. Oltre alla Sindaca della Capitale Virginia Raggi, il Partito Democratico mette nel mirino anche il Ministro dei rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, e il Guardasigilli Alfonso Bonafede che avrebbero presentato Lanzalone alla titolare del Campidoglio, fatto poi confermato dalla stessa prima cittadina di Roma a Porta a porta.

I senatori dem chiedono che il Ministro della giustizia riferisca al più presto in aula, mentre il deputato David Ermini, da sempre tra gli uomini più vicini all'ex segretario Matteo Renzi, tira in ballo anche Luigi Di Maio, sottolineando che avrebbe responsabilità politiche in questa vicenda, proprio lo scenario che il leader 5 Stelle e vicepremier sta cercando di evitare viste le crescenti critiche interne.



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